«Il libro apre prospettive per un'azione pastorale proficua a favore delle coppie di sposi, che possono (e devono) essere stimolate e accompagnate nell'intraprendere un percorso di purificazione e di illuminazione, che le conduca ad assumere in modo sempre più profondo la propria identità sessuata, per vivere con sempre maggiore gioia l'unità tra di loro e con Dio, che l'atto sessuale simboleggia e realizza». Prefazione di José Granados. Postfazione di Renzo Bonetti.
Anche i più santi, come Davide, e i più sapienti, come Salomone, hanno ceduto alla suggestione della lussuria, la passione ardente, il fuoco divorante che getta nel disordine l'ambito della sessualità umana. Come la gola è legata all'istinto di vita, così la lussuria è collegata all'istinto di riproduzione, che permette la sopravvivenza e la continuazione del genere umano. La sessualità è però molto più complessa ed enigmatica poiché rinvia a quanto di più profondo, misterioso e vulnerabile c'è nella persona, coinvolgendo anche ciò che vi è di più vitale e caratteristico. Il vizio della lussuria scardina e deforma proprio la relazione tra sesso, eros e amore, designando un comportamento disordinato e sregolato, una distorsione e una deformazione del desiderio e del piacere. Le pulsioni erotiche esprimono una natura caotica che sommerge l'altro, il cui corpo viene usato strumentalmente, reso oggetto, frammentato. La lussuria rattrista più di quanto dia gioia, è un albero dai frutti amari che produce ripiegamento su di sé e disgusto. La sua distruttività, come già aveva osservato Tommaso d'Aquino, risiede in un esagerato amore di sé, nell'incapacità di amare e di ricevere amore.
Un viaggio straordinario nel gesto più semplice e profondo del sentire umano, la carezza. Esplorando il suo significato antropologico, e poi la prospettiva teologica con le preziose piste che ci sono state lasciate dall’Antico Testamento e dal Vangelo, fino alle carezze racchiuse nei sacramenti, don Carlo Rocchetta mostra la straordinaria portata trasformativa del linguaggio delle carezze. Un'esperienza dl continuo rinnovamento dell'amore coniugale, ma anche nuova grammatica delle relazioni umane, antidoto a una cultura di odio e di morte per un modello di relazionalità fondato sul rispetto e l'apprezzamento, la reciprocità paritaria, l'affetto, la gentilezza.
Il libro nasce dall'ultimo lavoro dell'autore legato al dottorato in teologia morale, che purtroppo non è riuscito a terminare. Il tema affrontato è quello dell'omosessualità da un punto di vista psicologico, antropologico e teologico. Il testo è arricchito dal contributo di altri significativi autori, come il moralista Giuseppe Trentin e lo psicologo Stefano Guarinelli che scrivono altrettante Postfazioni, e con la ricca Introduzione dell'attuale vescovo di Chioggia, Mons. Giampaolo Dianin, allora relatore della tesi. Il libro vuole essere un contributo alla riflessione sull'omosessualità, ma anche uno stimolo per la Chiesa per affrontare tale tematica.
Le neuroscienze stanno rivoluzionando il nostro modo di guardare al mistero dell’uomo, presentandolo come nient’altro che un groviglio inestricabile di impulsi e sensazioni, mosso per lo più inconsciamente da una serie di processi a livello cellulare e molecolare. Cos’ha da dire la teologia a riguardo? Il libro di Andrea Pizzichini tenta di rispondere a questa domanda attraverso un percorso di indagine che rilegge l’oggettività scientifica dalle sue basi e la integra nella riflessione teologica, andando oltre il semplice dialogo tra “metodo empirico” e “metodo ermeneutico”. In questo modo, anche le neuroscienze possono essere collocate «entro lo spazio di Luce e di Vita offerto dalla Sapienza che promana dalla Rivelazione di Dio» (Francesco, Veritatis gaudium).
Informazioni sull'autore
Andrea Pizzichini (1984), presbitero dal 2017, dopo gli studi universitari in Ingegneria ha conseguito la Licenza e il Dottorato in Teologia morale all’Accademia Alfonsiana, dove è attualmente docente, occupandosi principalmente del rapporto tra antropologia teologica e visione scientifica del mondo.
«Sono grato a Steffens non solo perché ha trattato l’argomento, ma per come l’ha trattato. La sua scelta non è caduta sull’anatema magisteriale o sull’analisi psicologica bensì sulla magistrale lettura del desiderio vero celato dietro ai desideri falsati espressi (o, meglio, repressi) dalla pornografia» dalla prefazione di Robert Cheaib.
«L’essere umano non è fatto per amare: è fatto per morire d’amore». E si tratta di una vocazione così eccedente che contiene in sé ogni impazienza, ogni smarrimento.
La pornografia, in sé e per sé, fa la caricatura dell’amore, mimando il desiderio umano di donarsi senza riserve. Difatti l’amore vero è l’amore nel suo significato forte. L’amore assolutamente donato e assolutamente ricevuto. L’amore come dono di sé senza contraccambio. L’amore come cuore che si dilata. L’amore come ferita per la quale vigilare perché non si rimargini mai, dalla quale non guarire mai.
Questo amore, un tempo detto “carità”, ci fa sostare pazientemente, come una preghiera, alla soglia dell’altro. Senza possederlo, senza consumarlo, ma anzi espropriandosi.
Una lettura coraggiosa e non scontata della pornografia, considerata come una emergenza reale.
Lungo il fiume della vita, dove ogni coppia si esprime e si realizza, particolare attenzione riveste nel counseling l'esperienza sessuale, intesa come danza dei cuori. Operando sempre nella sua inscindibile totalità di conoscenze, abilità e convinzioni etiche, il counselor che sa armonizzare la competenza sessuologica e la prospettiva etica, più precisamente sul terreno comune e armonioso costituito dalla positiva visione cristiana della sessualità e dalla Gestalt Therapy, offrirà un aiuto decisivo per riportare la perla preziosa della sessualità alla sua luce naturale, per farla nuovamente brillare della sua lucente bellezza.
Il cambiamento d'epoca che attraversiamo, coinvolge pienamente il vissuto e il pensiero morale, in primis ecclesiale, sia per le persistenti sfide che l'insorgenza di nuovi problemi e connessi orizzonti pone, sia per l'acuta urgenza di nuove forme riflessive anche teologico-morali. Un momento delicato di questa transizione è l'intenso e decisivo dialogo intercorso nel postconcilio tra il Magistero e la teologia morale, che qui si cerca di seguire nel rispetto puntuale delle differenziate valenze e nel marcato sviluppo delle rispettive posizioni. È questo un locus per le prospettive identitarie future sia della disciplina teologica come dell'autentico insegnamento ecclesiale, oltre che per la presenza coerente e locutoria nella contemporaneità della fede cristiana. Il testo cerca di delineare una fruttuosa visitazione di questa complessità, senza fallaci semplificazioni, per muovere da un'impasse improduttiva, ben oltre una sommaria teologia del Magistero.
Affrontare questo argomento vuol dire confrontarsi con un aspetto sconvolgente e straziante della vita ecclesiale, nel quale coesistono diversi elementi: sesso e violenza, abuso di fiducia e di potere, vittime non sempre ascoltate e perpetratori troppo in fretta riabilitati, silenzio e poca trasparenza, scarsa formazione e ipocrisia di coloro che per mandato evangelico avrebbero dovuto essere a servizio dell'altrui vulnerabilità. Questo studio è una tappa del doveroso cammino che la Chiesa sta percorrendo: - per affrontare con coraggio e attenzione l'orrore degli abusi sessuali; - per ammettere le proprie responsabilità morali, giuridiche e pastorali al riguardo; - per comprenderne le cause e domandandosi con Francesco «come può un prete, al servizio di Cristo e della sua Chiesa, arrivare a causare tanto male?»; - per individuare le adeguate prevenzioni da mettere in atto e stimolare la ricerca di nuovi paradigmi di riferimento, capaci di rielaborare criticamente gli approcci al fenomeno e di mostrare nuovi sentieri percorribili.
Il libro presenta una prospettiva umanistica delle sfide comunicative e ambientali, lasciando le questioni più tecniche agli scienziati e ai professionisti dell'informazione. Questo libro ha come ipotesi iniziale: la causa principale dell'attuale crisi socio-ambientale, individuata nella concezione antropologica-dualistica che ha prevalso nella filosofia occidentale; obiettivo: quello di identificare i fondamenti teologici, antropologici ed etici che consentano di superare l'attuale paradigma tecnocratico e ci permettano di assumere un paradigma maggiormente relazionale. A partire dall'enciclica Laudato si' e dalla tradizione filosofico-teologica francescana vengono individuate alcune basi teologiche, antropologiche ed etiche che possono aiutare ad assumere un paradigma più relazionale, per offrire una riflessione sulla rete della vita che si riflette nella vita in rete. La presente riflessione, facendosi eco della voce della Chiesa, si sofferma sull'immersione dell'umanità nell'ecosistema «che l'era digitale ha reso possibile» e invita ad abitare questa rete di rapporti in modo responsabile. Il testo è corredato da ampia bibliografia e da indici dei nomi e delle materie.
Viviamo nell'epoca che sta riscrivendo alcuni parametri della nostra vita. Tra gli ambiti che sono sottoposti a ridefinizione, alcuni riguardano la parte più personale e intima di noi stessi: la nostra identità e, in particolare, la nostra identità sessuale. Cosa significa, oggi, conoscere, accogliere, comprendere e sviluppare la nostra sessualità? Quali elementi ci definiscono come maschio e femmina? Quale atteggiamento costruttivo possiamo e dobbiamo assumere nei confronti dell'omosessualità? E di fronte a tutto questo: cosa significa, oggi, crescere da ragazzi, adolescenti, giovani e adulti nella nostra identità sessuale e nel vero rispetto di quella degli altri? Un libro fatto di risposte e di proposte concrete per l'educazione per i genitori e i formatori.
Perché il male? Che cos'è il male? Qual è la sua origine? Il male urta e travolge con una infinità di domande. Ed è bene ascoltarle fino in fondo, senza sconti, senza soluzioni affrettate. Esistono diversi significati del male: il male fisico (o psichico), ovvero il dolore, il patire del corpo o dell'anima in tutte le sue sfumature; il male morale, cioè l'azione cattiva, la malvagità, che è fonte di sofferenza; il male dell'essere, ovvero la condizione di caducità, di fragilità che avvolge l'uomo e la natura stessa. Il male chiama inevitabilmente in causa Dio. Le emozioni e le azioni, i mali patiti e commessi dischiudono o infrangono gli orizzonti di senso: pathos, ethos, logos costituiscono i fili con cui è tessuto il discorso sul male.