Dalla seconda metà del Cinquecento e per oltre due secoli, la pratica del viaggio in Europa acquisì un valore centrale nella formazione della classe dirigente inglese e dei rampolli dell'aristocrazia del Continente. Il Grand Tour allora iniziò a essere considerato un'esperienza cruciale con cui si confrontarono scrittori, pittori, uomini di cultura, di vario orientamento e di diversa provenienza. Nel corso di lunghe, faticose, e talvolta rischiose, peregrinazioni, il momento più decisivo restava comunque l'incontro con Roma, ritenuta il centro d'irradiazione di tutta la civiltà occidentale. Oggetti, cimeli, reperti, immagini costituirono il tramite con cui centinaia di viaggiatori tentarono di portarne in patria miti e atmosfere. Ma il ricordo, oltre ai monumenti e alle chiese, alle rovine e ai palazzi di Roma, riproponeva spesso sensazioni e immagini anche della Campagna romana, da cui la Capitale traeva, da sempre, alimento e vita. Fu dunque da questa commistione originale che derivarono i modi e le forme con cui i grands touristes ripensarono se stessi e la propria storia, riflettendo sulle proprie radici; in una parola, sull'identità stessa europea.
Il volume raccoglie interessanti racconti ricchi di curiosità, aneddoti e storielle sulla Roma dell'Ottocento, fino a Pio IX, l'ultimo papa-re della sua storia. Roma papalina, un po' città e un po' campagna, la vecchia aristocrazia fuori dal tempo e la plebe scannata di soldi. Roma bacchettona e blasfema, rugantina, alquanto illetterata ma intelligente e sveglia, "leticosa ma amica de l'amichi, casinara, caciarona, mammarola der còre de mamma e der còre de Roma", noncurante delle norme però rispettosa della Madonna de Noantri, delle feste comandate e delle buone abitudini, la pennichella, l'abbuffata, l'ottobrata, la saggezza di non fare oggi quel che potresti fare domani sai mai che domani non ci sia più bisogno che tu lo faccia. Roma superstiziosa e fatalista e che "Iddio ce la mandi bbona".
La basilica Vaticana,nella possente armonia delle sue forme e nella importanza delle opere d’arte che custodisce,è il risultato di una lunga e complessa vicenda costruttiva che trae origine dalla tomba di Pietro – primo papa – e dai sentimenti di profonda devozione che in ogni epoca ispirarono l’opera dei pontefici suoi successori. L’eccezionale valore universale della basilica di San Pietro, anche dal punto di vista storico e artistico, costituisce un’opera maestra dello spirito creativo dell’uomo. Al prestigio della sua architettura va aggiunta l’importanza delle opere scultoree e musive, dei dipinti, delle decorazioni in marmo, in bronzo e in stucco,opere che hanno determinato in questi ultimi cinque secoli uno straordinario sviluppo artistico, non soltanto a Roma e in Italia, ma nell’intera Europa. Dal 1982 la basilica di San Pietro, insieme allo Stato della Città del Vaticano che da essa ha avuto origine, è annoverata nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. Il volume consta di un’introduzione di carattere generale e di tre capitoli dedicati rispettivamente alla visita della basilica superiore di San Pietro,delle Sacre Grotte e della Necropoli Vaticana.Correda l’opera un ricco repertorio iconografico proveniente direttamente dalla Fabbrica di San Pietro.
AUTORE Angelo Card. Comastri, arciprete dellabasilica papale di San Pietro e vicario generaledi Sua Santità per la Città del Vaticano,è auto-re di numerosi volumi di spiritualità, liturgia emeditazione. Presso le Edizioni San Paolo hapubblicato: Non uccidete la libertà! (2005),Prepara la culla: è Natale! (2005), Dov’è il tuoDio? (20074), La firma di Dio (20073), Prega esarai felice! (20072),Via della Croce di Cristo e delcristiano (20072), La sposa bella. Vi racconto laChiesa(2007), L’angelo mi disse (2007), Dio èamore! (20084),Come andremo a finire?(20083),Nel buio brillano le stelle (20082), Gesù… e sefosse tutto vero?(2008).
Tra le immagini più venerate di Maria nella città di Roma, ve n'è una, quella dell'icona bizantina Mater Gratiarum, il cui originale si trova nella Chiesa romana di Santa Maria delle Grazie al quartiere Trionfale. La storia ci racconta di una piccola, grande icona e di una piccola, grande chiesa, legate entrambe al nome e alla memoria di un religioso itinerante, Fra' Alberto de' Rossi, esempio vivente di devozione mariana. La storia del Santuario di Santa Maria delle Grazie, raccontata nel libretto illustrato, sottende la condizione di povertà e le sofferenze patite da larghi strati della popolazione nei secoli passati, interpretando nel contempo temi ed espressioni propri della pietà popolare romana.
Il volume raccoglie circa 40 progetti - già realizzati e in cantiere - che insieme descrivono la felice stagione dell'architettura contemporanea a Roma. Oltre a opere di architetti di risonanza internazionale (come Hadid, Fuksas, Baldeweg, Meier) Roma è diventata anche un laboratorio dove operano diversi gruppi italiani, come King Roselli, Labics, IAN+. La scarsa presenza del settore residenziale è compensata da una crescente attenzione nei confronti del verde e delle infrastrutture e appare chiaro che gran parte dei progetti sono edifici pubblici o religiosi. La grande architettura civile e religiosa, a confermare la lunga storia di Roma, è il principale destinatario della qualità architettonica. Il volume, corredato da una mappa della città, lascia inoltre intuire quanto stia cambiando la geografia della città, e quanto la qualità stia diventando un fenomeno diffuso, anche nelle borgate di periferia.
Il libro offre una rassegna dei mercati di Roma, i più significativi del centro e non solo, indicati con il nome assegnatogli dall'Annona accompagnato dall'indirizzo e considerando i mercati generali il centro della diramazione degli alimenti. In chiusura un breve capitolo è stato dedicato ai suoni del mercato; un altro all'intervista con l'architetto Luciano Piermattei che ha coordinato il progetto del nuovo mercato Esquilino, trasferito nella nuova sede da pochi mesi; infine uno alle scorie, alla "mondezza".
La configurazione urbanistica delle città è sempre stata determinata dalla struttura economica. Ciascuna di esse riceveva riconoscibilità dal contesto naturale, dalle caratteristiche delle produzioni che vi si svolgevano e dalla cultura individuale e collettiva che vi si esprimeva. La fase attuale di globalizzazione sta progressivamente cancellando le specificità. Le produzioni avvengono in ogni angolo del mondo e la struttura commerciale di tutte le aree urbane si sta rapidamente omologando. Nascono ovunque centri commerciali identici per forma e per offerta di beni di consumo. Le periferie si assomigliano sempre di più. Dalle periferie l'aggressione sta investendo i centri storici, e cioè quelle parti delle città in cui più elevata e preziosa era l'identità dei luoghi. Sottoposti a una pressione turistica senza precedenti, i centri antichi si orientano a soddisfare la domanda che ne consegue. Ed è così che artigiani e residenti scompaiono, sostituiti da negozi e megastore che potrebbero trovarsi in qualunque altro posto del mondo. Roma ha un centro storico unico, un luogo di grande fascino che traeva la sua caratteristica dall'equilibrio tra i ceti sociali che vi abitavano e il tessuto artigianale urbano. A Roma l'urbanistica è stata abbandonata: la "valorizzazione" dell'Ara Pacise e il parcheggio del Pincio sono solo gli aspetti più eclatanti dell'abbandono di una visione unitaria dei processi di trasformazione urbana. Di un'idea di città e del suo nucleo storico.
La mostra offre una occasione unica e irrepetibile: quella di presentare al pubblico romano e internazionale una serie di opere di pittura, scultura, arte decorativa, architettura, legate al massimo tempio della Cristianità e a una delle fabbriche più prestigiose dell'Occidente: la Basilica di San Pietro. Una storia che nasce agli albori del cristianesimo, legata al locus martyrii del fondatore della Chiesa Romana cioè al Cireo Vaticano dove l'apostolo fu martorizzato, alla basilica paleocristiana costantiniana, alla monumentale fabbrica michelangiolesca patrocinata da Giulio II, agli ampliamenti e restauri voluti da grandi pontefici come Paolo V, Urbano VIII, Innocenzo X e Alessandro VII, diretti da Maderno e Bernini. Dai depositi della Reverenda Fabbrica di San Pietro escono, per la prima volta, capolavori dell'arte del Rinascimento all'Ottocento, tutti connessi alla plurimellenaria storia della basilica. Opere di grandi artisti come Gian Lorenzo Bernini, Alessandro Algardi, Vincenzo Camuccini, Luigi Valadier ed altri artefici meno noti, ma autori di opere sempre di altissima qualità e valore artistico, l'esposizione rara è una immancabile occasione sia per gli addetti ai lavori che per un pubblico più vasto, contribuendo a rendere finalmente accessibile un patrimonio di storia, arte e fede di inestimabile valore.