Da quella straordinaria sera dell'11 Ottobre 1962, quando Giovanni XXIII, il 'Papa buono', dalla finestra del Palazzo Apostolico inviò una carezza a tutti i bambini della terra, suscitando un'ondata universale di tenerezza, che al suo sguardo paterno sembrava coinvolgere persino la luna, enormi trasformazioni sono avvenute nella vita della Chiesa e del mondo. Grazie al Concilio Vaticano II, inaugurato quel giorno, si può dire che i processi della storia della Chiesa e della vicenda dell'umanità intera si sono avvicinati e intrecciati come forse mai prima era avvenuto. Mai un'assise conciliare aveva prestato tanta attenzione alle sfide del tempo; mai la storia era entrata con tanta consapevolezza nell'autocoscienza della Chiesa; mai allo stesso modo i Vescovi in Concilio avevano avuto coscienza di essere essi stessi protagonisti di una svolta dalle conseguenze epocali. Lo si rileva seguendo la struttura fondamentale della riflessione conciliare nella sua triplice articolazione in rapporto al passato, al presente e al futuro della Chiesa.
È con la consueta inclinazione al paradosso e all'ironia che Chesterton ci parla di un'esperienza drammatica come la conversione religiosa, partendo ovviamente dalla sua personale, avvenuta nel 1922. In queste pagine - sottili, brillanti, appassionate - accompagna l'anima perennemente in bilico del convertito attraverso le tre fasi che precedono l'ingresso nella Chiesa di Roma: l'assunzione di un atteggiamento intellettualmente onesto nei confronti di essa, quindi la sua progressiva e irresistibile scoperta e infine l'impossibilità di abbandonarla una volta entratovi. Al termine di tale pellegrinaggio interiore, la religione più antica si rivela sorprendentemente la più nuova, più nuova delle cosiddette religioni nuove - come protestantesimo, socialismo o spiritismo -, perché, a differenza di esse, da duemila anni la tradizione e la verità cattoliche conservano intatta la propria validità. Per Chesterton il solido fondamento di questa autentica universalità (al di là dell'azione della Grazia, mistero teologico sempre sotteso alla fede) risiede nella razionalità e nella libertà del cattolicesimo.
Che cos'è un concilio? Qual è il suo significato per la Chiesa? Quali elementi sono essenziali per una sua interpretazione teologica? Queste domande di fondo guidano la scrittura del libro, che indaga l'origine e lo sviluppo dell'istituto conciliare da un punto di vista sia storico, sia teologicoecclesiologico. Mediante tale indagine è messa a tema la natura squisitamente ecclesiale del "concilio", attuazione peculiare dell'identità apostolica della Chiesa-comunione.
Dalla Chiesa "società dei veri cristiani" alla Chiesa "comunione", molta strada è stata fatta. O meglio, si è tornati alla Tradizione che significa "restare sé stessi, ma sviluppandosi continuamente. La Chiesa è sempre stata in costante evoluzione". Luigi Bettazzi, l'unico vescovo italiano presente al Concilio Vaticano II oggi vivente, racconta la "sua" Chiesa, frutto di un'esperienza lunga (quasi) un secolo: non una cittadella che si sente assediata dal mondo e dai "laici", bensì una comunità impegnata ad annunciare la vicinanza di Dio a tutte le donne e gli uomini, in particolare i più dimenticati e soli. Le figure di Giovanni XXIII, del cardinal Lercaro, di Helder Câmara, di Francesco, scorrono davanti agli occhi del lettore raccontate da Bettazzi che ben conosce e ha conosciuto quei pastori "con l'odore delle pecore". Insieme a questi esempi la Chiesa può operare un nuovo ritorno alla Tradizione: "Il punto di partenza è la priorità del "popolo di Dio", depositario dei doni dello Spirito, di cui la gerarchia, a tutti i livelli, è al servizio". "Un tempo pareva che compito della Chiesa fosse garantire la propria vita, struttura e libertà. Ci si è resi conto invece che la Chiesa deve farsi voce di quanti non hanno voce e deve promuovere i diritti di chi si sente emarginato."
Le pareti degli edifici religiosi sono sempre stati il telo sul quale la Chiesa ha dipinto il suo autoritratto. Tuttavia, oggi non è affatto scontato il rapporto tra l'arte, progressivamente sganciata dal concetto di bellezza, e la spiritualità, sempre più intesa in modo svincolato dallo Spirito Santo. Se il presbiterio - osserva Rupnik - "è praticamente l'unica cosa religiosa che ci è rimasta", la possibilità che si delinea è aprirlo agli artisti perché diventi non un generico luogo di espressione, ma lo spazio di un'arte purificata per una Chiesa capace di non escludere nessuno.
La traccia è un testo aperto, che vuole stimolare un coinvolgimento diffuso verso il Convegno Ecclesiale Nazionale (Firenze, 9-13 novembre 2015), arrivando per quanto possibile a tutte le realtà delle nostre Chiese locali. Tale traccia, volutamente, non è esaustiva, ma sarà accompagnata nel sito web da materiali di approfondimento come la lettura tematica delle esperienze e testimonianze pervenute, lo sviluppo di singoli paragrafi del documento, alcune proposte su come utilizzare la traccia nei vari contesti di base. Obiettivo di questa traccia è di continuare un dialogo e un cammino, stimolando la consapevolezza ecclesiale, e cercare insieme vie nuove per affrontare le sfide coltivando la pienezza della nostra umanità, più che formulare teorie umanistiche astratte o offrire programmi e schemi pastorali precostituiti.
Ma papa Francesco, nonostante il consenso entusiastico sulla sua persona, è solo? È letto, compreso, seguito? Ci voleva un cardinale del Collegio, teologo della casa Pontificia, un domenicano sapiente e mite, acuto e moderno, pur avendo attraversato la storia, e la storia della Chiesa, dalla Resistenza al Concilio, dalla vicinanza a Giovanni Paolo II alla sintonia con Francesco. Un sacerdote cui porre con libertà ogni domanda, le più urgenti per il cristiano, per l'uomo di oggi. Dall'idolatria agli scandali, dalla bioetica alle apparizioni, dal demonio alla bellezza come via della verità. Un dialogo aperto, senza dogmatismi e giri di parole, che suscita altre domande, che conforta sulla speranza e sul destino buono del mondo, anche del nostro mondo.
"Credo che la forza della Ecclesiam suam consista nell'aver saputo ricondurre all'essenziale fede e vita cristiana sul tema della parola. Certamente, la parola di Dio, la rivelazione, da cui soltanto discende la capacità della Chiesa a parlare e annunciare, a comunicare e testimoniare. Ma poi, in particolare, il parlare umano, il parlare della Chiesa. Proprio questa concentrazione sulla parola, sul messaggio, sul dialogo, esprime al meglio la vocazione della Chiesa e cerca di rendere la Chiesa a un tempo 'più divina' e 'più umana', in piena rispondenza al Cristo, parola di Dio fatta carne, uomo che ha parlato come nessun altro uomo mai." (dall'Introduzione di Enzo Bianchi)
Si tratta di un libro che raccoglie le meditazioni tenute da Padre Cantalamessa alla presenza del Papa e dei suoi più stretti collaboratori in occasione della Quaresima 2003. Al centro della riflessione è il mistero della Chiesa, colto e riscoperto anche nelle conseguenze pratiche che ne scaturiscono per la vita spirituale. Le meditazioni sono svolte, secondo il metodo tradizionale della “lectio divina”, seguendo il testo della Lettera agli Efesini, il testo ecclesiologico per eccellenza del Nuovo Testamento. Seguendo la progressione presente nella Lettera, la Chiesa viene contemplata attraverso le quattro immagini classiche di edificio, corpo, sposa e madre. Chiude il testo un’intensa riflessione sulla famiglia come “Chiesa domestica”.
Libro tradotto in francese, giapponese, inglese, polacco, portoghese, spagnolo e tedesco.
Dopo il concilio Vaticano II la dottrina sulla collegialità, espressa dalla Lumen gentium, ha ricevuto una debole recezione, venendo di fatto accantonata. Con l'elezione di papa Francesco si è tornati a invocare più collegialità: solo riscoprendo la strettissima unità esistente fra la comunità dei fedeli e i suoi pastori possiamo superare lo scisma invisibile che purtroppo caratterizza l'attuale stagione ecclesiale. Come tornare allora a una chiesa basata sull'ascolto reciproco? L'autore ci offre qui una proposta realistica di chiesa sinodale, capace di assumere anche la sfida ecumenica, in cui le diversità si compongano nell'unità.
Dio vuole un mondo di poveri o senza poveri? Dalla Bibbia al concilio, da Giovanni XXIII a papa Francesco queste pagine ci descrivono una chiesa che, oltre a lottare contro la povertà, è chiamata a essere essa stessa povera e a stare con i poveri, perché Dio non si rassegna alla de-creazione del mondo, ma fa dei poveri i soggetti di una nuova creazione.
Il Vaticano II è stato innanzitutto un modo nuovo da parte della Chiesa di rapportarsi al mondo contemporaneo. Il volume vuole ripercorrere i tragitti che hanno preparato questa nuova coscienza, e i frutti raggiunti nel Vaticano II. Tre sono gli interventi presenti nel volume. M. Tosti ha ricostruito alcuni passaggi della travagliata storia del XIX secolo e della metà del successivo, puntando l'attenzione sui processi di sospetto e avversione che, a partire dalla rivoluzione francese, determinarono le relazioni tra la Chiesa e il mondo moderno. Il secondo intervento, di P. Maranesi, invece ha voluto analizzare la "svolta" del Vaticano II, tentando un confronto più attento e puntuale riguardo le novità testuali emerse nell'autocoscienza della Chiesa nei lavori conciliari. Il terzo approfondimento è di S. Segoloni, che ha tentato di individuare i processi di recezione da parte della Chiesa postconciliare delle proposte nate dal concilio.