È dal 2014 che Papa Francesco parla di una «terza guerra mondiale a pezzi» che immerge il mondo in uno stato permanente di conflitto su scala globale. Profeticamente negli ultimi anni questa espressione ha trovato conferma nel numero crescente di conflitti che si aprono e rimangono aperti senza trovare una soluzione. In questo contesto va inserito il testo biblico con il suo articolato modo di pensare tanto la guerra quanto la pace. Il Dio guerriero che combatte in prima persona per la liberazione del suo popolo dalla schiavitù d'Egitto è lo stesso che è signore sulla guerra e pone fine ad essa, per sempre. Difatti, nel vangelo secondo Matteo nel discorso della montagna è proprio la costruzione della pace l'opera che rende ogni uomo un autentico figlio di Dio (Mt 5,9). L'Antico e il Nuovo Testamento immaginano un mondo giusto e aspirano alla vittoria della pace sulla guerra e sulla violenza. Un anelito che tocca agli uomini di ogni epoca e società far divenire realtà.
L'imperativo di mettere il vangelo al centro dell'azione e della parola della chiesa ha permesso a quest'ultima di iniziare un processo di cambiamento e aggiornamento, nella linea del concilio Vaticano II. In questo cammino è prioritario ascoltare tutti, specialmente chi sta ai margini della società e delle comunità ecclesiali, perché è a partire da lì che emergono esigenze spesso dimenticate e perché proprio nel volto di chi è altro da noi appare spesso quell'immagine di Dio che sostiene la nostra comune umanità. Le opere di misericordia «dar da mangiare» e «dar da bere» sono finalizzate prima di tutto a sostenere questa misteriosa presenza di Dio nel mondo.
Il libro dell'Apocalisse colpisce per il suo forte carattere liturgico. Giovanni nel descrivere le sue visioni fa ampio ricorso ad arredi liturgici e gesti cultuali, e lo stesso scritto nel suo insieme sembra presentare una liturgia in corso di celebrazione.
Al di là dell'influsso della liturgia giudaica e di elementi della liturgia imperiale, si delineano già tratti della novità del culto cristiano emergente, in linea con la novità di quella Rivelazione di cui l'Autore, per incarico del Risorto, si fa portatore.
In questo contesto egli indica la presenza del Cristo come sperimentabile in tutta la sua attualità e vitalità nell'eucaristia. Ciò non con modalità descrittive di tipo rituale, come avverrà invece in altri scritti cristiani se non a lui contemporanei di poco successivi; né con un discorso teologico ampio ed esplicito come, nel contesto degli scritti giovannei, si riscontra nel capitolo 6 del Quarto Vangelo. Egli si avvale della forma di comunicazione che più gli è propria: il simbolo. Attraverso le immagini di un elaborato simbolismo eucaristico, l'Autore cerca di condurre il lettore/ascoltatore nell'ineffabile del contenuto della Rivelazione e di indurre il bisogno di impegnarsi in esso.
Nella grande fioritura di commenti e cicli di predicazione dedicati all'Apostolo composti tra IV e V secolo in Oriente (Eusebio di Emesa, Teodoro di Eraclea, Didimo, Diodoro, Apollinare, Teodoro di Mopsuestia, Crisostomo, Teodoreto) come in Occidente (Mario Vittorino, Ambrosiaster, Agostino, Anonimo di Budapest, Pelagio, Giuliano di Eclano), i quattro commentari paolini di Girolamo - di cui qui si pubblicano i primi due - rappresentano uno dei primi tentativi originali di trasmettere ai lettori latini le ricchezze dell'esegesi in lingua greca, inserendosi al contempo con una voce originale in tale corrente. Essi sono anche testimonianza dell'origenismo di Girolamo, il quale - non senza una sua personale impronta - si ispirò al lascito del grande Alessandrino per il proprio metodo di riscontro del testo biblico sull'originale ebraico, insieme ai procedimenti dell'esegesi letterale e spirituale. La presente rappresenta la prima traduzione integrale in italiano di tutti e quattro i Commenti ad opera di un unico curatore.
«La vita morale è un viaggio spesso gioioso, a volte doloroso, sempre più o meno tumultuoso, durante il quale l'uomo è condotto a prendere atto della sua irriducibile solitudine. Una solitudine che non è isolamento, ma un'esperienza spesso sconvolgente dell'umile compagnia di un Salvatore che cammina con il suo popolo». Il volume raccoglie una serie di articoli scritti tra il 1983 e il 1991 e pubblicati per la prima volta in francese nel 1992, riguardanti questioni di morale fondamentale, riflessioni sull'etica della pratica educativa e, infine, orientamenti etici in alcuni campi della vita spirituale. «L'esistenza morale è, di fatto, un combattimento spesso aspro con l'assurdo e il peccato. Tanto che l'uomo peccatore a volte ha il sentimento che Dio si batta con lui, cioè contro di lui. Se invece accetta di lasciarsi condurre a poco a poco dallo Spirito, cioè di combattere la buona battaglia, scoprirà velocemente che in realtà Dio è dalla sua parte, che lotta con lui nella e con la fede, la speranza e l'amore, contro tutte le potenze che lo opprimono».
Dedicare cinque minuti al giorno allo Spirito Santo può essere un vero conforto che ristora profondamente la nostra vita. In queste pagine l'autore raccoglie molti anni di esperienza nella comunicazione spirituale compiuta con i suoi numerosi libri, i programmi radiofonici e l'accompagnamento pastorale in cui ha cercato di aiutare le persone a vivere meglio spiritualmente. Pur esprimendosi in modo agile e accessibile, quest'opera racchiude la solidità e la profondità della sua ricerca teologica sullo Spirito Santo, sulla grazia e sulla spiritualità. Un prezioso cammino spirituale durante tutto l'anno perché la nostra vita sia piena della gioia, della luce e della libertà dello Spirito Santo.
Il Giubileo secondo i Padri ci conduce per mano in un viaggio attraverso i secoli, esplorando le profonde riflessioni teologiche dei Padri della Chiesa, da Clemente Romano a Beda il Venerabile, passando per iscrizioni funerarie e il viaggio di una giovane donna. Attraverso una lettura selezionata di alcuni passi, l'autore ci mostra come concetti fondamentali quali la speranza, la preghiera per i defunti o il viaggio a Roma siano stati elaborati nei primi secoli del cristianesimo, influenzando profondamente la celebrazione giubilare come la conosciamo oggi.
Saggio scritto da uno scienziato di fama internazionale e dai uno dei teologi italiani più noti sul tema della cura dell'ecologia e l'emergenza climatica. Partendo dai dati della scienza, coniugati con uno sguardo preciso sulla Scrittura ebraico-cristiana, gli autori affermano la necessità di un cambio di paradigma nell'affrontare la questione ambientale nella scia dei documenti sociali di Papa Francesco, mostrandone la piena aderenza ai dati di realtà e alle posizioni filosofiche e teologiche più responsabili su questo tema.
Al centro delle riflessioni di Copeland, Dalferth e Orsi c'è la questione del destino della civiltà occidentale moderna e le ragioni per confidare ancora nella sua capacità di rispondere alle sfide epocali che ci attendono dietro l'angolo, prima di tutto quella del cambiamento climatico. I tre testi raccolti hanno il respiro ampio, il senso dell'urgenza, l'ambizione tipica delle grandi orazioni pubbliche, dei bilanci d'epoca.
Il libro intende esplicitare il senso del più noto principio balthasariano, quello mariano (il sì docile e incondizionato di Maria al disegno salvifico del Padre per mezzo del Suo Unigenito), principio fondante tutta la realtà cristiana, la natura, i ministeri della Chiesa, come "la sfera onnicomprensiva" della vita del Popolo di Dio e di ogni credente. L'interesse su tale principio oggi è ampio e diffuso, specie in riferimento al ministero ordinato nella Chiesa Cattolica. Balthasar fa continui riferimenti a questo principio, sia per la sua riflessione mariologica sia per la ministerialità nella Chiesa; le frequenti citazioni dai suoi testi consentono di "lasciare la parola" al teologo svizzero perché si possa cogliere meglio il suo pensiero.
L'idea di questo volume nasce con l'intento di dare seguito a quanto affermato nella Relazione di Sintesi della Prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, lì dove si chiede di «promuovere, in sede opportuna, il lavoro teologico di approfondimento terminologico e concettuale della nozione e della pratica della sinodalità prima della Seconda Sessione dell'Assemblea» (1p) e si richiede pure «un analogo chiarimento (per) le implicazioni canonistiche della prospettiva della sinodalità» (1q). In tal senso, si è ritenuto opportuno lavorare per approdare ad un ulteriore chiarimento della nozione di sinodalità come tratto costitutivo della Chiesa (inerente al soggetto ecclesiale in rapporto alla sua identità) e come "stile ecclesiale" (modo di essere ad intra e ad extra), sanando la dicotomia tra definizione/nozione di "sinodalità ecclesiale" e pratica/esercizio della sinodalità. La questione che ha orientato il lavoro è stata la seguente: Qual è lo specifico di una teologia della sinodalità, che ci aiuti a riscoprire il carattere sinodale della Chiesa ("costitutivamente sinodale"), a partire da una lettura e un'analisi del processo sinodale in corso? Tale problematica ci introduce alla comprensione teologica della pratica sinodale (o esercizio della sinodalità), intesa come "stile ecclesiale" già in atto, per giungere a chiarire la nozione di "sinodalità ecclesiale".
In un'epoca di cambiamenti sociali e culturali, la questione del sacerdozio femminile continua a sollevare dibattiti accesi e riflessioni profonde. Ci sono delle ragioni teologiche, storiche e dottrinali dietro la decisione della chiesa cattolica di non accettare questo argomento complesso e spesso frainteso: Gesù Cristo ha scelto solo uomini come suoi apostoli, e lo stesso Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato che la Chiesa non ha l'autorità di ordinare donne come sacerdoti. C'è però chi, come il liturgista Andrea Grillo, confuta queste posizioni e ritiene che un sinodo dei vescovi può ripensare il ruolo delle donne nella Chiesa, a partire proprio dal diaconato e dal sacerdozio.