La Chiesa è ricca o povera? Che differenza c’è tra Stato Vaticano e Santa Sede? Da dove arrivano le risorse e come vengono impiegate? A queste e altre domande cerca di rispondere Mimmo Muolo per sgombrare il campo da luoghi comuni ed equivoci che spesso circolano quando si parla dei «soldi della Chiesa». Si spiega quindi il meccanismo di distribuzione dell’8x1000, grazie al quale è possibile realizzare pratiche di solidarietà sempre più diversificate e adeguate alle necessità del nostro tempo: dalle social cards che forniscono un aiuto immediatamente spendibile, per esempio, alla messa a disposizione di appartamenti per gli sfrattati.
Non si tratta più semplicemente, cioè, di una carità assistenziale, ma di iniziative rispettose della dignità umana. È questo il salto di qualità richiesto a chi intenda impegnarsi per gli altri nello spirito della povertà evangelica.
Come la nave dei folli lanciata verso il maelström, il mitico gorgo abissale che simboleggia il potere distruttivo delle nostre illusioni, sembriamo destinati a una realtà dominata dall'avidità, dall'incuria verso ciò che ci circonda e dall'iniquità. È inevitabile tutto ciò? Possiamo ripensare noi stessi calati in un contesto dove le idee di amore, giustizia e verità facciano assumere un significato diverso all'"essere o al diventare ricchi"? La risposta emerge ripercorrendo gli insegnamenti di tutte le guide spirituali dell'umanità e nella riscoperta del patrimonio perduto delle antiche saggezze che hanno esaltato l'ideale concreto della "ricchezza naturale": un'immensa tradizione, religiosa e filosofica, che è oggi quanto mai attuale e che costituisce l'unica reale speranza per un futuro più giusto per tutti. Come infatti già premontano le grandi veggenti del secolo scorso, Etty Hillesum e Simone Weil, quello che veramente occorre è una rivoluzione nello spirito dell'uomo. Non basta parlare di diritti e di persona. Occorre tendere ancora più in alto. E ciò che cerca di fare Massimo Jevolella nel racconto di questo drammatico e coinvolgente confronto tra un povero e un professore di economia, invitando a considerare, come fa Simone Weil nel suo saggio La persona e il sacro, che: "Solo ciò che proviene dal cielo è in grado di imprimere realmente un marchio sulla terra".
Con questo volume l'Autrice presenta l'edizione critica di un singolare ufficio liturgico in onore di S. Francesco d'Assisi contenuto contenuto in un codice italogreco copiato nella Terra d'Otranto ellenofona alla fine del Medioevo, alla vigilia del tramonto della grecità. Il manoscritto, conservato nell'Archivio Chiesa Matrice di Maria SS. Assunta di Galatone (Lecce), è di straordinaria importanza poichè rappresenta un unicum, in quanto il culto del santo umbro non ha avuto diffusione nella Chiesa bizantina: può considerarsi un esempio di inculturazione, il risultato di una reciprocità e di un'interazione, di una simbiosi e di un dualismo fra due riti, due lingue, due culture. Il testo greco proposto è corredato da richiami biblici, fonti bizantine e francescane e da un'accurata traduzione a fronte e un commento dettagliato.
Il presente saggio tenta di fornire elementi utili per districarsi tra le affermazioni evangeliche in tema di ricchezza e di povertà, giungendo a riconoscere l'esistenza di almeno quattro prospettive, adeguatamente distinte. Ciascuna di tali prospettive ha una sua consistenza ed una sua plausibilità e cisto che a nessuna di esse mancano sufficienti fondamenti scritturistici e dato che ognuna di esse è legittimata da chiari riferimenti evangelici, si deve concludere, sotto il peculiare profilo esegetico, che ciascuna ha una sua liceità e nessuna di esse può inglobare o esaurire le altre.
Ogni persona consacrata è un segno della grandezza di Dio che si è fatto povero incarnandosi per amore degli uomini. In un mondo agitato e distratto dalla brama di possedere sempre più cose, di accumulare ricchezze caduche, la testimonianza della povertà della persona consacrata, che si mette con fiducia assoluta nelle provvidenti mani di Dio, è un richiamo che non passa inosservato. Attraverso ognuna di esse Dio vuole arrivare a questo mondo tanto ricco di oggetti e tanto povero di amore. Pertanto è sempre più necessario che la vita consacrata si mostri al mondo ricca di gioia e di Spirito Santo.
La Bibbia "in parole povere" è la Bibbia del primo incontro, dei pastori, dei semplici che, privi di speciali bagagli culturali, incontrano il Signore e contemplano la sua "gloria": la Bibbia nello spirito di Betlemme. A Betlemme non c'è da capire, c'è piuttosto da inginocchiarsi e adorare. Così fanno anche i Magi: essi arrivano da lontano, sono degli stranieri, degli extracomunitari che non sanno a quale porta bussare e vanno persino da Erode. Ma sono attratti da una luce, da una stella. Cercano un bambino e anch'essi incontrano il Signore Gesù. La Bibbia di Betlemme nasce dal progetto del Concilio Vaticano II di offrire almeno le pagine bibliche di maggior rilievo a tutta la comunità dei cristiani nel mondo. Per annunciare al mondo questi testi, si è scelta come sede privilegiata la santa Messa domenicale e feriale. Risulta quindi una antologia biblica distribuita nell'arco dei tre anni liturgici A B C. La Bibbia di Betlemme presenta la stessa antologia di testi che quella Commissione ha scelto, ma non in un contesto liturgico, bensì nell'ordine biblico, come si trova nella Bibbia integrale ufficiale. "Questa Bibbia è per noi, adolescenti nella fede, che vogliamo solo vedere un Bambino: il testo 'in parole povere' ci può accompagnare a trovarlo."
Emergono almeno tre grandi dinamiche dalle pagine del Vangelo di Luca dedicate al tema della ricchezza e della povertà. La prima è la logica del capovolgimento: il potente conoscerà l'abbassamento, mentre l'umile sarà innalzato. La contrapposizione ritorna continuamente nel Magnificat, nelle beatitudini e nella parabola di Lazzaro e del ricco.La seconda dinamica riguarda il modo in cui l'evangelista illustra il potere negativo della ricchezza e, in positivo, si chiede come si realizzi la salvezza del ricco. La risposta è data attraverso l'episodio di Zaccheo: il ricco si salva non tanto alienando ciò che possiede, quanto usando rettamente dei suoi beni e assumendo un atteggiamentodi condivisione.La terza dinamica, infine, èlegata alla figura reale e paradigmatica del banchetto. Il simposio greco era un'occasione d'incontro di una élite di intellettuali per discutere di argomenti filosofici. Al banchetto lucano intervengono soprattutto i poveri e avviene un vero e proprio capovolgimento dei ruoli.
È possibile trattenere le proprie ricchezze? Un cristiano ha diritto di arroccarsi nelle sue ricchezze mentre altri soccombono nella miseria? La raccolta di testi basiliani organizzata da Luigi Franco Pizzolato in questo volume dà voce a una tra le più radicali e ferme contestazioni della ricchezza che la storia cristiana abbia mai espresso. Nella stringente argomentazione di Basilio, l’arricchimento di pochi ha come esito obbligato l’impoverimento di molti; la ricchezza stessa, quand’anche non sia incrementata, ma soltanto difesa, ha in sé una incurabile distorsione del progetto di Dio, espresso nella creazione del cosmo: i beni del creato sono per la gioia di tutti i suoi figli; la povertà e la sofferenza di alcuni denunciano lo scandalo del benessere degli altri. Mentre, lungo il IV secolo, si formavano i presupposti dell’identità europea, Basilio affronta – tra gli altri – il problema dell’estensiva diffusione di quegli “strumenti finanziari” escogitati per regolare i prestiti e i rapporti di credito e debito tra le parti. Con fermezza, Basilio condanna ogni forma di interesse sul prestito: riaffermando con fermezza la fedeltà alla Legge dell’amore intimamente inscritta dal Creatore nel cosmo, egli protesta la perversione del voler far fruttare denaro dal denaro, debito dal debito, povertà dalla povertà. Il cristiano ha il dovere, non soltanto la possibilità, di soccorrere chi è nel bisogno e nella necessità: ma di soccorso nella necessità deve trattarsi, non di guadagno per sé! Oltre a costituire una fondamentale tappa nella genesi del pensiero cristiano sulla ricchezza, i testi raccolti in questo volume costituiscono un’attuale riflessione sulla prevalenza del valore dell’uomo sulle ragioni dell’economia e della finanza, prima e a prescindere da ciò che si configura secondo le leggi della convivenza sociale.
L’AUTORE
Basilio Magno, “il Grande” (Cesarea in Cappadocia, 329 – 1o gennaio 379), è stato un vescovo, teologo e padre della Chiesa, venerato dalle Chiese cristiane, di cui fu anche confessore e primo dei “padri Cappadoci”. Autore delle celebri Regole, il suo pensiero è considerato tra i più influenti nella formazione dell’identità europea e delle principali teologie cristiane occidentali e ortodosse.
Attraverso un'ampia documentazione storica, "La ricchezza e la povertà delle nazioni" affronta il problema più grave e urgente del pianeta: il divario crescente tra i ricchi e i poveri. Nel corso degli ultimi 600 anni, i paesi più ricchi del pianeta sono stati quasi tutti europei. Alla fine del XX secolo la bilancia ha iniziato a inclinarsi verso l'Asia, dove paesi come il Giappone si sono sviluppati con inedita rapidità. Ma perché alcune nazioni sono state privilegiate mentre altre sembrano destinate a restare per sempre nella miseria? Riprendendo la riflessione di Adam Smith, David S. Landes ricostruisce la lunga storia della ricchezza e della potenza nel mondo.