In questo commentario, Walter Brueggemann - uno dei massimi studiosi veterotestamentari del nostro tempo - analizza il contesto storico e sociale di Geremia e ne propone un'interpretazione teologica.
Diversamente dagli approcci correnti a questo libro chiave dell'Antico Testamento, Brueggemann utilizza un'analisi sociologica e letteraria combinata e fornisce una nuova prospettiva sulle questioni teologiche, portando elementi convincenti circa il messaggio e la significatività del testo sia rispetto a quel tumultuoso periodo della storia di Israele sia per i nostri tempi difficili.
"Geremia non persegue un'interpretazione in termini di realpolitik della crisi che porta alla fine del Regno di Giuda, ma una visione alternativa di tali eventi. La tradizione di Geremia procede sulla base di una prospettiva teologica come alternativa a un'analisi politica"".
Walter Brueggemann
Lo studio filologico lessicale, retorico ed esegetico del testo ebraico / massoretico di Pr 24,23-34, una delle più piccole collezioni che costituiscono il libro dei Proverbi, intende proporre una modalità di lettura e comprensione di tale raccolta di detti proverbiali e componimenti sapienziali.
L'analisi retorica della sua struttura compositiva mostra una connessione tra i suoi elementi, diversa da quella lineare, tipica della narrazione, provocando e stimolando la capacità sapienziale del lettore che deve mostrarsi capace di oltrepassare la sua apparenza di antologia disordinata per riuscire a scovare la sua articolata logica d'insieme, così da poterne acquisire il prezioso insegnamento di vita.
DANIELE LO PRINZI
Daniele Lo Prinzi ha conseguito il Baccalaureato in Teologia, presso lo Studio Teologico S. Paolo di Catania, con una tesi su "Il lessico ebraico dei libro dei Proverbi. Campi lessicali ed analisi distribuzionale", diretta dal Prof. Antonino Minissale. Ha proseguito gli studi biblici fino a conseguire la Licenza in Scienze Bibliche, presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, con una tesina su "Una moglie che teme il Signore è degna di lode (Pr 31,30)", diretta dal Prof. Maurice Gilbert. È stato docente incaricato di esegesi biblica dell'Antico Testamento, presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose S. Luca di Catania. Ha difeso la tesi di Dottorato in Teologia, presso la Facoltà di Teologia di Lugano, su "Comportarsi secondo Sapienza conviene. Analisi retorica e spunti per l'interpretazione della collezione di Pr 24,2334", diretta dal Prof. Giorgio Paximadi.
Il libro della Sapienza, scritto ad Alessandria d'Egitto verso la fine del I secolo a.C., si interroga sulla nascita dell'idolatria con il più lungo e circostanziato passo dell'Antico Testamento dedicato a questo tema. Interpretata come tradimento da parte d'Israele dell'amore di Dio per il suo popolo, l'idolatria consiste nello stravolgimento del senso della creazione e si regge sull'illusione di poter dominare la realtà e trasformare le creature in un possesso da poter sfruttare a proprio piacimento. In questo modo si comprende come tra le cause dell'idolatria vi siano il desiderio del guadagno e la tentazione del potere ai quali si associa l'esperienza del dolore, che porta l'uomo a rifugiarsi in realtà artificiali e a fare persino della religione un mezzo per trovare risposte facili a drammi insolubili. Come ricorda il libro dei Proverbi, la ricchezza materiale crea nell'uomo la presunzione dell'onnipotenza e - aggiunge il Qoèlet - anche il lavoro, quando viene inteso come mera ricerca del profitto, rientra nel novero delle illusioni, un affanno che si riassume nell'"inseguire il vento".
Un prezioso strumento per l’esegesi e lo studio del pensiero latino e della cultura tardo antica.
Girolamo compone il commento al libro di Isaia tra il 408 e il 410 d.C. Pensato per un uditorio aristocratico e colto, in particolare costituito da un gruppo di donne cristiane di alto linguaggio e di vita virtuosa conosciute nel suo soggiorno romano, lo scritto si presenta diviso in diciotto libri: ogni libro espone, dopo il prologo, la spiegazione sistematica del testo profetico, alternando l’esegesi letterale a quella spirituale. Dopo aver conosciuto un’alterna fortuna durante l’Umanesimo e il Rinascimento, in età moderna l’opera di Girolamo traduttore ed esegeta ha potuto essere studiata come documento di una latinità e di una cultura che hanno avuto, in quanto tali, un’influenza profonda sulle lingue e le culture medio- e neolatine d’Europa.
Valida proposta di lectio divina per comprendere il libro e l'esperienza di Giobbe attraverso la riflessione e la preghiera.
È la prima volta che in Italia vengono presentate contemporaneamente, in un solo volume, le traduzioni del libro di Qohélet della LXX, della Pesi?t? e del Targum, corredate di interessanti "Introduzioni" e ricche note esplicative. Sono tre diverse redazioni di quell'unica Parola che si è compiaciuta di offrirsi all'uomo di ogni tempo e cultura, una sorta di "lettera d'amore", la Scrittura che il Signore ha voluto lasciare all'amata del Suo cuore: la comunità di Israele, prima, e la Chiesa di Gesù Cristo, dopo.
Il libro riguarda l'esame del testo di Is 66,5, interpretato sia nel suo contesto che nelle interpretazioni ebraiche e cristiane. Esso però si inserisce nell'ambito di un problema generale, ampliamente discusso, che riguarda i rapporti tra Ebrei e Cristiani, o più propriamente le convergenze e tensioni di Giudei e Cristiani, prima e dopo il sorgere dello stesso Cristianismo, derivato appunto dal Giudaismo.
Haim Baharier da sempre si confronta con le parole che innumerevoli occhi hanno già percorso e studiato: attraversa e dilata lo scarno testo biblico, dispensando generosamente sapienza ebraica e umana saggezza. In un viaggio fascinoso attraverso i versetti della Genesi nato dagli incontri tenuti nell'inverno 2006 al Teatro Dal Verme di Milano, Baharier condensa la sua sapienza nella duplice, indispensabile veste di esegeta e padre, per spiegare a sua figlia Avigail, e attraverso lei a noi, quali sono le motivazioni e le finalità della Torà. In questa nuova edizione arricchita di un libro diventato l'autore continua e perfeziona la sua ricerca proponendo una nuova interpretazione possibile della figura di Isacco, carente e diverso, portatore delle stimmate dell'handicap. Da tale segno imperituro di un popolo simbolo dell'umanità, Baharier trae una lezione corroborante di singolare serenità, e riesce a dare provvisoriamente eco al verbo affinché l'uomo non vada più in esilio all'interno di sé stesso. Nessuno è escluso da queste pagine, perché tutti, già una volta, abbiamo saputo.
Saggi di noti biblisti italiani sui libri storici di Samuele e dei Re. Un aiuto prezioso che illumina la "storiografia" biblica e restituisce questi libri al loro ruolo profetico, cioè di testimonianza di una Parola che salva ancora nella storia. I saggi sono stati ordinati intorno ai personaggi maggiori: Samuele, Saul, Davide, Salomone, Elia, Eliseo, le vicende del Regno del Nord. Un libro che è un brillante pedagogo capace di introdurre, spiegare e far luce nei punti in cui il testo biblico, così avvincente, a tratti diventa difficoltoso e poco luminoso.
Un viaggio negli abissi del mare permette al profeta Giona di conoscere le fondamenta del cosmo e l'imminente fine dei tempi. Un miracoloso ringiovanimento di Abramo e Sara accompagna la storia della vocazione del patriarca in chiave etica. La vita di Mosè, ripresa dal libro dell'Esodo, viene narrata in una forma molto vicina al puro intrattenimento. Nella "Bibbia raccontata", i rabbi cercano di offrire al lettore del proprio tempo risposte a problemi che il testo biblico lascia irrisolti, ma la cui soluzione si rende necessaria per una coerente visione d'insieme. Tale tradizione, che si è affermata già con il Secondo Tempio ma che raggiunge una nuova fioritura solo in epoca araba, rielabora in forma più attraente il grande patrimonio della tradizione per metterlo a disposizione di un vasto pubblico.
Le immagini violente di Dio occupano molte pagine della Bibbia e, tuttavia, suscitano stupore poiché sembrano contrastare con l'eredità della tradizione teologica cristiana. Il disorientamento obbliga a ripensare la prospettiva con la quale ci si accosta al testo e l'analisi delle sue modalità espressive. In che modo e in che misura è possibile superare la distanza temporale e culturale che ci separa dalla pagina biblica? Qual è l'utilità di comprendere narrazioni tanto distanti dalla sensibilità religiosa contemporanea? L'analisi di tre brani poetici (Esodo 15, Giudici 5 e Abacuc 3) consente di fare emergere un'immagine divina complessa, non "monolitica", non riducibile a un attributo dominante, che costringe a ricollocare la questione della violenza divina dal centro a una posizione meno cruciale, ma comunque sintomatica, dell'esperienza di Dio testimoniata dagli autori biblici.
Se i profeti si basano su una parola ricevuta direttamente da Dio e gli apocalittici su visioni celesti che dischiudono il senso della realtà, i saggi di Israele ritengono, invece, che Dio sia raggiungibile attraverso l'esperienza della vita quotidiana. Il loro metodo di indagine procede dunque secondo canoni non moralistici orientati all'osservazione e al desiderio di comprendere, ma anche alla consapevolezza che nessun esperimento può essere totalizzante o merita di essere dogmatizzato. Un viaggio attraverso cinque libri dell'Antico Testamento - Proverbi, Giobbe, Qoèlet, Siracide, Sapienza consente inoltre di vedere all'opera lo "spirito di Dio", presente nella Scrittura fin dalla Genesi e realtà dinamica che caratterizza il rapporto tra l'uomo e il suo Signore. Nel mondo antico l'atto di scrivere non è una semplice registrazione di testi, ma una conoscenza riservata a pochi che carica la parola scritta di un valore sacro. Come dimostrano i passi che chiudono i libri del Qoèlet e di Ben Sirà, essa si propone come una vera e propria ermeneutica della parola orale che apre una finestra sul mondo in cui la Scrittura parla di sé, comunica se stessa e su se stessa riflette.