Nei mesi immediatamente precedenti la morte della giovane carmelitana di Lisieux, Madre Agnese di Gesù (sua sorella Paolina) e le altre sorelle che vivevano nel medesimo monastero raccolsero quotidianamente le parole che Teresa lasciava cadere nei colloqui con loro. Si tratta di parole che, naturalmente, sono in parte rielaborate dalle stesse sorelle, ma che lasciano intendere come la mistica di Lisieux visse gli ultimi giorni e le ultime ore della sua vita, offerta all'Amore misericordioso e conclusa in una sofferenza che rende Teresa ancora oggi la santa più vicina a coloro che faticano a trovare la propria strada nella fragilità, nel dolore e nelle tenebre della ricerca di Dio. La santa che, per sua stessa volontà, decise di sedere "alla mensa dei peccatori", ci ricorda che tutti possiamo salvarci, perché ciò che ci salva è l'amore.
All'idea del convento da sempre associamo l'immagine della privazione e della mestizia. Questo libro toglie alla cucina dei monasteri quella proverbiale cappa di tristezza e ci illustra una cucina infinitamente più ricca e sfiziosa di quanto pensavamo. Qui scopriremo ricette antiche, in cui i gusti robusti si combinano con una saggezza risalente a molti secoli fa. Da questo connubio nasce una cucina semplice e sana, in cui i piatti mantengono un forte contatto con la natura e diventano una proposta che sfida noi uomini del postmoderno a riscoprire noi stessi e la tradizione dei nostri antenati.
Le lettere, le conferenze e i documenti relativi alle sue opere costituiscono la testimonianza del generarsi del carisma vincenziano della carità. Il piano dell'opera prevede la pubblicazione nella traduzione italiana dei 12 volumi dell'opera omnia pubblicata negli anni 1920-1921 da Pierre Coste.
Con questa pubblicazione portiamo a termine il progetto di offrire ad un ampio pubblico una doppia introduzione alle fonti su Francesco di Assisi: prima i suoi scritti, operazione effettuata nel volume precedente, numero 16 della collana, e adesso le agiografie antiche. Anche in questo caso l'approccio utilizzato dai cinque specialisti può essere qualificato di "alta divulgazione" per offrire chiavi semplici ma efficaci nell'introdurre il lettore nell'ampio e complesso materiale narrativo prodotto nel XIII secolo sulla figura del Santo assisiano.
"Che uomini erano quelli. Riuscirono a salvare l'Europa con la sola forza della fede. Con l'efficacia di una formula semplicissima, ora et labora. Lo fecero nel momento peggiore, negli anni di violenza e anarchia che seguirono la caduta dell'Impero romano, quando le invasioni erano una cosa seria, non una migrazione di diseredati. Ondate violente, spietate, pagane. Unni, Vandali, Visigoti, Longobardi, Slavi e i ferocissimi Ungari. Li cristianizzarono e li resero europei con la sola forza dell'esempio. Salvarono una cultura millenaria, rimisero in ordine un territorio devastato e in preda all'abbandono. Costruirono, con i monasteri, dei formidabili presidi di resistenza alla dissoluzione. Sono i discepoli di Benedetto da Norcia, il santo protettore d'Europa. Li ho cercati nelle loro abbazie, dall'Atlantico fino alle sponde del Danubio. Luoghi più forti delle invasioni e delle guerre. Gli uomini che le abitano vivono secondo una 'regola' più che mai valida oggi, in un momento in cui i seminatori di zizzania cercano di fare a pezzi l'utopia dei loro padri: quelle nere tonache monacali ci dicono che l'Europa è, prima di tutto, uno spazio millenario di migrazioni. Una terra 'lavorata', dove - a differenza dell'Asia o dell'Africa - è quasi impossibile distinguere fra l'opera della natura e quella dell'uomo. Un paradiso che è insensato blindare con reticolati. Da dove se non dall'Appennino, un mondo duro, abituato da millenni a risorgere dopo ogni terremoto, poteva venire questa formidabile spinta alla ricostruzione dell'Europa? Quanto è conscia l'Italia di questa sua centralità se, per la prima volta dopo secoli, lascia in macerie le terre pastorali da dove venne il segno della rinascita di un intero continente? Quanto c'è ancora di autenticamente cristiano in un Occidente travolto dal materialismo? Sapremo risollevarci senza bisogno di altre guerre e catastrofi?" All'urgenza di questi interrogativi Paolo Rumiz cerca una risposta nei fortini dove resistono i valori perduti, in un viaggio che è prima di tutto una navigazione interiore. I guardiani dell'arca costituisce, insieme al canto epico Evropa (che uscirà per Feltrinelli nel 2020 in Italia, e simultaneamente in molti altri paesi europei), un dittico dedicato all'Europa, alle sue origini, al suo futuro.
Suor Maria Costanza Zauli (1886-1954), dopo alcuni anni passati tra le Ancelle del Sacro Cuore, è chiamata dal Signore a fondare una nuova Congregazione dedita all'Adorazione eucaristica perpetua. È colpita da una misteriosa paralisi che la terrà a letto ben 10 anni, guarendo miracolosamente all'inaugurazione del nuovo monastero. L'anno successivo le sue "Ancelle Adoratrici del Santissimo Sacramento" sono riconosciute come Congregazione di diritto diocesano.
Il libro vuole allargare i confini della questione ponendo la domanda sullo stato attuale della formazione catechistica dei presbiteri. Questo testo si presenta, pur senza alcuna pretesa di esaustività, come tentativo di richiamare l'attenzione di quanti hanno a cuore la formazione integrale dei presbiteri e del servizio da essi svolto nella comunità cristiana, su una questione che riteniamo ormai ineludibile per l'effettiva riuscita del servizio catechistico: la formazione dei presbiteri nella catechesi. Dopo aver presentato l'attuale panorama socio-culturale con i conseguenti cambiamenti antropologici che stanno caratterizzando la nostra epoca, si passa ad affrontare frontalmente la questione della formazione catechistica dei presbiteri. La presentazione delle dimensioni della formazione catechistica rappresenta l'orizzonte entro cui la proposta si inserisce. Essa non può essere immaginata unicamente come formazione "intellettuale" che diverrebbe semplicisticamente erudizione o trasmissione di nozioni, forse anche rilevanti, ma poco incisive per il cambiamento di stile del presbitero. Si passa, quindi, benché a grandi linee, ad affrontare il tema della formazione catechistica del presbitero nel mondo digitale, ultima frontiera verso cui orientare l'annuncio del Vangelo. Si giunge così, nell'ultima parte del lavoro, alla descrizione, nelle sue fasi, della proposta formativa laboratoriale, scandendo i vari momenti che la strutturano ed indicando i «luoghi» ove tale proposta può realizzarsi concretamente.
Questo libro vuole mostrare l'attualità, la bellezza, la sfida e la profezia degli Istituti Secolari oggi. Non è una vocazione molto conosciuta o compresa, ma "siete uno dei carismi più antichi e la Chiesa sempre avrà bisogno di voi" (Papa Francesco, 2-2-2022, commemorando il 75° anniversario della sua approvazione). Questa vocazione ha il vigore dei primi cristiani (Lettera a Diogneto), e sarà necessaria, tanto più quanto più secolarizzata sia la società. Essa consiste in una "sfida profetica", difficile e bella: vivere la povertà, la castità e l'obbedienza in un mondo che adora il contrario, per questo è necessaria, difficile e bella, perché è sintesi ed equilibrio, come l'Incarnazione: portare Dio al mondo e il mondo a Dio.
Il libro affronta il tema della leadership nella Chiesa attraverso vari contributi, approfondendo i seguenti temi: il rapporto tra il carisma delle congregazioni religiose e le sfide del presente; l'esercizio della leadership attraverso l'assunzione della vulnerabilità; la cultura della formazione permanente; la leadership nelle esperienze di comunità offerte ai giovani; le peculiarità della leadership nella vita religiosa; la leadership nella vita religiosa femminile; le derive narcisistiche di chi esercita la leadership; un commento alla "Patris Corde" tra psicologia, spiritualità e formazione; la formazione dei leader in contesto interreligioso.
In queste rapide pennellate del Magistero pontificio recente sulla vita consacrata, possiamo già vedere il cammino / missione che la Chiesa assegna alla vita consacrata in generale e alla vita contemplativa in particolare. Un cammino e una missione nella quale la formazione si rivela come elemento chiave, se vogliamo garantire una vita consacrata e contemplativa armoniosa, bella e significativa, evangelicamente parlando, che vive con passione il presente e si apre al futuro con speranza.
L'aver fatto coincidere il termine “spirituale” con il mondo interiore ha portato a credere che lo Spirito Santo operi solo a quel livello, come se l’essere uomo o donna, la corporeità, l’'affettività non avessero alcuna importanza.
Per le donne, in particolare, si ritiene che l’azione dello Spirito svilisca o ridimensioni il valore della femminilità, specie per chi ha scelto la via nella vita consacrata.
Onde evitare di andare a pure teorie e per sfatare molti luoghi comuni, l’Autore si serve di due strumenti tangibili per fare luce su un mistero tanto grande: la Parola di Dio e la Vergine Maria. Li propone come spunti di riflessione a tante donne - sposate o consacrate -, diverse per formazione, storia personale e scelte concrete. Alcune testimonianze riportate nel testo esprimono al vivo questa armonica complementarietà.
Il risultato è un incantevole dialogo tra il mondo maschile e quello femminile, una sinfonia ricca e preziosa per il lettore che vorrà coglierne le note più belle, anche per la propria vita.
La Regola di perfezione del cappuccino Benedetto da Canfield (1562-1611) é indiscutibilmente il capolavoro che diede forma a tutta la mistica del xvi secolo, servendo da manuale per due o tre generazioni di spirituali. L'autore, definito da Henri Bremond «il maestro dei maestri», poco prima della morte curò personalmente l’edizione completa ed esatta, francese e latina, della sua Regle de perfection, le cui prime versioni, incomplete, circolavano già da diversi anni. Il libro propone come unica regola di perfezione cristiana l’obbedienza alla volontà di Dio.
Tale obbedienza presuppone il completo annichilimento della volontà personale, in un totale distacco. In esso si riconosce che tutto quel che accade é volontà di Dio - identificato, fuori da ogni antropomorfismo, con la sua stessa volontà. Obbedendo alla necessita come volontà di Dio, si vive in ogni istante, in ogni situazione, una vita che é insieme contemplativa e attiva, godendo della perfetta unione con Dio e quindi di una piena beatitudine. Fu proprio questo punto, sviluppato nella terza parte dell’opera, a portare alla censura ecclesiastica che, a fine Seicento, colpì tutti gli scritti sospetti di quietismo, o di “perfettismo”, e così scomparve praticamente dalla circolazione.
In un tempo in cui la mistica sta riemergendo in tutto il suo valore, questa prima traduzione italiana ripropone, dopo più di tre secoli di oblio, la Regola di perfezione in primo luogo come capolavoro psicologico, che smaschera l’egoismo delle proprie passioni, comprese quelle inconsce, aiutando cosi a conoscere sé stessi. In secondo, ma non secondario, luogo, il lettore più attento potrà scoprire come dalla conoscenza di sé stessi nasca quella di Dio, e, insieme, la beatitudine.