Un itinerario alla scoperta dei luoghi più significativi della Terra Santa. Il testo ha un taglio storico-archeologico, spirituale-teologico, descrive alcuni luoghi santi, visitati personalmente e studiati presso lo Studium Biblicum Francescanum di Gerusalemme. I luoghi santi studiati sono circa 35 vanno da Dan a Bersabea, dalla Galilea fino al deserto del Neghev. In appendice descrizioni circa la vita di Terra santa in particolare alcune feste ebraiche, la processione quotidiana al Santo Sepolcro e lo staus quo delle tre comunità cristiane (Ortodossa, Latina, Armena). Il volume vuole essere uno strumento divulgativo per far crescere la sensibilità e la cultura della Terra di Gesù.
"L'artista [...] è incaricato del compito di creare un'immagine atemporale e distaccata, in contatto con il cielo piuttosto che con l'umanità, un'immagine in grado di rispecchiare, come attraverso un riflesso diretto, il suo divino o santo archetipo e, inoltre, di servire come veicolo di forze divine, come ricettacolo della divina sostanza. Autosufficiente in relazione allo spettatore, l'immagine deve allo stesso tempo configurarsi in modo "aperto" nei confronti del cielo. Ciò che l'artista è chiamato a creare è un guscio, privo di forma e di senso in quanto tale, pronto a ricevere potenza • vita dall'alto, dallo Spirito Santo che lo coprirà della sua ombra, dalle entità celesti che vi eleggeranno la propria dimora."
Mobilità, flussi e accelerazione sono elementi essenzialmente urbani e moderni. È inevitabile che le avanguardie e il progresso, le mode e le nuove tendenze muovano dal vissuto urbano, siano da esso irradiate e con esso in qualche modo coincidano. Dietro la crescente e diffusa omologazione dei linguaggi e oltre l'universalizzazione delle mode e dei mercati, la diseguaglianza delle condizioni di vita progredisce in maniera evidente e preoccupante. L'urbano è un teatro particolarmente esposto ai sommovimenti diversificanti che imprimono solchi di disparità nel campo della socialità globale. Più volte negli ultimi decenni le Chiese si sono interrogate sul ruolo che intendono assumere di fronte alle trasformazioni territoriali e sociali delle grandi città. L'urbanizzazione non è un processo che inizia sulla soglia o ai bordi delle chiese, ma fluisce in tutti gli ambiti della vita cristiana. Una pastorale urbana credibile e incisiva non offre semplicemente servizi e non si esaurisce nell'itineranza o nell'uscita. Come «l'essere nel mondo» è per i cristiani un gesto costitutivo, così «l'essere nella città» è un radicamento credibile nel terreno della prossimità a Dio e agli uomini.
Kari Elisabeth Børresen ha rivendicato la critica femminista della centralità maschile come la più grande rivoluzione epistemologica della storia umana, un sovvertimento ancor più radicale della confutazione del geocentrismo (Copernico) e dell'antropocentrismo (Darwin). Ne ha concluso che la differenza sessuale non può più imporre ruoli divisivi di genere, ma deve ispirare la collaborazione di donne e uomini in tutti gli ambiti della vita della Chiesa e della società. A lei si deve l'invenzione di un nuovo lessico, per esempio il binomio "subordinazione/equivalenza" come segnaletica dell'ambiguità del cristianesimo verso le donne, e termini quali "androcentrismo" e "matristica", ora entrati nell'uso comune.«Tutti i sistemi religiosi prendono forma e vengono portati a parola in culture che si modificano storicamente», scrive Børresen in questo testo che ripercorre il suo originale percorso intellettuale. «La sfida è rappresentata dal fatto che sia la Scrittura che la tradizione cristiana si sono strutturate in contesti che erano androcentrici e devono essere interpretate e riformulate con un adeguato linguaggio su Dio».
Composto tra l'879 e l'883, quando Fozio sta svolgendo il secondo mandato in qualità di patriarca di Costantinopoli, questa breve opera ospita sessantasei sentenze che si inseriscono nel solco della trattatistica delle raccolte di consigli e suggerimenti indirizzati al principe. Il testo, che la tradizione manoscritta ha conservato con il titolo di "Capita paraenetica", si sofferma sulle virtù del sovrano, la scelta dei funzionari e dei magistrati, l'adulazione e la calunnia, la corruzione e l'importanza dell'eloquenza, la cura di sé e l'amicizia. Una riflessione di sorprendente attualità sul potere e il suo esercizio.
I saggi qui raccolti sono nati dalla ventennale collaborazione dell’autore ai convegni ecumenici internazionali di spiritualità ortodossa di Bose: esplorando da prospettive diverse l’eredità dei padri della chiesa indivisa, questi testi fanno emergere un’autentica teologia spirituale per l’uomo contemporaneo. Viene così tracciato un itinerario intellettuale che è anche un’introduzione alla comprensione ortodossa del cammino spirituale quale esperienza di trasfigurazione, culminante nella visione o partecipazione della luce divina.
Ilarion Alfeev (Mosca 1966), metropolita di Volokolamsk, è presidente del dipartimento per le relazioni esterne del patriarcato di Mosca. Patrologo, teologo e musicista apprezzato, presso le nostre edizioni ha pubblicato, tra gli altri, La gloria del Nome (2002) e Cristiani nel mondo contemporaneo (2013).x
Mare Egeo, tra il golfo di Salonicco e lo stretto dei Dardanelli. Il monte Athos: il destino vuole che questo lembo di terra venga a trovarsi nel corso della storia come una zona di frontiera tra oriente e occidente, tra Bisanzio e Roma, tra l’Islam e la cristianità, in quella linea di breve confine che divide l’umano e il divino. L’architettura, le strade, tutto è armonico con la vita condotta dai monaci. A Marco Polo che, diretto in oriente, passava davanti alla penisola dell’Athos, fu detto che in quella lingua di terra abitavano i discendenti degli antichi filosofi greci. La continuità tra la “vera filosofia” degli antichi greci e il “metodo” della meditazione esicasta, ovvero la dottrina e pratica ascetica diffusa tra i monaci dell’Oriente cristiano fin dai tempi dei Padri del deserto: da qui prende le mosse l’itinerario tracciato dall’autore.
La Chiesa oggi che cosa annuncia? Una moltitudine di dottrine che si tenta di imporre a forza di insistere o il Vangelo? Che cosa vuol dire concretamente che l’annuncio del Vangelo deve implicare un nuovo protagonismo dei battezzati? Quali sono i momenti privilegiati dell’annuncio del Vangelo? Omelia e catechesi sono realmente al servizio dell’annuncio del Vangelo? Tutta l’evangelizzazione è fondata sulla Parola di Dio ascoltata, meditata, vissuta, celebrata, testimoniata? A tutte queste domande vuole rispondere il volume di Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose, che ha letteralmente consacrato la vita al servizio dell’annuncio del Vangelo. Soffermandosi in modo particolare sul terzo capitolo dell’Evangelii gaudium, il testo mette in evidenza come tutto il popolo di Dio deve essere protagonista dell’annuncio del Vangelo, che la Chiesa non
ha altro compito se non quello di essere testimone credibile del Vangelo. Per fare ciò occorre, come nota papa Francesco, «avere la certezza che Dio ci ama, che Gesù Cristo ci ha salvati, che il suo amore ha sempre l’ultima parola» (EG 151).
Come annunciare la Buona Notizia non solo con le parole, ma soprattutto con una vita tras gurata dalla presenza di Dio? Quali sono le «motivazioni spirituali» per un rinnovato impulso missionario? Prima di annunciare il Vangelo, sostiamo sulle sue pagine e lo leggiamo con il cuore? Uniti
a Gesù, cerchiamo quello che Lui cerca, amiamo quello che Lui ama: la gloria del Padre? Qual è la forza evangelizzatrice della pietà popolare? A queste ed altre domande risponde il volume di Goffredo Boselli, monaco di Bose e liturgista, che prende in esame il quinto capitolo dell’Evangelii gaudium. Evangelizzatori in Spirito vuol dire evangelizzatori che si aprono, senza paura, all’azione dello Spirito. Lo Spirito Santo, infatti, infonde la forza per annunciare la novità del Vangelo con audacia, a voce alta e in ogni luogo e in ogni tempo, anche controcorrente. Un’attenzione particolare, poi, il volume dedica alla pietà popolare, in cui, nota papa Francesco, «è sottesa una forza attivamente evangelizzatrice che non possiamo sottovalutare: sarebbe come disconoscere l’opera dello Spirito Santo» (EG 126).
GOFFREDO BOSELLI è monaco di Bose. Dottore in teologia a l’Institut Catholique di Parigi, ha conseguito il Master
in Storia delle religioni e antropologia religiosa presso l’Université Sorbonne Paris IV. In qualità di esperto, dal 2003 collabora stabilmente con la Commissione Episcopale per la Liturgia della Conferenza Episcopale Italiana.
L’analisi parte dal Vicino Oriente, Egitto, Palestina, Siria, e giunge sino alla Cappadocia e all’Armenia, un mondo da non confondere con Bisanzio, un mondo che consente uno sguardo sul paleocristiano molto plurale: arte cristiana orientale, arte bizantina, ma anche romana e italica. Nel testo di Zibawi coesistono una chiave di lettura iconografica e una freschezza capaci di inquadrare l’intero arco dello sviluppo dell’arte cristiana nei primi secoli. Storia dell’arte e storia di un fenomeno antropologico e artistico che attua un meticciato tra le varie culture che si affacciano sul Mediterraneo, e che ha condotto alla nascita dell’arte bizantina e romano-cristiana. Viene qui presentato un paleocristiano visto dalla sponda orientale del Mediterraneo.