L'uomo è un essere narrante, ci ricorda papa Francesco.
"Che siano in forma di fiabe, di romanzi, di film, di canzoni, di notizie..., le storie influenzano la nostra vita, anche se non ne siamo consapevoli". Narrare, infatti, significa oggettivare il quotidiano, i sentimenti e le emozioni che la vita suscita attraverso l'incessante scorrere degli eventi.
Oggi tutto questo trova grande sviluppo attraverso le piattaforme digitali, sia per la loro portata e diffusione, sia per le dinamiche relazionali che ne derivano. Fra le pagine de L’universo narrativo dei social media si indaga sui motivi, i bisogni, le finalità che spingono le persone a diffondere, attraverso i social media, le proprie storie. Ma l'Autore si sofferma anche sulle derive narrative presenti sul web, l'odio, la disinformazione, il rifiuto dell’altro, già fortemente radicati nella vita reale e che trovano la massima espressione attraverso le "gesta" dei cosiddetti "leoni da tastiera". La media education diventa quindi un progetto culturale necessario, da rilanciare e promuovere con forza per supportare e accompagnare tutte le persone, anche i cosiddetti "nativi digitali", a muoversi nell'odierna realtà.
Del sapere ci si ricorda nel momento in cui si rischia di perderlo e lo si deve trasmettere. È un privilegio? Sì, ma per tutti. Una volta il sapere era quello delle origini, della nascita del mondo e degli dei, dell'eroismo dell'antichità; in seguito è diventato il sapere del futuro, e dell'utopia che ci attendeva domani. Oggi è solo il sapere del presente, che ci assedia e ci opprime. Passato e futuro vi sono confluiti e nel suo vortice anneghiamo, confondendo il sapere con la comunicazione. Ma questo libro non è un lamento sulla sapienza perduta. È una modesta domanda su che cosa sia il sapere oggi - all'epoca della cancel culture e della fine di ogni gerarchia tra chi sa e chi non sa - e su come lo possiamo trasmettere a chi verrà dopo di noi. Forse l'unico modo per tornare a farlo nostro è scendere dalla cattedra, e porsi tutti assieme le stesse domande.
«Il folle fugge dal pensiero cristallizzato per vivere in un futuro diverso e apre strade che solo più tardi saranno percorse con naturalezza anche dai cosiddetti normali.» Albert Einstein diceva che «solo coloro che sono abbastanza folli da poter pensare di cambiare il mondo lo cambiano davvero». La follia non è irrazionalità, la follia può essere considerata una forma di pensiero eccentrico, capace di nuove interpretazioni, nuovi modi di vedere e nuovi modi di cogliere il mondo. In questo volume, Lamberto Maffei ci accompagna nel mondo dell'arte e del cervello. Attraverso il racconto di artisti folli, ci mostra come la creatività può salvare il mondo fornendo un punto di vista diverso, ma al tempo stesso vero e diretto. In un tempo ricco di incertezze e retto dalla pressione all'omologazione delle nuove tecnologie, l'autore ci fornisce un quadro della nostra natura umana inedito, nuovo e autentico, dove non si nascondono fragilità, bellezza e paure dell'infinito e della fine, temi esistenziali propri dell'essere persone consapevoli.
L'hacking non nasce con i computer. Già agli inizi del Novecento dei giovani appassionati modificavano i propri apparecchi radio per ottenere prestazioni non previste dal loro produttore. Alcuni decenni dopo, negli anni '60, si diffondono i 'phone phreaks', degli 'hacker dei telefoni' che prefigurano molte caratteristiche della odierna cultura digitale. Con la diffusione dei PC i gruppi hacker diventano un fenomeno mediatico e di massa. Alla metà degli anni '80, quello che fino ad allora era stato considerato come un 'ragazzo prodigio' si trasforma in una potenziale minaccia come autore di clamorose truffe o altre pratiche criminali. Ma in quegli stessi anni le pratiche hacker cominciano ad assumere un valore politico: nascono il cosiddetto hacktivismo e le comunità Free Software e Open Source, che in poco tempo rivoluzioneranno l'industria del software e la cultura digitale nel suo complesso. Oggi il fenomeno hacker è arrivato a occupare un ruolo di primo piano nella geopolitica contemporanea grazie alla nascita di gruppi su scala globale come Anonymous e all'incorporazione dell'hacking nelle strutture militari e di intelligence.
Negli ultimi anni in Italia e nell'Occidente si sta realizzando l'egemonia culturale e sociale del pensiero gender e trans-umano con cui l'uomo mira ad auto-crearsi seguendo una visione relativista della società. Così, il maschio e la femmina devono lasciar posto all'identità di genere auto-percepita, papà e mamma da genitore 1 e 2 e il compito educativo dei genitori è usurpato dall'ideologia gender. Tutto diventa famiglia e dunque nulla più è famiglia. La stessa fede in Dio è irrisa e messa fuori legge. In questo libro Simone Pillon indaga la deriva sociale in atto proponendo soluzioni per contrastare il pensiero unico e lasciare a chi verrà dopo di noi un po' di buona terra da coltivare e un pezzetto di cielo da contemplare. Con una nota di Vittorio Sgarbi e una poesia inedita di Davide Rondoni.
Il volume, dal titolo volutamente provocatorio - Si può vivere senza scienza? - raccoglie i contributi più significativi elaborati nei lavori dell'area di ricerca Sefir e presentati in un convegno avente lo stesso titolo, con la partecipazione di varie decine di scienziati e ricercatori - italiani e internazionali - provenienti da campi disciplinari diversi quali le scienze naturali e umane, la filosofia e la teologia. A tali contributi sono stati aggiunti testi riguardanti alcune riflessioni tematiche frutto del dibattito instaurato nel convegno stesso. In un panorama culturale sempre più sensibile all'interdisciplinarità e alla relazione sinergica tra scienze naturali e teologia si offre al lettore questo testo nella convinzione di poter stimolare e arricchire la propria personale riflessione.
Dal 20 ottobre 2023, in libreria la 33esima edizione del Libro dei Fatti. L'edizione 2023, che arriva nel sessantesimo anno di attività dell'Adnkronos, disponibile in versione cartacea in libreria e online nei formati digitali (e-book e app), cresce nella tiratura e si arricchisce ulteriormente, con la prefazione della premier Giorgia Meloni sull’importanza della natalità e della famiglia e 14 contributi autorevoli dal mondo della politica, dall'economia e dalla società civile. Torna il focus sulla sostenibilità, con la cronologia dei fatti principali e un glossario ancora più aggiornato con nuovi termini. Tema ricorrente del Libro è l’intelligenza artificiale, al quale è dedicato il contributo del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che insieme a quello del ministro della Salute Orazio Schillaci spicca tra gli altri interventi istituzionali.
Le 30 sezioni del sapere raccontano un anno di notizie, aggiornando dati e statistiche, con una costante proiezione nel futuro. In apertura i 10 fatti dell’anno tra politica interna ed estera, cronaca, salute, spettacoli e sport. Il conflitto tra Russia e Ucraina, la morte della regina Elisabetta II d’Inghilterra, i 20 anni dell’euro, conferme e cambi di rotta nei governi dei principali Paesi in seguito all’esito delle elezioni politiche o a crisi interne, come quella che porta la Gran Bretagna ad avere nell’anno tre premier. E ancora, per la Chiesa cattolica la fine dell’eccezionale era dei ‘due papi’, i vincitori della notte degli oscar e il trionfo dell’Argentina ai Mondiali di calcio. Sempre più ricco di dati, informazioni e ricorrenze storiche, il Libro dei Fatti ci ricorda anche i nomi dei tanti personaggi che hanno fatto la storia, nel Paese e nel mondo, i personaggi nuovi e quelli che ci hanno lasciato nell’ultimo anno. E poi gli approfondimenti “per saperne di più” i quiz per testare la propria conoscenza e i fatti curiosi.
Nei dibattiti politici, mediatici e accademici si parla spesso di valori. Eppure, una questione rimane spesso senza risposta: come nasce un valore? Come emerge e come si costituisce qualcosa che è importante per noi, e a partire da cui valutiamo persone, cose, eventi, situazioni della nostra vita? In "Come nascono i valori", Hans Joas presenta una risposta originale a tale interrogativo: i valori nascono da esperienze individuali e sociali che scuotono e mettono in discussione i limiti della nostra identità. Nei dieci capitoli che compongono il volume, Joas sviluppa la sua proposta attraverso una retrospettiva storica e concettuale che va da Nietzsche a Habermas, passando per la filosofia tedesca del primo '900, il pragmatismo americano e il postmoderno.
Guerre e violazione dei diritti umani sono arrivati ormai dentro l'Europa, dove le persone in fuga e in cerca di protezione hanno ormai raggiunto la cifra allarmante di 100 milioni. Il report del 2022 fotografa le contraddizioni delle politiche italiane ed europee in tema di protezione internazionale, da una parte l'apertura e la protezione riservata agli ukraini, dall'altra i respingimenti, i campi ai confini e una burocrazia cavillosa riservata invece alle altre persone in fuga dagli altri conflitti.
Appuntamento ormai irrinunciabile, Il Libro dell'Anno 2022 diretto da Riccardo Chiaberge presenta gli avvenimenti e i temi salienti dei dodici mesi appena trascorsi nella cultura e nell'arte, in politica e in economia, nella scienza e nella tecnologia, in Italia e nel mondo. Il volume è strutturato in quattro parti distinte. La cronologia: Sintetizza giorno per giorno i fatti più significativi, corredati da immagini, cifre e brevi approfondimenti. Ogni mese è introdotto da una galleria di immagini sugli eventi più significativi del periodo. La foto simbolo in apertura fissa l'evento del mese. I temi: 30 articoli affidati a importanti firme del giornalismo e ai maggiori esperti nei vari settori disciplinari offrono approfondimenti sui fenomeni, i problemi e i personaggi più importanti ed emblematici dell'anno. In questa edizione sarà dedicata una sezione alla guerra in Ucraina le cui conseguenze, unite ad altre tendenze in corso, potrebbero ridisegnare gli equilibri globali. Si parlerà quindi di "guerra ibrida", dell'emergenza profughi, delle ripercussioni del conflitto sul mercato delle materie prime e dei rischi di una crisi alimentare; dello sviluppo della difesa europea; mentre un saggio introduttivo di Andrea Graziosi farà il punto sulla guerra in Europa nel 2022 e sul suo significato. Tra gli altri argomenti affrontati: l'eredità culturale di Pasolini e la sua lettura della società nel centenario della sua nascita; il "debito" culturale europeo con la letteratura russa e ucraina; lo stato dell'industria musicale e la diffusione della musica liquida; la rinascita dopo il Covid-19 di Brescia e Bergamo, capitali italiane della cultura 2023; il gender gap sui luoghi di lavoro; gli xenotrapianti; il ripensamento delle città in un'ottica realmente sostenibile; il James Webb Space Telescope e la ripresa delle attività vulcaniche. Concludono la serie dei temi le Parole dell'anno (anche con le parole della guerra).
La migliore «lezione» è quella che insegna a controllare le emozioni con l'intelletto e a muovere l'intelletto con le emozioni. Quotidianità e culmine di una via alla conoscenza, la lezione, così come la pensa e desidera Gustavo Zagrebelsky, è insieme un tempo e un luogo di amicizia - di filìa -, creativo tanto per gli studenti quanto per il professore. «La lezione è una sorta di chiamata a raccolta intorno al sapere». La lezione mette insieme persone diverse e parole diverse: è, anzi, una «casa delle parole», parole con le quali professore e studenti creano il mondo nominandolo. «La scuola e la lezione, che si nutrono necessariamente di parole, hanno di conseguenza questo dovere primario: usarle con tutte le cautele del caso, sapendo che il veleno dell'equivoco è sempre in agguato». Lezione si fa insieme, come una passeggiata fra amici. Amici, però, soprattutto della conoscenza. Se il professore inevitabilmente deve sedurre, deve farlo non verso se stesso, bensì verso la materia che tratta. A lezione c'è «fascino» se c'è «voglia» di partecipare... «con allegria, commozione, paura, turbamento: insomma con l'intelletto e l'emozione». A lezione, nessuno può permettersi di «ripetere» e basta, se si fa sul serio. Né gli studenti né il professore. Tutti, ognuno per la parte che gli compete, devono partecipare al processo della ricerca. La lezione pensa se stessa mentre si sviluppa, con pause, digressioni, interventi di qualche studente, per poi riprendere il filo, il cammino. Per tutto il resto basterà il manuale, quello sì, per forza, fisso e ripetitivo, semplice strumento di supporto, sostituto impossibile della creatività e, di piú, della vivacità della lezione. Come voti ed esami del resto, che, con un simile tipo di lezione, diventano quello che sono da sempre: mero controllo degli «strumenti» di base per addentrarsi nella materia. L'organismo vivente della «classe» è una società in miniatura e così «la costruzione di una classe può essere vista come una prefigurazione, una promessa, un'immagine della società che vogliamo costruire, competitiva, discriminatoria, violenta oppure cooperativa, ugualitaria, amichevole». Ciò che in fondo la scuola richiede è di pensarsi in modo utopico, come qualcosa cui si lavora incessantemente ben sapendo che la perfezione è irraggiungibile. Solo allora vale la pena di essere severi. E, quando occorre, eretici.
De-siderio. De-sidera: mi sono allontanato dalle stelle, quelle stelle da cui provengo e a cui anelo. Allodola. Ad-laudula: uccello del mattino che inizia la giornata cantando armoniosamente le lodi. Le parole sono strumento essenziale del pensiero. La loro etimologia ci conduce alla sorgente della realtà, ce ne mostra tutta la sua attrattiva. Un libro per chi voglia intus lègere, guardare in profondità il reale e coglierne l'intima bellezza.