Un viaggio negli abissi del mare permette al profeta Giona di conoscere le fondamenta del cosmo e l'imminente fine dei tempi. Un miracoloso ringiovanimento di Abramo e Sara accompagna la storia della vocazione del patriarca in chiave etica. La vita di Mosè, ripresa dal libro dell'Esodo, viene narrata in una forma molto vicina al puro intrattenimento. Nella "Bibbia raccontata", i rabbi cercano di offrire al lettore del proprio tempo risposte a problemi che il testo biblico lascia irrisolti, ma la cui soluzione si rende necessaria per una coerente visione d'insieme. Tale tradizione, che si è affermata già con il Secondo Tempio ma che raggiunge una nuova fioritura solo in epoca araba, rielabora in forma più attraente il grande patrimonio della tradizione per metterlo a disposizione di un vasto pubblico.
Le immagini violente di Dio occupano molte pagine della Bibbia e, tuttavia, suscitano stupore poiché sembrano contrastare con l'eredità della tradizione teologica cristiana. Il disorientamento obbliga a ripensare la prospettiva con la quale ci si accosta al testo e l'analisi delle sue modalità espressive. In che modo e in che misura è possibile superare la distanza temporale e culturale che ci separa dalla pagina biblica? Qual è l'utilità di comprendere narrazioni tanto distanti dalla sensibilità religiosa contemporanea? L'analisi di tre brani poetici (Esodo 15, Giudici 5 e Abacuc 3) consente di fare emergere un'immagine divina complessa, non "monolitica", non riducibile a un attributo dominante, che costringe a ricollocare la questione della violenza divina dal centro a una posizione meno cruciale, ma comunque sintomatica, dell'esperienza di Dio testimoniata dagli autori biblici.
Se i profeti si basano su una parola ricevuta direttamente da Dio e gli apocalittici su visioni celesti che dischiudono il senso della realtà, i saggi di Israele ritengono, invece, che Dio sia raggiungibile attraverso l'esperienza della vita quotidiana. Il loro metodo di indagine procede dunque secondo canoni non moralistici orientati all'osservazione e al desiderio di comprendere, ma anche alla consapevolezza che nessun esperimento può essere totalizzante o merita di essere dogmatizzato. Un viaggio attraverso cinque libri dell'Antico Testamento - Proverbi, Giobbe, Qoèlet, Siracide, Sapienza consente inoltre di vedere all'opera lo "spirito di Dio", presente nella Scrittura fin dalla Genesi e realtà dinamica che caratterizza il rapporto tra l'uomo e il suo Signore. Nel mondo antico l'atto di scrivere non è una semplice registrazione di testi, ma una conoscenza riservata a pochi che carica la parola scritta di un valore sacro. Come dimostrano i passi che chiudono i libri del Qoèlet e di Ben Sirà, essa si propone come una vera e propria ermeneutica della parola orale che apre una finestra sul mondo in cui la Scrittura parla di sé, comunica se stessa e su se stessa riflette.
Mons. Ravasi affronta un viaggio in più tappe nell'Antico Testamento, per mostrare la vicinanza di Dio all'uomo così come appare nei vari libri biblici. Con uno sguardo anche alla teologia delle Scritture sacre ebraiche, l'Autore ricostruisce la molteplicità dei lineamenti del volto di Dio.
La famiglia attraversa una crisi culturale profonda, per questo è indispensabile andare alle fonti: tra le pagine del Pentateuco (Torà) si possono trovare ispirazione e aiuto per affrontare questo delicato frangente.
È la scommessa proposta (e vinta) dagli autori di questo volume. Tra i tanti passi possibili, ne hanno scelti dieci, i più esemplificativi perché presentano un ventaglio di situazioni assai diverse. Li affrontano con due livelli di commento accessibili a tutti, senza fare “sconti” alla complessità del testo. Il primo, di taglio esegetico, di Giulio Michelini, spiega il testo facendo ricorso all’antica tradizione interpretativa giudaica, ispirato anche da quanto scrive Papa Francesco sull’arricchimento che la Chiesa può avere dall’ebraismo (Evangelii Gaudium 249). Il secondo livello, invece, aiuta a rileggere la pagina dal punto di
vista contestuale familiare, e dalla particolare prospettiva di due esperti che sono da decenni impegnati nell’aiuto alle famiglie e alle coppie, Mariateresa Zattoni e Gilberto Gillini. Un percorso pieno di sorprese e ricco di suggerimenti anche per l’attualità. Con una conferma fondamentale: nella Bibbia si narrano storie non di personaggi famosi isolati che hanno una relazione solo con il Dio di Israele, ma di uomini e donne visti all’interno delle loro relazioni familiari e nella complessità dei loro rapporti.
Gli autori
Giulio Michelini, frate minore, insegna Nuovo Testamento all’Istituto Teologico di Assisi. È autore di diversi articoli scientifici e – insieme ai coniugi Gillini e Zattoni – di tre commenti biblici destinati alle coppie, tutti pubblicati dalle Edizioni San Paolo: La lotta tra
il demone e l’angelo (2007); Rut. La straniera coraggiosa (2009, con un contributo di Massimo Cacciari) e Il libro dei Giudici (2012). Sempre per le Edizioni San Paolo ha pubblicato Matteo. Introduzione, traduzione e commento (2013) nella collana “Nuova versione della Bibbia dai testi antichi”.
Gilberto Gillini, pedagogista e consulente per la famiglia, insieme alla moglie è coautore di numerose pubblicazioni, tra cui per le Edizioni San Paolo: Oltre il vestito (2012), Bella dentro e fuori (2013) e Come si diventa coppia (2013).
Mariateresa Zattoni, nota pedagogista e consulente per la famiglia, fa parte della Consulta Nazionale della Famiglia della Cei e con il marito, Gilberto Gillini, è docente presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia dell’Università Lateranense di Roma. Autrice di numerose pubblicazioni, ricordiamo Quattro settimane in coppia scritto con il marito Gilberto Gillini e Mons Renzo Bonetti (San Paolo, 2011).
Da tempo si discute sull'origine del profetismo biblico, soprattutto da quando le scoperte archeologiche hanno portato alla luce numerosi testi extrabiblici che testimoniano l'esistenza di esperienze di tipo profetico nel Vicino Oriente antico. Ma chi è il profeta? È un uomo al quale Dio affida il segreto e la forza della sua Parola perché la accolga e la trasmetta con fedeltà. Geremia, nella difficoltà, vorrà disfarsene, ma essa era nel suo cuore "come un fuoco bruciante" imprigionato nelle ossa; in Ezechiele è un rotolo che, ingoiato, riempie e nutre il corpo divenendo cibo; in Geremia e Isaia Dio tocca la bocca e le labbra del profeta e la Parola entra quasi fisicamente nella vita di colui che Dio ha chiamato. Nel tempo la voce è diventata libro e a noi è giunta come una serie di scritti che nel volume vengono presentati sul piano della composizione, della storia, del messaggio, dell'interpretazione e con il commento di alcune pericopi fondamentali.
Gli ebrei hanno scritto il libro del Levitico, che all'uomo moderno sembra così noioso e arido, con le proprie sofferenze, perché nulla andasse perduto di ciò che essi erano, malgrado l'esilio di Babilonia. Dal canto suo, Deuteronomio è un libro non molto perlustrato, seguito, letto con amore. In cinque conferenze, tenute al Centro culturale S. Fedele di Milano, il cardinal Ravasi introduce il lettore a due libri biblici di non facile approccio.
Il testo del Cantico dei cantici nella versione coi commenti e le note della Bibbia di Gerusalemme viene proposto in un'edizione cartonata, molto adatta anche a essere regalata a parenti e amici, assieme ai confetti, come ricordo di matrimonio.
Il volume dà la parola alle domande di Giobbe: domande urlate che tirano fuori tutto il dolore dell'uomo e tutto il dolore del mondo. Domande di allora e di sempre, che tornano ad interpellare la coscienza delle donne e degli uomini di oggi.
Alla vigilia del Sinodo sulla Famiglia (ottobre 2014) il Servizio Biblico della diocesi di Modena-Nonantola propone il confronto approfondito con il libro di Tobia: per imparare a "leggere" la presenza di Dio nella vita personale, familiare e comunitaria, e "scrivere" nuovi capoversi nella storia della salvezza. Il libro di Tobia è una sorta di diario spirituale in cui si intrecciano le vicende di due famiglie che passano attraverso momenti di felicità e di pienezza come di marginalità e di solitudine. È un racconto sapienziale, una storia vera perché dice il vero, che cioè entra nella fatica del vivere e riesce a dare senso alla vita umana assunta come esperienza di fede. Il mestiere di vivere è filtrato attraverso la metafora del viaggio. Dove portano gli spostamenti, le migrazioni, gli sradicamenti forzati? Serve il viaggio della vita per scoprire quanto è contenuto nello stesso nome del protagonista, Tobia, che vuol dire "Dio è buono". Ma cosa significa questa denominazione quando tutto sembra affermare il contrario? Ecco il grande itinerario riflessivo proposto dalla sapienza biblica.
Quello di Geremia è il libro più lungo dell'Antico Testamento (il Testo Masoretico consta di 21981 parole) e presenta l'attività del profeta lungo un arco di tempo che supera i quarant'anni (dal 627 a.C. a una data non precisabile dell'esilio, probabilmente il 580 a.C.): rilegge questo periodo storico in linea con i criteri del Deuteronomio e annuncia un'alleanza nuova tra Dio e Israele. Con la sua vicenda personale e il suo attaccamento alla parola di Dio, il profeta vi occupa un posto tale che, almeno nelle sezioni biografiche e nei lamenti, è difficile separare nettamente la sua persona dal messaggio che annuncia. Perciò l'importanza del libro è dovuta, oltre al messaggio della nuova alleanza, al fascino, al ruolo determinante e alla centralità del profeta. Non è un caso che nel Nuovo Testamento Geremia venga menzionato, il solo tra i profeti scrittori, per indicare un rapporto di identità con Gesù Cristo (Mt 16,14); il che dimostra sia il posto preminente che egli si era guadagnato nella prima generazione cristiana sia la consapevolezza di un legame tra lui e la persona di Gesù di Nazaret.
Uno strumento per l'esegesi e la predicazione. La seconda parte dei libri storici dell'Antico Testamento presenta un materiale narrativo e argomenti vari e articolati che riguardano un ampio periodo della storia antica di Israele e diversi sono gli eventi cruciali che si susseguono a ritmo serrato. I commenti patristici a questi libri non sono né numerosi né ampi in quanto i Padri della Chiesa non erano propensi ad una lettura storica o filologica della Bibbia e la loro esegesi dei libri storici si concentrava su quegli episodi singoli in cui quella interpretazione tipologica o morale era possibile. Il volume raccoglie i commenti di autori latini e greci, tra i quali: Origene, Clemente Alessandrino, Basilio Magno, Giovanni Cristostomo, Tertulliano, Cipriano, Ambrogio, Agostino; e i testi di alcuni padri siriani.