Combattuta dal 431 al 404 a.C., la guerra del Peloponneso contrappose le due grandi città-stato rivali, Atene e Sparta, ed ebbe come posta il predominio sulla Grecia. L'evento, considerato "la guerra mondiale dell'antichità", è al centro di questo libro che ne illustra con chiarezza origini, andamento e conseguenze. Oggetto dell'esemplare resoconto storico di Tucidide, il conflitto che portò Sparta ad assumere il ruolo di potenza egemone continentale e marittima fu anche, in ambito culturale, la cornice di una serie di altissime realizzazioni: in quel periodo Socrate elaborò la propria filosofia; furono attivi i grandi tragici Sofocle ed Euripide e la commedia attica raggiunse il suo punto più alto con Aristofane.
Bruno Bleckmann è professore di Storia antica nell'Università di Düsseldorf. Tra i suoi libri: "Die Germanen. Von Ariovist zu den Wikingern" (2009), "Konstantin der Grosse" (2007), "Herodot und die Epoche der Perserkriege" (2007).
In questo volume - secondo dell'opera della Fondazione Valla sulle origini di Roma - la vicenda è quella del primo accrescimento della città. Racconta Livio che, poco dopo la fondazione, Roma era già così forte da eguagliare ogni popolazione confinante, ma "per la scarsità di donne la grandezza sarebbe durata solo una generazione". Allora Romolo architettò un inganno straordinario: predispose dei giochi grandiosi in onore di Nettuno Equestre, ordinando che se ne desse notizia fra i vicini. Fra di essi, con figli e mogli, i Sabini. Un tumulto sollevato ad arte durante lo spettacolo offrì il destro ai romani di precipitarsi a rapire le donne degli ospiti. Mariti e parenti umiliati si radunarono sotto Tito Tazio per rispondere a Roma con le armi. È la prima delle guerre romane del successivo millennio. Ma è anche l'occasione per stabilire una pace su basi nuove, con una lungimirante politica di assimilazione. Gli storici narrano che i romani si diedero a blandire in primo luogo le donne, promettendo loro cittadinanza, beni e prole, e giustificando l'atto con la passione d'amore. Poi, mentre infuriava la battaglia fra Romani e Sabini, le donne stesse s'interposero fra i combattenti, la pace fu stabilita, e di due popoli "si fece un popolo solo". Il volume presenta tutta la documentazione storico-mitica di questi primordi e ne offre un'interpretazione originale: dal ratto delle donne alla prima espansione militare fino alla pace finale con la diarchia Romolo-Tito Tazio.
Descrizione
La fine dell’Impero romano ci fu, eccome. E fu caratterizzata da una drastica flessione demografica, da un generale impoverimento, dalla perdita di quelle caratteristiche di vivibilità urbana, di cultura diffusa che avevano impresso un segno speciale alla civiltà romana. La fine dell’impero fu la fine, se non della, perlomeno di una civiltà. Al di là del tono brillante e qua e là della vis polemica, siamo dinanzi a un libro serio ed equilibrato che, non senza una punta di pessimismo, ci presenta la fine dell’età classica e dell’Impero romano. Franco Cardini
Un libro programmatico già dal titolo. La fine della civiltà romana fu cruenta, comportò sofferenza per i romani conquistati dai barbari, e un generalizzato cedimento del livello di civilizzazione. Ne scaturì una età oscura:Ward-Perkins rispolvera per l’alto medioevo questa espressione che non si leggeva da tempo. Marina Montesano, “il manifesto”
Nessuna precotta discussione sulle trasformazioni dell’impero, nel libro di Ward-Perkins. Al contrario è tutto violenza, orrore e cataclisma. Le sue argomentazioni hanno una qualità apocalittica. Tom Holland, “The Sunday Times”.
Indice
Prefazione all’edizione italiana - Premessa - I. Roma è mai caduta? - Parte prima La caduta di Roma - II. Gli orrori della guerra - III. Verso la disfatta - IV. La vita sotto i nuovi padroni - Parte seconda La fine di una civiltà - V. La scomparsa del benessere - VI. Perché la scomparsa del benessere? - VII. Morte di una civiltà? - VIII.Va tutto bene nel migliore dei mondi? - Appendice Dai cocci alle persone - Note - Bibliografia - Cronologia - Cartine - Fonti delle illustrazioni - Indice analitico
In breve
Esiste un ‘costituzionalismo’ prima delle Costituzioni? Le origini di questo concetto possono essere rintracciate nella Roma antica? Mario Pani individua nelle fonti antiche un vasto repertorio di dati che si pongono nell’area concettuale del ‘costituzionalismo’ e riservano al lettore più di una sorpresa. Nella Roma repubblicana è possibile riscontrare molta materia che qualifica l’attuale dettato costituzionalistico del mondo occidentale. In una fase di dibattito storiografico sulle matrici, lungo un percorso fra nozioni antiche e moderne, emergono qui i germi della storia di un’idea.
Indice
Prefazione - Introduzione Il costituzionalismo moderno - 1. La «pólis», la legge, la natura - 2. Le strade che portano a Roma - 3. Il controllo istituzionale - 4. Lo Stato e l’individuo - 5. I fondamenti teorici costituzionalistici - Epilogo - Riferimenti bibliografici
Il volume offre un orientamento storico-critico nel poliedrico mondo della divinazione nel quale si consuma l'eterna inquietudine dell'uomo, sempre in cerca di risposte sul proprio destino, come dimostra la sorprendente persistenza di molti sistemi divinatori anche nell'attuale realtà ipertecnologica. Questo dizionario propone una ricognizione complessiva del fenomeno delle tecniche mantiche elaborate nel corso dell'antichità greco-romana e del medioevo latino e bizantino, con particolare riguardo alle fonti letterarie e documentali.
9788827006694
In breve
Tutti quelli che cercano una reale comprensione della questione mediorientale dovrebbero leggere questo libro sui due secoli cruciali della storia giudaica e potrebbero imparare molto da quella antica tragedia. Diarmaid Macculloch, “The Guardian”
Cupo e magistrale. Se la presa della Bastiglia ha dato forma alla storia del diciannovesimo e ventesimo secolo, si potrebbe dire che il ventunesimo è stato forgiato dalla caduta, quasi duemila anni fa, di Gerusalemme. Tom Holland, “The Sunday Times”
Nel 70 d.C., dopo una guerra durata quattro anni, tre legioni romane comandate dal futuro imperatore Tito circondano, assediano e infine devastano la città di Gerusalemme. Sessant’anni più tardi, la distruzione della città è completata. Sulle sue rovine, l’imperatore Adriano costruisce la romana Aelia Capitolina, dove ai Giudei è proibito perfino entrare. Eppure, fino ad allora i Romani erano stati tolleranti con loro quanto con gli altri popoli dell’impero. Vessati da tasse arbitrarie, umiliati, ostacolati nella pratica della propria religione, gli Ebrei sono derubati perfino del nome della propria terra: la Giudea viene ribattezzata Palestina. Cosa scatena un conflitto tanto rabbioso? Perché, tra le numerose popolazioni assoggettate al dominio romano, solo quella giudaica riceve un trattamento così repressivo, così brutale? Perché accade questo disastro? Cosa, nella società giudaica e romana, rende impossibile la coesistenza? Questo libro superbo, avvincente, chiaro e scorrevole, firmato da uno dei principali studiosi mondiali dell’antica Roma e del mondo giudaico, racconta e spiega questa battaglia titanica, perché quella politica di ostilità radicale servì gli interessi di Roma e come la prima generazione di Cristiani prese le distanze dalle proprie origini ebraiche divenendo sempre più ostile.
Indice
Ringraziamenti - Introduzione - Prologo - parte prima: Un mondo mediterraneo – 1. STORIA di due città – 2. Un mondo sotto Roma – 3. Diversità e tolleranza - parte seconda: Romani e Giudei – 4. Identità – 5. Comunità – 6. Prospettive – 7. Stili di vita – 8. Governo – 9. Politica – 10. Romani e Giudei - parte terza: Conflitto – 11. IL CAMMINO verso la distruzione, 37 a.C.-70 d.C. – 12. Reazioni, 70-312 d.C. – 13. La crescita della Chiesa – 14. Una nuova Roma e una nuova Gerusalemme - epilogo - Note - Ulteriori letture - referenze iconografiche - DINASTIA GIULIO-CLAUDIA - dinastia erodiana - Indice dei nomi e delle cose notevoli - Indice delle cartine
Regilla nasce nel 125 d.C. da una famiglia dell'elite romana, imparentata con la moglie dell'imperatore Adriano. Sposa un greco, il ricco sofista Erode Attico, e lo segue in patria. All'ottavo mese di gravidanza è uccisa con un calcio nel ventre. Trascinato in tribunale con l'accusa di omicidio e giudicato da una corte composta da senatori, il marito viene assolto grazie all'intervento dell'imperatore, anche se le eccessive, quasi farsesche, manifestazioni di lutto cui lui si abbandona equivalgono a una confessione. Inutilmente difesa dalla famiglia, sulla morte della giovane donna cade il sipario. La polvere del silenzio nasconde a lungo il volto di Regilla. Ci voleva una delle voci più autorevoli negli studi sulle donne antiche a dedicarle un ritratto e a svelare i contorni della tragedia. Con gli strumenti di un detective raffinato, l'acuta cultura archeologica, la capacità di ricostruzione storica, il gusto per la suspense, Sarah Pomeroy racconta l'universo del II secolo d.C. e la storia si tinge di giallo.
"Il nostro sistema politico non si propone di imitare le leggi di altri popoli: noi non copiamo nessuno, piuttosto siamo noi a costituire un modello per gli altri. Si chiama democrazia, poiché nell'amministrare si qualifica non rispetto ai pochi, ma alla maggioranza." Sono pochi gli uomini che hanno dato il proprio nome a un momento della Storia. Pericle, gigantesca figura consegnata da Plutarco ai posteri come inventore della democrazia ateniese il modello di governo che avrebbe plasmato il mondo occidentale -, è tra questi. Per comprendere come e perché gli siano stati attribuiti un ruolo e un'importanza tanto fuori dall'ordinario, Claude Mossé ricostruisce vita e battaglie di Pericle, ritraendole nel quadro complesso di una giovane città emergente nel momento in cui stava rapidamente raggiungendo l'apice del proprio splendore e della propria potenza.
Il volume propone al lettore che si avvicina alla storia romana con interesse e curiosità personale un valido e originale strumento per approfondirne la conoscenza. La trattazione si sviluppa secondo un andamento cronologico, dalle origini di Roma sino alla divisione politica fra parte occidentale e parte orientale dell'impero dopo la morte di Teodosio I, con l'interposizione di "finestre" tematiche, dalle quali osservare e comprendere meglio gli aspetti salienti della società romana o la stessa storia degli eventi politico-militari. Una particolare attenzione è dedicata alle istituzioni amministrative e alle relazioni sociali, all'ideologia del potere, ai rapporti tra politica e religione. L'esposizione, che tiene conto dei recenti sviluppi del dibattito storiografico, è caratterizzata da citazioni tratte da documenti antichi ed è corredata di un'ampia bibliografia.
Questa è una storia di guerra. Un caso di insurrezione condotta da un genio della guerriglia e della reazione del potere regolare che imparò, con fatica e dolorosamente, come battere il nemico giocando al suo stesso gioco. Ma questa è anche la storia di un conflitto etnico, una storia d'amore, una crociata. C'era una moglie o un'amante di cui non resta il nome, sacerdotessa di Dioniso, che predicava un messaggio trascinante: Spartaco aveva una missione divina. Non solo. Questa è una storia sulla complessità delle rivolte di schiavi e di politica dell'identità. Pur ribellandosi contro Roma, Spartaco era più romano di quanto volesse ammettere, e certamente più di quanto i Romani potessero ammettere. Li terrorizzò non solo perché era straniero, ma perché era familiare. Spartaco era un soldato che aveva servito Roma, e il suo comportamento forse ricordò ai Romani i loro eroi. Come il generale Marcello, bramava di uccidere. Come Cicerone, era un oratore. Come Catone, era un uomo di gusti semplici. Come i Gracchi, credeva nell'idea di dividere la ricchezza. Come Bruto, lottava per la libertà. Roma era grande, potente e lenta; Spartaco era piccolo, indomabile e veloce. Roma era vecchia e attaccata alle proprie tradizioni; Spartaco era un innovatore. Roma era pesante, Spartaco era agile. Ci volle la fame per prenderlo.
Il Vicino Oriente si estende su circa duemila chilometri quadrati, poco meno dell'Europa Occidentale. Per darne un'immagine semplificata si usa per consuetudine la metafora della "fertile mezzaluna": un semicerchio di terre rigogliose, irrigate, adatte all'insediamento agricolo e urbano, che va dalla Palestina alla Siria, alla Mesopotamia, confinando con il deserto siro-arabico e le terre anatoliche, armene, iraniche. In questo territorio, nei tre millenni che vanno dal 3500 al 500 a.C., si sviluppano grandi civiltà dell'antichità come quelle di Sumeri, Ittiti, Assiri, Babilonesi, Fenici, Caldei e Medi. La ricostruzione storica di Mario Liverani ripercorre in modo unitario le vicende politiche, economiche, sociali, demografiche e tecnologiche di queste popolazioni alla luce delle più recenti scoperte archeologiche.