Antonio Livi
La ricerca della verit‡. Dal senso comune alla dialettica
Leonardo da Vinci
2005, Pagine 462, euro 25,00.
ISBN 978888892611
Ispirata allíideale umanistico-scientifico di Leonardo da Vinci, líeditrice romana di questíopera ha il merito di pubblicare intenzionalmente studi che mirano a fornire un valido contributo allíunit‡ del sapere sul fondamento della ricerca della verit‡ in ogni campo. E, magistralmente, questo libro del filosofo della conoscenza Antonio Livi riconduce tale ricerca a quel nucleo di certezze assolute dellíesperienza universale che costituisce la condizione di possibilit‡ del linguaggio e della vita sociale, e guida, passo dopo passo, il lettore alla riscoperta del senso comune quale fondamento della verit‡. Anche se il testo, pubblicato nella collana ìPropedeutica filosoficaî, ha finalit‡ prevalentemente didattiche, la sua impostazione logica Ë rigorosa e convincente. Pur trattandosi di uníesposizione sistematica dei diversi modi e dei diversi livelli della conoscenza (esperienza, inferenza, testimonianza), líopera si legge agevolmente, quasi come un romanzo che porti alla scoperta di sÈ. La ricerca epistemica Ë coinvolgente perchÈ il problema della verit‡ si mostra intrinsecamente connesso alle dimensioni pi˘ profonde dellíesistenza umana.
Proprio perchè vuole introdurre alla metafisica, questo libro non parla tanto della metafisica quanto della realtà.
Il libro si sofferma sulle principali ideologie del Novecento e mostra come esse si presentino come nuove e capaci di operare cambiamenti, ma in realtà esprimano ripetitivamente il bisogno di fingere il nuovo, approdando su posizioni che inizialmente avevano affermato di sovvertire. Il saggio tende però anche a individuare nelle pieghe di questo movimento ripetitivo un percorso di emancipazione dal bisogno di riproporre la finzione del nuovo e ne segnala le possibili implicazioni pratiche soprattutto per quanto riguarda il problema della sanità psichica.
I "valori dimenticati" dell'Occidente provengono dai due grandi cespiti della civiltà europea: la filosofia greco-romana e la religione ebraico-cristiana. In Socrate, Platone, Aristotele e Plotino ritroviamo i concetti di cura dell'anima, assimilazione a Dio, virtù, giustizia, verità, bene e bellezza. Nell'Antico Testamento, nei Vangeli e nei grandi pensatori cristiani come Agostino ritroviamo invece i concetti di persona, amore, rivelazione e salvezza.
A lungo trattate dagli studiosi come un oggetto misterioso, le opere mnemotecniche di Bruno si sono rivelate come il centro e il motore occulto di tutta la sua opera. Il loro aspetto cifrato non finisce di stupire, sin dalla definizione della disciplina. Nata come tecnica utilizzata dagli oratori per esercitare la memoria, la mnemotecnica è diventata nel corso dei secoli un nuovo "regime delle immagini", intese come fantasmi mentali, una sorta di pratica teurgica, collegata a quella primordiale sapienza egizia che fu lo stendardo dell'ermetismo rinascimentale e che Bruno innova con tecniche appropriate alle sue teorie. All'edizione critica del testo latino si affiancano la traduzione italiana e il commento storico-filosofico.
Uno spaccato essenziale della vicenda storico-teorica dello Stato attraverso la voce dei pensatori, da Machiavelli a Foucault, che maggiormente hanno contribuito a definirne l'identità o a smascherarne l'ideologia. Pier Paolo Portinaro insegna Filosofia politica e Storia delle dottrine politiche all'Università di Torino.
Karl Löwith e Jacob Burckhardt, un grande filosofo del Novecento di fronte all'autore di opere capitali quali "La civiltà del Rinascimento in Italia" e "L'età di Costantino il Grande". Un confronto ricco e stimolante tra due figure esemplari del pensiero europeo. Karl Löwith (Monaco di Baviera, 1897-Heidelberg, 1973) è una delle figure più originali della filosofia tedesca contemporanea. Fu costretto ad abbandonare la Germania nel 1936 e vi rientrò solo nel 1952, dopo aver insegnato in Giappone e negli Stati Uniti.