«Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così». L’interpretazione dei Padri della Chiesa di una della parabole più note del Vangelo di Luca, che ha al centro l’esercizio della misericordia.
Suddiviso in tre volumi, il commento diretto da Gregory K. Beale e Donald A. Carson è opera di specialisti che passano al vaglio in modo sistematico tutte le citazioni, le allusioni e le reminiscenze dell'Antico Testamento contenute nel Nuovo. Scandita secondo la successione degli scritti nel canone neotestamentario, l'opera illustra in modo articolato e al tempo stesso puntuale come ogni singolo testo neotestamentario si serva di passi veterotestamentari secondo prospettive e per finalità teologiche peculiari. Ogni citazione o allusione o reminiscenza è approfondita sia nel contesto attuale nel Nuovo Testamento sia nel contesto originario veterotestamentario da cui essa proviene, come anche nell'ottica in cui il giudaismo del tempo o il giudaismo antico in generale si ponevano in rapporto al passo o alla fonte veterotestamentaria in questione. Sulla base di questo esame preliminare, il testo veterotestamentario è studiato nella specifica funzione argomentativa e letteraria e infine teologica che esso assolve nello scritto neotestamentario in cui è ripreso. Il primo volume dell'opera è dedicato ai tre vangeli sinottici.
In questo testo André Wénin espone con chiarezza gli elementi dell’antropologia biblica e il senso di alcune categorie soggiacenti al testo dei comandamenti, per esempio l’idolatria. Riserva inoltre spazio al sabato, per metterne in luce la dimensione teologica, sociale e antropologica e propone il tema della «bramosia», del desiderio fuori misura, come categoria fondamentale per comprendere l’autentico senso dei divieti costitutivi delle dieci parole.
Sommario
Introduzione. Dieci comandamenti. 1. Esodo nascita. 2. Idolatria? 3. Il nome, lo shabbat, il padre e la madre. 4. Il prossimo. Conclusione. Bibliografia sul decalogo.
Note sull'autore
André Wénin, docente di Greco, Ebraico biblico ed Esegesi dell’Antico Testamento all’Università Cattolica di Louvain-la-Neuve, è professore invitato alla Pontificia Università Gregoriana, dove insegna Teologia biblica. Per EDB ha pubblicato di recente: Il bambino conteso. Storia biblica di due donne e un re (2014), Il re, il profeta e la donna. Testi scelti sui primi re di Israele (2014), Le scelte di Abramo. Lasciare il padre, lasciare andare il figlio (2016), Salmi censurati. Quando la preghiera assume toni violenti (2017) e Il miracolo del mare. Narrazione e poesia nella Bibbia (2018).
Nel cammino della vita il Signore mi aiuta davvero o resta indifferente di fronte alle mie scelte, ai fatti che mi capitano, alle mie gioie e alle mie sofferenze? L'interrogativo non può non scontrarsi con il mistero del male. E la domanda sul male torna a lambire la battigia del rapporto con Dio: cosa fa l'Onnipotente quando il male, nelle sue varie forme, mi colpisce?
L'Autore s'incammina sui due versanti opposti di questo Everest dello spirito umano, che, da che mondo è mondo, sfida chiunque tenti di scalarlo sia sulla pista della ragie che su quella apparentemente meno scoscesa della fede. In questo percorso egli non può non lasciarsi aiutare dalla parola di Dio, che rivela come lo Spirito Santo prenda ogni nostro gemito che anela al bene e lo unisca alla preghiera stessa che il Figlio risorto eleva al Padre.
Da alcuni anni una delle parole più in uso nella nostra società è quella di crisi. Viviamo infatti un momento nel quale siamo avvolti da una crisi generalizzata e permanente, così da poter quasi identificare la nostra epoca come il tempo della crisi. Anche la testimonianza biblica ci presenta ripetutamente delle crisi: crisi della persona, delle relazioni, della fede, della comunità, del mondo e della storia. In generale, per la Bibbia la crisi è, seppure con tutta la sua pesantezza, una possibilità. In tale esperienza è Dio stesso che agisce, mettendo al muro l’uomo che non intende né cambiare né crescere. La forza della parola divina invece lo pone a nudo e, ormai spogliato delle sue false sicurezze, egli è svelato con verità a se stesso. Ma, se le cose stanno come la Scrittura ce le presenta, non possiamo che attendere le nostre crisi con fiducia e speranza perché in ultima analisi, se accolte e rielaborate in profondità, recano a noi, già nello spazio dell’esistenza terrena, il dono di una nuova vita avvolta di bellezza che noi nemmeno siamo capaci di immaginare.
Il testo biblico non affronta il problema del male come una realtà in sé per la quale individuare una soluzione, almeno in modo chiaro e distinto, come si vorrebbe talvolta; ma neanche si limita adefinire il male come un mistero per rinchiuderlo in qualche angolo del conoscibile umano il cui accesso è riservato a pochi eletti. Più che presentare una soluzione alla questione del male la Bibbia offre un itinerario che aiuti l'essere umano a rapportarsi con tale realtà che, se pur anch'essa finita e limitata, è costantemente presente nell'esperienza umana. Questo libro aiuta a percorrere le strade del male mostrandone i limiti e l'appartenenza al mondo creaturale. Ma anche come il male e il bene si riconducono alla libertà, arma potente nelle mani dell'umanità.
Nella teologia del giudeo-cristianesimo, il latte e il miele erano il simbolo della parola di Dio. In alcune comunità cristiane, durante la celebrazione eucaristica, oltre al calice del vino veniva offerta anche una coppa di latte caldo misto al miele, per “gustare quanto è buono il Signore”. Le Odi di Salomone, prima raccolta sistematica di canti eucaristici e battesimali, citano il latte e il miele sapendo che chi partecipava alla Liturgia ne conoscesse il significato. La dolcezza di questa misura rimandava innanzitutto all’amore di Dio, manifestato nel Cristo morto e risorto, e a quello tra i fratelli. È dal 1914, anno in cui Leone Tondelli pubblicava un commento alle Odi, che in Italia, a parte qualche piccolo, benché significativo contributo, non veniva presentato un nuovo commento. Documento di straordinaria importanza, le Odi di Salomone possono ancora oggi insegnarci a nutrire un particolare affetto nei riguardi degli attuali canti liturgici e, per le tematiche affrontate, riconsiderare la vita cristiana come un matrimonio mistico, spirituale, tra Gesù, sposo della Chiesa, della comunità nella quale si vive la fede, e, come conseguenza, sposo di ogni singolo battezzato.
"La tradizione su Maria ha radici non solo nel Nuovo, ma anche nell’Antico Testamento, con suggestioni e intuizioni che sono state nel tempo fonti di arricchimento per la devozione, ma anche per la stessa teologia. In questo volume, il cardinale Ravasi attinge ad ampie mani nella storia dell’iconografica mariana per raccontare, con la ricchezza e icasticità che tutti riconoscono alla sua penna, 31 “icone” mariane che non finiranno di stupire il lettore. Alla rappresentazione della donna che accoglie l’annuncio angelico, si affianca quella della sposa del Cantico dei Cantici; alla donna che corre per i monti verso la cugina Elisabetta fa da contrasto la tota pulchra mutuata dall’icona del libro di Ester e cantata nella tradizione; alla dolente madre sotto la croce corrisponde l’immagine di colei che le litanie ci fanno pregare quale “arca dell’alleanza” e “sede della sapienza”. Il sapiente commento di Ravasi fa risplendere il volto della donna e della madre e introduce il lettore nella tradizione artistica e culturale dei duemila anni di storia del cristianesimo."
Oggi che valore ha il dono? È possibile il dialogo tra i popoli o l’unica via è il conflitto? La Bibbia offre diverse risposte a queste domande. Un’immagine felice di dialogo e di scambio di doni è offerto da Salomone e dalla Regina di Saba. In questo racconto e in altri passi dell’Antico e del Nuovo Testamento, appare come l’incontro coinvolga ogni aspetto dell’esistenza, compresa la relazione con Dio. Le ombre e i conflitti non eliminano la speranza e la fiducia in uno scambio fecondo. Nel primo capitolo è illustrato, con diversi altri passi biblici, l’incontro tra Salomone e la Regina di Saba. Nel secondo capitolo si trovano tracce ed echi di quest’incontro in passi di tono apocalittico e messianico. Infine il terzo capitolo presenta altri incontri, tra cui quello tra Davide e Gionata e quello tra Elia e la vedova di Sarepta.
Maestro di editoria e studi biblici, Paolo De Benedetti è stato traduttore - a partire dalla giovanile versione del "Cantico dei cantici", revisore di traduzioni altrui e teorico dell'arte del tradurre. Entriamo qui nella sua officina, a contatto con una metodologia critica che non si limita a segnalare i problemi dei testi, ma sa andare in profondità alla ricerca di soluzioni alternative. Emblematiche in tal senso sono le pagine sulla preghiera di Gesù, il "Padre nostro". Tradurre, per De Benedetti, è mettersi al servizio del testo e dei lettori, in un andirivieni tra competenza filologica, sapienza ermeneutica e resa linguistica. Ogni buona traduzione ha un «settantunesimo senso»: tiene conto delle tradizioni «che non sono meno di settanta», ma sa introdurre, se così si può dire, un altro inatteso significato.