Il libro dei Salmi conserva il tesoro della lirica religiosa di Israele, 150 canti che venivano accompagnati da arpe, flauti, cembali, trombe e tamburi. Il Salterio era destinato all'uso liturgico e veniva utilizzato durante le celebrazioni che si svolgevano nel tempio o nelle sinagoghe come complemento alla lettura della Legge e dei Profeti. Le celebrazioni di feste familiari o pubbliche, i giorni di lutto privato o nazionale, i pellegrinaggi e molte altre circostanze hanno ispirato canti diversi con particolari caratteristiche.
E nei cinque libri di cui si compone il Salterio sono stati raccolti, senza distinzione, testi di vario genere, che si possono raggruppare in canti di lode e acclamazione, di supplica e di azione di grazie, regali e di meditazione ed esortazione.
Nuova edizione rivista e aggiornata dell'"Introduzione" all'Antico Testamento. È la prosecuzione del testo di Gianni Cappelletto "In cammino con Israele" dedicato all'introduzione generale alla Sacra Scrittura, al Pentateuco e ai libri storici. Il volume vuole aiutare a superare le difficoltà che si incontrano affrontando i libri profetici e sapienziali. Per i profeti ci si sofferma su Amos, Osea, Isaia, Geremia, Ezechiele e il Deuteroisaia, gli apocalittici e in particolare Daniele. Per i libri sapienziali l'attenzione si concentra su pagine scelte e aspetti caratteristici dei principali libri, da Giobbe a Qohelet, dai Proverbi alla Sapienza, mentre ampio spazio è dedicato ai Salmi.
"Dal 1955, anno in cui G. Castellino pubblicava il suo commento ai salmi per la collana La Sacra Bibbia diretta da mons. Garofalo, in Italia non era più apparso nessun commento esegeticamente completo a questa monumentale raccolta di preghiere, Parola di Dio e parola dell'uomo. Ora con l'opera di Ravasi si potrà in modo nuovo e completo scoprire in pienezza questo libro mistico e terrestre, divino ed umano che a differenza degli altri scritti biblici abbraccia nella sua universalità la materia di tutta la teologia." (dalla Prefazione di C. M. Martini)
Il libro dell'Esodo si apre sotto il segno delle donne che salvano la vita. La madre di Mosè disobbedisce all'ordine di gettare il figlio nel Nilo, lo nasconde e, quando non può più tenerlo nascosto, costruisce un cesto di papiro, ve lo pone dentro e lo affida alle acque del fiume. Un'altra donna, la figlia del faraone, trova il cesto che galleggia sull'acqua e quando vede che contiene un bambino ne ha compassione. Non a caso il popolo ebraico - popolo nomade dai parti difficili nelle tende mobili - ha posto all'origine della sua grande storia di liberazione le figure di due levatrici d'Egitto, Sifra ("la bella") e Pua ("splendore", "luce"). Di loro sappiamo ben poco, ma di certo furono le prime obiettrici di coscienza: "Le levatrici temettero Dio: non fecero come aveva loro ordinato il re d'Egitto e lasciarono vivere i bambini". Il loro gesto riecheggia il mito greco di Antigone, che disobbedisce al re per ubbidire alla legge più profonda della vita: seppellire suo fratello morto in battaglia. La lettura del libro dell'Esodo è un grande esercizio spirituale ed etico per chi vuole prendere coscienza dei "faraoni" che opprimono, alimentare il desiderio della libertà, udire il grido di oppressione dei poveri e imitare le coraggiose levatrici d'Egitto, le amanti dei bambini di tutti. Lo sguardo singolare dell'economista mostra infatti come le vicende della Bibbia abbiano molto da dire al nostro presente. Prefazione di Giovanni Casoli.
In edizione latino italiana, un opera di grande ricchezza per l'esegesi e il commento biblico, che ha riscosso nei secoli un grande successo. Fra i libri dell'Antico Testamento, l'Ecclesiaste è quello che ha in ogni tempo suscitato particolarmente interesse per l'identità del suo autore, per l'organizzazione non sistematica della materia e, soprattutto, per la visione pessimistica sia della vita che dell'intera realtà. "Vanità delle vanità e tutto è vanità": è la frase che, come sconsolato ritornello, scandisce i passaggi più intensi e significativi. San Bonaventura commenta il Libro con tale sapienza da ottenere presso i posteri un successo straordinario, testimoniato dalla quantità dei codici giunti fino a noi e dalle numerose imitazioni. L'opera è preceduta da un'ampia introduzione, in cui il santo presenta le due città all'interno delle quali ognuno deve scegliere la propria collocazione: la Babilonia della libidine perversa e la Gerusalemme delle celesti delizie. Quindi, dopo aver illustrato le quattro cause dell'opera (materiale, finale, efficiente e formale), commenta brevemente il prologo al commento dell'Ecclesiaste, scritto da san Girolamo.
Questo commentario è il risultato di un accurato lavoro svolto da uno tra i più importanti studiosi dell'Antico Testamento del ventesimo secolo. Esso rappresenta un valido strumento per pastori, studenti e per quanti desiderano avere una comprensione più chiara della Scrittura. L'autore ci offre una chiara e puntuale esposizione della profezia, e un'accurata spiegazione dei fatti storici basata su ricerche e sulle autorevoli interpretazioni di altri rinomati studiosi. In aggiunta a ciò, l'autore fornisce l'esatto significato delle parole originali ebraiche ed aramaiche. Il lettore troverà gli appropriati riferimenti alle interpretazioni divergenti di altri studiosi, accompagnate da una adeguata spiegazione.
Questa Introduzione all'Antico Testamento segue il metodo storico, ossia viene fatta una lettura dei testi biblici con l'occhio attento alla storia e alla società che ne costituirono il contesto, tenendo in considerazione anche le testimonianze extra-bibliche, pur senza farne le uniche fonti affidabili. L'intento è quello di comprendere il testo biblico in relazione alla cultura, alla società, alle istituzioni, alle vittorie, alle difficoltà, alle domande, ai dubbi e alla fede dell'antico popolo di Israele. In questo modo si ha la possibilità di apprezzare le intuizioni teologiche dei diversi scrittori nella loro originalità storica e la Bibbia appare non come un libro proveniente dall'alto, in qualche modo caduto dal cielo, ma come il risultato di una fede in Dio, scoperto come Colui che cammina accanto al suo popolo.
Il volumetto è il risultato della collaborazione di uno studioso dell'Antico Testamento e di uno specialista di letteratura tedesca dai profondi interessi biblici e teologici, mossi entrambi dalla convinzione che lo studio letterario del libro di Giobbe possa condurre a risultati teologici per altre vie difficilmente raggiungibili. L'analisi puntuale dei due autori mostra come il libro di Giobbe, opera di grande teologia, è al tempo stesso un testo poetico di prim'ordine, che per valore letterario non sfigura a fianco di creazioni immortali come il Prometeo di Eschilo, la Commedia di Dante, l'Amleto di Shakespeare o il Faust di Goethe. Nel libro di Giobbe quanto è più proprio della teologia del testo può essere colto soltanto quando se ne penetri il lato poetico, e d'altro canto la poesia del libro non può venire alla luce se non dopo che se ne sia afferrata la dimensione teologica. Questi sono i principi metodologici che mostrano la loro fecondità nell'esame meticoloso e sempre brillante dei due autori.
A causa di una scommessa tra Dio e Satana, un uomo baciato dalla fortuna vede la sua esistenza lacerata all'improvviso dalla disgrazia. Perde i figli e i beni, si ammala, precipita in una grande desolazione, ma alla fine la sua determinazione e la sua fede lo ristabiliranno nella situazione di partenza. Nell'apparente linearità della sua trama, il libro biblico di Giobbe - che ha profondamente attratto Goethe e Melville, Jung e Roth, Kierkegaard e Kafka tratteggia una figura molto distante dall'uomo paziente per antonomasia, come vorrebbe una lunga, proverbiale tradizione. Esso delinea, al contrario, uno dei ritratti più compiuti di tutte le afflizioni possibili prodotti dalla letteratura del mondo antico. Con il suo dolore e il suo lamento Giobbe non elabora un'etica del dolore in quanto tale, una riflessione morale sul soffrire e sulle cause della sofferenza, ma parla del vero volto di Dio contro i fantasmi della teologia tradizionale, convinta che il dolore assolva a una funzione purificatrice.
Trucchi e inganni, vendette e punizioni, famiglie lacerate, rapimenti donne, omicidi, stupri, guerre e massacri. Nel libro dei Giudici è mostrato al lettore il lato peggiore dell'umanità e anche il personaggio di Dio sembra vinto dalla violenza di cui diviene uno dei fomentatori.
Poco conosciuto, snobbato dalla liturgia cattolica domenicale, considerato poco edificante perché pieno di storie violente, il libro dei Giudici è tra i testi più belli e istruttivi della Bibbia ebraica. Privilegiando l'approccio narrativo, André Wénin invita a cogliere la pedagogia paziente del Dio dell'alleanza nei confronti di un popolo al quale cerca di farsi conoscere, ma la cui resistenza finirà per metterlo in scacco. L'analisi di quattro episodi relativi a fatti violenti mostra inoltre che l'essenziale sta nel modo in cui vengono raccontati; la loro forza risiede nella capacità di «riscattare» l'inumano per mezzo di ciò che è più nobile, l'arte, dotata della singolare facoltà di educare alla riflessione e alle scelte etiche.
Chi cerca nella Bibbia una storia di consolazione nelle ore di smarrimento, può trovarla nel libro di Rut, ricco di riferimenti alla solidarietà, alla giustizia, alla scoperta dell'opera di Dio nella vita quotidiana. Noemi, originaria di Betlemme, è sposa di Elimelech, da cui ha avuto due figli, Maclon e Chilion. In seguito a una carestia, si trasferisce con la famiglia nelle campagne di Moab, dove rimane presto vedova. I figli sposano due donne moabite, Orpa e Rut, ma dopo circa dieci anni anch'essi muoiono. Noemi si ritrova dunque sola, in terra straniera, con le nuore. Finita la carestia, decide di tornare a Betlemme e congeda le due donne affinché non si sentano costrette a seguirla: Orpa resta in Moab, mentre Rut decide di non abbandonare la suocera. Noemi scopre così nella propria vita un'altra vedova e con lei condivide un tratto di strada e il resto degli anni. Presentazione di Paola Bignardi.
La fede collega il passato e il futuro, trasformando la memoria di ciò che Dio ha fatto in fiducia nella tenuta del suo amore nel tempo presente. "Oggi" è una delle parole - chiavi del Deuteronomio, Il libro del Pentateuco che rilegge l'alleanza offerta da Dio al popolo d'Israele "Ricordati del signore tuo Dio, perché Egli ti dà la forza per acquistare ricchezze, al fine di mantenere, come fa oggi, l'alleanza che ha giurato ai tuoi padri" (DT 8, 18) "Oggi" dice che la promulgazione della Torà è l'impegno della sua osservanza non sono un episodio del passato, ma si rinnovano ogni volta che popolo e individui se ne sentono interpellati.