Una raccolta di scritti inediti di Karol Wojtyla dedicati ai temi dell'amore, del matrimonio e della famiglia. Con testo originale polacco a fronte.
«Rimozione». Così nel 1986, con la pignoleria del canonista Giuseppe Dossetti qualificava pubblicamente ciò che era accaduto a Bologna all'inizio del 1968, quando una successione episcopale già scritta - da quattro mesi Antonio Poma era coadiutore con diritto di successione del cardinale arcivescovo Giacomo Lercaro - conobbe un'accelerazione violenta, che segnò il destino del postconcilio su scala universale, il ruolo delle chiese locali nella ricezione del Vaticano II, il clima della chiesa italiana. Un dossier inedito di carte private, gli archivi della Cia e del Quirinale, documenti politici ed ecclesiastici scoperchiano i contorni di quella vicenda: e alla fine resta l'obbedienza di un uomo demolito dal potere e reso libero dalla verità.
Il papato è ancora un'istituzione valida o è ormai percepita come del tutto anacronistica? E soprattutto: esso è ancora riconosciuto a livello planetario, e non solo all'interno della stretta geografia cattolica, come indiscussa autorità morale? È ancora necessario che il Papa sia un capo di Stato con un regno di appena 44 ettari? E il papato non ha forse più che mai bisogno di una riforma che lo adegui alle necessità del tempo presente? Con questo saggio, acuto e documentatissimo, il vaticanista Francesco Antonio Grana entra nelle pieghe di una matassa intricata: la coesistenza fra due pontefici - uno emerito e uno regnante - ha aperto voragini nelle norme canoniche, evidenziando lacune rituali e formali che hanno dato libero sfogo a sgarbi istituzionali, scandali e opposte tifoserie. È evidente che le fazioni, quella progressista delusa per le mancate aperture del pontificato di Francesco, quella conservatrice che vuole un ritorno al regno ratzingeriano e quella bergogliana che, invece, vuole proseguire l'opera riformatrice del Papa latinoamericano, si stanno già organizzando per non farsi trovare impreparate nel momento in cui inizierà la Sede Vacante. Un futuro imprevedibile su cui si gioca la stessa sopravvivenza della cattolicità.
La memoria ha un ruolo fondamentale nella costruzione dell'identità, tanto personale quanto collettiva. Attraverso il ricordo un gruppo umano acquisisce coscienza della sua persistenza nel tempo e condividendo questa percezione di sé rinsalda la coesione interna. Anche i cristiani dei primi secoli si sono trovati in questa situazione: il ricordo e la continua riproposizione degli eventi connessi a Gesù di Nazaret, riconosciuto come Signore e Cristo, fu un elemento fondamentale e imprescindibile per forgiare la loro identità, sia quella personale che quella comunitaria. Alla luce di queste dinamiche i testi raccolti in questo volume, opera di 50 autori diversi, hanno evidenziato i dispositivi messi in atto nell'età patristica per conservare la memoria: dalla tradizione orale alle opere scritte, soggette a riscritture e interpretazioni attualizzanti, dalla liturgia ai monumenti materiali.
La desacralizzazione e la scristianizzazione accompagnano il destino dell'uomo occidentale. La civiltà del capitalismo assoluto, che basa il suo dominio sul nichilismo relativista e sulla volontà di potenza tecnoscientifica, non solo non ha più bisogno di affidarsi, come un tempo, alla religione quale strumento di potere: deve necessariamente promuoverne l'estinzione. Con il suo richiamo al sacro e alla trascendenza, alla dignità dell'uomo come immagine di Dio e all'idea di una verità non utilitaristica, la religione cristiana resta infatti una "potenza frenante" rispetto al nulla della civiltà merciforme e del fanatismo economico. Per Diego Fusaro questo pernicioso processo di desacralizzazione si manifesta al livello più preoccupante nel pontificato di Francesco, e nel suo tentativo di scendere a patti con la civiltà dei consumi, assimilandone il lessico e la visione del mondo - anche se in salsa progressista. Come la perestrojka proposta da Gorbacëv per "ammodernare" il comunismo produsse il suo scioglimento nel capitalismo, così la modernizzazione combattuta da Ratzinger e difesa da Bergoglio non porta il cristianesimo alla sopravvivenza, ma alla dissoluzione. La fine del cristianesimo è un atto d'accusa filosofico contro la fede "liquida" e low cost , e insieme un invito a riscoprire il messaggio di Pasolini, secondo cui «l'opposizione al nuovo potere non può che essere un'opposizione anche di carattere religioso». Per Fusaro, contro lo spirito del tempo presente è irrinunciabile un'alleanza tra la Chiesa resistente al modernismo nichilista e le forze laiche anticapitalistiche che non intendono soggiacere al consumismo imperante.
Questo libro riporta in luce un personaggio dimenticato, legato al Papa e alla Chiesa, a Roma e alla sua gente, cui si dedicò interamente con intelligenza e cuore, distinguendosi fra i grandi protagonisti del suo tempo.
«Come ministro delle armi, l’arcivescovo de Mérode fu colui che costituì l’esercito pontificio prima della campagna del 1860 che portò alla conquista, da parte del Piemonte, di Marche e Umbria, riducendo lo Stato della Chiesa al solo Lazio. In seguito trasformò la città di Roma, dandole un’impronta moderna e splendida». - Alberto Leoni
Xavier de Mérode è stato definito dai suoi detrattori scaltro, approfittatore, fazioso fino alla violenza. Un carattere ruvido, irruento, sempre pronto alla risposta. Di nobile famiglia belga – suo padre Felix è considerato uno dei padri fondatori della Patria –, ha vissuto il suo ministero nella Roma di Pio IX attraversando tutta la parabola dalla Repubblica romana (1849) alla Legge delle guarentigie (1871). Un periodo non facile, che lo ha trovato strenuo difensore del potere temporale della Chiesa. Durante il suo servizio come elemosiniere, è riuscito a salvare dalla distruzione molte catacombe e cimiteri cristiani dall’invadenza dei piani regolatori del nascente Regno d’Italia. Accusato di essere un “palazzinaro” senza scrupoli, in realtà ha posto con sapienza le basi per gran parte dell’urbanizzazione di Roma e del comprensorio pontino, realizzando opere tutt’ora visibili.
Juan Donoso Cortés fu una delle menti più acute del XIX secolo. Egli previde il matrimonio con la Russia col socialismo in un tempo in cui neanche il liberalismo sembrava dovesse avere un futuro certo. Intuì l'avvento del globalismo, della tecnocrazia, addirittura della guerra civile spagnola. E fu lui ad organizzare in stringati sillogismi le idee portanti del Sillabo. Ma la vita di quest'uomo è anche la storia misteriosa di una conversione religiosa, la narrazione dell'azione di grazia sull'animo di uno sfagatato progressista e la trasformazione di un oscuro funzionario spagnolo nell'oratore più possente dell'800.
Chiesa madre e pastora, popolo fedele di Dio, spiritualità popolare, misericordia, tentazioni ecclesiali, neo-pelagianesimo e neo-nosticismo, riforma, sinodalità e sinodo, gioia del vangelo, letizia dell’amore, gaudio della verità, processi da avviare, periferie esistenziali, umanesimo solidale, ecologia integrale, interconnessione e interdipendenza, dialogo, relazione, fraternità e fratellanza: sono le tematiche più significative nell’insegnamento di papa Francesco, le chiavi di lettura tramite cui egli interpreta il mondo odierno, il cambio d’epoca – come lo chiama – cui stiamo assistendo, nonché le sfide più urgenti e promettenti al contempo sia per la riflessione teologica sia per la prassi pastorale, oltre che per l’esperienza credente degli uomini e delle donne di questo nostro tempo. Intrecciate insieme, esse costituiscono l’ordito e la trama di una sorta di arazzo, la cui estensione si va dimostrando sempre più vasta e omnicomprensiva, inglobando la realtà ecclesiale innanzitutto, ma pure sporgendosi oltre i confini della Chiesa stessa e mostrando pertanto una portata universale, arricchita da ricadute ecumeniche, interreligiose, culturali, sociali e politiche. Il nucleo sorgivo di una tale concezione, complessa e articolata, è da individuare in un peculiare fatto relazionale, rappresentato dalla reciprocità. La quale, radicata teologicamente nell’orizzonte dell’agápē, si traduce nella «mistica del vivere insieme», vale a dire del sostenersi a vicenda, del sorreggersi in braccio gli uni con gli altri, del camminare abbracciati.
Vengono qui raccolti, su iniziativa dell'autore stesso, due contributi di papa Francesco di epoche diverse: un testo del 1991, intitolato Corruzione e peccato, e la Lettera ai sacerdoti della diocesi di Roma dell'estate 2023, con un'introduzione inedita dello stesso Pontefice. Ad accomunare entrambi i testi una diagnosi precisa della "mondanità spirituale", vera e propria piaga della fede, che per papa Francesco nella Chiesa assume il volto del clericalismo. Inoltre, l'autore offre alcuni consigli e suggerimenti per rifiutare questa dimensione mortifera per la vita del credente.
Peter Seewald ha accompagnato Josef Ratzinger per oltre venticinque anni: come giornalista, scrittore, confidente ha stabilito una relazione speciale con il papa emerito. Oggi può così raccontare, avendo avuto accesso a materiali esclusivi, gli anni dell'infanzia e della formazione del futuro pontefice, dell'insegnamento universitario e del Concilio Vaticano, fino ai momenti decisivi del conclave che lo ha eletto alla cattedra di Pietro e alla scelta senza precedenti delle dimissioni. Grazie a nuove ricerche, testimonianze e interviste inedite, con questa biografia Peter Seewald offre il ritratto definitivo di Benedetto XVI, e mostra l'immagine vivida e autentica dell'uomo che con il suo pensiero e le sue azioni ha profondamente mutato il rapporto tra la Chiesa e i suoi fedeli.
Appare fuori di dubbio che gli ultimi anni hanno visto emergere sulla scena della comunicazione nel mondo della Chiesa — ma non solo — la Figura dell'Arcivescovo Carlo Maria Viganò, come voce di denuncia e di appello non solo rispetto alla corruzione e alla povertà culturale e spirituale presente nel mondo ecclesiale odierno, a ogni livello, ma nella società e nella politica mondiale.
Una figura e un processo di svelamento singolare. Carlo Maria Vigano è un sacerdote che è stato indirizzato dopo la sua ordinazione — avvenuta nel 1968 a Pavia — alla carriera diplomatica. Nunzio in Nigeria, e poi Delegato per le Rappresentanze Pontificie in Segreteria di Stato (un incarico delicatissimo: sotto i suoi occhi passano tutti i dossier personali scottanti di prelati e vescovi); poi Segretario per lo Stato della Città del Vaticano, il Governatorato, e infine Nunzio Apostolico a Washington, certamente una delle sei più: prestigiose per qualsiasi diplomatico, in talare o in abito civile.
Di sicuro la Nunziatura nel cuore dell’Impero offre a chi ne è titolare una prospettiva di ampiezza e profondità straordinarie; permette di scrutare i meccanismi del potere mondiale, le molle evidenti - e quelle nascoste - alla base di scelte e decisioni. Una testimonianza del noto arcivescovo Viganò che contiene anche una intervista inedita sulle sfide attuali nella Chiesa e nel mondo.
Aveva previsto tutto. La cesura del Sessantotto, il collasso della sua Chiesa, il dominio del relativismo, l'addio dell'Europa al cattolicesimo senza lacrime né nostalgia, il fanatismo islamico, il neomarxismo della Chiesa del popolo, gli ecologismi apocalittici, il mondo nuovo delle Nazioni Unite, il paradosso di un Occidente che al massimo della propria potenza materiale raggiunge l'apice dell'insicurezza culturale, l'avvento di un'Europa post-europea. È Joseph Ratzinger. Prima di diventare Benedetto XVI, in mezzo secolo di saggi, conferenze e interviste, Ratzinger ha compiuto un lucido pellegrinaggio nella modernità e nel vecchio mondo segnato dalla mancanza di respiro, dal vuoto, dalla derisione. Da papa, la sua presenza era intollerabile, il suo genio una minaccia, le sue dimissioni sono state un sollievo per tanti. A distanza di quindici anni dall'elezione al soglio pontificio, Benedetto XVI appare come l'"ultimo papa" di cui parlava Friedrich Nietzsche. Almeno d'Occidente. Introduzione di John Waters.