Giovedì 9 maggio 1974 Paolo VI inaugura la nuova sede della Conferenza Episcopale Italiana alla Circonvallazione Aurelia in Roma. Con questo dono di Montini alla Chiesa italiana, si dimostrava una volta di più il suo particolare legame con la CEI, quale Vescovo di Roma e Primate d'Italia. La sua ansia era che l'episcopato italiano fosse modello ad altri, e avesse a compiere una preziosa missione nella comunità internazionale. Per questo ha sempre incoraggiato i Pastori a far prendere alla Chiesa italiana coscienza della sua nuova esistenza storica, del suo patrimonio morale e religioso. Sorprendentemente, ricevendo la Conferenza Episcopale italiana nel maggio 2014, Papa Francesco ha voluto consegnare ai Vescovi il discorso - qui riportato - che Papa Montini aveva pronunciato il 14 aprile 1964. Le parole di Paolo VI si intrecciano con quelle di Papa Francesco, che stimola i Vescovi italiani a favorire l'apostolato dei laici, la formazione del clero, la vita pastorale, la scuola, la stampa cattolica, i migranti, i poveri, l'applicazione dell'eredità del Concilio, la famiglia, i disoccupati...
The Catholic Church is on the verge of a transition of great consequence.
As Catholic theologian, historian, and papal biographer George Weigel notes, the next pope will probably have been a teenager or a very young man during the Second Vatican Council (1962–1965); he may even have been a child during those years. Thus the next pope will not have been shaped by the experience of the Council and the immediate debates over its meaning and reception like Pope John Paul II, Pope Benedict XVI, and Pope Francis. The next pope, Weigel writes, "will be a transitional figure in a different way than his immediate predecessors. So it seems appropriate to ponder now what the Church has learned during the pontificates of these three conciliar popes—and to suggest what the next pope might take from that learning."
Drawing on his personal discussions with John Paul II, Benedict XVI, and Francis, as well as his decades of experience with Catholics from every continent, George Weigel examines the major challenges confronting the Catholic Church and its 1.3 billion believers in the twenty-first century: challenges the next pontificate must address as the Church enters new, uncharted territory. To what is the Holy Spirit calling this Church-in-transition? What are the qualities needed in the man who will lead the Church from the Chair of Saint Peter?
Taking lessons from the pontificates of John Paul II, Benedict XVI, and Francis, George Weigel proposes what the Catholic leaders of the future, especially the next pope, must do to remain faithful to the Holy Spirit's summons to renewed evangelical witness, intensified missionary fervor, and Christ-centered reform in the wake of grave institutional failures, mission confusion, counter-witness, and the secularist challenge to biblical faith.
Il libro presenta una completa e precisa ricognizione sul pensiero estetico di Montini-Paolo VI (1897-1978): una riflessione sul ruolo dell’arte sacra contemporanea, le cui origini risalgono agli anni del suo sacerdozio, prendendo la forma di una “dottrina estetica” durante il suo episcopato milanese, per poi riassumersi in una “teologia della bellezza” negli anni del suo pontificato. Grazie ai saggi scientifici qui raccolti il lettore può ripercorrere la parabola di un momento significativo della biografia di Giovanni Battista Montini: la sua azione pastorale rivolta al mondo delle forme artistiche elaborate in funzione dello spazio sacro. Analizzando gli eventi e i testi che Montini-Paolo VI dedica alla riflessione sull’arte, sulla fenomenologia artistica in generale, sulla funzione religiosa dell’opera d’arte in un contesto che è prevalentemente quello specifico dell’arte “sacra”, dell’arte “liturgica”, si può notare che si tratta di una compiuta e significativa disamina – debitrice del pensiero filosofico, nello specifico “estetico”, in particolare della teorizzazione di Jacques Maritain.
Il volume è realizzato in collaborazione con la Fondazione Crocevia.
Si ringraziano per le immagini riprodotte nel libro: i fotografi Pepi Merisio, Luca Merisio e Alessandro Nanni; gli Archivi Farabola; la Fabbrica di San Pietro in Vaticano; il Governatorato S.C.V Direzione dei Musei; la Galleria d'Arte Sacra dei Contemporanei (GASC); la Fondazione di culto “Scuola Beato Angelico” di Milano; la Collezione Paolo VI – Concesio.
Oggi i papi hanno il loro stato oltre Tevere, ma per secoli l'intera città di Roma è stata la loro residenza, volta a rappresentare in forme spesso magnifiche l'immagine e il potere del papato. I segni di questo lunghissimo regno sono ovunque: dalla configurazione delle strade ai tredici obelischi egiziani, dalle basiliche e dalle chiese ai palazzi pontifici, da San Pietro alla sottostante necropoli vaticana scoperta a metà del Novecento. L'itinerario mostra le manifestazioni dello straordinario mecenatismo papale che ha reso unica la città. Muovendo dall'attuale residenza di Francesco, e dalla sua inedita coabitazione in Vaticano con il predecessore, queste pagine ci accompagnano a ritroso fino ai luoghi del cristianesimo primitivo, dove palpabile rimane la memoria degli apostoli, capostipiti della chiesa romana.
Nella storiografia recente si è affacciata l'ipotesi che la lotta per le investiture sia la prima rivoluzione dell'Occidente: una forzatura dovuta all'ennesimo uso analogico o metaforico di un'espressione a effetto oppure davvero nel secolo XI si verificarono cambiamenti epocali e repentini tali da smentire l'idea che le rivoluzioni siano un prodotto solo della modernità? La lotta tra papi e imperatori per il controllo delle nomine ecclesiastiche fu solo uno dei molti conflitti che sconvolsero l'Occidente dopo l'anno Mille. Mentre il ruolo centrale del papato, nuove forme di vita religiosa e il celibato del clero ridisegnarono il volto della Chiesa, la desacralizzazione del potere politico sancì infatti la separazione tra spirituale e temporale e insieme con essa la nascita della specificità dell'Occidente. Fu una rivoluzione letteralmente inenarrabile per i suoi protagonisti, costretti a nasconderla sotto il velo del ritorno al passato, della riforma.
Tre generazioni di una antica famiglia veneta, poi trasferitasi a Roma, hanno a diverso titolo lavorato al servizio della Santa Sede, potendo così avere rapporti di vicinanza, talora di familiarità, con otto pontefici. Il libro narra da una prospettiva inusuale tali rapporti, dando modo di arricchire la conoscenza dei diversi Papi anche in aspetti meno conosciuti della loro personalità. Ma tutta l'opera è tenuta insieme da un fil rouge che si dipana dalle aperture di Leone XIII, che introduce la Chiesa nella modernità e le cui indicazioni magisteriali costituiscono, in sostanza, ragione e spirito di un impegno di quattro generazioni di fedeli laici nell'animazione cristiana dell'ordine temporale. Prefazione Card. Pietro Parolin.
I decenni più neri dell'Europa: tra gli anni Trenta e l'inizio della guerra fredda. Un tempo in cui tutto cambia e anche la Chiesa deve confrontarsi con i nuovi poteri via via emergenti: prima i totalitarismi europei, poi le due superpotenze del mondo bipolare. In questo quadro, risulta centrale la questione del rapporto tra mondo cattolico ed ebraismo, non solo negli anni della persecuzione e dello sterminio ma anche dopo, con un «ritorno a casa» dei sopravvissuti segnato da ostilità e da pogrom, e con la partita aperta della questione mediorientale. Quale fu, rispetto a questi temi, la posizione della Chiesa e in particolare di papa Pio XII, che era stato nunzio apostolico a Berlino durante l'ascesa di Hitler? Come mutò in quegli anni la visione di politica internazionale della Santa Sede? Chi era il nemico irriducibile: il nazismo pagano, il fascismo con i suoi richiami alla religione di Stato, o il comunismo tenacemente ateo? Quando, e in quali modi, la Chiesa si avvicinò alle posizioni dell'alleato americano, non sempre in sintonia con le priorità strategiche del Vaticano? Interrogando i documenti, molti inediti, alcuni recentemente desecretati, questo saggio indaga il periodo tra il 1932 e il 1948. Tre lustri durante i quali il mondo cambiò aspetto, ma pregiudizi e timori profondamente radicati rimasero vivi nelle menti e nelle prassi di popoli e istituzioni. Indagarne la persistenza, capire come influenzarono azioni, inazioni, silenzi e decisioni della Chiesa come degli altri protagonisti di quegli eventi, è oggi più necessario che mai.
Il profilo bibliografico documentale e le testimonianze non lasciano ombre sul ruolo straordinario e decisivo che Pio XII ebbe durante la seconda guerra mondiale per la salvezza di tantissimi ebrei, perseguitati e delle minoranze discriminate da nazisti a Roma e in tutta Europa. Questo libro brillante dell’autore ed editore Giustino Perilli è una sintesi strutturata, molto ben documentata, della verità sulla vicenda Pio XII / nazisti / ebrei / seconda guerra mondiale.
Questo libro, aggiornato a gennaio 2020, con le biografie di tutti e 266 i romani pontefici da san Pietro fino a papa Francesco, rappresenta, come in un lungo racconto, lo sviluppo di quel "potere" emblematico che è il papato nel suo doppio volto, spirituale e temporale. Al "vicario di Cristo" si guarda in queste pagine con occhio attento anche all'aspetto umano, astenendosi da indebite valutazioni teologiche e ridimensionando il mito del personaggio. Ora si evidenzia l'aspetto storico e il legame con gli avvenimenti politici del tempo; ora prevale la curiosità, l'aneddoto, l'aspetto folcloristico; ora l'immagine di un papa rivive intrecciata a quella di uno o più antipapi ovvero di un imperatore, e ancora, un concilio o un conclave possono aiutare a capire il vero volto di un pontefice. L'insieme di tutti questi profili permette di cogliere le infinite sfaccettature di una sovranità nei suoi contrastanti momenti di "santità" e "diavoleria" E ci consente di ripercorrere in vario modo duemila anni di storia, fino agli ultimi avvenimenti del papato.
Il volume accompagna nella lettura di uno dei testi più belli della letteratura religiosa di ogni tempo: "Il pensiero alla morte" di Paolo VI (1897-1978). Il titolo dell'opera può trarre in inganno: non è una meditazione sulla morte, ma una riflessione sul senso della vita, scritta dall'allora pontefice in un periodo di riposo, a Castelgandolfo, nell'estate del 1965. Tre i temi centrali: la gratitudine per i sempre sorprendenti doni della vita e del mondo; il pentimento per non averli sempre utilizzati a dovere; la scelta di fare del proprio tempo un rinnovato dono d'amore per tutti. Un'occasione per entrare nel cuore di una delle personalità più significative, e ancora da riscoprire, del XX secolo.
Dell'esistenza del purgatorio e della difficoltà di una sua definizione secondo la natura oggettiva, ci interessa in maniera particolare, e ciò giustifica il titolo dato alla presente opera, il modo in cui alcuni pontefici si sono attivati affinché questa dottrina venisse dapprima promulgata, poi rielaborata e dunque infissa nella coscienza dei fedeli ed in tal modo trasmessa alle genti, nonché del loro lavoro ministeriale rispetto al suo rapporto con le indulgenze e con la preghiera offerta per i defunti.
"La linea d'ombra" indaga gli "oscuri" decenni che intercorrono fra il ritorno della corte pontificia a Roma dopo il periodo avignonese (1378) e la conclusione dello scisma, con il definitivo ingresso in città di Martino V Colonna (1420). Sempre percepito come "di transizione" fra Medioevo e Rinascimento, questo periodo turbolento e insicuro è però anche quello in cui la città di Roma ricostruisce il proprio ruolo e gli strumenti visivi e letterari che lo esplicitano e lo visualizzano, di volta in volta ritratta quale cumulo di rovine abitate da banditi e bestie selvagge, o come luogo di impareggiabile fascino e conservazione di memoria. Il volume include studi in più di un campo "tecnico": la scultura e i monumenti funerari, la pittura e i nomi degli artisti, la precoce attività nei monasteri, la città già meta di viaggio e di esplorazione dell'Antico per i grandi artisti del primo Rinascimento.