«La musica è capace di far vivere esperienze e mondi che amplificano il reale e ciò è ancor più vero quando l'uomo unisce alla musica la sua voce per far nascere il canto. Nel canto spirituale, in cui le melodie e i ritmi si fondono con corpo, mente e spirito, l'uomo comunica se stesso ed entra in dialogo con lo Spirito del Dio Altissimo. Tanti sono i trattati di tecnica del canto, anche dal punto di vista teologico... La mia esperienza, che descrivo in queste pagine, è una sorta di sintesi di un po' di tecnica di base, un pizzico di teologia e di tanto amore per il canto come strumento di comunione tra gli uomini e con Dio» (fra Alessandro).
Alcuni anni fa il coro di una parrocchia di Forlì eseguì questi canti mariani ed io ne feci un commento storico e semantico. Oggi, nel riproporne il testo vorrei ravvivare la fiamma d'amore per Maria e l'interesse per questi canti, ormai classici, ma purtroppo accantonati, perché possano tornare nel repertorio sia pure accanto a quelli moderni.
"Cosa cantiamo all'inizio della messa? E alla comunione? Non di rado la scelta è determinata dal "mi piace" o "non mi piace", ma questo non può diventare il criterio ultimo per la scelta dei canti. Il libretto di Suor Elena Massimi intende offrire criteri e schede utili , con suggerimenti legati anche Repertorio Nazionale della Chiesa italiana, a chi voglia mettersi al lavoro per celebrare in fedeltà alla sana tradizione e con nobile semplicità.
In questo volumetto sono raccolti una serie di articoli che furono scritti e rivisti nel corso di vari anni. Essi furono pubblicati prima sulla rivista "La Vita in Cristo e nella Chiesa" e poi ripubblicati con molti aggiornamenti ne "Il messaggio del cuore di Gesù". Con essi si vuole offrire una piccola guida alla celebrazione della Messa nella sua forma ordinaria e al ruolo che in essa ha la musica sacra, ruolo che si è andato sempre più confondendo e diradando nel corso dei decenni che hanno seguito il difficile postconcilio che stiamo vivendo. Si è consultata anche una letteratura ampia, senza preclusioni ideologiche, anche facendo riferimento ad autori e correnti che non sono tra i riferimenti liturgici e culturali dell'autore di questi articoli. Si spera essi saranno un punto di partenza per poter celebrare "in spirito e verità", ripieni di quella bellezza che è sempre stata cifra privilegiata del culto nell'ambito della Chiesa Cattolica.
Come quando copriamo col cemento un corso d'acqua e la sua forza trova lo sbocco per uscire verso la foce, così è cantare, per la sua originaria e universale bellezza. Una bellezza intrinseca che genera, alimenta e accoglie tutta la nostra vita. E quando Cristo, l'eterna bellezza, ci viene incontro, il canto trova nella dimensione rituale la forma e lo spazio che gli dà senso. Un senso che la stessa liturgia darà alla vita, perché verrà trasformata, trasfigurata, redenta dall'amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Un volume di indicazioni tecniche e consigli di prassi per l’accompagnamento canoro e, più in generale, musicale dei vari momenti e delle preghiere che scandiscono le liturgie domenicali e festive. Alcune brevi indicazioni sono fornite anche in riferimento a celebrazioni particolari quali matrimoni e funerali. L’intenzione dell’autrice di invitare il lettore a concepire la scelta dei canti e delle musiche non come fine a se stesso o a un esclusivo piacere estetico ma finalizzato all’accompagnamento spirituale dell’assemblea di volta in volta presente in Chiesa, favorendo la preghiera e il raccoglimento e sottolineando il valore teologico di ogni momento.
unday bloody Sunday, Pride (In the name of love), Where the streets have no name, One, New year’s day, Sometimes you can’t make it on your own: non sono solo titoli di canzoni, non sono solo parole, sono manifesti di un’epoca musicale e non segnata dagli U2, il gruppo irlandese fondamentale per la storia del rock e vera bomba atomica fino alla metà degli anni Novanta. Ma come è iniziato tutto ciò? Federico Russo in questo volume ci racconta una passione, quella per la musica e in particolare per la band guidata da Bono – di cui tra l’altro cerca di analizzare la sfaccettata personalità divisa tra musica e impegno sociale –, attraverso gli album e le canzoni, sin dal primo Boy, uscito il 20 ottobre del 1980, e pone l’accento sui molti riferimenti e rimandi al sacro e alla spiritualità che le canzoni che coprono una carriera ormai più che trentennale non hanno mai nascosto.
FEDERICO RUSSO Nato a Montecatini Terme, in Toscana, nell’anno in cui uscivano The Dark Side of The Moon e Jesus Christ Superstar. All’età di 15 anni compra un disco degli U2 scoprendo l’esistenza della musica rock e decide di imparare a suonare la chitarra. A 23 anni risponde alla chiamata del Signore iniziando il cammino di formazione nell’Ordine dei Frati Minori di san Francesco. Durante gli anni della formazione capisce che la musica, una passione mai spenta, poteva diventare anche un eccezionale strumento di evangelizzazione. Nel 2001 compone una canzone ispirata al Libro di Isaia, intitolata Il Canto Dell’Amore, che in pochi anni e attraverso principalmente il passaparola è riuscita a diffondersi e a essere cantata un po’ dappertutto nelle parrocchie e nei gruppi giovanili cattolici. Nel 2002 partecipa alla scrittura di un musical sulla vita di san Francesco intitolato Hai guardato me, le cui canzoni sono state poi pubblicate nell’omonimo cd. Nel 2007 pubblica un secondo cd di brani inediti, dal titolo Una storia da inventare, e nel 2012 un terzo, intitolato L’ombra e la grazia, realizzato insieme a una band costituitasi per l’occasione, gli Shiny Clouds. Infine, nel marzo 2015 esce l’album La verità delle parole, contenente 10 canzoni inedite e composto insieme a una nuova band, i Redemption Sons. L’album è stato anticipato dalla pubblicazione su YouTube del video della canzone Cercami nel cuore.
Il saggio offre una presentazione critica di tutta la produzione musicale di Roberto Vecchioni, dagli esordi all'ultimo album "L'infinito", in uscita nell'autunno 2018. Il cantautore milanese nei suoi cinquant'anni di attività artistica ha ripercorso con profondità e lucidità i temi fondamentali dell'esistenza, dall'amore all'amicizia, dalla riflessione esistenziale e religiosa alla polemica culturale e politica. Dall'analisi attenta di Jachia, amico e collaboratore di Vecchioni, emerge con forza, da un lato, il vastissimo reticolo artistico e letterario – con citazioni da film, leggende, romanzi, poesie – che innerva i testi di Vecchioni e, dall'altro, la profonda ricerca spirituale che li caratterizza.
Il canto è un ministero liturgico: questo opuscolo - con uno stile talvolta ironico o provocatorio - vuole essere un invito a lodare degnamente Dio attraverso il canto, nella liturgia della Chiesa. Spesso si rischia di dimenticare le cose essenziali di questo servizio: la preparazione tecnica è certamente importante ed indispensabile, ma ricordando sempre che l'attenzione principale spetta sempre e solo al Signore. Questa sorta di vademecum - che cerca di mettere insieme ricerche e considerazioni maturate dall'autore nel corso degli anni - desidera quindi esaltare l'importanza del canto liturgico aiutando, sacerdoti e musicisti, a viverlo con responsabilità, gioia e bellezza.
Sebbene sia stato adoperato per secoli come canto funebre, il Dies irae è piuttosto riflessione spirituale e commossa preghiera, uno splendido poema liturgico che offre ai credenti di ogni tempo una dolcissima preghiera, ricca di poetiche e intelligenti immagini positive ed esprime in modo drammatico il contrasto fra desiderio e paura che segna la tensione cristiana verso il compimento della storia e della vita di ciascuno. Il volume, proponendone un sapiente commento, permette di apprezzare questo esempio di poesia medievale, risvegliando anche nel lettore l'anelito verso l'incontro definitivo con il Redentore, che "ultimo" si ergerà sulla polvere per ristabilire la giustizia e realizzare finalmente il suo progetto di salvezza.
Un omaggio a Domenico Zipoli (1688-1726), compositore italiano, oggi considerato il musicista più “completo” tra i Gesuiti missionari. L’Autore, il Maestro Sergio Militello, attraverso queste pagine desidera far emergere il tratto umano e spirituale del musicista barocco, cercando di delineare i motivi e gli elementi della sua attività missionaria e le motivazioni interiori che lo hanno portato a ritirarsi, da una possibile carriera, facendosi religioso. Egli propone così una lettura estetico-teologica delle composizioni musicali dello Zipoli “missionario” al fine di mettere in luce l’intendimento evangelizzatore che le caratterizza.