«È davvero una storia del mondo, quella che leggiamo nel divertente, colto, intelligente e spesso deliziosamente divagatorio libro di MacGregor? Anche, sì, ma è soprattutto una storia della civiltà, e dell'arte di trasformare il mondo manipolandolo. E poi La storia del mondo in 100 oggetti è, più di tutto, un libro di “intrattenimento” come erano Le mille e una notte o il Decameron, un racconto di racconti che però sostituisce ai personaggi immaginari delle novelle di Boccaccio o degli Arabi i personaggi reali della Storia, un intrattenimento che riesce ad essere scanzonato come le avventure di Sindbad il Marinaio e serio come l'Enciclopedia Britannica».
Giuseppe Montesano
Il dibattito sui beni culturali e paesaggistici nel nostro Paese alterna spesso retorica d'occasione e pressappochismo a chiacchiere salottiere e polemiche tra schieramenti contrapposti, tanto violente nei toni quanto sterili nei contenuti. Permane una visione elitaria della cultura che di fatto priva i cittadini del "loro" patrimonio culturale. Come precisa il ministro Dario Franceschini nella sua prefazione, è necessario "superare contrapposizioni dogmatiche che sono figlie di una visione ideologica e poco hanno a che vedere con la complessità della realtà: conservazione contro valorizzazione, cultura contro turismo, pubblico contro privato". Giuliano Volpe, con questo "manifesto", offre idee e proposte innovative a tutto campo: dall'affermazione di una concezione distica del patrimonio culturale e del paesaggio alla formazione dei giovani professionisti, dalla comunicazione alla gestione. L'autore propone pertanto una "alleanza degli innovatori", dovunque essi siano, prescindendo dalle appartenenze e dalle afferenze. C'è certamente bisogno urgente di risorse adeguate e dell'immissione di nuovo personale qualificato. Ma serve soprattutto una grande volontà di cambiamento: l'Italia non può più continuare a cullarsi sugli allori del passato, confondendo conservazione con conservatorismo. Deve, al contrario, saper innovare una gloriosa tradizione e affrontare le sfide del nuovo millennio.
"La storia non è un corteo che si osserva dall'alto, diceva il grande Marc Bloch. E lo storico non è un signore che guarda il corteo dal suo balcone, al fine di descriverlo con esattezza e oggettività. Lo storico è un uomo come gli altri che cammina dentro al corteo, che si chiede che cosa sia accaduto nel corso di un viaggio lungo e accidentato; quale sia dunque la direzione e la meta del corteo stesso; in ultima istanza, se possibile, quale sia il senso definitivo del cammino." Flavio Caroli si richiama alla filosofia della più importante scuola storiografica del nostro tempo, le "Annales", per ripercorrere le tappe di una scienza relativamente giovane come la storia dell'arte, vista attraverso gli occhi dei "maestri". All'inizio della sua carriera di studioso, l'autore ha avuto la fortuna di conoscere e frequentare alcuni tra i più importanti esperti che hanno costruito le "diverse storie dell'arte" come noi oggi le conosciamo. Ne conserva un ricordo pieno di fascino, immagini che non possono non subire l'influenza della materia studiata. Ai ricordi personali si affiancano le fondamentali esplorazioni del "pensiero in figura": carrellate di opere che mostrano le diverse storie dell'arte direttamente dalla penna di Longhi, Graziani, Arcangeli, Briganti, Gombrich e Ragghianti, in un prezioso intreccio di vita e bellezza.
Raffaello Sanzio ha vissuto solo trentasette anni. Come ha fatto in così poco tempo a far sì che il suo nome divenisse uno dei simboli dell'arte italiana? Se il talento innato ha guidato le sue mani fin da un'età giovanissima, gioca un ruolo fondamentale anche il carattere, frenetico e passionale, curioso e intraprendente: Sanzio non ha paura della maestosità dei nomi dei suoi contemporanei, e apprende da Perugino, ammira Leonardo, osserva Michelangelo. Impara dal passato, si ispira al presente, aspira alla gloria futura. Il suo mondo, fatto di colori, nuove prospettive e pose dolci ed evocative, è in costante evoluzione, e non è mai la semplice somma delle lezioni imparate dai suoi maestri. Ma le opere di Raffaello non sono solo una mera rappresentazione: contengono dettagli dal significato sorprendente. Perché nella Scuola di Atene Platone ha le fattezze di Leonardo da Vinci? Chi è la protagonista di una delle opere più misteriose del Rinascimento, La Fornarìna? Qual è il significato degli affreschi nelle stanze "segrete" in Vaticano? In quali opere si legge chiaramente l'eterna rivalità con Michelangelo? Conio stile accattivante che lo contraddistingue, Costantino D'Orazio, storico dell'arte, celebra in questo libro il genio di Raffaello portandoci in un viaggio appassionante attraverso i capolavori dell'urbinate e gli avvenimenti più importanti, più curiosi, meno in luce della sua vita.
"Questo volume costituisce una sorta di ricognizione, una storia dell'arte in Italia e dell'arte prodotta da artisti italiani all'estero lungo due secoli, a partire dal 1400. Abbiamo puntato alla completezza piuttosto che all'enciclopedismo; abbiamo fatto scelte e fissato limiti, in modo da poterci concentrare su singoli oggetti e monumenti. Il testo è stato organizzato secondo una sequenza cronologica neutrale, piuttosto che per capitoli costruiti intorno alle carriere dei singoli artisti, anche per sottolineare i limiti dell'approccio biografico e per indicare possibili alternative. La scrittura storica è la costruzione di una narrazione e si possono narrare storie differenti su ognuna delle opere prese in considerazione: la vita del suo autore, l'interesse del compratore, o committente, la tradizione che sta dietro a quel soggetto, la risposta del pubblico e così via. Ogni capitolo intende mettere in risalto le circostanze e le aspettative che definiscono i momenti storici in cui l'opera venne eseguita, nonché i temi e i problemi condivisi da oggetti coevi anche piuttosto diversi fra loro. Così, al singolo capitolo corrisponde un tema che le opere realizzate in un particolare decennio si prestano particolarmente bene a esplorare. La produzione di immagini nella cultura del Rinascimento fu guidata dalla memoria di immagini precedenti e controllata da supposizioni spesso taciute circa il formato, lo stile, la tipologia..."
Scritte agli inizi dell'XI secolo da Sei Shõnagon, dama di corte legata alla principessa Sadako, le "Note" riflettono la raffinatezza e la cultura Heian nel momento del suo massimo splendore. La dama, infatti, annota in questa sorta di diario intimo le sue impressioni e riflessioni sulla vita di corte, i suoi riti e costumi, ma anche sulla natura e la cultura del Giappone, con straordinaria sensibilità e attenzione. Il testo si presenta in forma di spunti tematici che invitano il lettore a immergersi nel modo tutto giapponese di sentire la natura e il mondo, mettendosi all'ascolto dei mille dettagli che regolano la vita quotidiana, per coglierne la grazia e la bellezza. Questa edizione presenta una selezione degli scritti di Sei Shõnagon, associata alle meravigliose tavole del Maestro Hokusai, in una raffinata sinfonia di parole e immagini. Il cofanetto include un volume stampato su carta pregiata e cucito a vista come da tradizione giapponese, e un volumetto allegato comprendente un saggio critico di presentazione dell'opera poetica, con note esplicative e didascalie per ogni singola tavola di Hokusai.
Fin dalla trattatistica del tempo, l'arte italiana del Quattrocento è stata vista come una "rinascita" di valori, estetici, morali, culturali, persi o sopiti durante la lunga stagione dell'Evo "Medio"; e quindi come prodromica all'esito ancora più alto, anzi definitivo, della "maniera moderna". Il Rinascimento, specie quello toscano, sarà la palestra privilegiata della nascente connoisseurship, e spesso anche soggetto privilegiato delle prime campagne fotografiche. L'autocoscienza è in ogni caso uno dei tratti distintivi della cultura, soprattutto italiana, tra Quattro e Cinquecento, e sempre più frequenti sono le celebrazioni di artisti da parte dei letterati. Il presente volume, attraverso lo schermo di una pluralità di voci e di competenze, propone uno sguardo vivace e dinamico che si rivolge a studiosi, studenti delle nostre università e appassionati non rassegnati o arresi all'industria delle mostre di massa e della storia dell'arte intesa come intrattenimento.
Raffinato protagonista dell'élite del suo tempo, James Tissot (Nantes 1836 Chenecey-Buillon 1902) è un pittore la cui arte è ancora oggi per alcuni aspetti un enigma, tra influenze impressioniste e istanze preraffaellite. Personaggio celeberrimo nella storia dell'arte britannica e francese, amico di Whistler, Degas, Manet, ma anche di Helleu, Boldini o Gervex, Tissot incarna uno stile, il talento francese di un esiliato a Londra. Francese di nascita ma britannico di adozione, vissuto a suo agio tra conservatori e liberali, Tissot celebra nei suoi quadri la vita dell'alta borghesia - il ceto portato in auge in epoca vittoriana tra rivoluzione industriale e colonialismo - trasformando la quotidianità in imprese eroiche e celebrative, mutando ogni gesto in un cliché non privo di originalità. Realizzata a corredo della mostra romana, la monografia racconta l'arte e la vita di Tissot, tra Francia e Inghilterra, impressionisti e preraffaelliti, conservatori e liberali, documentando da un lato l'influenza che su di lui ebbero l'ambiente parigino e la realtà londinese, dall'altro il suo incredibile talento di colorista e di fine osservatore del suo tempo. Il volume presenta i saggi di Cyrille Sciama, Alison Smith, Emanuela Angiuli e Paolo Serafini. Seguono il catalogo delle opere, la biografia e la bibliografia.
Don Marcello Stanzione, tra i maggiori esperti nel campo dell'angelologia, presenta in questo volume le raffigurazioni degli angeli nel campo dell'arte, della musica, della letteratura e del cinema. Con un ampio capitolo dedicato alle leggende che li riguardano.
Giuseppe "Nino" Sgarbi (novantaquattro anni, oltre sessanta dei quali trascorsi nella sua casa-museo, cenacolo di scrittori, artisti e personalità della cultura) tesse, in un delicato gioco di rimandi fra passato, presente e futuro, le tre correnti che sono state vento alla vela della sua vita: l'aria - la passione per il volo, la caccia, il cinema; l'acqua - il fiume, la pesca, il mare; il pensiero - i grandi incontri con i libri e la poesia, ma anche con alcuni tra i protagonisti della scena culturale del Novecento. Come scrive Claudio Magris nella prefazione, "I toni tragici non si addicono alla ferma dignità di un vecchio signore familiare con la ruvida terra e l'acqua del fiume, ma sempre attento alle buone maniere. Sarebbe bello potergli assomigliare, almeno un pochino...".
Palazzi e castelli, ville e abbazie, chiese e complessi archeologici: ci sono "meraviglie" che raccontano storie straordinarie e sono il punto di riferimento indispensabile di città e culture. L'aspetto caratteristico dell'arte italiana consiste nella sua capillare diffusione sul territorio, una presenza fitta, costante, sempre affascinante: ma questa rete di tesori si annoda intorno ad alcuni straordinari monumenti-simbolo, vere e proprie "icone" universali, conosciute e amate in tutto il mondo. In questo volume presentiamo alcuni dei complessi architettonici, archeologici e artistici più celebri d'Italia, per ritrovare la loro centralità nel formarsi di una coscienza culturale e civile e per godere ancora una volta della loro bellezza. Edifici e capolavori inconfondibili che tuttavia vengono proposti in un modo nuovo, inseriti nel contesto storico e urbanistico di cui fanno parte, in una trama di significati artistici, sociali e umani. Un grande omaggio all'eterna bellezza delle grandi "meraviglie" italiane che da secoli si offrono ai visitatori, per un messaggio di serena bellezza e di profonda umanità.
Un personaggio femminile entra dal lato destro di un affresco che rappresenta la nascita di san Giovanni Battista, dipinto dal Ghirlandaio nella chiesa fiorentina di Santa Maria Novella. La grazia eterea del suo passo ne fa quasi una dea o una ninfa pagana, un fantasma femminile che attraversa la scena religiosa in modo leggero e quasi aereo. Questa figura nomade e sensuale che sfida ogni gravità e oppone il suo dinamismo all'immobilità delle altre figure proviene da un altro spazio simbolico e da un altro tempo (il passato del paganesimo) rispetto a quello della solennità borghese (il presente degli usi fiorentini) o evangelica (il passato delle storie sante). Per Aby Warburg l'ancella del Ghirlandaio che porta dalla campagna frutta fresca e vino per la madre di Giovanni Battista è la quintessenza della Ninfa fiorentina, il personaggio in movimento che nelle immagini rinascimentali - da Botticelli a Pinturicchio, da Mantegna a Leonardo, da Perugino a Raffaello - sembra emergere dal retroscena e modificare l'economia della rappresentazione, suggerendo una riflessione sulla "porosità" delle immagini e sul loro "sapere eccentrico".