Concepire un’arte ornamentale proclamando, allo stesso tempo, l’intangibilità delle leggi della natura insieme con l’incontenibile ed esuberante fecondità che quest’ultima aveva ritrovato grazie alla pace: questa è la sfida apparentemente contraddittoria che Augusto ha lanciato a sé stesso e che ha saputo affrontare con successo. Fondata sulla riflessione dei filosofi , della creazione artistica dei Greci, la rivoluzione ornamentale augustea ha soprattutto beneficiato dell’incontro tra il principe e Virgilio, poiché il poeta aveva compreso, sin dall’epoca sanguinosa del triumvirato, che gli scontri che avevano diviso Roma e il mondo nel corso di un secolo dovevano trovare una risoluzione che fosse anche estetica. Non si può che rimanere colpiti, in effetti, dalla straordinaria efficacia dell’arte ornamentale augustea, che rimane una delle creazioni più durature del fondatore dell’impero. Le sue forme traggono certo la loro necessità dalle leggi della natura da esse stesse mostrate, dal geniale equilibrio dell’arte greca di cui rappresentano la continuazione, e anche dall’estrema semplicità del verso virgiliano che illustrano. Sembra che queste forme non vogliano morire, come se si ricordassero di esser state concepite per celebrare la rinascita del mondo.
Il libro di Giovanni Padroni è un vero “laboratorio di pensiero e di sensibilità. Per la sua ricerca personale, ma anche e soprattutto per chi vuole comprendere l’immenso sforzo che la nostra contemporaneità ha profuso per inseguire il sogno della bellezza, preludio insopprimibile a una vita buona e vera.
Apogeo e fine del Medioevo 1288-1431 (Corpus-Atlante della pittura medievale a Roma 312-1431, vol.VI) è un volume di straordinaria novità e qualità sia scientifica che editoriale. Offre un viaggio attraverso il linguaggio pittorico di Roma lungo un secolo e mezzo: dagli anni dell’assoluto fulgore, tra fine Duecento e inizio Trecento, quando le chiese e le basiliche cittadine si ricoprirono di nuovi affreschi e di mosaici splendenti, ai decenni in cui la sede pontificia si era trasferita ad Avignone; fino al primo Quattrocento, quando, con il ritorno del papa a Roma, la città diviene ancora una volta il centro del mondo, il luogo dove accorrono gli artisti che stanno facendo nascere la civiltà del primo Rinascimento. Le opere di Pietro Cavallini, Jacopo Torriti, Filippo Rusuti, Giotto, fino a Masaccio, Masolino e Gentile da Fabriano, miracolosamente conservate o documentate, appaiono nel volume con la ricchezza di apparati che è abituale all’opera del Corpus-Atlante, di cui sono già usciti quattro precedenti volume. Nuove campagne fotografiche che fanno conoscere dipinti e mosaici come mai prima d’ora, nuovi materiali d’archivio, ricerche approfondite su documentazioni storiche, fanno di questo volume uno strumento irrinunciabile per specialisti, studenti e amatori dell’arte e della città di Roma.
Il libro si compone di un’ampia introduzione e di 137 schede disposte in ordine cronologico. Il corredo fotografico è costituito da circa 550 fotografie, tutte a colori e di grande formato.
Irrequieto, sanguigno, temerario, Michelangelo Buonarroti è un artista dalle mille contraddizioni. Conosciuto da tutti, ammirato da molti, nemico di tanti, da Leonardo a Raffaello, vive con le sue opere un rapporto tanto intenso quanto drammatico. In questo libro affascinante e sorprendente, lo storico dell'arte Costantino D'Orazio veste i panni di Michelangelo e conduce il lettore all'interno della mente e del cuore del Buonarroti. Raccontando in prima persona, presta la voce all'artista per svelare come scaturivano le idee per le sue opere, portare alla luce le emozioni e i tormenti che hanno animato la sua vita.
Nella cultura occidentale, principio, creazione e comando sono strettamente intrecciati. L’arché, l’origine, è sempre già anche il comando, l’inizio è sempre anche il principio – il «principe» – che governa e comanda. Questo è vero tanto in teologia, dove Dio non solo crea il mondo, ma lo governa e non cessa di governarlo attraverso una creazione continua, quanto nella tradizione filosofica e politica, in cui principio e creazione, comando e volontà formano insieme un dispositivo strategico senza il quale l’edificio della nostra società crollerebbe.
I cinque scritti qui raccolti cercano di disinnescare questo dispositivo attraverso una paziente indagine archeologica dei concetti di opera (Archeologia dell’opera d’arte), creazione (Che cos’è l’atto di creazione), comando e volontà (Che cos’è un comando). Il territorio dell’arché viene percorso ed esplorato in ogni senso alla ricerca di una via di uscita an-archica. Finché, nel testo che chiude il libro (Il capitalismo come religione), l’anarchia appare come il centro segreto del potere, che si tratta di portare alla luce, perché un pensiero che abbia deposto tanto il principio che il suo comando diventi possibile.
Guidato dalle preziose introduzioni ai dipinti scritte dal curatore, in un percorso che segue l’intera vicenda biografica di Van Gogh, il lettore scoprirà – attraverso le parole stesse dell’artista, con le sue lettere, gli schizzi e i disegni preparatori – aspetti ignoti, se non a pochi specialisti, circa l’avventura artistica e umana di un vero gigante dell’arte contemporanea.
Fu lo stesso Vincent van Gogh – nelle lettere che scrisse lungo gli anni – a parlare minuziosamente dei suoi dipinti. Spiegò come e perché li fece; ne descrisse i colori e le emozioni che provava nel realizzarli; disse pure cosa sperava e voleva che suggerissero in chi li guardava. Precisò a quali pittori del passato si ispirava e a quale genere di nuova arte mirava, impegnandosi con tutte le sue forze per realizzarla. Creò tutto un universo visionario che – lui vivo – solo pochissimi seppero comprendere; ma che costituì un linguaggio quanto mai originale: anticipò e fondò l’evoluzione della pittura moderna. Le sue lettere a familiari e amici sono una testimonianza preziosa, di grande valore letterario, critico e umano. A distanza di più di un secolo, Van Gogh è universalmente riconosciuto come uno dei maggiori artisti della sua epoca. Eppure quando morì, a soli trentasette anni, Vincent era ancora un artista «esordiente», che aveva partecipato a pochissime mostre ed era riuscito a vendere appena qualche decina di opere. Strano destino in vita, per un artista che dopo la morte si sarebbe ritrovato, in pochi decenni, a essere considerato uno dei pittori più importanti della sua generazione, e il vero anticipatore dell’arte moderna. Van Gogh è diventato anzi un mito, tanto che le immagini da lui dipinte sono note a tutti, e i suoi quadri hanno ispirato artisti di ogni genere. Questo libro presenta in un modo assolutamente originale ventuno tra i suoi capolavori, uno per ciascun capitolo. Il libro è rivolto a quanti desiderano scoprire di più, e più da vicino, la complessa vicenda dell’artista: l’uomo che è stato, non solamente il pittore «folle» descritto da una critica imbarazzata e attardata, o da giornalisti a caccia di facili scoop. Guidato dalle preziose introduzioni ai dipinti scritte dal curatore, in un percorso che segue l’intera vicenda biografica di Van Gogh, il lettore scoprirà – attraverso le parole stesse dell’artista, con le sue lettere, gli schizzi e i disegni preparatori – aspetti ignoti, se non a pochi specialisti, circa l’avventura artistica e umana di un vero gigante dell’arte contemporanea.
I mosaici di Ravenna sono considerati patrimonio artistico tra i più importanti del mondo. La loro qualità e gli splendidi colori hanno incantato appassionati e visitatori fin dai tempi della loro realizzazione, tra il V e il VII secolo. Il presente volume si propone di analizzare il valore profondo di questa arte figurativa, le sue peculiarità e i messaggi veicolati agli spettatori attraverso i secoli. Esplora la funzione dei mosaici nei vari edifici che li ospitano e il loro significato nel rilevante contesto liturgico dell'epoca tardoantica. Numerosi esempi comparativi inseriscono i mosaici nel quadro dell'arte tardoromana. Scritto in un linguaggio semplice e chiaro, sulla base dello stato attuale delle conoscenze, il volume offre una nuova analisi di uno dei più suggestivi cicli di immagini del cristianesimo delle origini, il cui ultimo ampio studio risaliva a quarantanni fa. La campagna fotografica, appositamente realizzata per questo libro, ci immerge nello splendore e nella varietà di questi mosaici, che le fotografie ci consentono di ammirare da vicino, in un'esperienza visiva altrimenti impossibile in situ.
Prendendo spunto dagli avvenimenti di scottante attualità, la mostra, a cura di Guido Curto, intende sviluppare il tema del viaggio e delle migrazioni attraverso una selezione di opere, provenienti da musei del territorio, nazionali ed esteri, che testimoniano la condizione dinamica dell'uomo, in perenne cammino sulla Terra. Una mostra sul tema del viaggio e delle migrazioni. Un excursus tra storia e contemporaneità che parte dall'"Odissea", passa attraverso le invasioni barbariche e le crociate, i viaggi dei primi esploratori e la scoperta dell'America, per arrivare fino all'emigrazione verso il nord e sud America di poco più di un secolo fa e concludersi con l'analisi delle migrazioni di oggi.
Questo libro prosegue nella linea di studi aperta dal volume Quando la Fabbrica costruì San Pietro. Un cantiere di lavoro, di pietà cristiana e di umanità, XVI-XIX secolo, curato da Assunta Di Sante e Simona Turriziani e pubblicato nel 2016, dove un’ampia sezione era dedicata ai lavori delle donne per la ricostruzione e decorazione della basilica vaticana. L’enorme successo riscontrato dalla tematica, tanto originale quanto attuale, ha spinto le curatrici a presentare un lavoro monografico sull’argomento, approfondendo alcuni profili di donne precedentemente solo accennati. Nel cantiere petriano sin dal Cinquecento ampi e variegati furono gli impieghi femminili in ambiti considerati da sempre appannaggio esclusivo degli uomini, se non altro per l’impegno fisico richiesto. La vivacità e l’imponenza del cantiere aveva favorito a Roma la concentrazione di artigiani e fornitori di materiale edile, i quali tendevano ad individuare nel rapporto coniugale la loro forza, alimentato anche dalle forme di assistenza nei confronti dei propri lavoratori messe in atto dalla Fabbrica. Nel cantiere vaticano le donne ebbero dunque un ruolo importante: figlie e mogli partecipavano in diverso modo all’attività di famiglia, garantendone la prosecuzione e lo sviluppo in caso di morte del padre o marito, e potendo godere di una sostanziale parità economica rispetto all’uomo. Tuttavia il lavoro delle donne nella basilica vaticana non è stato sempre un completamento di quello del capofamiglia, ma anche un’esperienza autonoma vissuta da donne scelte per le loro rare capacità artistiche, e non perché eredi di un defunto padre o marito. Riemergono così, dalla documentazione dell’Archivio Storico della Fabbrica di San Pietro in Vaticano, le figure di carrettiere, ‘mastre muratore’, ‘pozzolaniere’, ‘capatrici’ di smalti per i mosaici, ‘fornaciare’ di laterizi e vetri, stampatrici, ‘vetrare’, ma anche intagliatrici di legno e pietre dure, fino ad arrivare alle ‘patentate’, ovvero le fornitrici accreditate presso l’Istituzione. Questa originale raccolta di saggi ha il merito di raccontare dunque, senza affanno, la presenza femminile nel cantiere vaticano, qualificando tale presenza attraverso la ricostruzione di alcuni interessanti profili biografici.
Il Rinascimento fu un periodo di vera e propria “rifioritura” culturale e scientifica che coinvolse tutte le classi sociali e ogni settore della conoscenza e dell’esperienza umana. Non tralasciando di considerare quella fase di profondo rinnovamento, nota come Umanesimo, alla quale si deve la riscoperta della letteratura antica, della lingua latina e del mondo classico in genere, questo libro si concentra però sul “secolo d’oro” del Rinascimento, che si può collocare tra i decenni centrali del XV¬ secolo e la metà circa del XVI¬, quando l’uomo riesce a toccare vette sublimi in ogni ambito della cultura, dell’arte, del pensiero. È il secolo in cui si affermano l’arte di Raffaello, Michelangelo, Piero della Francesca e Vasari; l’architettura di Brunelleschi, Alberti e Francesco di Giorgio Martini; la letteratura di Biondo, Bembo, Ariosto; e la nuova scienza di Leonardo. Figura centrale in questo periodo sarà Lorenzo de’ Medici, vero e proprio “ago della bilancia” del mondo rinascimentale, in grado di sostenere un processo inarrestabile di “liberalizzazione” della cultura e delle arti. Un secolo fondamentale per la storia europea che, rivoluzionando l’idea di uomo e delle sue possibilità, ha condizionato il pensiero e il modus vivendi dell’Occidente.
Dal mito alla favola bella continua il percorso di Vittorio Sgarbi per comporre una storia e geografia dell’arte in Italia. Con Venezia si apre, nel segno del mito, questo quinto volume, in una luce che, per l’ultima volta, si diffonde in tutta Europa. Dopo i fasti di Tiepolo, Canaletto e Canova, iniziano, infatti, esperienze artistiche meno clamorose, eppure non meno straordinarie. In un itinerario che, da Venezia, ci porta a Roma, a Napoli, risale in Toscana e in Emilia in un arco temporale che dalla seconda metà del Settecento ci conduce ai primi decenni del Novecento, approdiamo, infine, a Milano, alla soglia delle avanguardie e in un momento in cui l’Italia sembra recuperare, con Boldini e la Belle Époque, “la favola bella”, appunto, una nuova e diversa centralità. Boldini chiama D’Annunzio. Vittorio Sgarbi disegna un rigoroso itinerario cronologico, ma prestando estrema attenzione a non tralasciare gli umori regionali, illustrando artisti noti e invitandoci, come sempre, a scoprirne altri meno noti ma non meno grandi. Bellotto, Piranesi, Hayez, la Scapigliatura, Stern, Signorini, De Nittis, Segantini, Pelizza da Volpedo, Morbelli, Klimt, Baccarini, Morbelli, Previati, per ricordare solo alcuni dei cinquanta autori illustrati in questo volume: una galleria di meraviglie e sorprese che invitano il lettore a un suo inevitabile personalissimo viaggio.