Un viaggio nell'universo delle passioni in compagnia di figure letterarie così familiari da essere entrate a pieno diritto nel nostro lessico, quasi fossero dei santi laici, civili. I più conosciuti eroi shakespeariani, Bruto, Amleto, Otello, lago, Lear, Macbeth, e alcune indimenticabili eroine, Ofelia, Cordelia, Desdemona, colti in flagrante nel pieno vigore delle loro passioni, vengono offerti al lettore come compagni di riflessione intorno alle questioni della vita, le più semplici, le più comuni - che cosa significa amare, odiare, avere paura, desiderare, invidiare. Le loro passioni diventano così le nostre, la distanza dei secoli si annulla e ci ritroviamo contemporanei di Otello nella gelosia, di Macbeth nell'ambizione e nella paura... Perché possiamo conoscere così poco del mondo attraverso la ragione! Ci sono realtà che si possono "toccare" solo attraverso l'immaginazione, e leggere Shakespeare è un esercizio dell'ascolto che può sfociare nella fulminante illuminazione di passioni che ci riguardano tutti.
I diritti negati sono uno dei nodi cruciali su cui si gioca il futuro di un Paese. Per questo l’Unione europea ha approvato norme all’avanguardia contro l’omofobia e le discriminazioni, e quasi ovunque in Occidente sono state varate leggi sui diritti delle nuove famiglie. In Italia no. In Italia il pregiudizio si mescola con la legge. Si è parlato di Pacs, Dico, Cus, ma l’Italia continua a non approvare una normativa sulle coppie di fatto. Un milione di famiglie «non coniugali», etero e omosessuali, rimangono senza tutela. Costrette a fare i conti con mille difficoltà quotidiane, grandi e piccole: l’impossibilità di amarsi e mettere su casa insieme, di assistere la persona più cara se si ammala, di raccoglierne l’eredità quando muore. Non accade in nessun Paese civile. Ma attenzione: è vietato chiamarsi fuori, indipendentemente dal proprio status e dalle proprie convinzioni ideologiche o religiose. Perché è miope, ancor prima che ingiusto, rendere milioni di persone figli di un dio minore, cittadini di serie B, con minori diritti e minori doveri. In nessun Paese racconta decine di storie – a partire da quella dell’autore – di persone in lotta per l’affermazione della propria identità e dei propri diritti. Innanzitutto il primo, il più importante: il diritto all’amore.
L'autrice-bestseller di Denti bianchi, L’uomo autografo e Della bellezza, tradotta e amata in tutto il mondo, racconta se stessa, le sue passioni, gli artisti, le persone e i luoghi che l'hanno ispirata. Nei saggi e nei ritratti raccolti in Cambiare idea Zadie Smith rievoca la grandezza di attrici come Katharine Hepburn e Anna Magnani e riflette sulla potenza retorica di Barack Obama; scrive pagine rivelatrici sulla sua vita familiare e fornisce consigli preziosi agli aspiranti scrittori; descrive il proprio viaggio nelle bidonville della Liberia, ma anche il soggiorno a Los Angeles durante la settimana degli Oscar; analizza l'opera di maestri della letteratura come Vladimir Nabokov, Franz Kafka, e David Foster Wallace.
Il risultato è una ricognizione godibilissima quanto autorevole di mille aspetti del nostro panorama culturale; ma anche una sorta di diario personale in cui tocchiamo con mano la storia e la sensibilità di un'autrice di straordinario talento.
Il passaggio dal vecchio al nuovo secolo ha visto le promesse di liberazione del postmoderno trasformarsi nel populismo mediatico. E ciò che lega le teorie dei postmoderni alle pratiche dei populisti è il principio secondo cui non c’è un reale “là fuori”, ma solo un gioco di interpretazioni e manipolazioni che fanno sparire di scena il mondo vero. La posta in gioco non è solo la verità, ma anche la giustizia. Negli ultimi anni della sua riflessione Jacques Derrida (1930-2004) era solito ripetere che la giustizia è l’indecostruibile, intendendo con questo che tutto lo smontare, lo smascherare, il decostruire, appunto, era animato da un intento di giustizia. E al tempo stesso intendeva che tutta l’attività di smontaggio non poteva spingersi sino a toccare la giustizia, come nel cinismo che dice che dietro alla richiesta di giustizia ci sono altri argomenti, meno puliti e confessabili. La tesi di fondo di questo libro, che propone una ripresa autonoma e originale dell’eredità derridiana, consiste nel fornire una versione realista della decostruzione. Proprio perché c’è un mondo solido e impermeabile alle nostre manipolazioni e interpretazioni, ci possono essere verità e giustizia, e l’avvenire della decostruzione sta nella ricostruzione. Perché non si capisce cos’altro se non la realtà si possa offrire come alternativa filosofica e politica in un mondo ammalato di favole.
Il termine «Vaticano» evoca immediatamente l'immagine dell'immensa piazza antistante la basilica di San Pietro e il monumentale colonnato che l'abbraccia. Tra i fedeli cattolici evoca anche la finestra da cui il papa benedice la folla festante. Ma il Vaticano è molto di più. Stato di diritto tra i più piccoli al mondo, minuscola città dentro la vasta città di Roma, di cui ha condiviso le vicissitudini e di cui costituisce «l'altra faccia», ha una lunghissima storia, ricca di chiaroscuri e di personaggi più o meno limpidi. E insieme a incredibili tesori artistici, custodisce nei suoi palazzi molti segreti legati a vicende antiche, recenti e contemporanee.
Dopo aver raccontato i «segreti» di varie metropoli - Parigi, New York, Londra e Roma - Corrado Augias rivolge ora la sua attenzione a quelli, quasi impenetrabili e gelosamente serbati, della Santa Sede. Anche qui le pietre parlano, ma più rivelatrici ancora sono le storie di coloro che, nel corso dei secoli, hanno abitato questi palazzi.
Si inizia con Nerone e i primi cristiani sullo sfondo della Roma imperiale per passare poi a Costantino: la sua famosa e apocrifa donazione al papa ha per secoli rappresentato l'atto di nascita del potere temporale della Chiesa. La galleria dei personaggi è ricchissima. Oltre a templari, gesuiti, inquisitori e membri della potente Opus Dei, ci sono, naturalmente, i papi: dall'umile Celestino V all¿arrogante Bonifacio VIII, dal discusso Pio XII al mite ma «rivoluzionario» Giovanni Paolo I. E con loro gli artisti, ingaggiati per testimoniare, più che la gloria del Creatore, quella del committente: da Bernini e Borromini, rivali e diversi in tutto, al Michelangelo della Cappella Sistina e di San Pietro. Non mancano figure più pittoresche: Marozia, concubina papale, forse all'origine della leggenda medievale della «papessa» Giovanna; la sua «collega» del Seicento, Olimpia Pamphili, sprezzantemente chiamata dal popolino la «Pimpaccia»; e l'irrequieta e anticonformista regina Cristina, luterana, che lasciò il trono di Svezia per trasferirsi a Roma, alla quale molto si perdonò perché la sua conversione al cattolicesimo sembrava rappresentare una vittoria della Controriforma.
Fra le storie più recenti, Augias ricostruisce quella del vicecaporale della guardia svizzera Cédric Tornay, accusato del duplice assassinio del colonnello Alois Estermann e di sua moglie Gladys Meza Romero e morto «suicida»; quella della misteriosa scomparsa di Emanuela Orlandi, svanita nel nulla nel giugno 1983; quella dello scandalo Ior, con le sue connessioni internazionali e l'inquietante scia di morti.
Un tratto sembra legare, agli occhi dell'autore, tutte queste vicende, le più antiche e le più recenti: la commistione fra cielo e terra, fra spiritualità e potere temporale, e il prezzo altissimo che la Chiesa cattolica, unica religione fattasi Stato, ha pagato e paga nel tentativo di conciliare due realtà difficilmente compatibili.
“I vecchi sono numeri. Numeri che ci fanno paura, come quell’uno su tre che riguarda la percentuale di anziani che abiteranno il nostro paese di qui ai prossimi anni. Numeri che, più raramente, ci consolano in una notizia in cronaca regionale, ricordandoci che la vita si è allungata. I vecchi danno fastidio. È sempre stato così: ma adesso, e soprattutto nel nostro paese, avviene qualcosa di diverso. C’è una sola generazione. A new kind of generation. Quella dei cinquanta-sessantenni. Le altre devono adeguarsi. O svanire.”
«L'ideologia de La religione del mio tempo si deduce da La religione del mio tempo: non ne è preesistente in uno schema politico, più o meno rigido. Le opinioni politiche del mio libro non sono solo opinioni politiche, ma sono, insieme, poetiche; hanno cioè subito quella trasformazione radicale di qualità che è il processo stilistico.»
Pier Paolo Pasolini
Il vero paradosso della poesia pasoliniana è questo: tanto più il mondo umano viene indagato e sottoposto a giudizio, tanto più l'io straborda, occupando progressivamente ogni recesso della realtà. Illuminata con il suo doloroso ardore. Già, perché quell'io arde, brucia. «Brucia il cuore», che resta impotente nel vedere come alta l'idea di Storia vagheggiata grazie al mito della Resistenza abbia lasciato il campo alla nuova corruzione che non solo rende vano qualunque richiamo al sogno comune e trascorso di una diversa, più luminosa Politica, ma anche di una diversa, più autentica Religione. Di questo traumatico passaggio Pasolini intende, poeticamente, dare conto. Senza recedere di fronte a nulla. E utilizzando ogni tipo possibile di materiale argomentativo: metafisico, polemico-giornalistico, profetico, lirico, cronachistico, elegiaco, naturalistico, storico-saggistico. Seconda una logica talmente inclusiva dell'ambito poetico da comprendere, di fatto, l'intera espressività letteraria.
(Dalla Prefazione di Franco Marcoaldi)
"Baudrillard... ha segnato in modo profondo la vita intellettuale contemporanea e la rappresentazione culturale del nostro tempo" (Franco Volpi)
Il consumo è per Baudrillard un processo di comunicazione che trasforma gli oggetti in simboli di un codice inteso a classificare e contrassegnare. Nuove gerarchie sociali vengono così a rimpiazzare le vecchie differenze di classe. Il consumatore vive le proprie scelte come libere, e tuttavia egli stesso - vittima della coazione a distinguersi - cessa di essere persona per farsi oggetto tra gli altri. Sullo sfondo, un sistema di produzione che postula la perpetua eccedenza dei bisogni rispetto ai beni. Un'opera fondativa che non ha perso nulla della sua forza profetica.
Jean Baudrillard (1929-2007) è autore di oltre cinquanta libri tra i quali ricordiamo, pubblicati in italiano, "Il sistema degli oggetti" (Bompiani, 1972), "Lo scambio simbolico e la morte" (Feltrinelli, 1979), "Della seduzione" (Cappelli, 1980), "Le strategie fatali" (Feltrinelli, 1983), "Il delitto perfetto. La televisione ha ucciso la realtà?" (Cortina, 1996), "Patafisica e arte del vedere" (Giunti, 2006).
"Harald Weinrich ha scritto uno straordinario libro sul tema dell'oblio" (Marco Belpoliti)
"Un libro straordinario per ampiezza d'orizzonte e capacità di dominarlo" (Cesare De Michelis)
La storia degli individui come delle società procede in un intreccio di memoria e oblio dove l'una non sta senza l'altro. Rileggendo i grandi monumenti della letteratura e del pensiero occidentale, Weinrich ricostruisce modi e significati del dimenticare in un originale percorso che parte dall'Ulisse omerico e attraverso Ovidio e Dante, Agostino e Casanova, Goethe e Nietzsche, Freud e gli autori testimoni della Shoah giunge al mondo d'oggi: un mondo smemorato, capace di creare e distruggere informazioni con altrettanta rapidità. E forse questo flusso di informazioni non è che un affluente del Lete, il fiume dell'oblio.
Harald Weinrich, professore emerito di Linguistica e filologia romanza nell'Università di Monaco, insegna al Collège de France. Con il Mulino ha pubblicato fra l'altro: "Tempus. Le funzioni dei tempi nel testo" (II ed. 2004), "Il tempo stringe" (2006), "La lingua bugiarda" (2007) e "Piccole storie sul bene e sul male" (2009).
In queste pagine il non credente Corrado Augias e il credente Vito Mancuso si sfidano in una sorta di disputa d'altri tempi. Si parla di Dio, ma anche della vita; più precisamente la vita di ogni giorno, con gli interrogativi etici ed esistenziali ai quali tutti siamo chiamati a rispondere. Si parla delle forme di potere connesse all'attività spirituale, che dovrebbe invece esserne scevra. Dell'amore, cioè di quanto nel cristianesimo sia rimasto di un amore inteso come relazione armoniosa nella sua assolutezza, succo del messaggio di Gesù. E della morte: gli esseri umani hanno il diritto di sentirsi padroni della propria morte e decidere, se afflitti da un intollerabile dolore senza rimedio, di porre fine ai propri giorni? Un dialogo in cui, partendo dal problema di tutti i problemi, Dio, la sua esistenza, la sua importanza per la vita, si affrontano i temi più disparati: l'evoluzione, il rapporto fede-scienza, l'eutanasia, l'accanimento terapeutico, lo scandalo del male, l'illuminismo, il Gesù storico, la Madonna e i suoi dogmi, la Trinità, le ingerenze politiche della Chiesa. Norberto Bobbio, diceva che "la vera differenza non è tra chi crede e chi non crede, ma tra chi pensa e chi non pensa". Questo libro si rivolge a tutti coloro che vogliono pensare. Pensare, o forse meglio ripensare al senso complessivo del trovarsi al mondo: se cioè esista un senso (un Dio), oppure no, solo una variopinta e mutevole sfilata di sensi, ognuno diverso dall'altro.
Il telefono squilla nella notte. Papà è un pompiere e a lui non piace proprio tirarsi indietro, anche se l’incendio che l’ha buttato giù dal letto è scoppiato a Chernobyl, alla centrale nucleare. La piccola Marija è nella sua stanza, ma le voci dei genitori che discutono la svegliano. Mamma è arrabbiata: «Non andare, non è il tuo turno. La centrale è pericolosa!». Ma papà la tranquillizza: gli impianti sono sicuri, i sistemi di intervento tra i più avanzati del mondo. Con quelle parole esce di casa, per sempre.
Un’altra voce, anni dopo, rompe il silenzio della notte. Due bambine sono costrette a svegliarsi. «Tu, tu! Prendete le vostre cose! Si parte!». Spaventate, incerte, intontite dal sonno, le piccole raccolgono le loro poche cose. Non sanno dove le porteranno. Non sanno cosa accadrà. Le compagne d’orfanotrofio le salutano attonite. Senza una spiegazione, le bambine vengono inghiottite dal buio della steppa. Un lungo tragitto in autobus, e poi l’aeroporto. Tra chi sale sul volo charter c’è anche Natasha, quasi sei anni, spaurita e già provata dalla vita. Tra poche ore scoprirà che almeno da quel viaggio non ha niente da temere. La pista d’atterraggio è quella di Cagliari, Sardegna, Italia. Là l’attendono il sole, il caldo, la luce. E soprattutto Annalisa, che l’accoglie a braccia aperte e la colma delle carezze e delle attenzioni che Natasha non ha mai avuto.
I destini di Marija e Natasha si svolgono paralleli e contrari. Dalla stessa tragedia, il terribile scoppio del reattore numero 4 di Chernobyl, nascono vita e morte, solitudine e calore umano. E perfino una nuova speranza.
L'Italia è una comunità nazionale leggera: ha scarso senso civico e non si riconosce in interessi generali. Si accende episodicamente come una comunità di sentimenti: il cordoglio per una scomparsa, la gioia per un successo sportivo talvolta denunciano il desiderio di condividere emozioni e sentire momenti di unità. L'unità, quando non sia frutto di conformismo, è un valore; ma raramente la storia italiana ha visto perseguito questo obiettivo. La patria ha sempre stentato a diventare una categoria del senso comune, perché gli italiani hanno coltivato con particolare passione l'interesse privato, perché sono spesso caduti nella tentazione delle lotte di fazione e delle guerre civili, perché sono soliti ignorare la loro storia e dividersi in estenuanti rese dei conti. In realtà, proprio la storia dice che la vera risorsa degli italiani è stata la loro diversità, l'incontro e lo scambio fra culture diverse, le addizioni di genti differenti. Ne sono testimoni l'arte e la letteratura, i modi di vivere e il gusto: questa è la patria che gli italiani possono vantare, un mondo aperto e non esclusivo; questa è l'idea da proporre contro la tentazione di nuove chiusure nazionalistiche e di improbabili definizioni identitarie. Oggi, in particolare.