Queste pagine intendono portare un importante contributo alla teologia del mistero pasquale, mettendone in luce l'essenziale. Uno dei primi simboli della fede cristiana comincia con queste parole:Cristo è morto per i nostri peccati secondo le Scritture" (1 Cor 15,3). Questa parola è tra le più misteriose: quale possibile rapporto esiste tra morte di un solo uomo e l'universalità dei peccatri del mondo? Nel presente volume la teologia del mistero pasquale è acquisita nei suoi principi essenziali. Eppure essa non è che ai suoi inizi e lo resterà sempre: Gesù è senza fine un soggetto di riflessione. "
C'è ancora spazio per la profezia? Ha ancora senso per la vita dei credenti fare riferimento alla profezia? A queste e ad altre domande risponde questo saggio di R. Fisichella, che recupera un importante aspetto della vita di fede: la profezia. Per riscoprire la ricchezza della profezia, occorre innanzi tutto riflettere su un dato dei vangeli spesso trascurato: Gesù di Nazaret, agli inizi del suo ministero, fu certamente compreso dai contemporanei e dai suoi stessi discepoli come un profeta. La sua predicazione, i suoi gesti e il suo comportamento richiamavano infatti le grandi figure dei profeti veterotestamentari. Dopo l'evento della sua morte in croce e della sua risurrezione, però, la comunità dei primi discepoli comprese che egli non era solo un profeta, bensì il profeta, anzi la profezia di Dio Padre sulla storia, nel senso di suprema rivelazione del suo amore per gli uomini e giudizio definitivo di salvezza.
Il sacrificio nel linguaggio corrente è sinonimo di rinuncia. Originariamente, invece, era il momento in cui Dio incontrava il fedele per benedirlo (Es 20,24). Questo è il significato originario che aiuta a porre nella giusta luce il sacrificio per eccellenza della tradizione cristiana, ossia la morte di Cristo in croce. Cristo con la sua morte non placa l'ira di Dio provocata dai peccati dell'umanità, ma invece, associando l'umanità alla sua croce, insegna a trasformare la parte più disprezzata dell'esistenza, la sofferenza, in un sacrum. Sacrificio infatti deriva da sacrum facere, rendere sacro, divino. Ogni uomo può trasformare la sofferenza più incomprensibile, quella provocata dall'egoismo e dalla malvagità umana, in un'offerta sacrificale, che, quando vissuta in Cristo, porta alla resurrezione. Questa seconda edizione, oltre ad avere aggiornato la bibliografia, approfondisce sul piano critico il chiarimento del tema fondamentale del sacrificio, tenendo conto delle osservazioni pervenute da parte dei lettori e degli studenti dei corsi di teologia, nell'ambito dei quali l'opera è stata largamente utilizzata
Linee di teologia morale e biblica nel Vangelo di Matteo. Questo libro si pone nella prospettiva di riscoprire le radici ebraiche dell'etica di Gesu, che dall'Antico Testamento si prolungano nel Vangelo. Grazie a esse e nel confronto con esse intende cosi raggiungere una piu adeguata comprensione dell'insegnamento etico di Gesu che viene proposto nel Vangelo di Matteo.
Nella relazione tra memoria e dimenticanza, parola e silenzio, la pulsazione della Verita che Gesu rivela ed e. Sentire il polso". Questo il gesto piu immediato e diffuso di saggiare la vitalita di qualcuno. Ad esso ricorre perfino il medico, come se nessun apparecchio, per quanto preciso, sia in grado di rendere la risonanza vitale del cuore. Al ritmo fedele e discreto del cuore vibrano le note della vita; ascoltarle significa aprirsi la strada per conoscerne il mistero. La vita scorre nelle vene quando suono e silenzio ricevono l'uno il messaggio dell'altro e trasmettono l'uno all'altro la propria notizia (cf. Sal 19,2). Se uno prevalesse sull'altro, la vita sarebbe in pericolo. Il testo tenta di sentire, almeno un poco, il polso della Verita. Ma come puo la Verita avere "polso"? Guidando idealmente attraverso gli spazi del Tempio di Gerusalemme (l'Atrio dei pagani, il Santo, il Santo dei Santi), la proposta individua nella relazione tra Memoria e Dimenticanza, Parola e Silenzio, la pulsazione della Verita che Gesu rivela ed e. "
Uno studio sulla figura di Cristo che emerge come segno decisivo della verita del cristianesimo. All'inizio del terzo millennio si costata un processo di scristianizzazione in regioni tradizionalmente cristiane e una crisi della fede e della vita cristiana. Allo stesso tempo ci sono indizi di un rinnovato interesse per la questione di Dio. In questa situazione possiamo domandarci se il pensiero cristiano e all'altezza delle circostanze. Questo studio offre una proposta di fondamento razionale della fede. Gli elementi della proposta sono la filosofia della realta, il riconoscimento di una coerenza e di un senso nella scelta per un mondo senza Dio", il "senso del silenzio di Dio" e l'affermazione razionale di Dio. Da questa prospettiva si deve riconoscere che non sono le testimonianze su eventi straordinari che fanno credibile la fede cristiana. La figura di Cristo crocefisso emerge invece come il segno decisivo della verita del cristianesimo. "
L'obiettivo di questo libro e di mettere alla portata di tutti una parte (minima, ma essenziale) di cio che oggi e del tutto pacifico in Cristologia. Il libro vuole mettere alla portata di tutti una parte di cio che oggie del tutto pacifico in Cristologia. Si tratta, tra l'altro, di recuperare la piena umanita di Gesu per poter accedere alla sua piena divinita; per poter proclamare con cognizione di causa l'affermazione Gesu e il Cristo", che costituisce il cuore della fede cristiana. "
All'origine del tema sta per un primo lato un'impressione di questo genere: la predicazione della chiesa pare non riesca fino a oggi a proporre un'immagine del Signore proporzionalmente univoca; in tal senso essa manca di disporre l'antidoto necessario agli usi proiettivi, allegorici e in ogni modo arbitrari che della sua figura, sono fatti ad opera della religione soggettiva della stagione tardo moderna. Per altro lato, sta la persuasione che le acquisizioni della ricerca speciali-stica sui Vangeli abbiano ormai prodotto acquisizioni tali, da rendere virtualmente possibile un racconto della vicenda di Gesù abbastanza preciso, il quale potrebbe e dovrebbe costituire il referente indispensabile per la stessa confessione della fede in Lui. Che cosa manca perché questa possibilità sia di fatto realizzata? Quali sono le responsabilità proprie della teologia a tale riguardo? A questi interrogativi intendono rispondere i saggi qui raccolti.