Nel 1922 sette artisti - Sironi, Funi, Bucci, Dudreville, Malerba, Marussig e Oppi - iniziarono a riunirsi con il critico Margherita Sarfatti nella Galleria Pesaro di Milano. Il loro progetto mirava a ristabilire il "primato", come allora si diceva, della nostra arte e si accompagnava al miraggio di un'Italia nuova. Il "Novecento", il nome che scelsero, divenne subito "italiano", perché affondava le sue radici in una sensibilità nazionalistica che la guerra mondiale e la vittoria stessa avevano alimentato. Elena Pontiggia raccoglie nel volume le carte di questo progetto, recuperando testimonianze e testi soprattutto dei primi anni Venti.
La tesi centrale di questi saggi di estetica e di critica artistica è che l'"arte", in senso estetico moderno e forse non già più moderno, cioè l'arte per se stessa, e l'"altro dall'arte", che riguarda altri territori, il linguaggio, la conoscenza, l'esperienza in genere, sono le due polarità in cui si determina anche ciò che avvertiamo con ragione quale arte in linea di principio autonoma. Niente a che fare però con una considerazione sociologica, ma piuttosto una genuina e più ampia prospettiva propriamente estetica e critica, che ha nel pensiero di Kant il suo punto di riferimento primario.
Pubblicato per la prima volta nel 1929 nella collana dell'editore francese Plon diretta da Jacques Maritain, il volume è un'appassionata riflessione sulla natura antropologica dell'arte nel suo rapporto con il Tutto. È una discussione sull'evento artistico agganciata alla realtà che l'ha sollecitata e all'umanità cui si rivolge. Si riferisce alla poesia, alla musica e tende a riformulare unitariamente un sapere che giunge a toccare le corde più alte.
Aggiornata biografia critica del grande pittore domenicano.
Nel libro si analizzano gli ultimi sviluppi normativi e politici che hanno alimentato l'attuale dibattito sui temi della gestione e della volorizzazione del patrimonio culturale nazionale, ma soprattutto si racconta una reale esperienza di collaborazione tra pubblico e privato: quello relativo alla Soprintendenza archeologica di Roma e al "Colosseo dei desideri". Rosanna Cappelli tenta di mettere a fuoco, alla luce della diretta esperienza di gestione, i principali argomenti della contesa tra pubblico e privato, le possibili strade per l'integrazione tra politiche tradizionali e politiche cosiddette innovative, le soluzioni di una "privatizzazione sostenibile".
Vittorio Sgarbi compie una incursione nei concetti del bene e della bellezza, traendo spunto dalla grande tradizione dell'Occidente cristiano in materia di sanità e malattia. La cristianità dell'assistenza nasce proprio dall'esigenza, dal dovere morale di curare il malato come farebbe Dio. Ma sembra talora che Dio non possa stendere la sua mano, ed è allora che l'assistenza interviene ricreando le condizioni di possibilità di quel miracolo che Dio non può fare. Per quanto riguarda l'architettura, l'autore afferma che l'idea dell'architetto è un'idea filosofica, al servizio di una funzione. L'architettura non può esistere se non in rapporto alle esigenze reali dell'esistenza umana.
Le opere d'arte, i musei italiani pubblici e privati, ma anche il paesaggio, i siti archeologici, gli archivi, le dimore storiche e lo sconfinato patrimonio ecclesiastico costituiscono l'enorme ricchezza dei nostri beni culturali. Questo libro fa il punto della situazione sotto il profilo dei nuovi strumenti normativi ed evidenzia l'importanza di scoprire i beni culturali come risorsa economica.
La lunga e fortunata carriera di Henry Moore (1898-1986) esemplifica nella sua evoluzione alcune delle istanze che hanno caratterizzato il dibattito artistico del Novecento e, in particolare, la nascita e l'affermazione della scultura moderna. La ricerca di Moore prende avvio dalla scoperta dell'arte primitiva, per approdare ad una posizione artistica caratterizzata da un profondo umanesimo che si esprime soprattutto nella realizzazione di grandi sculture monumentali a destinazione pubblica.
«La camera ombrosa del Caravaggio», il primo dei due saggi che compongono il volume, apparso nel 1976, continua ad essere un tassello importante per il caso Merisi: è la scoperta della nascita e del significato del realismo magico del Caravaggio che, partendo dalla camera oscura di Gian Battista della Porta, ne scopre la portata sentimentale. Segue «Da Tiziano a Caravaggio, vicenda stilistica di un ritratto», uno studio che completa e ambienta il precedente, e che tratta non di una prospettiva ma di un cambio di attribuzione.