Cos'è la sapienza, se non l'esperienza conoscitiva con la quale della verità si assapora la bontà! La mente infatti giunge alla vera conoscenza non quando "com -prende" ma quando, dopo aver a lungo cercato, è quietata nel cuore mediante un'esperienza saporosa della verità. Ed è per questo che nella dimensione cristiana la verità è Cristo stesso: Egli è la Parola fatta carne, con la quale Dio ha detto tutto se stesso per offrire all'uomo la possibilità di toccare con i sensi spirituali dunque assaporare con il cuore la bontà del suo amore, definitiva verità del suo mistero divino. Sono questi i termini impiegati da Bonaventura nell'utilizzo della sapienza quale categoria fondamentale della sua teologia e antropologia. In essa egli trova il punto di arrivo di un itinerario in cui la mente il cuore, l'intelligenza e l'affetto, la ragione e la fede giungano progressivamente e ordinatamente alla verità di Dio per goderne la bontà. Per celebrare la memoria del dottore francescano nel 750° della sua morte si è voluto allora riunire insieme alcuni degli studi che Pietro Maranesi ha dedicato negli anni alla figura di Bonaventura sicuri di offrire testi ancora validi per conoscere e apprezzare il ricco e appassionato pensiero sapienziale del maestro teologo e ministro francescano di Bagnoregio.
Il volume percorre con agilità le tematiche sempre attuali del corpo, della sessualità e dell'amore, cercando di rendere fruibile un Agostino per certi versi nuovo o almeno ripensato. Un uomo del suo tempo, che si pone come ricercatore del senso dell'amore, della sessualità e della vita, anche con significativi ripensamenti nel corso del suo cammino. Così, scorrendo le pagine di un antico autore che fonda tutta la nostra cultura, siamo indotti a porci in ricerca, a uscire dalla visione di un Agostino "preconfezionato" e offerto in versione standardizzata come nemico di ogni dimensione affettiva, cercando piuttosto nuove risposte per l'uomo di sempre e nuovi linguaggi colmi di senso e di interrogazione per l'uomo in cammino nella storia e nella cultura.
Nella grande fioritura di commenti e cicli di predicazione dedicati all'Apostolo composti tra IV e V secolo in Oriente (Eusebio di Emesa, Teodoro di Eraclea, Didimo, Diodoro, Apollinare, Teodoro di Mopsuestia, Crisostomo, Teodoreto) come in Occidente (Mario Vittorino, Ambrosiaster, Agostino, Anonimo di Budapest, Pelagio, Giuliano di Eclano), i quattro commentari paolini di Girolamo - di cui qui si pubblicano i primi due - rappresentano uno dei primi tentativi originali di trasmettere ai lettori latini le ricchezze dell'esegesi in lingua greca, inserendosi al contempo con una voce originale in tale corrente. Essi sono anche testimonianza dell'origenismo di Girolamo, il quale - non senza una sua personale impronta - si ispirò al lascito del grande Alessandrino per il proprio metodo di riscontro del testo biblico sull'originale ebraico, insieme ai procedimenti dell'esegesi letterale e spirituale. La presente rappresenta la prima traduzione integrale in italiano di tutti e quattro i Commenti ad opera di un unico curatore.
Questo volume raccoglie gli atti di una tavola rotonda che ha avviato una riflessione feconda sulla figura di San Tommaso; presentandosi con un pensiero vivo e fecondo, capace di aprirsi al confronto con chiunque sulla base di principi e di un rigore logico che non temono di perdersi..., egli rimane il campione di un pensiero vivo e inesauribile.
Lo studio delle fonti antiche non può essere solo un'attività archeologica che dissotterra un passato esanime; è piuttosto la risalita alla sorgiva della vita della Chiesa, laddove si può rinfrancare anche la Chiesa contemporanea. Le oltre trecento lettere dell'epistolario agostiniano raccontano un vissuto di relazioni, consultazioni, dibattiti; raccontano "in presa diretta" l'attività del più grande vescovo di Ippona e, nello stesso tempo, la vitalità delle Chiese d'Africa nei primi tre decenni del V secolo. Da questo racconto emergono osservazioni sapienziali che possono attraversare i secoli e trasformare le epistulae antiche in una sorta di "post" che interpellano anche il cristiano di oggi. Si tratta di riflessioni ispirate da lettere antiche che hanno attraversato i secoli per parlare anche agli uomini del ventunesimo secolo.
Con gli "Stromati" Clemente affronta diversi temi teologici, incentrati sulla figura del perfetto cristiano. Nei primi due Libri l'autore valorizza la filosofia pagana, considerata propedeutica alla fede: se nelle intuizioni filosofiche dei Greci c’è stata come una sorta di furto del pensiero biblico come alcuni sostenevano, la Provvidenza, tesa alla salvezza di ogni uomo, ne ha tratto un esito molto positivo per tutti. Il terzo e quarto Libro hanno argomenti più specifici. Il terzo affronta il tema della sessualità umana e della scelta fra verginità e matrimonio: Clemente valorizza ogni aspetto della volontà del Creatore, quindi anche la finalità della differenza sessuale, opponendosi sia agli edonisti sia agli encratiti che disprezzano il corpo. Il quarto libro è dedicato alla testimonianza e al martirio, che non va ricercato, ma accolto per amore.
Il "Trattato contro i donatisti" di Ottato è un'opera - redatta, a più riprese, tra 365 e 392 - di raro valore documentario, in sette libri che ricostruisce le origini della disputa tra cattolici e donatisti e definisce il profilo ecclesiologico della vera Chiesa a partire dall'integrità della sua vita sacramentale, secondo il principio del nesso lex orandi - lex credendi: ciò che la liturgia custodisce è la norma della fede. Per la prima volta edito in Italia corredato delle Appendici ottaziane, vero scrigno di documenti dell'epoca. Sono l'antichità e il prestigio della liturgia, la sua condivisione tra le parti in contesa e la sua diffusa conoscenza tra i fedeli a fondare la forza di un'argomentazione condotta in base ad essa, stabilendo un "ponte" tra chi scrive e il suo pubblico.
«Il Vangelo di Giovanni, una piscina in cui i principianti nuotano e un oceano in cui gli esperti annegano, ha affascinato a lungo e continua ad attirare sia i lettori pii sia gli studiosi», dice Attridge nella prefazione al libro. A partire dal versetto di Gv 17,21, Valentina Marchetto studia ed esplora accuratamente le diverse affermazioni giovannee sull'unità guidandoci attraverso le complessità del testo, ma anche fra i diversi commenti dei lettori nei primi cinque secoli. Tra questi i padri della chiesa che, da Origene ad Agostino, citano o interpretano il testo evangelico, con sfumature che riflettono le controversie teologiche del loro tempo. Dall'Alessandria origeniana all'Africa ciprinianea, passando per l'aspra diatriba fra Girolamo e Gioviniano e per le battaglie dottrinali del IV secolo, si tocca con mano il peso e la valenza di un versetto che sta al cuore della speranza cristiana di unità.
Viene qui considerato il monachesimo nel suo aspetto storico, nelle sue motivazioni spirituali, nella sua ispirazione più profonda per comprenderne il senso e il valore... Il contemptus mundi di cui danno prova i martiri nella loro rinuncia ai beni terreni e nella loro testimonianza di fede fino all'eroica oblazione di sé, diventa per i monaci l'esempio vivo che ispira la loro esistenza. L'insieme di tutte queste componenti ha permesso la creazione di uno stile di vita, che è riuscito a sfidare i secoli e ancora oggi attrae uomini e donne di tutto il mondo e costituisce il richiamo sempre più pressante e urgente a lasciare le pastoie della vita materiale...
La saggezza senza tempo della Regola di Benedetto da Norcia, un classico della letteratura religiosa, è messa in risalto dal commento penetrante di una rinomata mistica e studiosa benedettina. Nella sua originale introduzione alla Regola, l'autrice afferma coraggiosamente che il testo di Benedetto del sesto secolo, dopo millecinquecento anni, riesce a toccare direttamente le questioni che oggi stanno di fronte alla comunità umana: l'amministrazione dei beni, la conversione, la comunicazione, la riflessione, la contemplazione, l'umiltà e l'uguaglianza. Seguendo la Regola originale di Benedetto paragrafo per paragrafo, il libro espande i suoi principi nel più ampio contesto della vita spirituale nel mondo contemporaneo e rende le sue istruzioni, che a una lettura superficiale potrebbero suonare arcaiche, fresche e significative per le donne e gli uomini di oggi. Così questo libro si rivela una risorsa preziosa per la contemplazione personale o comunitaria. Prefazione di Laurence Freeman.
Il tema del desiderio ha assunto oggi un ruolo importante per la comprensione dell'uomo; ma anche per i pensatori medievali il desiderio costituiva un elemento centrale nella definizione dell'umano, sebbene le categorie utilizzate possano sembrare molto distanti dalle nostre. Questo libro percorre la produzione teologica di Bonaventura da Bagnoregio (T 1274) per mostrare il ruolo importante del desiderio nella visione antropologica del dottore serafico. La spiritualità e il pensiero francescani, infatti, sono sin dall'origine orientati a sottolineare il versante affettivo dell'interiorità, cogliendo il desiderio e l'amore come tratti distintivi della nostra natura fatta a immagine e somiglianza del creatore e redentore.
Nei primi secoli del cristianesimo, la preghiera era spesso definita come un incontro con Dio, di cui serbare e alimentare il ricordo. I Padri della Chiesa, attraverso i loro scritti, testimoniano e insegnano che si tratta di un incontro sempre possibile e offrono consigli per riconoscere la preghiera come parte della vita. La preghiera è soprattutto da sperimentare ed effettivamente i Padri ne hanno spesso scritto trasmettendo la loro esperienza senza concedere troppo spazio alle riflessioni astratte, anche se queste non sono del tutto mancate. Questo testo cerca di interpellarci nella ricerca di spiritualità e di ravvivare la nostalgia dell'incontro con Dio, attraverso numerose citazioni patristiche tratte da vari tipi di opere: lettere, trattati, omelie, biografie, regole e anche apoftegmi, cioè i detti e i fatti delle Madri e dei Padri del deserto. «Beati coloro che provano la nostalgia dell'incontro con Dio, perché continueranno a cercarlo ogni giorno».