"Il mondo è una superficie piana come quella di una carta geografica, sulla quale i flatlandesi scivolano senza sovrapporsi. La loro è una società rigidamente gerarchica: la casta più vile è quella delle donne". Un classico del fantastico, con un saggio di Giorgio Manganelli.
Quasi un compendio delle vicende della cultura italiana del Novecento la tormentata attività artistica e intellettuale di Elio Vittorini (1908-1966). Scrittore innovativo, promotore culturale, organizzatore editoriale, fondatore di riviste (Il Politecnico nel 1945 e Il Menabò con Italo Calvino nel 1959), promotore di dibattiti, Elio Vittorini percorre l'intera parabola ideologica e politica del nostro secolo.
I cinque tratti caratteristici dell'arte moderna sono identificati in altrettanti momenti cruciali della tradizione moderna: la superstizione del nuovo, verso il 1860, tra Baudelaire e Manet; la religione del futuro, che caratterizza l'epoca di Apollinaire, Proust, dei primi quadri astratti di Kandinskij; la mania della teorizzazione che trova la sua espressione nel Manifesto del surrealismo nel 1924; il richiamo alla cultura di massa, nella pop art del dopoguerra; la passione del rinnegamento, nel postmoderno degli anni Ottanta. Lo svolgimento di questa "tradizione del nuovo" era basata sull'idea che in arte esistesse un progresso, che l'evoluzione delle forme artistiche avesse un fine. Il postmoderno rinnega questa tradizione.
Ci troviamo di fronte al primo libro che esamina tutta la produzione di Collodi e lo fa seguendone la linea di sviluppo attraverso la biografia, sullo sfondo delle vicende storiche e letterarie del tempo (l'Ottocento risorgimentale e post-unitario).
Studiosa di letteratura africana e caraibica, l'autrice passa in rassegna le problematiche relative alle letterature africane in lingue europee dalla loro nascita agli anni Ottanta.
L'autore, giornalista e teorico della letteratura, illumina i punti salienti della letteratura brasiliana, dal XVI secolo a Jorge Amado, Guimaraes Rosa, Clarice Lispector.