Per la prima volta in un unico volume tutte le opere, i frammenti e le glosse di Esiodo. Con testo greco a fronte.
Le opere postume filosofiche e scientifiche di Cartesio, dal 1650 al 2009.
"Il metodo della scienza è razionale: è il migliore che abbiamo. Perciò è razionale accettare i suoi risultati; ma non nel senso di confidare ciecamente in essi: non sappiamo mai in anticipo dove potremmo essere piantati in asso". Il Poscritto rappresenta lo sviluppo compiuto dalla filosofia di Popper.
La prima raccolta complessiva dei frammenti e gli scoli antichi e bizantini di Eschilo. Il volume è introdotto da un importante saggio sul pensiero religioso di Eschilo nelle sue tragedie.
In breve
La Einleitung in die Ethik raccoglie le fortunate lezioni tenute da Edmund Husserl (1859-1938) all’Università di Friburgo nel 1920 e nel 1924 e sono il risultato di una lunga riflessione del fondatore della fenomenologia su etica e morale. Attraverso un confronto serrato con i maggiori filosofi della tradizione occidentale, dagli antichi greci a Thomas Hobbes e ai moralisti inglesi, e mediante un’articolata analisi dei testi centrali di David Hume e Immanuel Kant, Husserl si misura con uno dei tentativi più originali del pensiero moderno: fondare in maniera sistematica un’etica scientifica e rigorosa. La traduzione, a cura di Nicola Zippel e con una introduzione di Francesco Saverio Trincia, è stata condotta sul xxxvii volume della Husserliana (Dordrecht 2004) e completa il quadro delle opere di Husserl di cui il lettore italiano non può fare a meno per comprendere la complessità della ragione fenomenologica.
Indice
Introduzione di Francesco Saverio Trincia - Cronologia della vita e delle opere - Nota al testo - INTRODUZIONE ALL’ETICA - I. Definizione sistematica introduttiva e delimitazione del concetto di etica - II. Le posizioni fondamentali dell’etica degli antichi e uno sguardo generale sull’etica moderna - III. L’etica e la filosofia politica di Hobbes e il suo principio egoistico dell’autoconservazione - IV. Confronto critico con l’etica edonista: l’edonismo come scetticismo etico - V. L’edonismo come egoismo in alcune posizioni dell’etica moderna - VI. Le legalità peculiari dello sviluppo dell’essere spirituale. Il regno della motivazione - VII. La lotta tra i moralisti della ragione e quelli del sentimento nel XVII secolo - VIII. La filosofia morale empirica di Hume - IX. L’etica kantiana della ragion pura - X. La prospettiva di un’etica della miglior vita possibile fondata sulla volontà - Indice dei nomi
Teodonco Moretti-Costanzi (1912-1995) è stato un filosofo mistico, che ha formulato il concetto ultimo di tutto il suo filosofare nell'identità di cristianesimo e filosofia, da non intendere come una "confessalizzazione" della filosofia e tantomeno come una "demitizzazione" del cristianesimo, bensì come il riconoscimento del loro comune appartenere al livello più alto della coscienza, alla sapienza, nel quale soltanto si dischiude adeguatamente la "verità" che sostanzia allo stesso modo la "fede sapiente" e la "rivelazione filosofo".
II volume, secondo una consuetudine abbastanza tipica di Sestov, si compone quasi integralmente di testi che originariamente videro la luce come scritti indipendenti su riviste specializzate, o concepiti in ogni caso svariati anni prima, soprattutto durante la Prima guerra mondiale. L'importanza capitale dell'opera risiede nel suo porsi a un punto cruciale di snodo nel cammino filosofico dell'autore. Proprio con "Potestas clavium" avviene, nel contesto di una immutata attività filosofica integralmente rivolta a rivendicare e a legittimare la filosofia dell'esistenza sulla filosofia speculativa, la definitiva svolta sestoviana dall'iniziale pensiero dell'infondatezza nutrito per lo più di ispirazione nietzschiano-nichilistica - a una valorizzazione più marcatamente religiosa dell'esistenza.
Bernardino Telesio (Cosenza 1509-1588), tra i più importanti rappresentanti del naturalismo rinascimentale, esercitò una profonda influenza su Tommaso Campanella e Francesco Bacone ed elaborò una immagine del sapiente lontana da quella dei maghi e alchimisti e vicina a quella degli esponenti della rivoluzione scientifica. Come può essere conosciuto il mondo? Che tipo di sapere può essere conseguito? In quale conto va tenuta l'autorità degli antichi? In questa seconda edizione del "De rerum natura" che risale al 1570, Telesio riprende, apportando correzioni e integrazioni, i temi esposti nella prima edizione del '65. La nuova immagine della natura si afferma in aperta polemica con la fisica aristotelica e secondo presupposi e intenti per molti versi irriducibili a quelli della tradizione magico-ermetica. La difesa della libertas philosophandi; l'ammonimento ad attenersi alla testimonianza dei sensi, studiando la natura iuxta propria principia; l'insofferenza nei confronti della cultura libresca; la negazione del principio di autorità: sono tutti elementi, questi, destinati a esercitare una profonda influenza. Il "De rerum natura iuxta propria principia" contiene una delle espressioni più significative della filosofia della natura del Rinascimento, e il suo autore può essere giudicato, ancor oggi, "primo dei moderni".
Questa pubblicazione segna un nuovo sviluppo del pensiero tomista di Cornelio Fabro. Lo scopo dell’A. è raggiungere una sincera conoscenza della novissima filosofia o filosofia esistenzialista per «operare un incontro del vecchio con il nuovo». Il volume, scritto nel 1942 e pubblicato nel 1943, può essere annoverato fra i primi nel suo genere in Italia. Importante e suggestiva la divisione tematica (temi, struttura e fondamenti dell’E.) e la Nota Bibliografica.
"Le origini del totalitarismo" (1951) è un classico della filosofia politica e della politologia del Novecento. Per la Arendt il totalitarismo rappresenta il luogo di cristallizzazione delle contraddizioni dell'epoca moderna e insieme la comparsa in Occidente di un fenomeno radicalmente nuovo. Le categorie tradizionali della politica, del diritto, dell'etica e della filosofia risultano inutilizzabili; quanto avviene nei regimi totalitari non si può descrivere nei termini di semplice oppressione, di tirannide, di illegalità, di immoralità o di nichilismo realizzato, ma richiede una spiegazione "innovativa". Lungi dal presentare una struttura monolitica, l'apparato istituzionale e legale totalitario deve rimanere estremamente duttile e mobile, al fine di permettere la più assoluta discrezionalità. Per questo gli uffici vengono moltiplicati, le giurisdizioni tra loro sovrapposte e i centri di potere continuamente spostati. Soltanto il capo, e una cerchia ristrettissima di collaboratori, tiene nelle sue mani gli ingranaggi effettivi della macchina totalitaria. Nelle Origini tale macchina viene smontata e analizzata pezzo per pezzo: i metodi propagandistici, le formule organizzative, l'apparato statale, la polizia segreta, il fattore ideologico e, infine, il campo di sterminio, istituzione suprema e caratteristica di ogni regime totalitario.
"Questo libro, forse, lo comprenderà solo colui che già a sua volta abbia pensato i pensieri ivi espressi - o, almeno, pensieri simili -. Esso non è, dunque, un manuale. Conseguirebbe il suo fine se piacesse ad almeno uno che lo legga comprendendolo. Il libro tratta i problemi filosofici e mostra - credo che la formulazione di questi problemi si fonda sul fraintendimento della logica del nostro linguaggio. Tutto il senso del libro si potrebbe riassumere nelle parole: Tutto ciò che può essere detto si può dire chiaramente; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere". Cosi inizia la prefazione di Wittgenstein al "Tractatus" che, edito nel 1921, costituisce, come è noto, l'unico libro filosofico che egli abbia pubblicato in vita. Il libro è un punto di partenza obbligato per chi intende percorrere il pensiero logico del secolo e inoltrarsi alla scoperta del filosofo che più seduce chi cerchi risposte a domande insoddisfatte, sul piano etico e su quello gnoseologico. Il volume è integrato da tutti gli altri scritti filosofici non postumi, dai "Quaderni" del periodo corrispondente all'elaborazione del "Tractatus", e da un'amplissima bibliografia di e su Wittgenstein.
Nell'opera di Hannah Arendt, "Sulla rivoluzione" occupa una posizione centrale, insieme riflessione teorica ed esperienza morale della sua piena maturità. In questo libro, confluiscono i motivi fondamentali della sua ricerca e appare in tutto il suo significato l'idea alla quale è rimasta fedele tutta la vita, secondo cui la sola ragion d'essere della politica è la libertà, e suo compito è produrre situazioni che ne allarghino gli spazi, cioè produrre istituzioni e corpi politici "che garantiscano lo spazio entro cui la libertà può manifestarsi"; la politica fallisce invece allorquando per scelta o costrizione sia portata a deviare da questa strada. Di qui il giudizio sul sostanziale fallimento delle due rivoluzioni francese e russa e sulla sostanziale riuscita della rivoluzione americana, la prima delle rivoluzioni moderne. Il senso profondo del libro sta nella coraggiosa rivendicazione dell'autonomia della politica (e, in polemica con Marx, del primato del pensiero), nel suo martellante richiamo alla responsabilizzazione individuale e alla socializzazione, ma istituzionalizzata, del potere, spinta fin quasi a toccare i confini di un antistatalismo libertario, nella perseveranza a individuare e combattere il mito ricorrente della violenza, la cui inevitabile conclusione è stata ogni volta il terrore, la deviazione e la fine della rivoluzione, la disfatta in primo luogo degli ideali in nome dei quali era stata iniziata.