La nebbia agl'irti colli... E poi? Come faceva? È raro tornare da adulti alle poesie incontrate da studenti. Eppure, sarebbe bello scoprire come risuonano in noi. E accorgersi che la vita le ha rese più leggibili, più emozionanti, più preziose. Nel bagaglio delle conoscenze scolastiche, insieme alle tabelline, al teorema di Pitagora, alla fotosintesi clorofilliana, rientrano anche molte poesie. C'è perfino chi, nel tempo, le ha imparate a memoria. Da «Silvia, rimembri ancora» di Leopardi a «La pioggia nel pineto» di D'Annunzio, dalle «stelle cadenti» di Pascoli al «male di vivere» di Montale, può capitare di ritrovarsi qualche verso sulle labbra, all'improvviso. Sembra che voglia dirci ancora qualcosa. Ma cosa? Paolo Di Paolo ci offre un'occasione per leggere in modo nuovo e sorprendente le poesie studiate a scuola. Toglie un po' di polvere e le libera dai luoghi comuni, rimette in rapporto scrittura e vita. Seguendo piste imprevedibili, riscopre «Dei Sepolcri» come un canto carico di tenerezza e rilegge «Il cinque maggio» come un editoriale in versi. Accosta autori contemporanei come Ray Bradbury a Carducci o Yasmina Reza a Manzoni, ripensa i versi secchi di Ungaretti all'ombra delle guerre odierne. E mette in gioco anche sé stesso, la sua storia di studente, di aspirante scrittore: un romanzo mai scritto su Gozzano; le telefonate e gli incontri con i grandi del secondo '900, Luzi, Zanzotto, Sanguineti, Spaziani... Dimostra così che l'esperienza può riempire di senso quei versi lontani e completarli nel tempo, fra amori, ferite, desideri, sogni.
«Il Vangelo di Giovanni, una piscina in cui i principianti nuotano e un oceano in cui gli esperti annegano, ha affascinato a lungo e continua ad attirare sia i lettori pii sia gli studiosi», dice Attridge nella prefazione al libro. A partire dal versetto di Gv 17,21, Valentina Marchetto studia ed esplora accuratamente le diverse affermazioni giovannee sull'unità guidandoci attraverso le complessità del testo, ma anche fra i diversi commenti dei lettori nei primi cinque secoli. Tra questi i padri della chiesa che, da Origene ad Agostino, citano o interpretano il testo evangelico, con sfumature che riflettono le controversie teologiche del loro tempo. Dall'Alessandria origeniana all'Africa ciprinianea, passando per l'aspra diatriba fra Girolamo e Gioviniano e per le battaglie dottrinali del IV secolo, si tocca con mano il peso e la valenza di un versetto che sta al cuore della speranza cristiana di unità.
La scuola italiana viene vista oggi con ammirazione all'estero per la sua capacità di accogliere tutti in classe, anche quegli allievi e allieve con disabilità o con bisogni specifici delicati ed importanti. Dopo oltre cinquanta anni di inclusione scolastica e sociale, le esperienze formative e didattiche effettuate confluiscono in un manuale che raccoglie i contributi dei più importanti studiosi di pedagogia speciale. I risultati raggiunti attraverso l'esperienza sono qui ripensati e messi a disposizione di tutti coloro che desiderano incrementare il proprio sapere e le proprie competenze: emerge una proposta di un modello di scuola sempre più inclusiva e adatta a tutte le differenze.
Il diavolo può sfoggiare le corna, la coda e le ali, fattezze bestiali, orrifiche o mostruose; ma può anche mostrarsi umanizzato e sensuale, prestante e vigoroso. Può essere enorme come minuto, villoso come glabro, terribile o burlone, ignudo o ben abbigliato. Non esiste un’unica forma, ve ne sono tante; non una sola figura ma migliaia da mettere in fila, da comprendere e giustificare in base alle fonti testuali, alle leggende, agli eventi di cui il demonio rappresenta gli esiti drammatici e nei quali riesce ogni volta a impersonare il nemico di turno, adottando la maschera opportuna. Pur operando un'inevitabile selezione fra le innumerevoli testimonianze figurative, il volume analizza l'evoluzione dell'immagine demoniaca dalle prime attestazioni nella Tarda Antichità fino ai giorni nostri, individuandone via via le strategiche mutazioni, le eventuali novità, le possibili motivazioni storiche.
Per Luciano Floridi l'informazione è un concetto cruciale, che merita un'indagine approfondita. Questo libro, frutto di lunghi anni di studio, presenta dunque il primo programma di ricerca unitario e coerente per quello che era un campo ancora inesplorato: la filosofia dell'informazione. Il libro spiega che cos'è la filosofia dell'informazione, esplora la natura complessa di vari concetti e fenomeni informativi e dà risposta ad alcune delle classiche domande filosofiche in termini di teoria dell'informazione. Una filosofia che sa dialogare con il mondo contemporaneo, una nuova e indipendente area di ricerca.
Dalle pareti rupestri ai moderni touch screen, le superfici sono il medium che ha permesso di visualizzare le immagini mentali al di fuori della caverna della mente umana, di fissare su un supporto quelle immagini che altrimenti sarebbero solo le volatili invenzioni dei sogni e dell'immaginazione. Dalle figurine paleolitiche ai moderni ritratti e alle sculture miniaturizzate l'Homo sapiens viene ancora attratto dalle piccole cose che accompagnano tutta la sua storia evolutiva. A partire da questa convergenza di menti e media, da questo intreccio di corpo, cervello, tecnologie e ambienti è possibile tracciare una mappa delle capacità e delle abitudini cognitive che presiedono al fare-immagine dal Paleolitico a oggi.
«L'intento è quello di illuminare i potenziali di lievitazione del seme cristiano nel nuovo contesto dell'epoca», scrive Pierangelo Sequeri proprio all'inizio di queste riflessioni, pubblicate su «Avvenire» in un'apprezzatissima serie tra il dicembre 2023 e il febbraio 2024. Dieci puntate divenute altrettanti settori di una mappa entro la quale il grande teologo traccia un'analisi senza sconti e densa di aperture, invitando a vivere un tempo che richiede di essere profetico. Con la sua guida profonda e sensibile si procede in cerca dei segnali che orientano la fede dentro la cultura in un'epoca in cui sembrano prevalere fattori di incertezza che scoraggiano l'esperienza credente. Sequeri ci conduce alla scoperta della «fede dove non te l'aspetti» mettendo a tema parole-guida come futuro, intesa, onore, élite, prova, attesa, offerte a tutti i «cercatori e trovatori» che vogliono attraversare la vita con ritrovata consapevolezza.
Le esperienze religiose e spirituali più profonde sono accomunate dalla consapevolezza che il divino si manifesta in maniera sfuggente e resta irriducibile a qualsiasi tentativo di circoscriverlo nelle categorie del pensiero umano. Le fasi iniziali di ogni religione si giocano intorno al binomio rivelazione-nascondimento: il rivelarsi di Dio è sempre ri-velarsi, nascondersi nuovamente allo sguardo. Ci sono religioni che restano, del tutto o in parte, segrete; persone costrette a professare la propria fede nell'ombra o a scegliere tra l'abiura e il martirio; credenti che, nella ricerca dell'Assoluto, scelgono di abbracciare una vita nascosta, lontana dal mondo. Tracciando un percorso tra le religioni orientali, i testi biblici e il cristianesimo, il volume indaga le diverse declinazioni della spiritualità del nascondimento. In particolare, l'esempio di Jean Claude Colin, fondatore dei Padri Maristi, svela la fecondità attuale della vita nascosta, che non significa rifugiarsi nella solitudine e rifiutare l'azione, ma vivere la propria condizione, qualunque essa sia, in piena consapevolezza e abbandono fiducioso alla volontà di Dio.
I punti di forza del lavoro di Klyne Snodgrass sono anzitutto la finezza dell'analisi letteraria e la linearità di un'esposizione sempre perspicua. Per ciascuna delle parabole esaminate si fornisce una breve introduzione; un'illustrazione del tipo di parabola in esame e della sua struttura letteraria; un elenco delle problematiche esegetiche salienti; un catalogo di scritti o di passi paralleli utili all'analisi; uno spoglio delle peculiarità stilistiche, lessicali e redazionali; un quadro generale del contesto culturale; le opzioni esplicative con le quali il lettore si trova confrontato; un'analisi approfondita delle questioni interpretative principali e delle loro soluzioni possibili; un'ipotesi di applicazione; una bibliografia di approfondimento.
Malempin, scrive André Gide nei suoi appunti per un libro su Simenon, è la «messa in pratica» perfetta di quello che l'autore definisce il suo «metodo»: «far rivivere il passato nel, e attraverso il, presente. Qui i ricordi del passato si alternano al racconto del momento attuale ... E il passato fa luce sul presente, che senza quello rimarrebbe incomprensibile». Del passato, mentre veglia notte e giorno il minore dei suoi figli, affetto da difterite maligna, il dottor Édouard Malempin rievoca soprattutto l'infanzia: perché è stata quella - è sempre quella, Simenon ne è convinto non meno di Freud - a fare di lui l'uomo che è oggi. Determinanti sono stati certi odori (quello della cucina della casa dei genitori, per esempio), certe sensazioni (la beatitudine che provava allorché, malato, poteva «fare assenza» e isolarsi dal mondo), certe scene (la notte in cui si era svegliato e aveva visto il padre chino su di lui, o quando avevano portato in manicomio la giovane zia, una «femmina allo stato puro», bionda rosea e polposa, in preda a una crisi di follia) che si sono fissati nella memoria - ma più ancora le zone d'ombra e i misteri che non è mai riuscito a penetrare fino in fondo: la scomparsa di uno zio a cui i suoi genitori dovevano un bel po' di soldi, l'aver sentito la madre mentire a un gendarme venuto a interrogarla, e quel polsino con un gemello d'oro che poco tempo dopo aveva visto in una discarica andando a scuola, e sul quale aveva sempre taciuto...
Tra gli studi veterotestamentari la teologia dell'Antico Testamento è stata a lungo considerata il vertice della disciplina. Tuttavia, negli ultimi decenni è diventato sempre meno chiaro di che cosa una teologia dell'Antico Testamento si debba effettivamente occupare. Konrad Schmid affronta innanzitutto il compito di chiarire storicamente il concetto di teologia applicato alla Bibbia; quindi, discute la diversità delle Bibbie ebraiche e degli Antichi Testamenti esistenti, per poi analizzare il carattere teologico dei libri e delle raccolte dell'Antico Testamento sulla base di testi di particolare rilevanza. Konrad Schmid include anche una descrizione della storia teologica dell'Antico Testamento e un'esposizione tematica e storicamente complessa di importanti temi della teologia dell'Antico Testamento.
Il filo conduttore del volume è il concetto di diaspora all'interno della quale i cristiani sono chiamati a vivere nella società laica e secolare. Non più la diaspora territoriale, ma la diaspora globale dello spazio pubblico che intacca il fondamento interno della fede religiosa, rende irrilevanti le supplenze che in passato assolvevano le Chiese, rende nudi i cristiani del loro fondamento. Per tali ragioni i cristiani alimentano altrove - quali le comunità diasporiche - la loro diversità evangelica. In questa visione di difesa della diaspora nello spazio pubblico secolare sta la difesa della diversità e durata del messaggio evangelico. In chiave esistenziale la diaspora è sempre una condizione di mezzo verso il futuro e per tale ragione è percepita come abitata da pericoli e da demoni. Come nei luoghi misteriosi dell'infanzia, ognuno pensa solo di uscirne, anziché di potervi soggiornare stabilmente. Potrebbe essere invece che la diaspora sia la condizione normale della vita, in cui si nasce, si vive e si muore. La diaspora però non più quale spazio territoriale, ma antropologico da comprendere e vivere. A questo servono le «strutture di plausibilità», dentro le quali il singolo credente trova conferma alla sua identità e vince la dissonanza cognitiva del mondo contrastante. Il libro è dedicato alle molteplici esperienze della diaspora territoriale, e ora antropologica, considerata quale risorsa e pericolo per i cristiani nello spazio pubblico laico che si organizza «come se Dio non ci fosse». In tale prospettiva la diaspora è un altro e nuovo spazio di sperimentazione, di trasformazione, di passaggio al futuro, di inclusione o di esclusione. Una vocazione perdurante alla diaspora. Nel racconto della storia la diaspora è stata un prototipo biblico. Nulla di nuovo per i primi cristiani descritti nella Lettera a Diogneto. La diaspora fu per loro la vocazione a vivere nel mondo, senza essere del mondo. «Questo libro mi lascia in cuore la sensazione di essere di fronte a un mare di possibilità. Non tanto un mondo che finisce, ma un mondo che nasce. È il tempo di sognare nuove forme di Chiesa per essere ancora capaci di esprimere la vitalità sempre sorprendente del Vangelo». (dalla Postfazione di Mons. Derio Olivero)