Georges Simenon ha sempre affermato che tra le inchieste di Maigret e i romanzi cosiddetti «duri» c'era una netta differenza: se le prime le scriveva fischiettando, per rilassarsi, i secondi gli costavano una gran fatica, fisica e mentale. Allo stesso modo, se le inchieste dell'Agenzia O e quelle ... del dottor Jean (composte alla fine degli anni Trenta) ci hanno fatto scoprire un Simenon leggero, ironico, persino gioviale, i racconti degli anni Quaranta e Cinquanta sono paragonabili, per argomenti e atmosfere, ai romanzi duri. Il denaro, per esempio (che anche nella vita di Simenon ha sempre avuto un ruolo perlomeno ambiguo), è un nodo centrale di parecchi di quelli riuniti in questo volume: come strumento per sottrarsi alla grettezza della vita quotidiana, o come invalicabile frontiera tra le classi sociali. Analogamente, incontriamo qui alcune figure femminili che potremmo definire archetipiche: la madre castratrice e tirannica, la moglie bisbetica e lamentosa, la prostituta accogliente. Scritti in Vandea nel 1940, questi dieci racconti sono apparsi tra la fine di quell'anno e i primi mesi del seguente sul settimanale « Gringoire » (tranne uno, Les cent mille francs de « P'tite Madame », uscito sulla rivista femminile « Notre Coeur »).
La struggente storia d'amore fra un gentiluomo francese e una ragazza procidana che l'autore conosce durante il suo primo soggiorno napoletano, nel 1811. Lamartine ha ventun anni e resta colpito dalla bellezza del golfo di Napoli e in particolare dell'isola di Procida. Il libro è anche un'accorata ... rievocazione del tempo della giovinezza. Lamartine parla di sé, delle sue giovanili passioni politiche e letterarie, delle finalità dell'arte romantica, e nello stesso tempo descrive luoghi e situazioni legate alla vita dei pescatori. Ne ammira la semplicità, e s'innamora di una giovane fanciulla dagli occhi neri e dalle lunghe trecce: Graziella. Lei, figlia di pescatori, corrisponde quel tenero amore che ben presto viene interrotto dalla partenza improvvisa di lui per la Francia. Alphonse lascia la sua amata con una promessa: tornerà presto, ma non mantiene la promessa e lei, nella vana attesa, si ammala. Prima di morire, la giovane spedisce al suo amato una lettera contenente una treccia dei suoi capelli. Alphonse conserverà per tutta la vita quella lettera e quella treccia, insieme al ricordo di quell'amore che non riuscirà più a trovare in nessun'altra donna. Da Graziella sono stati tratti diversi film e uno sceneggiato televisivo, nel 1961, con, fra gli altri, Corrado Pani e Luca Ronconi. Il libro è anche stato oggetto di diversi adattamenti teatrali e musicali. Moltissime le edizioni italiane. Prefazione 'La vita e le opere' e apparati a cura di Caterina D'Agostino.
"La piccola conformista" è un romanzo quasi completamente affidato alla voce di un personaggio. Basta sfogliare qualche pagina, leggere le prime righe, ed eccola lì l'eroina della storia, Esther Dahan. Comica, senza freni inibitori, tagliente, forse indimenticabile. Esther è una bambina intimamente ... conservatrice, si autodefinisce «di destra» e si è trovata a crescere in una famiglia di sinistra negli anni Settanta a Marsiglia. Da irriducibile reazionaria sogna l'ordine, il rispetto delle regole, i «vestitini blu» delle brave ragazze cattoliche, desidera una vita inquadrata dalla normalità. In casa sua, a parte lei, tutti sono eccentrici, girano nudi, si lanciano piatti quando litigano, rifuggono regole e comportamenti conformisti, perbenisti, benpensanti. La madre, atea, anticapitalista e sessantottina, lavora come segretaria al municipio. Il padre è un ebreo francese nato in Algeria, ed esorcizza l'ansia di un prossimo olocausto stilando liste maniacali di compiti da svolgere. Si aggiungono poi un fratello minore iperattivo e i nonni paterni, che vivono nel ricordo nostalgico del glorioso passato nell'Algeria francese e trascorrono le giornate giocando alla roulette con i ceci, che serviranno poi a cucinare il cuscus domenicale. L'esistenza di Esther subisce una svolta quando i genitori, imprigionati nelle loro contraddizioni, decidono inspiegabilmente di mandarla in pasto al nemico, ossia in una scuola cattolica nel quartiere più borghese di tutta Marsiglia. Esther trova forse il suo paradiso personale, osserva e riflette sullo stile di vita dei genitori, dei nonni, delle compagne così diverse da lei, fin quando un segreto custodito a lungo metterà tutto in discussione. La comicità può raccontare anche gli aspetti più oscuri degli individui, l'ironia e la lucidità possono sondare il mistero della felicità e del dolore. In questo romanzo il desiderio di voler essere come tutti gli altri fa esplodere ogni logica parentale e ogni lessico familiare, e la quotidiana follia e normalità di una famiglia diventano lo strumento di un'appassionata ricerca di vita e di verità, con un sorriso a rischiarare il buio.
Il signor Clergerie, «nato per una carriera e non per una vita», ha lasciato temporaneamente Parigi per trascorrere l'estate nella regione dell'Artois, da dove intende tessere la sua tela e guadagnare un seggio all'Accademia. Lo accompagna l'anziana madre, che sembra aver perso la ragione e ... si muove per la grande casa e i suoi giardini, mentre la figlia, Chantal, semplice, pura e allegra, ha raggiunto ormai l'età per scegliere cosa fare della sua vita. O almeno, sostiene il padre, così dovrebbe. Ma la ragazza, pur radiosa, è un'anima ben più complessa di quanto appaia; Georges Bernanos è un maestro nel delineare con profondità e potenza come in Chantal si mescolino e combattano con furore gioia e sofferenza, in un'anima inquieta aperta alle esperienze spirituali più profonde e inesplicabili.
Il cadavere dello storico francese Paul Déméter è stato rinvenuto sull'Isola di Patmos, non lontano dalla grotta che la tradizione indica come quella in cui l'evangelista Giovanni ebbe le visioni da cui trasse il libro dell'Apocalisse, il più inquietante e misterioso scritto del Nuovo Testamento. ... Il commissario della polizia parigina Di Pasquale riceve l'incarico di guidare le indagini riguardanti l'omicidio del suo conterraneo. La sua ricerca dell' assassino lo condurrà su strade inattese e sconvolgenti, in cui si intrecciano i grandi temi della violenza dell'uomo contro l'uomo e dell'eterna e inesauribile ricerca di Dio.
Ogni mattina, da tutte le case prospicienti la spiaggia denominata, quasi fosse un presagio, Le Coup de Vague (alla lettera: «il colpo d'onda»), avanzano, nella melma e nei banchi di sabbia lasciati dall'oceano che via via si ritira, i carretti dei mitilicoltori che vanno a raccogliere ostriche ... e cozze. Tra loro, Jean e sua zia Hortense, «coriacea, granitica, solida», quasi fosse «fatta anche lei di calcare». È Hortense, insieme alla sorella Émilie, con la sua «faccia da suora», a mandare avanti la casa e l'azienda. E dalle zie Jean si lascia passivamente coccolare e tiranneggiare: gli va bene così, ha una motocicletta nuova, le partite a biliardo con gli amici e tutte le donne che vuole, perché è un pezzo di marcantonio, con i capelli neri e gli occhi azzurri. Quando però la ragazza che frequenta da alcuni mesi gli annuncia di essere incinta, la monotona serenità della loro vita viene travolta da qualcosa che assomiglia proprio a un'ondata, improvvisa, violenta. A sistemare la faccenda ci pensa, naturalmente, zia Hortense: basta conoscere il medico giusto, e pagare. Ma qualcosa va storto, e Jean è costretto a sposarla, quella Marthe pallida, spenta e sempre più malata, di cui le zie si prendono cura con zelo occhiuto e soffocante... Rari sono gli scrittori capaci, come Simenon, di portare alla luce, sotto la corteccia della rispettabilità piccolo-borghese, un verminaio di menzogne e di rancori, di ricatti e di ferocie.
"Qui sei benvenuta. Qui sarai protetta. Qui troverai molto più di ciò che cercavi". È il coraggio a spingere la giovane Blanche a voltare le spalle a una vita di agi per lanciarsi nella più logorante delle battaglie: quella contro la povertà, la fame e l'umiliazione. A sette anni dalla fine ... della Grande Guerra, Parigi è ancora in ginocchio. Eppure Blanche si rende conto che alla metà dei bisognosi è negato ogni aiuto: tutti gli sforzi, infatti, sono rivolti agli uomini; nessuno tende la mano alle donne che ogni giorno mendicano agli angoli delle strade, si privano del cibo per sfamare i propri bambini e dormono all'addiaccio per sfuggire ai mariti violenti. Per Blanche, quella è un'ingiustizia intollerabile. E, quando viene a sapere che in rue de Charonne è in vendita un intero palazzo, combatterà fino all'ultimo per regalare un luogo sicuro a tutte le donne in difficoltà... È la disperazione a portare Solène al Palazzo delle Donne. Avvocato di successo, Solène è crollata il giorno in cui un suo cliente si è gettato dalla finestra del tribunale. Come parte della terapia, lo psicologo le ha suggerito il volontariato, così lei ha scelto di aiutare le donne che hanno trovato rifugio tra le mura di quel grande edificio in rue de Charonne. Qui, entra in contatto con un mondo lontanissimo da lei, fatto di miseria, di sfruttamento, di perdita. Ma anche di condivisione, di resilienza e di riscatto. A poco a poco, Solène capisce di non essere tanto diversa dalle ospiti del Palazzo: come lei, pure loro sono state sconfitte dalla vita. Però non si arrendono e continuano a lottare per un futuro migliore, traendo forza l'una dall'altra, come legate da un filo invisibile di solidarietà e comprensione. E sarà proprio quel filo ad avvolgere anche il cuore di Solène e a cambiare per sempre la sua esistenza.
È un'Europa che sonnecchia sotto la neve, ma «scossa da bruschi e terrificanti sussulti», quella dei primi mesi del 1933. Un'Europa malata, tanto che il medico, mentre la ausculta e le fa dire «33», ha un'aria preoccupata. Non è un medico, Simenon, non ha rimedi da prescrivere, ma ha il fiuto, ... la curiosità e la cocciutaggine del reporter di razza. E non esita ad attraversarla, questa Europa, dal Belgio a Istanbul, spingendosi fino a Batum e concentrando la sua attenzione soprattutto sui «popoli che hanno fame»: quelli dell'ex impero zarista. Risoluto a ignorare le «cartoline illustrate», Simenon ci offre, sul continente negli anni tra le due guerre, una testimonianza preziosa, fatta di immagini, episodi, annotazioni, dialoghi, scenari (alcuni dei quali torneranno, trasfigurati, nella sua narrativa). E non meno preziose sono le fotografie che scatta in viaggio, e che accompagnano il volume: perché ancora una volta, nelle stradine ghiacciate di Vilnius come nelle desolate campagne della Polonia, nella Berlino che assiste all'incendio del Reichstag come nel sordido dormitorio dei poveri di Varsavia, nello studio di Trockij sull'isola di Prinkipo come nel miserabile mercato di Odessa (e perfino negli alberghi di lusso delle grandi capitali europee, popolati di sagaci portieri, stravaganti banchieri, ricche dame annoiate e nevrasteniche, truffatori e avventuriere di alto bordo), quello che interessa a Simenon è stanare l'«uomo nudo», e mostrarcelo, come farà poi nei suoi romanzi, con compassione infinita e senza mai emettere giudizi. Con una Nota di Matteo Codignola.
Descrizione
Che cosa può nascere dall’incontro casuale tra un venditore ambulante di cimici di gomma e statuine irriverenti con un borseggiatore alcolista che spaccia libri religiosi per raccolte umoristiche e romanzi d’avventura? Le otto storie raccolte in questo libro, mai pubblicate ... prima d’ora in Italia, narrano vicende semplici o bizzarre in cui i protagonisti appaiono di volta in volta tragici, buffi o entrambe le cose. È l’effetto di una scrittura contrassegnata da una sottile vena ironica, raffinata e tagliente, capace di virare, di volta in volta, verso la malinconia, il grottesco o il paradosso.
Sommario
Vita breve di un raffinato scrittore, Giorgio Leonardi. 1. Bibliografia di orientamento. 2. Il mio amico profeta. 3. I marinai della belle-julie. 4. Il pianoforte verticale. 5. La city of benares. 6. Procellarie. 7. Il temporale. 8. Colloquio con il diavolo. 9. La morte di Sancho.
Note sull'autore
Jean de La Ville de Mirmont (1886-1914), nato a Bordeaux in una famiglia borghese di fede protestante, all’età di 22 anni si trasferisce a Parigi, dove ritrova l’amico d’infanzia François Mauriac e ottiene un impiego alla Prefettura della Senna, che gli ispirerà il romanzo Le domeniche di Jean Dézert. Allo scoppio della prima guerra mondiale si arruola volontario nell’esercito e muore nel corso di una banale operazione militare pochi giorni prima di compiere 28 anni.
La piccola Gabri vive in una quotidianità caotica e priva di affetto, girovagando per le strade di Parigi con la sorellina Michette e nutrendo un sotterraneo rancore per la madre Francine, animo volubile e civettuolo, completamente concentrato su di sé e i propri amanti. Quando, però, la sorte ... colpisce Gabri con un'inaspettata fortuna e, al tempo stesso, la più grande delle tragedie, la sua vita viene del tutto sconvolta: da bambina scostante e riservata, si trasforma in una ragazza affascinante e piena di vita. Poco alla volta, la giovane si prenderà le sue piccole rivincite sino ad arrivare alla partita finale con la nemica di sempre. Pubblicato a Parigi nel 1928, La nemica si configura come un'aspra caricatura dell'infanzia della scrittrice e del rapporto con la madre Fanny, un intreccio di vendetta e cupe passioni che si incontreranno in molti romanzi successivi, da Jézabel a Il vino della solitudine.
Irène Némirovsky (1903-1942)
Nata a Kiev nella famiglia di un ricco banchiere ebreo, trascorre un'infanzia agiata e solitaria a San Pietroburgo, prima di trasferirsi, con la Rivoluzione d'Ottobre, in Finlandia e, poi, in Francia A Parigi si laurea in lettere alla Sorbona e si dedica completamente alla scrittura, componendo tutte le sue opere in francese. Nel 1926 sposa l'ingegnere ebreo russo Michel Epstein, mentre al 1929 risale il suo primo romanzo di successo, David Golder. Benché la su attività di scrittrice fosse ampiamente apprezzata e riconosciuta, la Némirovsky non ottiene mai la cittadinanza francese e alla fine degli anni '30 si avvicina alla fede cattolica. Vittima delle leggi razziali insieme al marito, non riesce più a pubblicare se non sotto pseudonimo. Mentre si trova con la famiglia a Issy-l'Eveque, viene arrestata e deportata ad Auschwitz, dove viene uccisa il 17 agosto 1942; la stessa sorte spetta a Michel Epstein qualche mese dopo. Le figlie Denise ed Elisabeth riescono a salvarsi e a portare con sé una valigia piena di documenti e manoscritti della madre: solo decenni dopo Denise si ritrova tra le mani i primi due volumi di un capolavoro incompiuto, Suite francese.
L'Avaro è una commedia in cinque atti, rappresentata per la prima volta il 9 settembre 1668 al Palais-Royal con Molière nel ruolo di Harpagon e Armande Béjart in quello di Mariane, che si ispira all'Aulularia di Plauto. All'inizio non ebbe molto successo, forse per l'insolito uso della prosa ... in una commedia lunga o per il trionfo pressoché insuperabile dell'opera di Molière Il Tartuffo. In tutta la commedia l'ilarità quasi amara, perché l'avarizia vince su tutti i sentimenti: sull'amore filiale, sull'amore paterno e sull'amore romantico. Divertenti sono i dialoghi in cui l'essere avaro è presentato come il sintomo di una malattia. Nonostante l'evoluzione dell'intrigo della pièce, il vizio non viene mai corretto e l'avarizia trionfa fino all'ultima pagina.
Molière (1622-1673), pseudonimo di Jean-Baptiste Poquelin, nasce a Parigi nel gennaio del 1622 e cresce in un ambiente di ricchi commercianti e artigiani. Studia presso il gesuita Collège de Clermont e si laurea in diritto, ma comincia ben presto a frequentare gli ambienti teatrali e l'attrice ventiduenne Madeleine Béjart. Insieme alla donna, Joseph e Geneviève Béjart fonda la "Compagnie de l'Illustre Théatre" che però, ricoperta di debiti, porta l'uomo in prigione e viene sciolta nel 1645. Molière si unisce poi, insieme ai Béjart, alla compagnia teatrale itinerante dei "Comédiens du seigneur due d'Epernon" di Charles Dufresne e nel 1646 lascia Parigi viaggiando per tredici anni. Al suo ritorno è un uomo di teatro a tutto tondo (attore, direttore, autore) e a Lione ha inoltre scoperto la Commedia dell'Arte, a cui si ispira per le sue farse, apprezzate in particolare modo dal re Luigi XIV. Tra le opere di maggiore successo, oltre L'Avaro (1668), ricordiamo La scuola delle mogli (1622), Il Tartuffo o l'impostore (1664), Don Giovanni (1665), Il misantropo (1666) e Il malato immaginario (1673).
"Con quello che indossate dalla testa ai piedi ci si potrebbe vivere di rendita. Ve l'ho detto cento volte, figliolo, il vostro modo di fare non mi piace: vi date arie da principe e per andar vestito così dovete per forza derubarmi".
«Se Chincholle non fosse stato girato di spalle, intento ad armeggiare con la serratura di ferro battuto di un vecchio cassettone, avrebbero visto che piangeva. E forse per un istante gli balenò l'idea di gettarsi in ginocchio e confessare: «"La verità è che c'è un cadavere nella dispensa. Non ... so chi sia. Però mi pare di aver riconosciuto la barba del precedente inquilino... Non era olandese, lui, era ungherese... Aveva una bella moglie... Ha affittato la villa per tre mesi, ma sei settimane dopo ho ricevuto una lettera di disdetta da Roma". «E ora che sarebbe successo? La polizia! E articoli di cronaca sulla storia del cadavere nella dispensa! Nessuno avrebbe più voluto affittare la villa del delitto!».