Nella basilica di S. Chiara, in Assisi, da otto secoli è custodita con discrezione una grande tavola dipinta che riporta forse la più antica immagine di Chiara, la santa che a diciott'anni non esitò a fuggire dalla casa paterna per seguire Francesco e i suoi compagni dando così origine a un'avventura umana e cristiana che ancora oggi affascina e interroga. Sr. Maria Chiara Riva, clarissa del monastero S. Chiara di Milano, utilizza quella tavola dipinta come guida affidabile per ricostruire gli elementi essenziali della vita di santa Chiara. Siamo così condotti in un triplice viaggio: nello spazio, in direzione di Assisi; nel tempo, per scoprire che quell'epoca così lontana era abitata, come la nostra, da una profonda ricerca di senso e da un desiderio di essenzialità; infine veniamo accompagnati alla riscoperta di quella vita interiore che è l'unica a rendere la nostra esistenza autenticamente umana.
Gli autori dell'opera si interrogano sulla natura del presepe, sulla sua origine e sui suoi elementi costitutivi; da questo percorso emergono tratti di un fenomeno universale e perciò multiculturale, radicato nella storia del cristianesimo. Il presepe è un fenomeno espressivo più popolare rispetto a certa arte sacra, più legato rispetto da altri oggetti destinati alla devozione. In tal senso il presepe ha potuto diventare un veicolo della cultura locale, contrassegnato da una forte conservazione degli elementi e delle figure che fanno parte della messa in scena della natività. La duttilità del presepe a innervarsi nelle culture è resa più straordinaria della fedeltà al nucleo scenico centrale attorno al quale si nuove tutta la varia umanità. Il volume mette in evidenza la varietà espressiva presente nel fenomeno del presepe, dando spazio alle differenti tradizioni e culture che hanno dato vita a rappresentazioni della natività nelle forme più varie, sia nel corso della storia che nelle diverse regioni del mondo, dall'Europa all'America Meridionale, dall'Africa all'Asia.
Con contributi di Emanuela Fogliadini e François B?spflug.
Nella storia dell'umanità, fin dai suoi albori, l'espressione artistica è rivelatrice dell'essenza di ogni cultura.
Per interpretare un capolavoro come la Vergine delle Rocce, opera del genio rivoluzionario di Leonardo da Vinci (1452-1519), occorre essere molto discreti e prudenti. La Vergine delle Rocce è da sempre considerato un dipinto tanto affascinante quanto di difficile lettura, in cui il soggetto tematico si presenta in modo sfuggente. Di che cosa parla realmente? Che cosa sta comunicando? Qual è il suo segreto? Andrea Dall'Asta, teologo, critico e storico dell'arte, ne propone un'interpretazione innovativa, a partire da un dettaglio apparentemente sfuggito a decine di commentatori: che cosa indica davvero la mano dell'angelo? Scopriremo, al termine di una lettura originale e accurata dell'opera, che quel dito puntato ci indica il luogo oscuro e misterioso che ha accolto il Figlio di Dio, al cuore del segreto del mondo.Una rilettura originale e innovativa di uno dei dipinti più enigmatici di Leonardo, a partire da un dettaglio decisivo: che cosa indica davvero la mano dell'angelo?
Il lavoro, frutto di un avvicinamento al Crocifisso protrattosi per più di un quarto di secolo, mette il lettore dinanzi a una lettura del tutto inedita del Crocifisso di San Damiano: per la prima volta, infatti, è indicata come soggiacente all’iconografia del Crocifisso l’iconologia mutuata dall’inno kenotico della Lettera ai Filippesi, riproposta nella partitura del dipinto nel duplice movimento di discesa e risalita, katabasis e anabasis, abbassamento ed esaltazione, kenosis e doxa.
La suggestione così riassunta scandisce il volume in tutte le parti, fino a mostrare come l’icona sia la trascrizione pittorica dell’inno; detto altrimenti, qui come altrove – ed è elemento costitutivo dell’arte cultuale cristiana – l’iconologia biblica supporta la rappresentazione iconografica.
Per Leonardo il mistero del Natale ha sempre al centro il Bambino, che lui dipinge sotto diverse luci. Celebre, tra le sue opere, resta l'Adorazione dei Magi, una storia tormentata iniziata nella sua Toscana nel 1481 e narrata anche da molti disegni preparatori. Ma l'anno dopo il genio di Vinci deve partire per Milano e lascia il quadro incompiuto. Completa invece molte Madonne e L'Annunciazione, con olio e tempera su una tavola di pioppo che riproduce un'annotazione dell'autore, «li movimenti siano annunziatori del moto de l'animo...» In questo piccolo libro a colori, a cura di Alessandro Rovetta, sono presentate grandi opere che riportano nel clima del Natale l'arte di Leonardo da Vinci come «sorpresa del divino nel mondo».
"Varrebbe la pena di leggere questo libro anche soltanto per la forza con cui l'autore fin dalle prime pagine difende la specificità del cristianesimo: non è una religione del libro, ma è la storia di una amicizia nata tra le strade della Palestina e che prosegue oggi nella vita della Chiesa".
(Dalla Presentazione di Franco Nembrini)
Il calendario 2020 sarà dedicato ai mosaici del Duomo di Monreale, lo splendido duomo edificato e dedicato alla Madre di Dio dal re normanno Guglielmo II.
In questa meravigliosa cattedrale, dove lo splendore dell’oro e dei colori rende visibile agli occhi dei fedeli il mistero che si compie nella liturgia, l’arte dell’Occidente (struttura basilicale, rilievi romanici) si unisce a quella degli artisti bizantini che negli ultimi decenni del XII secolo delinearono, attraverso grandiosi cicli di mosaici, la storia del cosmo e dell’umanità dal suo primo esistere (Creazione del mondo), all’Antica Alleanza seguita al peccato (Storie della Genesi), fino alla Nuova Alleanza (Storie di Cristo, ciclo dei Miracoli), per culminare nell’attesa del Mondo che verrà, attraverso la Gerusalemme celeste rappresentata dal maestoso Pantocratore, dalla Madre di Dio in trono e da tutti i santi, con particolare riguardo ai prìncipi degli apostoli, Pietro e Paolo, a cui sono dedicate le absidiole laterali.
Grazie alla generosa disponibilità della Diocesi di Monreale, il libro-Calendario 2020 presenterà al lettore 24 splendide immagini di grande formato, ordinate secondo il calendario liturgico e corredate da ampi testi di carattere storico e spirituale:
– saggio monografico di don Nicola Gaglio
– schede storiche di Giovanna Parravicini
– meditazione sui mosaici di Romano Guardini (1929)
«Artista, scienziato, architetto, filosofo, eretico, dedito all'esoterismo, massone. Ogni epoca ha sottolineato (spesso falsandolo) un volto del poliedrico genio di Vinci. Parlare di Leonardo teologo è corretto o è una forzatura? L'autore di questo saggio, attingendo con rigore agli scritti e alle opere di Leonardo (lasciando invece cadere ogni leggenda o interpretazione arbitraria), mostra come «negli scritti di Leonardo troviamo frequenti riflessioni sul rapporto che intercorre tra l'arte della pittura e Dio. Inoltre la maggior parte delle opere che di lui possediamo è di tema indubitabilmente sacro: creazione, incarnazione, redenzione. Leonardo è teologo per la sua capacità di rappresentare la totalità. Tutta la sua produzione pittorica è un grande inno al Creatore.» (dalla prefazione).
Il libro propone un’analisi del rapporto tra Kazimir Malevic -l’artista che più di ogni altro ha affrontato il problema della visione dell’invisibile- e la dimensione estetico-filosofica dell’icona. Dopo aver ripercorso i fondamenti teologici e spirituali di questa grande tradizione dell’Oriente cristiano, l’Autore prende in esame l’opera del fondatore del Suprematismo a partire dal celeberrimo Quadrato nero -uno dei miti e dei riti istitutivi dell’arte moderno-contemporanea- e di questa vera e propria ultima icona fornisce una lettura che corre in parallelo con il De visione dei (1453), uno straordinario scritto del filosofo e teologo Nicola Cusano, che di quell’opera seminale sembra paradossalmente rappresentare il commento anticipato. Nell’opera di Malevic assume nuova vita il problema artistico e teologico-filosofico dell’icona. Ciò significa che in realtà le avanguardie non operano una tabula rasa (la “parola d’ordine” con la quale sempre si sono autopresentate) della cultura artistico-filosofica precedente, ma che l’intreccio tra appartenenza e modificazione si anima anche in quei casi ove più enigmaticamente evidente ci si offre il tratto dell’azzeramento radicale, della rielaborazione più innovativa.
La Legenda Aurea, testo agiografico composto da Jacopo da Varagine nella seconda metà del XIII secolo, è un caposaldo della letteratura cristiana, al quale si sono riferiti molti artisti, soprattutto del Medioevo e del Rinascimento, per illustrare la storia sacra. Basti ricordare Giotto per la Cappella degli Scrovegni o Piero della Francesca per le Storie della vera croce. L'opera presenta circa centocinquanta biografie di santi, intercalate da capitoli dedicati alle principali feste della tradizione cristiana. Questo volume raccoglie i testi che hanno particolare relazione con il Natale - La natività di Maria, La nascita del Battista, L'Annunciazione, La natività di Gesù, l'Epifania, I Santi Innocenti -, corredati di immagini tratte dal patrimonio artistico medioevale e rinascimentale. La lettura di questi testi ci trasporta in una dimensione in cui la vicenda storica, nella semplicità dei dettagli, nella varietà delle divagazioni nel tempo e nello spazio, è interpretata in chiave escatologica, cioè inserita nel piano salvifico che Dio ha predisposto dall'eternità e per l'eternità.
Il mondo dell’iconografia cristiana, prima ancora di essere arte, è preghiera. Questo libro è un lungo viaggio che conduce il lettore alla scoperta di una tra le più famose icone della cristianità, la Trinità. Dalle sue prime attestazioni, risalenti agli albori del cristianesimo, fino alla famosa opera del santo iconografo russo Andrej Rublëv, la storia dell’arte si fonde con una lettura teologica di grande profondità. Si tratta dell’unico approccio realmente fecondo di fronte all’arte sacra: leggere e guardare si illuminano reciprocamente, in una sempre maggiore consapevolezza del significato di ogni più piccolo particolare. È una contemplazione che si trasforma in esperienza di preghiera.