«L’uomo e il divino non solo rappresenta una sintesi di tutto ciò che María Zambrano aveva scritto fino agli anni Cinquanta, ma costituisce il nucleo da cui si irradia tutto il suo pensiero alla ricerca dell’unità tra religione, filosofia e poesia. Rispetto all’itinerario esistenziale e intellettuale di Zambrano, questo libro si riferisce alla “seconda navigazione” contrassegnata dalla ragione poetica, Che costituisce il nucleo originale della riflessione della pensatrice. Se compito della poesia è aprire i pori al sacro, “l’azione che l’uomo compie è cercare un luogo in cui accoglierlo e dargli forma, nome; collocarlo in una dimora per ottenere lui stesso la sua; la dimora umana, il suo ‘spazio vitale’”. La ragione poetica porta alla luce non una Istoría – nel senso greco del termine –, un computo di sventure o avvenimenti computabili cronologicamente, bensì una “intrastoria”. Se potrebbe sembrare che in quest’opera Zambrano narri una storia cronologicamente intesa – dalla nascita pre-greca degli dèi, alla disputa tra filosofia e poesia intorno ad essi, ad Aristotele e alla sua condanna dei pitagorici, al cristianesimo, alla nietzschiana morte di Dio e alla riapparizione del sacro all’interno del nichilismo –, basta uno sguardo ermeneutico per constatare l’insufficienza di una tale cronologia, perché quanto viene descritto sta accadendo nello stesso tempo, sicché il movimento e lo spazio del movimento coincidono. Zambrano sta disegnando in realtà la topografia dell’Occidente, seguendo le orme dell’unità originaria perduta.»
Dalla Prefazione di Armando Savignano
María Zambrano (1904-1991) è una delle maggiori protagoniste della storia della filosofia del ’900. L’Editrice Morcelliana, che dell’autrice ha pubblicato Donne (2006) a cura di S. Zucal e L’esilio come patria (2016) a cura di A. Savignano, e vi ha dedicato un fascicolo monografico di «Humanitas» 1-2 (2013) María Zambrano. La politica come «destino comune», ha in corso di pubblicazione le Opere.
Ciclo di conferenze tenute al Centro Culturale S. Fedele di Milano
Sabato 16 novembre 1991
LE "Confessioni" di Geremia. Diario intimo del profeta
Sabato 23 novembre 1991
Geremia e le ore fatali di Giuda. Una teologia della storia
Sabato 30 novembre 1991
il "Libro della Consolazione" di Geremia (CC. 30-31)
Sabato 14 dicembre 1991
Il messaggio della raccolta di oracoli del profeta Geremia
Sabato 21 dicembre 1991
Le cinque grandi lamentazioni e il libro di Baruc
Da dove deriva la nostra fede? Da un gruppo di persone che sigillano anfore e corrono a cavallo. Una di queste fu Eusebio di Cesarea, vescovo della Palestina tra il 265 e il 340, che per 25 anni ha raccolto antichi manoscritti, lettere, testimonianze, attraversando da un luogo all'altro le terre del primo cristianesimo. Senza di lui un patrimonio enorme sarebbe andato perduto, e sapremmo molte meno cose sulla chiesa prima di Costantino. Tre secoli di fondamentale importanza per la nostra conoscenza sulla nascita e diffusione del cristianesimo, attraverso testimonianze di fede e di martirio, di cui anche Eusebio fu testimone oculare, fino a quando lui stesso vide l'alba della prima libertà religiosa. Con l'acume dello storico e la saggezza del pastore, Eusebio ha ricostruito la preziosa trama del cristianesimo dai tempi di Gesù e degli apostoli fino a lui, scrivendo la prima storia della Chiesa che l'umanità possiede.
Che cosa significa «umano» all'epoca dell'intelligenza artificiale e della rivoluzione digitale? Perché sentiamo il bisogno di dire «restiamo umani»? Dove ci porterà il nostro processo evolutivo? La straordinaria molteplicità e diversità di ciò che ci costituisce - materia organica, cervello, mente, coscienza, emozioni - rende ardua la risposta, soprattutto in termini definitivi. Questo libro attraversa le molte sfaccettature dell'umano, e il loro possibile o mancato equilibrio, seguendo alcuni assi fondamentali del nostro vivere: ragione/sentimento, altruismo/egoismo, uguaglianza/disuguaglianza, felicità/scontentezza. Un racconto ci conduce alla scoperta di un cantiere sempre aperto, poiché l'essenza dell'umano è in continuo divenire.
L'idea di questo libro è di accompagnare chi si accosta per la prima volta alla storia del diritto canonico allo stesso modo di una guida con i visitatori di un solo giorno entro una grande pinacoteca. Nell'impossibilità di vedere tutto, si sono selezionati solo alcuni quadri, almeno i più noti ed importanti, illustrando la personalità di ogni autore, il suo tempo, il messaggio trasmesso, l'influsso esercitato su altri che seguirono. Nella speranza che, al termine della pur breve visita, scaturisca il desiderio di tornare un'altra volta, approfondendo le proprie conoscenze su un mondo che, prima, non conoscevano affatto.
Christopher è un esile alberello con un grande sogno: diventare un grosso pino amato e coccolato da tutti. Purtroppo gli anni passano, e nessuno sem- bra interessato a portare a casa Christopher per le feste di Natale. Lasciato completamente solo, Christopher può contare però sull’amicizia di Whooty, un piccolo gufo, e su tutti gli animali della foresta. Ma un bel giorno... Una sto- ria che parla di amicizia, amore e speranza e dell’importanza e sul significato della vita di ognuno.
Work in progress è uno strumento pensato per accompagnare gli educatori-catechisti nella formazione personale e nel servizio educativo. Contiene approfondimenti sulla vita dei ragazzi, contributi per lasciarsi interpellare dalla Parola, spunti per crescere nella spiritualità e per riflettere sul servizio educativo. Il testo presenta infine un approfondimento sul tema del giornalismo, che caratterizza la proposta formativa dell’Acr per i bambini e i ragazzi dai 3 ai 14 anni.
"Dio non ama anzitutto la creazione, non è l'umanità il termine ultimo del suo amore, e nemmeno la Chiesa, ma questa persona che io stesso sono; ama la Chiesa in questo membro del suo corpo che sono ancora io. E' anzitutto per questo che Egli, continuamente, dona a me lo Spirito Santo9" dall’Invito alla lettura di padre Antonio M. Sicari
Questo Decenario allo Spirito Santo, pubblicato per la prima volta a Salamanca nel 1932, è un classico della spiritualità moderna, un itinerario di preghiera in dieci giornate che è anche un itinerario di santità per tutte le situazioni umane: la sua finezza, la sua profondità, non si spiegano se non con la speciale illuminazione che Dio concede alle anime che lo frequentano con intimità, quel dono di sapienza che trascende ogni limite culturale. Con parole semplici, ma la cui forza molti teologi potrebbero invidiare, il lettore viene aiutato a conoscere, ad amare e a pregare l'unico Dio in ciascuna delle sue persone: questo infatti è un libro di meditazione sulla vita della Santissima Trinità e sulla nostra vita in rapporto alla Trinità.
Francisca Javiera del Valle (1856-1930) fu una povera sarta, vissuta nel paesino castigliano di Carrién de los Condes, presso Palencia. Un'esistenza oscura, trascorsa per la maggior parte nel laboratorio di cucito che serviva i gesuiti del Colegio del Sagrado Corazén. Ma all'umiltà della condotta e delle mansioni faceva riscontro una vita spirituale assai ricca, come provano le opere che ci ha lasciato, scritte in obbedienza al suo direttore spirituale, tra cui spicca questo Decenario particolarmente — amato da san Josemaria Escrivà.
A vent'anni dalla morte dell'autore si ripropone questo fondamentale studio incentrato sulla figura di Maria. Nella descrizione del mistero dell'Alleanza fra Dio e il suo popolo, Maria sta dalla parte umana del patto personificando Israele davanti a Dio, e realizzando l'immagine compiuta dalla Chiesa nella sua relazione sponsale con Cristo.
Intrecciando con seria levità frasi di imperatori e stemmi sui tombini, luoghi monumentali e moderni quartieri periferici, miti fondativi e canzoni popolari, norme legislative e graffiti sui muri, libri eruditi e romanzi di culto, frammenti cinematografici e rituali della vita quotidiana, meraviglie e orrori della città eterna, questo libro si propone di offrire ai romani e agli stranieri, a cittadini e turisti, un modo diverso di percorrere significati e luoghi, conflitti e aspirazioni, bruttezze e bellezze di Roma nell'arco dei suoi quasi tremila anni di vita.
Dom Lambert Beauduin (1873-1960) è stato un personaggio capitale per la storia monastica e per la vita della Chiesa del XX secolo. Personalità vivace e in un certo senso profetica, fu monaco di grande attività soprattutto in ambito liturgico e nella particolare attenzione che ebbe verso l’ecumenismo. Fondò l’abbazia di Chevetogne in Belgio, l’unica con la particolarità di possedere due chiese, una chiesa di rito latino e l'altra di rito bizantino. Un’occasione per approfondire la conoscenza di una figura innovativa, a tratti anche scomoda, che ha comunque segnato la vita della Chiesa.
La vicenda personale, davvero unica, di Anastasio di Albania, primate della Chiesa Ortodossa Autocefala di Albania, rimette in discussione quel fenomeno tipico del mondo ortodosso che vede la religione unita o addirittura subordinata alla nazione, a danno dell'universalità. Il vissuto della Seconda guerra mondiale nella sua Grecia, poi un'intensa esperienza missionaria e una prolungata esperienza di ricerca scientifica, sono le premesse di una severa presa di distanza dai nazionalismi. Sollecitato dallo storico Roberto Morozzo della Rocca e dal sacerdote Tommaso Opocher, l'arcivescovo di Tirana, Durazzo e di tutta l'Albania ripercorre la sua vita, dal Pireo delle origini al mondo intero, fino alla sorprendente opera di ricostruzione dell'Ortodossia albanese dopo il comunismo. Ne emerge il profilo di un "uomo dalle molte patrie", non solo dal punto di vista geografico ma antropologico: capace di capire e abbracciare le più diverse forme della spiritualità e dell'umanità contemporanea. Dinanzi alle crisi e alle guerre del mondo contemporaneo, la figura di Anastasio di Albania risalta come costruttore di coabitazione pacifica tra i popoli, mediante il dialogo e l'incontro, nel rispetto delle tradizioni storiche. Prefazione Andrea Riccardi.