Il volume raccoglie i saggi più significativi scritti da Tzvetan Todorov nell'arco degli ultimi venticinque anni. È la summa di un intellettuale di enorme prestigio e autorevolezza, che affronta i temi centrali della sua opera. Giovane e brillante studioso approdato nel 1960 a Parigi dalla Bulgaria sovietica, Todorov si è subito affermato come teorico della letteratura, usando gli strumenti dello strutturalismo e della semiotica. Ha poi dedicato saggi fondamentali alla scoperta dell'America e al rapporto-scontro con l'Altro. La sua riflessione si è poi concentrata sul rapporto tra l'etica e la storia nell'era dei totalitarismi. Negli ultimi anni, ha condotto una lucida riflessione politica sul ruolo e sul futuro dell'Europa tra globalizzazione e migrazioni; e al tempo stesso ha continuato a occuparsi dei capolavori della letteratura e dei loro autori. Attraverso un itinerario personale che illumina gli oggetti della sua riflessione (da Aron a Goethe, da Primo Levi a Mozart, da Stendhal a Beckett, passando per uno "Stalin visto da vicino" e una riflessione su "Artisti e dittatori"), Todorov traccia un affascinante autoritratto. Facendoci incontrare i libri e gli autori che si nascondono dietro di essi, "Gli altri vivono in noi, e noi viviamo in loro" ci trasmette la saggezza di un umanesimo segnato dall'incontro con il male, che tuttavia evita rassegnazione e pessimismo.
A partire dagli anni Ottanta, l'ordine globale neoliberale ha sostituito l'ordine liberale che governava il sistema internazionale dal secondo dopoguerra. Analogamente al Titanic, il mondo è stato portato su una rotta diversa e più pericolosa da quella segnata dall'incontro e reciproco bilanciamento di democrazia e mercato. Davanti ai nostri occhi si erge minaccioso un iceberg, le cui quattro facce si chiamano: declino della leadership americana ed emergere delle potenze autoritarie di Russia e Cina (sul cui sfondo si stagliano la crisi nordcoreana e quella mediorientale); polverizzazione della minaccia legata al terrorismo; deriva revisionista della presidenza Trump; affaticamento delle democrazie strette tra populismo e tecnocrazia. Nonostante le sue difficoltà, solo l'Europa può ancora contribuire a ristabilire la rotta originaria, ma a condizione di vincere la battaglia più difficile, quella interna: per riequilibrare la dimensione della crescita e quella della solidarietà.
Le chiese contemporanee assomigliano spesso a capannoni industriali, piscine, bar, autorimesse. Non hanno quasi mai la facciata, e i campanili sono un labile ricordo. All'interno sono spaesanti e asettiche come sale d'attesa e al posto della cupola c'è il soffitto che fa pensare non a Dio ma all'inquilino del piano di sopra. I rosoni sono sostituiti dai lucernai e le immagini sacre da anodine opere d'arte astratta che rimandano a una vaga spiritualità senza trascendenza; in omaggio al minimal, gli altari sembrano usciti da un catalogo Ikea. L'orrore dei nuovi edifici di culto è il pegno che la Chiesa paga alla contemporaneità: dopo il Concilio Vaticano ii, essa ha dismesso le forme della tradizione preferendo le più ardite stravaganze architettoniche o, peggio, aderendo con giubilo alla burocrazia delle commissioni urbanistiche. Eppure sorgono ovunque nuove, magniloquenti cattedrali: sono i musei, progettati da celebrate archistar, volani di turismo e di investimenti miliardari, luoghi destinati non più a conservare le memorie bensì a fungere da packaging lussuoso dell'arte contemporanea, essi stessi opere d'arte, icone, luoghi dove sperimentare la cultura che si fa religione. Frotte di fedeli partono in pellegrinaggio: come un tempo verso Chartres ora vanno al Guggenheim di Bilbao o alla Tate Modern di Londra per adorare gli idoli e le reliquie della contemporaneità. In modo divertente e divertito, Angelo Crespi passa in rassegna le brutte chiese mettendole in relazione con la disciplina della Conferenza episcopale italiana che offre agli architetti un comico manualetto frutto non della fede, ma di una sorta di moralismo pauperistico postconciliare; dall'altro lato, si scaglia contro i progetti dei musei decostruzionisti, enormi astronavi aliene in vetro, ferro e cemento, che determinano sempre più spesso il paesaggio delle città, divertimentifici e fabbriche di senso e di consenso.
Siamo di fronte a una prospettiva apocalittica: l'estinzione degli italiani, la loro sparizione dalla storia a causa di un crollo demografico che sta diventando irrimediabile. Intanto i nostri politici fischiettano con noncuranza, assorbiti dalla contesa delle poltrone, mentre lasciano che un fiume di migranti, di diversa cultura e religione, sbarchi e si insedi nella penisola e mentre, da tempo, hanno deliberato una cessione di poteri che fa venir meno l'indipendenza nazionale e la sovranità popolare. Con la sudditanza ai mercati finanziari, con la perdita di sovranità monetaria (per l'euro) e di sovranità politica (per l'Unione europea dopo Maastricht) si è assestato un durissimo colpo allo stato sociale e all'economia italiana e si riduce progressivamente lo stato nazionale a un fantasma. Nel quale infatti gli elettori e i cittadini percepiscono di contare sempre meno. Antonio Socci compie un affascinante viaggio nella storia d'Italia mostrando che il tradimento delle élite e la "chiamata dello straniero" hanno "ferito" per molti secoli la nostra storia nazionale. Il popolo italiano ha sempre reagito esprimendo la sua straordinaria genialità, che ha illuminato il mondo in tutti i campi del sapere, della vita e dell'arte (e anche con i suoi santi). Soprattutto la nostra grande letteratura ha tenuto vivi l'identità nazionale e il grido di protesta per i tanti eserciti stranieri che hanno trasformato il "Bel Paese" nel loro campo di battaglia. In particolare ha tenuto desto il senso di appartenenza a una storia millenaria e a un'identità che affonda le sue radici nei popoli italici preromani e nella Roma classica e cristiana. Radici culturali e identità nazionale che oggi una pervasiva ideologia tenta di delegittimare, di offuscare o addirittura di negare. Questo libro è anche un'accorata dichiarazione d'amore all'Italia e un'esortazione a non accettare la sua liquidazione e il tramonto dell'Occidente.
Alle origini della democrazia, nell’Atene di Pericle, solo al presidente della boulé, il consiglio cittadino, era consentito prendere appunti sulla sua tavoletta di cera. Gli altri membri dovevano parlare a braccio, per garantire la sorgiva sincerità del confronto faccia a faccia. Oggi, al tempo di Internet, si può comunicare tutto a tutti, in tempo reale, su scala planetaria, ma non c’è più nulla da comunicare di umanamente significativo e profondo. Si sono persi il contatto diretto, il linguaggio del corpo, il fatto e l’antefatto, il peso e la complessità dell’esperire umano. Tutto è semplificato, alleggerito, velocizzato. Basta cliccare. Ma l’uomo numerico è preciso e svuotato nello stesso tempo. È rapido, veloce, perpetuamente nomade o navigatore nell’oceano-pattumiera del web, ma sedentario. Vede tutto e non tocca niente. È frenetico e immobile nello stesso tempo, informato di tutto e concentrato su niente. Perché nella nostra società irretita, sempre interconnessa e fragilissima, Internet e gli altri innumerevoli media celebrano e consacrano la confusione fra valori strumentali a valori finali.
Sommario
Prologo. I. Il miracolo dell’«ordine sociale». II. Macchina e persona. III. Filosofia della miseria e miseria della filosofia. IV. Alienazione e relazione umana. V. La protesta che non propone. VI. L’atrofia della memoria come collante sociale. VII. La socialità fredda e superficiale. VIII. La nuova preghiera del mattino. IX. L’avvento degli uomini vuoti. X. Conversare con se stessi. XI. Lacrime di coccodrillo. XII. La realtà de-realizzata. XIII. Il nomadismo sedentario. XIV. Una sfida al momento perduta. XV. I nuovi esclusi. XVI. La vita interiore in pericolo.
Note sull'autore
Franco Ferrarotti, professore emerito di Sociologia all'Università di Roma «La Sapienza», direttore della rivista La Critica sociologica, è stato deputato indipendente al Parlamento italiano dal 1958 al 1963. Tra i fondatori, a Ginevra, del Consiglio dei Comuni d'Europa, ha assunto la responsabilità della divisione Facteurs sociaux dell’Ocse. Nominato Directeur d’études alla Maison des Sciences de l'Homme di Parigi, ha ricevuto il premio per la carriera dall'Accademia nazionale dei Lincei ed è stato nominato Cavaliere di gran croce al merito della Repubblica. Con EDB ha pubblicato: La religione dissacrante. Coscienza e utopia nell'epoca della crisi (2013); Rivoluzione e trascendenza (2013); La concreta utopia di Adriano Olivetti (22016); Scienza e coscienza. Verità personali e pratiche pubbliche (2014); Elogio del piromane appassionato. Lettura e vita interiore nella società digitale (2015); Al Santuario con Pavese. Storia di un'amicizia (22016); Il conte di Vinadio. Felice Balbo e il marxismo come eresia cristiana (2016), Attualità di Lutero. La Riforma e i paradossi del mondo moderno (22017).
Dopo aver vinto la sua secolare lotta contro l'assolutismo dell'Antico Regime, il liberalismo, lungo tutto il Novecento, ha dovuto fronteggiare una terrificante minaccia: quella dei movimenti rivoluzionari di massa – bolscevismo, fascismo, nazismo – determinati a radere al suolo la civiltà dei diritti e delle libertà. Questo fu il contesto ideologico, dominato da una sfrenata e inquietante passione nichilista, in cui condussero le loro battaglie quegli intellettuali che seppero resistere alla tentazione totalitaria e che, precisamente per questo, furono gli strenui difensori della libertà.
Quello della alimentazione è un settore nel quale si scontrano preoccupazioni per la salute, attenzioni - a volte anche eccessive - per la forma fisica e mode più o meno fantasiose. Ecco perché intorno al cibo esiste da sempre una sterminata varietà di pregiudizi, luoghi comuni, false credenze e menzogne belle e buone. In alcuni casi si tratta di suggerimenti innocenti; in altri casi, invece, seguire certe indicazioni e certe promesse miracolose rischia di farci compiere scelte sbagliate o addirittura di compromettere il nostro benessere. Marcello Ticca, uno dei massimi esperti italiani di alimentazione, accompagna il lettore in un viaggio attraverso i più consolidati luoghi comuni che riguardano il piacere quotidiano del mangiare. Scopriremo - evidenze scientifiche alla mano -che non è del tutto vero che gli agrumi curino il raffreddore, che il caffè aiuti a dimagrire, che la pappa reale e la propoli facciano miracoli, che il latte vada accuratamente evitato se si è adulti e che dormire poco faccia dimagrire. A fine lettura, dopo aver ridimensionato o sfatato 99 luoghi comuni, avremo imparato tante regole per vivere più serenamente il nostro rapporto con quello che mettiamo nel piatto.
Il libro che spiega come modificare i processi mentali e le azioni che ci impediscono di cambiare in meglio la nostra vita personale e professionale
«Uno dei libri da leggere assolutamente per fare carriera» – Cosmopolitan
«Quest’anno cambio lavoro, mi iscrivo in palestra, imparo una nuova lingua...» Eppure l’idea di cambiare spesso ci mette a disagio e finisce che non ci proviamo nemmeno: ancorati alla nostra comfort zone, non riusciamo a liberarci dagli automatismi che ci danneggiano e ci rendono infelici. La causa non siamo noi, ma il nostro cervello. La buona notizia è che possiamo migliorare, a qualunque età: le recenti ricerche scientifiche hanno dimostrato che la nostra attività mentale stimola la modificazione delle connessioni tra neuroni e ne crea di nuove. Bachrach è uno straordinario allenatore di cervelli, che può aiutarci a scoprire questo enorme potenziale di crescita, di apprendimento e di evoluzione. Il suo libro è un vero e proprio training ricco di istruzioni ed esercizi, mirato a cambiare il nostro panorama cerebrale creando nuove abitudini mentali in grado di rivoluzionare la nostra esistenza.
L'amore si impara come qualunque altra cosa nella vita. Non è definibile a parole, è piuttosto un modo di vivere, di essere e di sentirsi vivi. Se si assimila questo concetto nella forma più piena, spiega l'autore, si può alla fine ottenere dalla vita il premio più ambito: quello di essere completamente se stessi. L'arte di amare spiegata in tutti i suoi aspetti fisici e psichici.
''La cultura è memoria'' ha ripetuto tante volte Jurij M. Lotman, uno dei più grandi studiosi del Novecento, fondatore della semiotica della cultura, ed ''è sempre legata all'esperienza passata, sottintende per forza di cose una continuità etico-intellettuale e spirituale, insita nella vita dell'individuo, della società e dell'umanità. (...) Quando parliamo della nostra cultura contemporanea - pur non rendendocene conto - magari parliamo anche della via lunghissima che questa cultura ha percorso''.
Nate in Estonia come sceneggiatura di una serie televisiva trasmessa tra il 1986 e il 1991, le ''Conversazioni sulla cultura russa'' ci offrono il volto sorprendente e ''incarnato'' dello studioso presentandoci, su un registro consapevolmente antiaccademico, un vivido spaccato della cultura russa dal XVIII al XX secolo. Rendono disponibile al curioso e all'amatore, ma anche al docente e allo studioso, un materiale vastissimo, veicolato con taglio totalmente inedito, che arricchisce sensibilmente il già immenso contributo di Lotman all'esplorazione del ''continente cultura russa''.
È davvero il nostro un Paese che ha smarrito risorse e progetti per un possibile rilancio? Che giace apatico nell'attesa di eventi salvifici? Un «viaggio in Italia» fatto di dati e immagini, con uno sguardo al presente ma senza dimenticare le origini delle difficoltà e le soluzioni adottate per superarle. Un racconto corale per decifrare un Paese frammentato, spesso molto diverso da come lo immaginiamo. Bologna; Modena; Parma; Pistoia; Prato; Firenze; Pisa; Siena; L'Umbria; Il Lazio; Le Città Della Campania; Napoli; Napoli, La Città Di Sopra; Salerno; Cosenza; Catanzaro; La Calabria; Catania; Siracusa; Ragusa E Gli Iblei; Le Madonie; Palermo; La Sardegna; La Spezia; La Val Borbera; Genova; Ventimiglia; Il Cuneese; Torino; La Valle D'aosta; Varese; Milano; Milano, Via Paolo Sarpi; Bergamo; Brescia; Il Trentino; L'alto Adige; Il Friuli; Udine; Trieste; Venezia; Treviso; Vicenza; Padova; Ferrara; La Romagna; Le Marche; Ancona; L'abruzzo Meridionale; Foggia E Il Tavoliere; Bari; La Murgia Dei Trulli; Il Salento; Taranto; Matera; La Basilicata; Campobasso; L'aquila; Roma; Roma, La Città Periferica. Questo volume, frutto di un progetto collettivo nato in seno al comitato di direzione della rivista «il Mulino», è curato da Gianfranco Viesti, professore di Economia applicata all'Università di Bari, e da Bruno Simili, vicedirettore della rivista.
Questo sintetico profilo definisce dapprima ambiti e oggetti di indagine dell'estetica musicale; poi presenta una breve storia del pensiero musicale dall'antichità ai giorni nostri. Questa edizione aggiornata offre preziosi spunti per ulteriori approfondimenti, in particolare sui rapporti tra natura e cultura nella musica e sulla fruizione dei nuovi linguaggi del nostro tempo.