L'apporto di James Dunn alla ricerca biblica difficilmente potrebbe essere sovrastimato, in particolare per il contributo da lui fornito alla liberazione della chiesa e delle chiese da una concezione del vangelo predicato da Paolo inteso in chiave eminentemente antigiudaica. Questa nuova opera, rivolta a un pubblico più generale, tratta dell'autorità della Scrittura come parola viva, la parola di Dio come veniva ascoltata nel cristianesimo delle origini e la parola di cui si nutre oggi il credente mosso dalla fede. Dunn mostra come «fede» partecipi del linguaggio della relazione e come sue compagne siano la fiducia, il convincimento, la rassicurazione - pur nell'incertezza. In un contesto simile l'autorità della Scrittura non è da intendersi nel senso che «ciò che la Bibbia dice, lo dice Dio», come vorrebbe un'idea di inerranza che poco ha a che vedere con la Scrittura stessa, ma che per essere compresi in modo adeguato gli scritti biblici richiedono d'essere di volta in volta riferiti alla situazione storica originaria così come a quella di chi oggi li legge.
Con questo primo volume si inaugura la nuova edizione interamente rinnovata di un'introduzione sulla quale si sono formate generazioni di studenti e di cultori della Bibbia. Nella nuova versione l'autore della prima parte, riservata all'archeologia e alla geografia (Joaquín González Echegaray) è lo stesso della versione precedente, mentre le altre due parti sono state affidate ad autori nuovi (Francisco Varo si è fatto carico della storia, Ignacio Carbajosa è autore della sezione dedicata al testo e alla critica testuale). La parte che tratta dell'archeologia si arricchisce ora anche di utili carte geografiche; la parte storica espone la storia dell'Israele antico secondo i criteri interamente ripensati nella ricerca dell'ultimo ventennio, mentre la terza e ultima parte è opera di uno specialista del settore che illustra - anche con dovizia di esempi - la problematica e l'utilità dello studio critico dei testi e dei materiali originari per una lettura della Bibbia che miri a una consapevolezza libera da pregiudizi e al piacere del testo antico.
Personaggi del Nuovo Testamento
Paolo e Giacomo
Paolo e Giacomo: due modi di vivere la stessa chiesa
Paolo contro Giacomo: contendere, concordare o completare?
Contrasti e convergenze da Gerusalemme ad Antiochia
Il fratello giudice e il precursore perseguitato?
L'"apostolo delle genti" e il "Fratello del Signore"
Paolo e Giacomo nella storia della comunità cristiana
Il difficile esercizio di camminare insieme: la sinodali ieri e oggi
Singolare destino è quello della libertà. Massimo titolo d'onore del soggetto singolo, diritto perentoriamente rivendicato nello spazio pubblico, essa pare oggi invece dissolversi e perdere consistenza nell'esperienza personale. Sembra quasi che la si difenda tanto più rigidamente, quanto minori sono le convinzioni di poterne disporre. Libero davvero non è colui che può fare quel che gli pare. Libero è colui che può volere quello che fa, che può legarsi cioè alle proprie azioni e, mediante esse, disporre di se stesso. F. Nietzsche ebbe a dire che il male maggiore di cui soffre l'uomo contemporaneo è proprio l'incapacità di volere: un difetto di libertà. Non così, però, la libertà è stata pensata nella storia della filosofia occidentale (e della stessa teologia): è stata fondamentalmente pensata in termini politici, nella prospettiva cioè del rapporto del singolo con gli altri. Mai è stata pensata nella prospettiva più vera, quella del rapporto del soggetto con le proprie azioni. Appunto a questa prospettiva si riferisce il messaggio cristiano sulla libertà, che, nei fatti, è riuscito a plasmare una cultura e un costume. Oggi quel costume va dissolvendosi; di riflesso, diventa sempre più urgente pensare espressamente l'idea di libertà, «venuta nel mondo per opera del cristianesimo» (Hegel). È il tentativo fatto in questo libro, attraverso la recensione della storia delle idee e il ritorno ai testi della Bibbia. Un testo magistrale che incoraggia l'idea di libertà, esplorando la storia del pensiero occidentale e confrontandosi con la Scrittura.
Nella Bibbia i padri – e i padri dei padri – sono testimoni di un amore che non passa e che vogliono trasmettere ai figli e ai figli dei figli.
E' questo un piccolo libro dedicato ai nonni. Il biblista Bruno Maggioni, con la consueta chiarezza, mette in luce molti aspetti di quella ricca e stimolante visione dell'uomo che, nella Bibbia, illumina anche l'ultima stagione della vita.
Il volume raccoglie, fuse in un unico testo, le meditazioni tenute dal Cardinal Martini in due distinti corsi di esercizi spirituali sulla seconda lettera a Timoteo. La figura di Timoteo, il giovane e fedelissimo discepolo di Paolo, che vive il servizio di episcopo nella chiesa di Efeso, in una comunità non più gioiosa e conquistatrice come agli inizi, ma affaticata e alle prese con un ambiente difficile e confuso, appare a Martini la più indicata per riflettere su che cosa voglia dire oggi evangelizzare. Una lectio continua di una delle più importanti Lettere pastorali di Paolo, in cui il Card. Martini, dall'esperienza della vita e del messaggio dell'Apostolo, trae insegnamenti fondamentali per la Chiesa e per la società di oggi: l'orizzonte cristiano di senso, la necessità di custodire il «buon deposito», di proclamare il vangelo del primato della grazia sulla legge, dell'essenziale sul relativo, del mistero della croce e dell'eucaristia, il rapporto tra le Lettere pastorali e la "pastorale" del nostro tempo.
La Bibbia non è nata già fatta. Né l'Antico né il Nuovo Testamento hanno avuto una storia anche solo vagamente lineare. In effetti, tutta la vicenda di come la Bibbia è giunta a essere il testo che noi oggi conosciamo - fissato nel canone ebraico e in quello cristiano - è molto più affascinante di quanto ci si potrebbe aspettare. Quella che narra Michael Satlow è dunque la storia altamente romanzesca di un certo numero di testi, scritti in periodi storici differenti, da persone differenti, in lingue differenti e per scopi differenti, che per una serie di contingenze storiche alla fine sono diventati il primo libro dell'umanità. In maniera inaspettata e unica, questi testi dopo secoli di dibattiti e di intricate vicende, e dopo essere rimasti dormienti e impolverati negli archivi di un tempio periferico del Medio Oriente - sono stati infine riconosciuti come vera "parola di Dio" da ebrei e cristiani. Ma questo è avvenuto solo molto tempo dopo: almeno mille anni dopo le prime composizioni. I protagonisti di questa epopea sono molti e spesso oscuri e anonimi; ci sono gli scribi, i traduttori, gli stranieri e le guerre, i sacerdoti, i re e i profeti, i babilonesi, gli assiri, gli egizi, i greci e i romani. Finché, per motivi sostanzialmente politici, il partito dei sadducei decise di dare alle parole rinvenute nel Tempio di Gerusalemme un valore di legge, coinvolgendo in questo anche il neonato movimento cristiano, fino ad allora pressoché inconsapevole dell'esistenza delle Scritture.
C'è una strada che indirizza verso il segreto stupefacente di Dio e della sua misericordia, un'apertura attraverso cui si può accedere alla pienezza della vita. È l'ascolto meditato della Parola, dentro la cui ricchezza si rivela nitidamente l'itinerario che conduce al Verbo incarnato, vera "porta stretta" che dà accesso al mistero di Dio e, svelandone l'infinita misericordia, fa da guida e modello all'azione caritativa dei credenti. Pietro Bovati, una delle voci più autorevoli nel campo dell'esegesi biblica, propone qui una serie di riflessioni, spiegazioni e attualizzazioni del testo biblico, affinché l'ascolto della Paola diventi davvero una porta spalancata verso una vita di amore. Vengono analizzati in questa prospettiva sette brani della Scrittura: tre dell'Antico Testamento, che illustrano la misericordia eterna del Signore, la sua predilezione per gli umili e i più piccoli, la larghezza del suo perdono; quattro provenienti dal Nuovo Testamento, che aiutano a mettere a fuoco la pratica misericordiosa di Gesù, dal suo modo pieno di bontà e attenzione di insegnare al modello per eccellenza di cura dell'altro incarnato dal Buon Samaritano, dall'accoglienza amorevole dei piccoli alle indicazioni agli apostoli sul modo in cui devono porsi nei confronti dei più deboli e dei lontani. Un vero e proprio esercizio di preghiera meditativa, capace di far risuonare "la voce del silenzio celeste, più eloquente e consolante di tutte le sonorità della terra" e di suscitare il desiderio di rispondere all'infinita tenerezza di Dio facendo dell'agire buono lo stile della nostra vita.
Lo scopo del presente volume è di illustrare un quadro in cui la tipologia biblica, recentemente ripresa da diversi autori - fra i quali Leonhard Goppelt, Jean Daniélou e Paul Beauchamp - offre una visione nuova della Liturgia e del mondo sacramentale. Questa visione è nuova in quanto più antica. È un recupero dei fondamenti biblici e patristici, che tiene conto anche delle conclusioni maggiori dell'esegesi storico-critica e post-critica. La sintesi finale è basata sulle convergenze più evidenti delle linee veterotestamentarie, neotestamentarie e patristiche. Essa offre un orientamento della tipologia verso le realtà celebrate: il typos passa dal passato al futuro incarnandosi nell'hodie del rito-celebrazione dell'Alleanza, che nel mondo biblico è declinata in termini di nuzialità. L'Alleanza nuziale celebrata nella Liturgia della Chiesa, con i suoi fondamenti nella creazione e nella storia della salvezza, si estende verso il pieno compimento nelle nozze dell'Agnello. A questo mistero pasquale l'umanità è invitata a partecipare "oggi" nella Santa Liturgia: «Beati, qui ad cenam nuptiarum Agni vocati sunt!» (Ap 19,9).
È opinione diffusa che il cosiddetto Vangelo di Marcione (85-160 circa) sia una versione abbreviata e modificata del Vangelo di Luca. In questi ultimi anni, però, alcuni studiosi hanno messo in dubbio questa ricostruzione e hanno proposto che il testo di Marcione stia alla base del Vangelo di Luca, e non viceversa. Nel 2015 Matthias Klinghardt ha tentato una ricostruzione del testo greco del Vangelo di Marcione - che ci è noto solo attraverso citazioni - giungendo alla conclusione che esso è alla base non soltanto del Vangelo di Luca, ma anche dei Vangeli di Matteo, Marco e Giovanni. Sarebbe allora inutile postulare l'esistenza della fonte Q, sulla quale si fonda la teoria delle due fonti. In questo libro è fornita una traduzione italiana del testo proposto da Klinghardt e un'analisi dettagliata della sua ricostruzione teorica.
I primi che udirono le Beatitudini di Gesù serbavano nel cuore il ricordo di un altro monte, il Monte Sinai ... dove Dio parlò a Mosè e gli diede la Legge scritta «dal dito di Dio» su tavole di pietra. Questi due monti, il Sinai e il Monte delle Beatitudini, ci offrono la mappa della nostra vita cristiana e una sintesi delle nostre responsabilità verso Dio e verso il prossimo. La Legge e le Beatitudini insieme tracciano il cammino della sequela di Cristo e il sentiero regale verso la maturità e la libertà spirituali. I Dieci Comandamenti del Sinai possono sembrare negativi: «Non avrai altri dèi di fronte a me; ... Non uccidere; Non commettere adulterio; Non rubare; Non pronunziare falsa testimonianza...». Essi sono invece sommamente positivi. Andando oltre il male che nominano, indicano il cammino verso la legge d'amore, che è il primo e il più grande dei Comandamenti: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente... Amerai il prossimo tuo come te stesso». Gesù stesso afferma di non essere venuto per abolire la Legge, ma per darle compimento. Il suo messaggio è nuovo, ma non distrugge ciò che già esiste. Anzi sviluppa al massimo le sue potenzialità. Gesù insegna che la via dell'amore porta la Legge al suo pieno compimento.
Il volume si propone di introdurre il lettore al tema meraviglioso e difficile dell'interpretazione del testo sacro di ebrei e cristiani, la Bibbia, per quanto riguarda l'amore (eros), sotto il profilo della simbolica della parola e della parola come simbolo dei fondamenti. L'ermeneutica è un'arte antica, quasi come la scrittura. Se ne può trattare da diverse angolature: in questo caso il tentativo è quello di una comparazione tramite accostamento che scavalca oltre un millennio e mezzo, per cercare di trovare - se vi sono - dei minimi comuni denominatori nell'ars interpretandi di autori assai distanti nel tempo e nello spazio: Origene, l'esegeta alessandrino vissuto a cavallo fra il II il III secolo, e il nostro contemporaneo Paul Ricoeur, senza trascurare qualche accenno ai primordi dell'ermeneutica greca classica e alcuni dei maggiori rappresentanti della corrente omonima della filosofia moderna e contemporanea. Un "avvicinamento", una sorta di parziale "lettura in sinossi" di impostazioni distanti fra loro circa diciassette secoli, e, sotto certi profili, così reciprocamente capaci quasi di echeggiarsi, evocarsi. La grande lezione origeniana ci ha condotto, e ci conduce ancora, sulle piste insospettabili, per alcuni, di una sostanziale unità della dimensione erotica nell'umano, capace di rendere plausibile una sorta di Teologia dell'Eros, senz'altro insolita come fecalizzazione, e forse per taluni perfino scandalosa, ma certamente utile in questi tempi disarmonici e tristi, a recuperare qualche barbaglio di bellezza. La scomposizione del tema erotico nei mille rivoli della sua complessità e contraddizioni, ci ha forse permesso di trovarne l'intrinseca formidabile e possente unitarietà alla luce delle scritture antiche.