Il Rapporto di quest'anno è incentrato sul tema: Europa: la fine delle illusioni. I redattori del Rapporto sono convinti che il processo di unificazione economica e politica dell'Europa, così come è stato inteso e attuato finora, sia in fase terminale. E non solo per inconvenienti di percorso, ma anche proprio per il modello culturale di origine: quella del manifesto di Ventotene e quella della Dottrina sociale della Chiesa sono due visioni dell'Europa molto diverse tra loro. In Europa c'è un neo-rinascimento religioso che non accetta l'ideologia europeistica di relegare la religione nell'ambito del privato e del devozionale e tantomeno di indurre irreligiosità. La presenza islamica in Europa è già ora un serio problema politico e lo diventerà ancora di più in futuro, ma le istituzioni europee non pensano ad affrontarlo, illudendosi che una vuota tolleranza possa vincere e convincere tutte le forme di integralismo. L'Unione Europea ha sposato in passato e sposa tuttora il progressismo della neo-borghesia disincantata che col popolo non vuole mischiarsi perché ritiene di avere la missione di condurlo per emanciparlo. Essa esporta individualismo e vuoto esistenziale^ quello stesso cui intende educare i suoi giovani, viste le pressioni sugli Stati membri perché cambino le leggi e l'insegnamento scolastico.
Il cosiddetto lavoro 4.0 è quello della quarta rivoluzione industriale: dopo l'epoca della macchina a vapore, dell'elettricità e del petrolio, del computer, siamo ora in quella dell'intelligenza artificiale, delle nanotecnologie e delle biotecnologie. Queste innovazioni applicate al mondo del lavoro portano con sé problemi e opportunità, che richiedono una riflessione non solo politica e socioeconomica, ma anche antropologica. Il volume affronta il tema del lavoro nel nostro tempo da diversi punti vista: le difficoltà degli ultimi anni, il precariato, le caratteristiche del lavoro 4.0, il ruolo dei sindacati, la riforma del terzo settore, esempi specifici.
Libero, creativo, partecipativo, solidale. Linee di preparazione per la 48ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani (Cagliari, 26-29 ottobre 2017)
La "Populorum progressio" (emanata da Paolo VI nel marzo del 1967) è la determinante enciclica che ha posto con lucida preveggenza la questione dello sviluppo mondiale dei popoli. Pubblicata poco dopo la conclusione del grande Concilio Vaticano II, ne costituì un vero completamento, specie nell'obiettivo di ridefinire il rapporto della Chiesa cattolica con la realtà concreta del mondo in continua transizione. Per la prima volta si riconobbe la soggettualità emergente di interi popoli, il loro diritto al progresso e allo sviluppo come insieme. Intendendo così non solo il diritto all'emancipazione di ciascuna persona, ma anche il suo essere parte di un popolo, e quindi il diritto al benessere di quell'intero popolo. Rileggere l'Enciclica e comprenderne i molteplici e vitali significati può aiutare a individuare criteri culturali e sociali per i grandi temi contemporanei, ma anche politiche e modalità concrete per migliorare la coesistenza pacifica e il benessere di milioni di persone. Con una testimonianza di Giuseppe De Rita.
Viviamo in un tempo in cui la nozione di dono non interpella più solamente la sfera morale, spirituale dell'uomo, ma anche quella sociale, politica, economica. Una nuova prospettiva è ora possibile: il superamento dell'homo oeconomicus mediato dall'avvento dell'homo donans, per cui il profitto non esclude il dono e l'affermazione dei diritti individuali non soffoca la ricerca del bene comune. Oggi non solo in ambito religioso si parla di fraternità come principio socio-economico, basato su quattro valori: libertà, gratuità, relazione, bene comune. La Dottrina sociale della Chiesa sviluppa il suo discorso sulla realtà dell'uomo e del mondo risalendo alle radici antropologiche di tali principi, offrendo una sua lettura dei tempi attuali, incoraggiando uomini e donne di buona volontà a realizzare i cambiamenti necessari alla trasformazione delle ingiustizie sociali ed economiche che affliggono l'umanità. Oggi è sempre più chiaro che si può avere un enorme capitale economico, eppure essere poveri di capitale umano, sociale, ecologico. È pure evidente che abbiamo bisogno di felicità pubblica fatta di relazioni e di reciprocità più che di produttività: la relazione fraterna, anche in economia, mette al primo posto la cooperazione con il suo spirito prevalente sulla competizione. È sempre più chiaro che la somma degli interessi, individuali e nazionali, non corrisponde affatto al bene comune, così come il PIL (prodotto interno lordo) non equivale affatto al BeS (benessere equo solidale), perché il PIL è legato al concetto di efficienza (bene materiale), mentre il BeS a quello di felicità (bene relazionale). Questa verità si va facendo strada anche nella mente dell'uomo comune, nel tempo di maggiore espansione del comportamento consumistico di massa, fortemente legato all'incremento della produttività. Toccato il fondo, l'uomo riscopre oggi il valore economico dell'atto gratuito del dono, che, secondo il principio di reciprocità, non deve rispondere necessariamente alla legge di proporzionalità (come nello scambio): si dona secondo la possibilità; si riceve secondo le necessità. Se noi ci dirigeremo verso una ecologia integrale dell'uomo e della terra, questa sarà la nuova bussola dell'agire umano.
"La laborem erecens" (1981) è l'enciclica che Giovanni Paolo II dedica al tema del lavoro. Scritto insuperato e oggi ancora attualissimo, si pone sulla scia delle grandi riflessioni in particolare di Smith, Hegel, Marx e Weber. L'autore sintetizza la teologia del lavoro di papa Wojtyla, così importante per la formazione e l'ascesa del movimento di Solidarnosc che guida la rivoluzione polacca e dà origine al crollo del blocco sovietico. Il lavoro, categoria fondamentale dell'umano, non è luogo di alienazione ma il modo con il quale l'uomo serve Dio proseguendo la Sua opera creatrice e contribuendo alla costruzione di un mondo migliore e più bello. Con un'intervista a Lech Walesa sulla vicenda polacca e l'esperienza di Solidarnosc.
Il volume offre un corso di Esercizi Spirituali a partire dagli scritti di Santa Teresa di Gesù, la prima donna ad essere riconosciuta Dottore della Chiesa. In occasione dell'anno della vita consacrata e del quinto centenario della nascita della Santa (1515-2015), il testo propone un percorso di riflessione spirituale che coniuga la mistica teresiana con l'ispirazione di fondo degli esercizi ignaziani. L'intento e l'augurio è che quanti rifletteranno, nella preghiera personale, su questi punti di meditazione possano ricavare frutto per la loro crescita nella vita dello spirito.
Il 2014 è stato, per la Dottrina Sociale della Chiesa, un anno ricco di anniversari. Il decimo del Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, il quinto dell'enciclica sociale del Papa emerito Benedetto XVI, Caritas in vertiate, e il primo dell'Esortazione apostolica Evangelii gaudium di Papa Francesco che, con il capitolo quarto, è venuta ad arricchire il magistero sociale pontificio.
Il pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha pensato a questa coincidenza nello scegliere il tema dell'Assemblea plenaria del 2014 (1-3 ottobre). In questa breve pubblicazione, il lettore troverà i testi presentati in quell'occasione.
L'augurio del Pontificio Consiglio è che essi possano contribuire ad un aggiornamento sugli sviluppi del Magistero sociale di questi ultimi anni.
Una nuova traduzione italiana del testo che segna l'apice e l'origine del pensiero sociale della Chiesa. L'opera affronta le questioni del giusto salario, dell'ingordigia della borghesia, dell'erosione della morale causata dal trionfo dell'egoismo rapace, con straordinarie capacità di analisi. In essa non si ferma sul terreno morale ma polemizza con il pensiero liberale e con quello socialista, misurando le insufficienze e le ingiustizie propugnate dai loro programmi politici. La stessa "Rerum novarum", l'enciclica che inaugura la dottrina sociale della Chiesa, attingerà molte delle sue argomentazioni da tale scritto. Tradotto nelle principali lingue, pubblicato in italiano nel 1870, è ora edito in una nuova traduzione, emendata da fraintendimenti linguistici, più disinvolta nei riferimenti ideologici.
C'è un filo rosso che attraversa tutto il magistero di Francesco: il tema della giustizia, che per il papa è l'altro nome dell'amore. "Il bene è contagioso" scrive Bergoglio. "E come il bene tende a comunicarsi, così il male a cui si acconsente, cioè l'ingiustizia, tende a espandere la sua forza nociva e a scardinare silenziosamente le basi di qualsiasi sistema politico e sociale". Per il pontefice argentino, ogni nostra azione ha delle conseguenze e anche il più piccolo frammento d'immoralità annidato nelle strutture della società contiene sempre un potenziale di dissoluzione e di morte. Ma c'è anche un'altra giustizia a cui Francesco non si stanca di fare riferimento: se viviamo secondo la legge "occhio per occhio, dente per dente" non usciremo mai dalla spirale dell'odio. La legge degli uomini non può salvare il mondo. Solo la legge di Gesù, che dall'alto della Croce perdonò i suoi assassini, ci potrà riscattare, imponendo un giudizio di qualità sulla nostra vita terrena nell'orizzonte misterioso dell'amore incondizionato: la misericordia. In questo "vangelo della giustizia" il lettore troverà un itinerario ricco di suggestioni da cui lasciarsi ispirare per orientare i propri desideri, le proprie scelte e il proprio agire quotidiano nel mondo.
I principi dell'insegnamento sociale cristiano e il Credito Cooperativo. Un legame dichiarato nell'articolo 2 dello Statuto tipo delle BCC e, in particolare, nella Carta dei Valori, dove sono presenti i cinque pilastri della Dottrina Sociale della Chiesa: centralità della persona, bene comune, solidarietà, sussidiarietà e partecipazione. Un'analisi in parallelo che vuole rafforzare la formazione e il senso d'identità dei cooperatori di credito affinché continuino ad operare ispirati - come ha scritto nella Caritas in Veritate Benedetto XVI - da quell'"amore intelligente" che "sa trovare anche i modi per operare secondo una previdente e giusta convenienza" a vantaggio delle persone e delle realtà economiche dei territori. Autore del volume è Gigi De Palo, giornalista, scrittore e formatore. Si occupa, in particolare, di dimensione spirituale della leadership.
Il moderno ambientalismo è compatibile con la cristianità? S.E. Mons. Dominique Rey fornisce delle risposte a questa domanda cruciale all'interno delle sue riflessioni teologiche sulla relazione tra Dio, l'uomo e la natura. Lo scopo primario di Mons. Rey non è tanto quello di criticare l'idolatria dell'ecologia laica nei confronti della natura, quanto quello di mostrare ai cattolici e agli altri cristiani un modo di concepire l'ambiente che sia coerente con le Sacre Scritture, la tradizione e l'insegnamento del Magistero. Attingendo alle Scritture, ai pensieri dei Padri della Chiesa e ai recenti insegnamenti magisteriali sulle questioni ecologiche, Mons. Rey sottolinea che, quando perdiamo la corretta comprensione della relazione dell'uomo con Dio e del come questa relazione modelli la comprensione che l'uomo ha di sé, allora viene meno la nostra capacità di pensare coerentemente alle questioni ecologiche.