Cenni generali
Nel De Abraham Ambrogio offre di sé un'immagine forse più completa che in qualsiasi altra singola opera. Trattandosi di un medesimo soggetto, egli mostra la sua ben nota inclinazione alla predicazione morale e dà prova delle sue doti di grande esegeta della Sacra Scrittura.
Sull'autenticità non esiste alcun dubbio. I due libri del De Abraham certamente sono compresi da Cassiodoro fra i sette conosciuti con il titolo De patriarchis e degli stessi si fa esplicita menzione nel De Ioseph.
Come per la maggior parte delle altre opere ambrosiane, il problema della datazione rimane insoluto e fra gli studiosi sembra essersi diffusa in proposito una certa rassegnazione. In effetti la ricerca di punti di riferimento esterni è stata finora infruttuosa e il tentativo di utilizzare gli elementi offerti dalla lettura dell'opera non ha dato risultati precisi, anche perché si è scontrato con l'incertezza che circonda quasi tutta la produzione del Vescovo milanese. In Abr. II 1, 1 si rinvia a De paradiso 2, 11, la cui composizione risale al periodo immediatamente successivo all'elezione episcopale e perciò è situata nel 375 o, al più tardi, nel 377.
Il riferimento di Abr. I 5, 33 4 a De excessu fratris II 96 potrebbe meglio precisare il termine post quem se fossimo certi che l'orazione funebre è stata pronunciata, o piuttosto redatta, nel febbraio del 378, ma nemmeno questa data è sicura.
Quanto all'argomento, il secondo libro appare a prima vista come un duplicato del primo, ma per quanto riguarda il metodo esegetico, il contenuto dottrinale, i destinatari e probabilmente anche la fonte, i due libri sono profondamente diversi.
I gradi dell'umiltà e della superbia/Apologia all'Abate Guglielmo/Sul dovere di amare Dio/La grazia e il libero arbitrio/Per i cavalieri del tempio/Il precetto e la dispensa/Vita di S.Malachia
San Nilo di Ancira e l'Asceta per antonomasia, perche insegno con la parola e l'esempio a fuggire i tumulti del mondo e a seguire la via della perfezione cristiana.
Il volume contiene il Discorso di ringraziamento a Origene per essersi spogliato del piu della sua natura mortale, e la Lettera di Origene a Gregorio.
Traduzione e note di L. Carrozzi.
L'opera ci offre un panorama della vita che si svolgeva nell'Impero bizantino nella prima meta del V secolo.
L'opera e un commento a Genesi 27 e 49, contenenti le benedizioni di Isacco e di Giacobbe.
L'opera affronta i grandi temi della dogmatica: la Trinita, creazione dell'uomo, il male, incarnazione, redenzione, battesimo ed Eucaristia.
L'opera rivela la profonda sintonia spirituale che Crisostomo sentiva intercorrere tra se e Paolo, la cui figura e i cui scritti sono spesso presenti nelle opere del vescovo di Costantinopoli.