Romanziere, autore per il cinema, il teatro, la radio e la televisione, Vittorio Schiraldi trasferisce in questo volume riflessioni, suggestioni e ricordi di "Diario minimo", il programma condotto ai microfoni di Radio1. Ne esce un'antologia di pensieri, presentati in ordine alfabetico, un piccolo zibaldone di annotazioni.
1958: un giornalista venticinquenne irrequieto parte per l'Africa dove, tra andate e ritorni, rimarrà per circa dieci anni. A quel tempo il mondo s'interessava veramente a quello strano continente, muto per secoli, che cominciava a parlare e a far parlare di sé. "L'Africa era un enigma, un mistero, nessuno sapeva che cosa sarebbe successo quando trecento milioni di individui avrebbero drizzato la schiena e chiesto il diritto di parola. In Africa cominciavano a nascere degli stati, gli stati compravano armi e molti giornali stranieri si chiedevano se tutto il continente non stesse per muovere alla conquista dell'Europa." E così, nel caldo soffocante del continente, Kapuscinski arriva in Ghana, poi in Congo dove assiste allo smarrimento della popolazione quando Lumumba viene assassinato; poi in Tanganika, Sudafrica, Algeria, ogni volta nei momenti più caldi, all'esplodere di rivolte e rivoluzioni, tentando sempre di capire cosa sta succedendo e perché. Nel 1967 Kapuscinski rientra in Polonia ma non riesce a diventare un giornalista stanziale. Nell'autunno, parte per un viaggio di cinque anni in America Latina. Altro continente povero, dove si svolgono guerre povere, come quella scoppiata nel 1969 tra l'Honduras e il Salvador. "I piccoli stati del Terzo, Quarto e di tutti gli altri mondi possono sperare di suscitare qualche interesse solo quando decidono di spargere sangue. Triste ma vero," conclude Kapuscinski.
Quando esce questo saggio, scritto in occasione dell'Esposizione universale di Parigi del 1867 e compreso in un volume dove figurano altri scritti di autori come Renan, Michelet, i Dumas, George Sand, Victor Hugo ha lasciato la capitale francese da sei anni ed è in esilio a Guernesey. Qui immagina Parigi come nuova Atene, nuova Roma e nuova Gerusalemme. O un sogno utopico quello che il grande scrittore delinea con una prosa che testimonia il suo afflato umanitario e pacifista, mentre l'Europa scopre la potenza bellica della Prussia vincitrice a Sadowa sulle truppe di Francesco Giuseppe d'Austria.
"L'Abc dell'Europa" si compone di una specie di dizionario e di una cronologia ragionata in cui gli autori ricostruiscono, seppure per tessere, un quadro d'insieme dell'evoluzione europea, lungo i sessant'anni in cui l'idea di Comunità è stata concepita, è nata, si è sviluppata. Al tempo stesso, però, offrono ai lettori indicazioni puntuali sui programmi a favore dei giovani e delle Pmi, sulle procedure della legislazione europea, sulle date della sua storia.
Con questo saggio Claudio Giunta propone una rilettura della poesia italiana medievale, intesa a rimetterne in luce l'originaria funzione dialogica. La poesia come espressione lirica dell'io è infatti un fenomeno moderno, nel Medioevo essa servì spesso a comunicare nozioni e idee che oggi giudicheremmo comunicabili solo attraverso la prosa. E quel tipo di contenuto influenzò le forme della poesia che si atteggiò al dialogo con un interlocutore vero o immaginario: ciò è evidente nella tenzone e nello scambio di sonetti e canzoni, ma in varia misura è avvertibile in tutti i principali generi della poesia medievale.
Wilbur Smith, John Le Carré, Jostein Gaarder, Aleksandra Marinina, Günter Grass, Luis Sepúlveda, Michael Crichton, Jean d'Ormesson, Kenzaburo Oe, Umberto Eco. Dieci tra i maggiori scrittori contemporanei parlano del loro mondo e delle loro esperienze a Enzo Biagi. L'avventura, lo spionaggio, l'apocalisse atomica, la criminalità nella nuova Russia, la contestazione, la lotta contro la tirannide di Pinochet, la ragione contro i falsi idoli di oggi.
Le antiche voci di Atene e Roma parlano ancora ai cittadini delle metropoli del terzo millennio? Cos'hanno in comune Omero, Virgilio, Agostino con la nuova trinità Inglese-Internet-Impresa? A queste domande rispondono letterati, biblisti, filosofi, storici, scienziati, critici, scrittori e poeti dei nostri giorni in diverse forme di scrittura: dal saggio all'intervista, dalla riflessione aforistica all'epistola autobiografica, dalla lirica al racconto, dal manifesto teorico alla ricognizione documentaria. A questi maestri e interpreti del nostro tempo i classici si rivelano sia come i garanti della nostra identità linguistica e culturale sia come i testimoni di una irriducibile diversità nei confronti del nostro presente.
L'editoria italiana durante il fascismo, il ruolo di Croce, Laterza, Einaudi. I rapporti tra editori e librai nell'Italia del dopoguerra. L'atteggiamento degli italiani verso la lettura e i libri. Editoria industriale ed editoria artigianale. L'importanza dei libri nella scuola. Il ruolo delle biblioteche. Il mestiere d'editore, tra creatività e pianificazione. Negli scritti di un editore civilmente impegnato, le sue riflessioni sul rapporto tra cultura e mercato dal fascismo a oggi.