Nel settembre 1946 una rivista di Buenos Aires in lingua yiddish pubblicava questo libro presentandolo come l'ultimo messaggio scritto da un combattente del ghetto di Varsavia mentre il cerchio della morte si stringeva intorno a lui. Pochi conoscevano allora con precisione la storia della rivolta ebraica a Varsavia e della atroce tragedia che con essa si consumò, ma subito il testo dell'ignoto combattente, che, simile a un nuovo Giobbe, chiama in causa il Signore e il suo silenzio di fronte al trionfo dell'orrore, cominciò una lunga e singolare peregrinazione per il mondo, giungendo in Israele e in Germania. Quando il vero autore si fece vivo presentandosi come ebreo lituano emigrato in Palestina allo scoppio della guerra, iniziarono grandi dispute.
Partendo da uno studio del ruolo metaforico dell'architettura nel giudaismo ellenistico De Luca analizza le principali tematiche filosofiche che emergono dall'immagine del Dio architetto descritto da Filone. Prefazione David T. Runia.
Documento della Commissione per i Rapporti Religiosi con l'Ebraismo.
"Per l'ebreo che vede nell'al di qua il luogo della creazione, della giustizia e della salvezza divina, Dio è in modo eminente il signore della storia e quindi "Auschwitz", per il credente, rimette in questione il concetto stesso di Dio che la tradizione ha tramandato. Auschwitz rappresenta quindi per l'esperienza ebraica della storia una realtà assolutamente nuova e inedita, che non può essere compresa e pensata con le categorie teologiche tradizionali. Quindi chi non intende rinunciare sic et simpliciter al concetto di Dio (e il filosofo può legittimamente rivendicare il diritto a non rinunciarvi), deve pensare questo concetto in modo del tutto nuovo e cercare una nuova risposta all'antico interrogativo di Giobbe. Ove decidesse di farlo, dovrebbe anche lasciar cadere l'antica concezione di Dio signore della storia: perciò, quale Dio ha permesso che ciò accadesse?"
L’enigma di
Abramo Colorni:
inventore e chiromante,
uomo di scienza e
maestro di evasioni.
Dopo il successo di Pasque di sangue,
il secondo capitolo di una nuova Storia ebraica,
vissuta e raccontata fuori dal ghetto.
Alchimista, inventore, ingegnere bellico e creatore di mirabolanti macchine sceniche. Tutto ciò - e molto altro - era Abramo Colorni, ebreo mantovano conteso con la forza dalle signorie di mezza Europa per il suo poliedrico talento. E fu proprio a causa delle sue innumerevoli qualità che questo dotto prestato all’esoterismo finì nel bel mezzo di una vera e propria faida nobiliare: un’intricata vicenda di manoscritti cifrati, polveri da sparo e morti misteriose. Nello scenario di un Rinascimento che voleva le comunità ebraiche confinate nei ghetti e costrette a severe restrizioni, uomini d’ingegno come Colorni sfuggivano a ogni limitazione ingraziandosi i signori locali e prestando servizio presso le più rinomate corti d’Europa. In alcuni casi grazie al loro proverbiale senso per gli affari, in altri per merito delle loro raffinatissime conoscenze scientifiche. Se nell’immaginario comune la Storia degli ebrei si limita a una sequenza ininterrotta di persecuzioni e genocidi, di segregazioni e nomadismo forzato, esperienze come quelle di Colorni dimostrano come questo popolo, nonostante una terribile tradizione di ingiustizie subite, sia stato capace di legarsi inestricabilmente allo sviluppo economico e culturale del Vecchio Continente e del Nuovo Mondo. Con Il prestigiatore di Dio, Ariel Toaff segna un nuovo passo nel recupero di una Storia nascosta, restituendoci la biografia perduta di Abramo Colorni: un ebreo che visse per la scienza e mori da rinnegato.
Il volume si concentra sugli scritti “apocalittici” prodotti tra giudaismo del secondo Tempio e protocristianesimo. L’intenzione è quella di valorizzare l’elemento “visionario” che accomuna questi scritti al più ampio filone dei resoconti visionari diffusi nelle culture del Mediterraneo antico, mostrando soprattutto le relazioni tra esperienze religiose e processi di “messa per iscritto” che hanno favorito la trasmissione di questi testi in reti di comunicazione sulla lunga durata.
Quale Dio è ipotizzabile per cercare di dare una ragione ad Auschwitz-Shoah? Domanda che percorre la storia dell’umanità, come percorre tutta la letteratura biblica e tutta la riflessione secolare dei credenti, sia ebrei che cristiani. Domanda portata all’esasperazione dalla Shoah, fino a condurre alla cesura nel e del linguaggio di fronte all’inesprimibile e all’assurdo: l’uomo è impotente di fronte all’incomprensibilità del mistero di Dio. Il linguaggio dell’autrice del saggio è quello della ricercatrice: sobrio e curato, sia nella presentazione delle tesi degli autori esaminati, sia nella loro valutazione dal punto di vista teologico; eppure partecipe ed empatico e sempre attento a lasciare aperte le domande di senso, che rimangono sempre più ampie di qualsiasi risposta.
Destinatari
Studenti e studiosi di teologia e di storia.
Autore
MONICA DAL MASO è laureata in Lettere moderne a Trento e ha conseguito il Magistero in Scienze Religiose presso lo Studio Teologico di Monte Berico a Vicenza e un Master in Orientamento scolastico e professionale presso l’università di Padova. Attualmente insegna materie letterarie nel Liceo classico A. Pigafetta di Vicenza.