Il volume raccoglie i messaggi, in lingua italiana e latina, inviati da papa Francesco attraverso Twitter dall'1 gennaio 2017 al 31 dicembre 2017.
Questo libro nasce da un desiderio realizzabile: che ogni parrocchia sia piena di "angeli", cioè di messaggeri capaci di annunciare la Parola di Dio e il servizio della comunità sul territorio nel modo migliore. Un volume di piccolo formato (presenta gli elementi di base, essenziali, per comunicare con efficacia nei vari servizi pastorali), pratico (non contiene trattazioni di teoria della comunicazione, ma solo suggerimenti concreti e "ferri del mestiere" pronti all'uso) e rivolto alla comunicazione pastorale di base, quella "di parrocchia": come parlare in pubblico nelle diverse occasioni (omelia compresa), gestire riunioni e incontri, usare i social media, dare un'identità attraente a gruppi e attività... Queste e molte altre cose sono esposte in modo chiaro e semplice, a disposizione di catechisti, animatori, laici impegnati, diaconi e preti.
«Sto imparando», disse Papa Francesco ai giornalisti poco tempo dopo l’elezione a pontefice, per descrivere il suo apprendistato nei rapporti con la stampa. Che in brevissimo tempo sia diventato un maestro nel padroneggiare la comunicazione in tutte le sue dimensioni — la frase virale, il gesto immediato, l’intervista, il colloquio improvvisato, l’intervento a braccio, il videomessaggio, il silenzio del raccoglimento… — rivela la rapidità e la flessibilità con cui ha colto l’importanza della comunicazione di massa nell’esercizio della sua missione universale. Un segno della grazia di stato, direbbero i teologi…
In questo libro il profilo del “papa giornalista emerge dal racconto di alcuni suoi “colleghi che rileggono e commentano i suoi messaggi sulla comunicazione dal 2014 al 2018.
Seminarista, prete, vescovo, religioso: avere in tasca lo smartphone significa avere con sé uno stile inedito nel pensare e decidere, pregare e celebrare, relazionarsi e incontrarsi, vivere e morire. Essere prete e consacrato al tempo dei social network comporta una nuova capacità di discernere che varca la soglia dell'avere (o no) il profilo social network. Non è questione di sì o di no, ma di un'inedita consapevolezza interiore che matura in un contesto radicalmente e progressivamente carsico. Il testo, suddiviso in otto capitoli, riflette sulle molteplici mutazioni radicali operate dalle dinamiche digitali e dai social network nella formazione iniziale in Seminario e sulla formazione permanente nel presbiterio. Una sezione è dedicata alla rilettura della Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis in tale prospettiva digitale. Ministero, preghiera, servizio, pastorale, parrocchia, oratorio: c'è da prendersi cura del lavoro carsico digitale in atto nella vita interiore del seminarista, del presbitero e del presbiterio (con uno specifica sezione dedicata alle conseguenze penali da conoscere). L'invito a esercitare il discernimento come discernente digitale è una strada praticabile e matura nel tempo attuale della Chiesa.
Bergoglio è il pontefice più calunniato della storia? E - se è così - per quale motivo? C'è un "complotto dietro le accuse che gli vengono scagliate contro, oppure si tratta solo della reazione di chi non sopporta un papa così innovativo? Di bugie sulla figura di papa Francesco ne girano parecchie, suscitano reazioni, ma nessuno finora le ha catalogate e investigate in modo da tracciarne un filo logico, e magari tentare di smascherare i mandanti (tra cui multinazionali, banche, guerrafondai e sacri palazzi) della "macchina del fango". Gli autori hanno raccolto 80 delle principali accuse al Papa, in chiave di controinchiesta punto per punto: i rapporti con le dittature dell'America latina, la massoneria, il Conclave manipolato, le accuse di "eresia", le nomine sbagliate, i rapporti con la Curia, la mediaticità, gli scandali e anche le gaffes... Senza dimenticare che le fake news sul Papa riportano al centro il tema della verità, tanto caro al cristianesimo: se la notizia è il "verbo" contemporaneo, la falsa notizia è la voce del "diavolo". E distinguere menzogna e verità è compito di chi ancora vede nel giornalismo una missione.
Mai come prima il messaggio del Papa per Giornata Mondiale della Comunicazio­ne sociale appare così urgente e aderente alla situazione che sta vivendo la comu­nità umana. L’avvento di Internet e dei media sociali ha “cambiato” il modo di fare informazione e di usare i big-data per il controllo degli utenti della rete. Per di più, la sovrabbondanza delle informazioni ha reso più difficile identificare la qualità delle notizie e spinto verso un confronto in cui sospetto e acredine stimolano il meccanismo del fascino e della accettazione o al contrario del rigetto apriori. Tempestività e istantaneità della pubblicazione hanno inficiato il dovere della ve­rifica soprattutto per chi pubblica, ma anche per chi legge. Il fruitore stesso, lettore o spettatore che sia, si trova a volte di fronte alla sospensione del giudizio sulle informazioni ricevute rischiando di cadere nel paradosso della credibilità: le noti­zie cioè sono valutate incredibili, ma probabili o possibili. In questo clima prolifi­cano le notizie false o menzognere il cui obiettivo è quello di creare distorsione della verità e conseguente disinformazione, e reconditamente di montare il so­spetto, il complotto, la violenza verbale e il conflitto. Perciò l’appello alla “respon­sabilità personale di ciascuno nella comunicazione della verità” appare più che mai opportuno. Solo la veridicità delle notizie può contribuire a un giornalismo di pace, non “buonista”, ma a servizio dell’interesse di tutti poiché genera fiducia e apre “vie di comunione e di pace”.
Quali sono le parole che più di altre aprono imponenti sipari nel mondo della comunicazione? Le Autrici del volumetto ne hanno focalizzate dieci, scegliendole tra le più conosciute, le più problematiche, le più ambivalenti. Le hanno rese un ponte per entrare in modo consapevole e critico nel mondo della comunicazione digitale, per capirne i meccanismi, per scegliere chi essere e come essere in rete, per imparare a costruire "uno stare in rete" sensato, positivo e cristiano.
Le dieci parole scelte sono: social, loggare, spam, share, taggare, cookie, fake, selfie, like, virale. Per ognuna di queste parole le Autrici affrontano quattro prospettive: 1. parola alla parola (definizione del significato proprio del termine); 2. parola della rete (il suo senso nell'uso quotidiano in rete); 3. la parola e la vita (le sfide su cui giocarsi); 4. una Parola di vita (possibili input tratti dalla parola di Dio).
L’importanza degli eventi si può percepire soprattutto oggi, in un’epoca in cui lo sviluppo tecnologico e la diffusione capillare e i social media hanno creato un contesto comunicativo caratterizzato da disintermediazione e coinvolgimento diretto delle persone.
Un contesto sempre più partecipativo e aperto, nel quale si moltiplicano i generatori di notizie e spesso si produce uno scambio di ruoli tra i media tradizionali e i loro pubblici. Intrattenimento, informazione, divertimento e serietà, tempo libero e riflessione, ormai viaggiano insieme. Come dica Papa Francesco, la sfida è quella di “reimbarcare a raccontare, non semplicemente a produrre e consumare informazione” per favorire una nuova “cultura dell’incontro”.
Dalle comunicazioni di massa alla comunicazioni medianti il computer si può tracciare l'evoluzione storica, analizzare gli aspetti tecnologici e valutare l'impatto sociale ricorrendo a discipline specialistiche, ma ai fini di una prima introduzione alla materia risulta utile la descrizione che l'Autore fa delle diverse fasi di sviluppo dei media alla luce del contesto socio-politico e del clima culturale nel quale queste si realizzano. La presentazione in parallelo di dati e accadimenti salienti, nell'arco di tempo che va dalla prima industrializzazione del sistema dell'informazione fino agli inizi degli anni Duemila, vuole favorire la ricostruzione di un quadro d'insieme, propedeutico ad ogni successivo approfondimento.
Messaggio del Santo Padre per la celebrazione della 52° giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali.
Un saggio sul "mondo liquido" del Web, sul tempo della tecnica e del potere strumentale ma anche dell'inevitabile rischio della negazione dell'uomo...
L'opera inaugura la nuova collana Studi, diretta da Robert Cheiab, che raccoglie ricerche e studi su temi di fede, cultura e spiritualità. La rivoluzione digitale ha trascinato l'uomo e le sue relazioni verso il "mondo liquido" del web. I giovani e gli adolescenti sono i primi imbrigliati in questa rete. L'ospite più pericoloso di questa nuova "residenza" è il nichilismo, la negazione dei valori e dell'uomo stesso. Il presente studio analizza questo fenomeno con oggettività ed empatia e propone uno spazio di comunicazione fra i nativi digitali e la Chiesa.
Continua
Singolare è stato il rapporto di Paolo VI con la stampa. Il mondo del giornalismo, in particolare, gli era famigliare, avendolo frequentato e praticato sin da ragazzo. Fondatore di diverse riviste quali "Diocesi di Milano" nel 1960 e "Il Segno" nel 1961, ancora oggi pubblicato. Tanti i discorsi sulla deontologia morale della stampa: al Consiglio Naz. della Stampa Italiana nel 1966; alla Stampa estera nel 1973. Su questa deontologia del giornalista Paolo VI si fermerà anche sul discorso ai giornalisti dell'Associazione della Stampa Estera in Italia, qui proposto, e che fu pro-nunciato il 28 febbraio del 1976, ossia verso la fine del pontificato. «La Chiesa cattolica non è soltanto la cupola di San Pietro e alcune guardie svizzere. Per capire la Chiesa è necessario studiarne la complessi-tà. Noi siamo difficili. Ma voi dovete leggerci. Dovete penetrare questo alfabeto poco noto, così come bi-sogna leggere i geroglifici per capire una piramide egizia". È singolare cogliere, ad oltre quarant'anni di distanza, la corrispondenza di modelli tratti dall'antico Egitto nel linguaggio di due Papi: Paolo VI e Francesco, il quale nel Discorso natalizio alla Curia Romana del 21 dicembre 2017, volle ripetere un'espressione «simpatica e significativa» del De Mérode sul tentativo di pulire la Sfinge d'Egitto con uno spazzolino da denti. Francesco lo diceva per sottolineare «quanta pazienza, dedizione e delicatezza occorrano» per rag-giungere l'obiettivo della riforma della Curia, «istituzione antica, complessa, venerabile, composta da uomini provenienti da diverse culture, lingue e costruzioni mentali». Nonostante la diversità dei di-scorsi e del tema rispettivamente trattato, non sarà tuttavia difficile trovare una sintonia fra questi due Papi nel modo d'intendere la riforma della Chiesa e, in essa, anche della Curia romana.