"Immaginare l'altro è un'impresa ardua. Richiede coraggio, fantasia, voli inaspettati, andare per sentieri poco battuti. L'alterità è il concetto che più ripugna al 'buon senso', che più facilmente si tacita, si sopprime, tanto è preponderante il desiderio di omogeneizzare, di normalizzare. Eppure abbiamo la necessità, come singoli e come comunità, di metterci sulle tracce dell'Altro, ma se siamo incapaci d'immaginarlo ne sentiremo l'esigenza?". A partire da questa domanda, l'autore si cala nel pluralismo religioso odierno per presentare gli sguardi che le diverse religioni (cristianesimo, induismo, buddismo, giudaismo e islam) hanno rivolto all'a/Altro nel tentativo d'immaginarlo, di non spezzare quella relazione. Da questo bisogno di socialità, diventa indispensabile un rinnovato impegno per il dialogo e l'incontro tra i credenti, in vista della costruzione di una "casa di preghiera per tutti i popoli".
L'impegno evangelizzatore della Chiesa nel sociale è qui richiamato e analizzato da specifici punti di vista, sia teoretici sia pratici, che contribuiscono a mettere a fuoco la questione centrale dell'essere umano, la cui dignità essenziale è comune a tutti e a ciascuno. Diversi elementi ricorrono nei saggi di questa raccolta: il tema della speranza, che comporta un riferimento essenziale al regno di Dio sia nella sua prospettiva storico-escatologica, sia nella sua dimensione personale-collettiva; l'individuazione di un criterio di interpretazione della realtà in chiave integrale e inclusiva, con particolare attenzione alla periferia; l'opzione per i poveri, biblicamente fondata e non ridimensionata nel suo potenziale dirompente; l'inclusività di tutti e di ciascuno nel rispetto delle differenze, superando le conflittualità culturali e religiose.
“Maria di Nazaret, pur completamente abbandonata alla volontà del Signore, fu tutt’altro che donna passivamente remissiva o di una religiosità alienante, ma donna che non dubitò di proclamare che Dio è vindice degli umili e degli oppressi e rovescia dai loro troni i potenti del mondo”.
(Paolo VI, Marialis cultus, 37)
Nel 2015 la Chiesa cattolica ha celebrato il cinquantesimo anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II, che è stato una pietra miliare nella sua storia bimillenaria. Verso la conclusione di quell’evento, ispirati da ciò che si faceva e si diceva nell’aula conciliare, una quarantina di vescovi di varie nazioni si riunì nelle Catacombe di Domitilla per firmare ciò che al giorno d’oggi è noto come il Patto delle Catacombe, testo e progetto che presenta la missione dei poveri nella Chiesa.
Lo spirito del Patto delle Catacombe oggi traspare nei gesti e nelle parole di papa Francesco, dopo aver guidato alcune delle migliori iniziative cristiane degli ultimi cinquant’anni, non solo in America Latina, dove suscitò un’eco speciale, ma nell’intera Chiesa cattolica. Così, la sua testimonianza si è trasformata in uno dei segni più influenti e significativi del cattolicesimo del XX secolo.
Lo attestano qui, tra gli altri, gli interventi di Luigi Bettazzi, Stephen B. Bevans, Piero Coda, Jon Sobrino.
Il volume raccoglie una serie di scritti di fra Chrys McVey (1933-2009), domenicano statunitense vissuto per più di quarant'anni in Pakistan come missionario. È stato uno dei collaboratori del Maestro dell'Ordine fra Timothy Radcliffe come responsabile per la vita apostolica dell'Ordine tra il 2002 e il 2008. La sua esperienza della missione vissuta in un paese come il Pakistan lo ha condotto a maturare un pensiero teologico centrato sull'importanza dell'incontro tra culture diverse e sul dialogo interreligioso ed una spiritualità "con gli occhi aperti". Egli amava dire che proprio nell'esperienza della missione "fuori dell'accampamento" aveva ricevuto la sua formazione ed era "rinato". I suoi testi raccolti in questo volume esprimono la sua sensibilità aperta a scorgere nella vita, nell'esperienza dei poveri e soprattutto nell'incontro delle diversità, motivi per approfondire l'ascolto del vangelo e per vivere la chiamata al cuore della missione dell'Ordine domenicano di una predicazione per la salvezza dell'umanità.
Il volume raccoglie gli Atti del convegno internazionale "Il cammino della missione. A cinquant'anni dalla promulgazione del decreto conciliare Ad gentes", organizzato dalla Pontificia Università Urbaniana con il contributo di missio, Aachen, e della Associazione Internazionale dei Missiologi Cattolici. Protagonisti della vitamissionaria e studiosi di fama internazionale hanno esplorato - ciascuno a partire dalla propria prospettiva scientifica e di esperienza - il significato del Decreto Ad gentes e del cambiamento missionario da esso originato, tracciando un percorso che si articola nei seguenti, principali ambiti storico-missiologici:
Il Concilio come nuova primavera della Chiesa e della missione;
L'istanza del Concilio nella missione;
La ricezione di Ad gentes nei territori di missione;
I cinquant'anni del divenire della missione;
I protagonisti del cammino missionario;
Il panorama missionario attuale: per una nuova missione ad gentes
4 aprile 2014. Gianantonio Allegri, Giampaolo Marta e Gilberte Bussière (due preti fìdei donum di Vicenza e una suora canadese) sono missionari da tempo nel nord del Camerun, al confine con la Nigeria, zona infestata da Boko Haram. Quella notte vengono rapiti da un commando di terroristi. Costretti a trascorrere due mesi nella foresta, vivono un'autentica spogliazione: della libertà, prima di tutto; ma anche dei minimi conforti materiali, come il cibo, l'acqua, un tetto, un giaciglio. L'insperata opportunità - pur limitata ai primi giorni - di celebrare la messa, e poi la scelta di impegnare ogni giornata nella condivisione della parola di Dio e nella preghiera trasformano la loro prova in un autentico cammino di conversione. Lo racconta il diario che suor Gilberte riesce, clandestinamente, a compilare. Subito dopo la liberazione, vi annota infatti: "La vita fraterna eccezionale che abbiamo vissuto ci aiuterà a vivere il rispetto, la pazienza, la tolleranza, l'umiltà, la mitezza, la compassione e l'amore ovunque andremo a vivere".
Nova Patria Christi Africa, l'Africa è la nuova patria di Cristo. La frase è di Paolo VI e il Cardinale Robert Sarah l'aveva ricordata in occasione del secondo viaggio di Benedetto XVI nel continente. L'attuale Prefetto della Congregazione per il Culto Divino ritiene che la Chiesa africana sia chiamata a giocare un ruolo a livello della Chiesa universale. Nel contesto di crisi profonda che vede nei paesi occidentali la fede messa in discussione e i valori respinti, l'Africa può portare nella sua povertà, nella sua miseria, i suoi beni più preziosi: la fedeltà a Dio, il suo attaccamento alla famiglia e alla vita. Gli undici Prelati i cui interventi compongono questo libro ci fanno toccare con mano la freschezza del cattolicesimo africano caratterizzato dalla fedeltà alla dottrina della Chiesa ma anche dalla sensibilità tutta pastorale nei confronti delle situazioni difficili, come la poligamia o le famiglie interreligiose. I Vescovi e i Cardinali africani accettano la sfida di rendere maggiormente percepibile l'insegnamento della Chiesa, mantenendo intatto il nucleo della dottrina al fine di poter vivere lo stato di missione permanente a cui chiama Papa Francesco. Così l'Africa appare sempre di più la nuova patria di Cristo, chiamata ad una missione di ritorno verso quelle terre da cui ricevette il Vangelo e che ora sembrano far di tutto per dimenticare le proprie radici spirituali e culturali.
Celso Costantini, primo delegato apostolico in Cina, compì un'impresa mai riuscita prima: impiantare la Chiesa tra gli eredi del Celeste Impero. Il libro, frutto della consultazione degli archivi della Santa Sede, offre un inedito spaccato storico sul ruolo fondamentale svolto in Oriente dal futuro cardinale italiano. Promotore e presidente del concilio plenario di Shanghai del 1924, portò i primi vescovi cinesi alla consacrazione a Roma nel 1926. Nei tre anni seguenti fondò la prima Congregazione religiosa maschile indigena, l'Azione Cattolica Cinese, due scuole di arte sacra cinese sull'onda della decolonizzazione religiosa e dell'inculturazione cristiana. Si prodigò inoltre per un accordo tra la Santa Sede e la Cina al fine di instaurare relazioni diplomatiche, realizzate nel 1946. Prefazione del card. Pietro Parolin. Presentazioni di mons. Savio Hon Tai Fai, mons. Giuseppe Pellegrini, fr. John Chia Khee Long.
L'esperienza della Chiesa d'Algeria negli ultimi cinquant'anni - ovvero dopo l'indipendenza del paese - ha molto da dire, nella sua singolarità, a chiunque si interroghi sulla testimonianza del Vangelo nel mondo contemporaneo, in particolare dove i cristiani si trovano in forte minoranza. La diocesi di Laghouat-Ghardaïa, nel Sahara, misura 2,5 milioni di kmq, ma conta poche decine di cattolici. Abitato come fosse una cattedrale, il deserto, al centro del racconto autobiografico di mons. Rault, diviene luogo santo di preghiera e di incontro spirituale con il fratello musulmano. Era lo stile dei monaci martiri di Tibhirine e del loro priore Christian de Chergé, al quale mons. Rault è stato legato da lunga e intensa amicizia e con il quale ha condiviso dalle origini il progetto della Ribât Essalâm, il "Legame della pace".
La figura del missionario che va all'avventura in luoghi sperduti fra popoli sottosviluppati, è ancora molto presente nell'immaginario degli italiani. Ma cosa vuol dire fare missione oggi? Don Felice Tenero dà un'ampia e appassionata risposta, che riflette la sua più recente esperienza di sacerdote fidei donum nella diocesi di Floresta, nel Nordeste brasiliano. Il ruolo dei laici, lo stile di chiesa "in uscita" - invocato dal primo papa latinoamericano, Francesco -, l'amicizia con i poveri e gli esclusi, la testimonianza-martirio in un mondo segnato dalla violenza, la difesa del creato dall'avidità e dagli abusi sono i grandi "spazi di vita" missionaria raccontati in queste pagine piene di passione per il Regno di Dio.
Terre di missione: Africa Centrale, Amazzonia, Oceania... Territori vastissimi, con una viabilità precaria o quasi inesistente e luoghi impervi. Villaggi sperduti, difficili da raggiungere se non con percorsi lunghissimi e pericolosi, ma che proprio per questo è importante visitare regolarmente, per portare i segni concreti della carità e le parole di speranza. Come aiutare i missionari a muoversi più in fretta e superare tanti ostacoli naturali? Queste pagine raccontano la storia del Centro Internazionale di Aviazione e Motorizzazione Missionaria, nato a Torino nel 1959 da alcuni innamorati dell'aria e dell'aviazione, per insegnare a preti, frati e suore a guidare aeroplani. L'autore contribuì a dargli vita, insieme al generale Francesco Brach Papa e altri amici, e qui narra come maturò l'idea e divenne realtà. Furono alcune decine i piloti e le pilotesse brevettati in pochi anni: le "storie di cielo" con cui si chiude il volume fanno rivivere l'avventura di alcuni di loro. "Nel rombo del motore che portate in petto potreste sentire una voce, quella del Maestro che vi dice: 'Coraggio, ragazzi, c'è bisogno di voi perché il mio Messaggio di Vita raggiunga le genti lontane...'. Non fate i sornioni!" (Don Paolo Gariglio)