Il beato Bertolo Longo, uomo di preghiera e di azione, fu tra quei cattolici che cercarono nella pietà, assieme all'ascesi dell'anima, il fermento capace di trasformare la città terrena. In anni in cui il dissidio tra Stato e Chiesa turbava le coscienze di ecclesiastici e di uomini politici sinceramente credenti, egli coniugò una incondizionata fedeltà alla Chiesa e al papa con la lealtà allo Stato italiano. Da queste pagine, scritte con severo rigore filologico, emerge un'immagine del fondatore del Santuario e della nuova Pompei del tutto inedita: quella di un protagonista della società e del cattolicesimo del suo tempo.
La religiosità ha costituito uno degli aspetti che più intensamente ha segnato la vita di Gabriela Mistral fin dalla sua infanzia. Le poesie qui raccolte sono il frutto della traduzione del volume Poesía Religiosa curato da Pedro Pablo Zegers Blanchet e testimoniano il rapporto con la religione della poetessa cilena - Premio Nobel per la Letteratura 1945 - e il suo rapporto con la figura di Gesù.
I messaggi più significativi rivolti da papa Francesco ai giovani: parole cariche di Vangelo e passione per la vita, su cui riflettere da soli o in gruppo.
«Per seguire Gesù, bisogna decidersi
a cambiare il divano con un paio
di scarpe che ti aiutino a camminare
su strade mai sognate». Francesco
Il romanzo si compone di tre racconti ambientati in epoche diverse e che hanno protagonista Kino, p. Eusebio Francesco Chini (1645-1711), missionario gesuita. Il primo ci fa conoscere il difficile ambientamento di Kino presso le tribù dei Pima (area tra l’Arizona e Stato messicano di Sonora). Nel secondo, ambientato nel 1945, p. Kino soccorre un nativo Pima che partecipò alla conquista di Iwo Jima. Il terzo ha per protagonisti due giovani messicani di Puebla, che nel 2011 diventano migrantes clandestini in balia dei trafficanti. A soccorrerli giungerà un cowboy di Tucson (Arizona) animato dallo spirito missionario che risulta assai simile a quello che contraddistinse Padre Kino.
Il libro è un estratto di "Caravaggio. La luce e le tenebre". Il bagliore e la tenebra, l’ombra e la luce. Il nostro occhio, sorpreso, meravigliato, al primo impatto non sa dove posarsi, in questa Vocazione di san Matteo del Caravaggio. Scivola sulle giubbe ricamate, sfiora una piuma in cima a un cappello, s’impiglia nelle pieghe di una veste. Evita, per ora, come per un istintivo pudore, l’intensità degli sguardi, il gesticolare nervoso delle mani. E dopo un attimo di esitazione, si sofferma infine sulle monete sparse sul tavolo, lucenti d’argento. Come dice quel detto? «Il denaro è lo sterco del diavolo». Già. Ma dal letame possono nascere fiori…
L’autore, commentando il cap. 34 del profeta Ezechiele, con l’aiuto di S. Agostino, sviluppa una serie di riflessioni – sostenute da passi del Nuovo Testamento – orientate al nutrimento spirituale dei pastori nella consapevolezza che di tutti il pastore grande e accogliente è Dio stesso, come sostiene il salmo 22: «il Signore è il mio pastore, non manco di nulla».
«Chi abbiamo ricevuto il compito, molto misterioso, di rendere felice? Se scopriamo questo saremo felici anche noi. È un grande segreto della vita di cui il Vangelo porta la chiave. Se invece cercheremo prima di tutto di capire come poter essere felici noi e poi in un secondo tempo vedere cosa fare con gli altri, non otterremo nessuno dei due obiettivi. Resteremo senza destinazione nella vita e felici non lo saremo mai.» (Dall'introduzione di monsignor Pierangelo Sequeri)
Prendendo spunto da un testo apocrifo, legato all'opera di sant'Ambrogio sul ministero dei sacerdoti (il De officio ministrorum), monsignor Delpini elabora con leggerezza e grazia, abbinate ad altrettanta profondità, quello che può apparire come un bonario esame di coscienza per il clero odierno e (perché no?), come un'occasione di confronto per coloro che con il clero hanno a che fare quotidianamente: operatori pastorali, confratelli, volontari, parrocchiani... La lettura che ne viene è gustosissima e utile a un tempo, fornendo una sorta di piccolo manuale che invita i "reverendi" di oggi a liberarsi dalle zavorre di un certo clericalismo che a volte li accompagna. Scritto vent'anni prima dell'avvento di papa Bergoglio sul soglio di Pietro, e oggi riproposto, questo libro dell'attuale arcivescovo di Milano ne anticipa temi e riflessioni, invitando a una Chiesa sempre più vicina alla gente, una comunità della gioia e del sorriso, a partire da coloro che hanno in essa il compito di annunciare, per primi, il Vangelo.