Questo libro è una risposta del perché, del come e del cosa è stato fatto per arrivare ad affermare che invece "si può fare". Si può facilitare il naturale sviluppo di ciascuno, si possono non usare libri, voti, compiti e schede, si può rompere quel sempiterno sodalizio che purtroppo lega l'apprendimento alla noia. Insomma si possono fare molte cose se, innanzitutto, si crede che sia importante farlo. Dopo questa esperienza possiamo asserire che l'unica cosa che non si possa fare nella scuola è insegnare senza apprendere dai bambini. È un appello a tutti coloro che si occupano o hanno a cuore i temi dell'educazione: costruiamo una scuola più competente, vicina agli esseri umani che la abitano, ai loro bisogni e sogni, a partire dal bisogno/sogno di felicità.
"Insomma, quel mattino di novembre, mentre andavo a zonzo nel vuoto da non so quanto tempo, succede che io incontro questo tale. E vi posso dire che, accidenti, se prendevo a destra anziché a sinistra non lo avrei incontrato. Quindi? Quindi tutto questo deve pur significare qualcosa. Ho preso a sinistra ed è stato tutto quel che è stato, questa benedetta storia che adesso vi racconto". È da qui che prende avvio il romanzo, per trascinarci presto in un altrove abitato da asini, libri, funamboli, macinini da caffè, poeti, scollatori di francobolli e altre mirabolanti creature. E poi c'è Guglielmo, un ragazzino che scrive delle lettere sgangherate e bellissime da cui emerge a poco a poco la sua storia. E c'è qualcuno, Raimond, che raccoglie quelle parole e le trasforma in un'azione. Perché ciò che è vecchio, desueto, ai margini, eccentrico, può essere mosso da un'energia misteriosa e seguire strade poco battute, dove l'utile e l'inutile sanno ribaltarsi l'uno nell'altro e diventare, forse, una sostanza nuova.
"Sui capricci sono state elaborate diverse teorie e supposizioni, peccato che nessuna di queste ne abbia mai preso in considerazione la vera causa scatenante. Ecco perché tutto quello che hai provato fino a oggi non ha portato miglioramenti nella relazione con tuo figlio." Diffondendo il metodo della "crescita secondo natura", che rispetta i bambini e semplifica di gran lunga la vita dei genitori, Roberta Cavallo e Antonio Panarese hanno già conquistato 50.000 famiglie, che hanno scelto i loro libri e affollato i loro eventi in tutta Italia. Con questo nuovo libro affrontano il demone più difficile e incomprensibile di ogni mamma e papà: i capricci dei figli. "Forse riterrai che alcuni nostri consigli siano assurdi, inefficaci, contro ogni regola e a svantaggio di una buona educazione. Di certo non siamo qui per costringerti a pensarla diversamente, ma possiamo garantirti che ogni suggerimento che leggerai è supportato dalla nostra personale esperienza e dalla pratica quotidiana. Ogni volta che abbiamo dovuto risolvere le difficoltà legate a un bambino, l'unica strada veloce, sicura ed efficace era quella che si avvicinava alla sua natura, che prendeva in considerazione le sue esigenze. Non ha mai fallito, ed è quella che stai per scoprire."
Come riconvertire un modello di scuola fatto ancora di lezioni frontali, interrogazioni, compiti in classe, banchi e cattedre, nozionismo, scrittura a mano, saperi mnemonici, assenza di educazione alla cooperazione, all'inclusione, alle competenze digitali? Il modello metodologico-didattico proposto nel volume è quello della flipped lesson, attuata tramite una metodologia metacognitiva ehe fa riferimento alla personalizzazione didattica e al ciclo di apprendimento di Kolb. Una grande opportunità educativa, che richiede ai docenti la consapevolezza dci propri stili cognitivi e di apprendimento, per migliorare razione didattica in classe. In una scuola spesso povera di risorse, la flipped classroom ("classe capovolta") apre ad alunni ed insegnanti le porte di una dimensione laboratoriale straordinariamente accessibile e ricca di opportunità, dove è possibile sviluppare il senso critico, educare al valore della ricerca, migliorare le dinamiche relazionali, la socializzazione e la cooperazione.
Il tema dell'infanzia è trattato in questo volume collettaneo e interdisciplinare con una sensibilità pedagogica e sociale che rende l'oggetto di studio quanto mai vivo. I bambini, nella prima parte del testo, sono pensati a partire da esperienze politiche, scolastiche, di sistema e metodologiche con l'intenzione di definirne più rappresentazioni ed immaginari collettivi. Nella seconda parte, invece, le infanzie sono vissute e sono raccontate per mezzo di esperienze (attuali o che attraversano il tempo) che accompagnano il lettore in luoghi e spazi nei quali sfidare nuove figurazioni. Il comune denominatore è il rapporto tra la società (rappresentata da adulti decisori, governatori, insegnanti, educatori, genitori, salvatori) e l'infanzia, un mondo ricco e delicato, potente e al contempo fragile.
Questo incontro con Gesù di Nazaret, benché presenti al suo interno questioni teologiche e religiose, si muove in funzione del rapporto fra l’esperienza e l’educazione o, meglio ancora, cerca di segnalare quei dinamismi e processi che, arricchiti dalla relazione con il Nazareno, conducono a un’autentica crescita e maturazione della persona. L’assunto, pur essendo fondamentale nella vita cristiana, non ha ottenuto una sufficiente attenzione da parte degli studiosi. Non è una questione certamente semplice. Si tratta di un argomento complicato anzitutto perché la relazione attuale con Gesù sarà sempre un qualcosa di inconsueto: l’incontro non è un mero ricordo, come quello che dedichiamo ai grandi personaggi della storia; non è neanche il rapporto normale che possiamo avere con le persone vive del nostro ambiente. A ciò possiamo aggiungere anche un’altra piccola complicazione: la vita e le parole del Nazareno sono inevitabilmente oggetto di una lettura e comprensione diverse a seconda della socio-cultura di ogni momento storico. Ebbene, presupposti di questo genere determinano le scelte tematiche e metodologiche del testo. Riguardo le prime, si deve garantire, da una parte, il realismo; dall’altra, la consistenza e significatività dell’incontro e del rapporto odierni con Gesù, il Cristo. Ecco perché le seconde: il metodo dell’analisi interdisciplinare ed ermeneutico (antropologia, educazione e teologia sono gli ambiti fondamentali del dialogo interdisciplinare); e la scelta delle «categorie-guida» (Incontro, credibilità e radicamento esperienziale; Incarnazione, ragionevolezza e aggancio antropologico; Relazione, senso salvifico e verifica prassica).
In definitiva, ogni esperienza relativa all’incontro e al rapporto con Gesù di Nazaret, il Cristo, deve essere considerata e va educata all’interno dei dinamismi della crescita personale e comunitaria. Tale conclusione è decisiva proprio perché tuttora una delle questioni principali della pastorale e della catechesi consiste nel considerare se e in quale misura l’educazione alla fede sia intimamente connessa alla maturazione umana oppure se si tratta di due realtà diverse, autonome, quando non addirittura contrapposte.
La facilitazione ha a che fare con i gruppi e le comunità, con le dinamiche che normalmente accadono quando le persone si mettono insieme per realizzare qualcosa e sperimentano la fatica del progettare e giungere alla fine di un processo. Interviene non sul cosa fare ma su come fare, perché tutti siano partecipi e protagonisti fino alla fine del processo deciso e avviato. In questo senso trova campi di applicazione ampi: è facilitazione ciò che supporta la naturale evoluzione di un processo, sia personale che collettivo. Forse è un'arte, forse una disciplina, forse una scienza sociale. Di certo è un metodo che rende fluida la comunicazione e i processi decisionali, integrando le capacità di ognuno: testa, cuore, mani ed energia! Questo manuale, e le carte della facilitazione, sono dunque uno strumento per imparare a stare insieme affrontando le difficoltà e i conflitti, costruendo spazi sicuri di dialogo e confronto collettivo dai quali possano emergere soluzioni condivise e innovative. Un progetto che nasce dalla convinzione della necessità di diffondere la facilitazione in Italia oggi: nelle scuole, nei gruppi informali, al lavoro, all'interno di associazioni e istituzioni.
La comunità scientifica della Pedagogia e Didattica speciale si è attivata fortemente su questo tema e oggi vale davvero la pena che faccia sentire la sua voce al riguardo. In questo libro vengono riportati alcuni studi con dati di ricerca originali elaborati dai gruppi delle Università di Perugia, Padova, Cagliari e Bolzano, che dovrebbero essere attentamente considerati nel contesto legislativo prossimo venturo. Gli studi presentati nel libro dimostrano che forme evolutive verso una didattica inclusiva con ruoli paritari tra curricolare e sostegno sono possibili e portano a situazioni didattiche migliori, così come è dimostrato che un'evoluzione nella direzione di una didattica inclusiva fondata sulla compresenza curricolare-ex sostegno e sul ruolo di supporto metodologico esercitato da tutor esperti itineranti risulta positiva in termini di risultati di apprendimento e di socialità in tutti gli alunni. Sembra quindi che sia possibile sostenere la fattibilità e l'utilità di un'evoluzione del ruolo degli insegnanti di sostegno nella direzione di una "didattica universale", efficace per tutti gli alunni e improntata ai valori della giustizia come equità.
Il libro è stato scritto per chi intende svolgere a scuola un tipo di ricerca didattica che veda gli insegnanti come attivi sperimentatori in classe. Sono presentate delle forme di collaborazione tra scuola e università che hanno innovato le pratiche educative. Il riferimento alle recenti ricerche italiane in campo didattico e ad alcuni studiosi che le hanno promosse è funzionale all'individuazione del campo, dell'oggetto, del metodo e di canoni della Didattica come scienza del processo di insegnamento-apprendimento.
Questa Guida intende fornire agli insegnanti e ai dirigenti scolastici una lettura ragionata della vigente normativa sui Bisogni Educativi Speciali (BES) e sui Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA), con indicazioni operative ed esempi di ''buone pratiche'' contestualizzate per livelli di scolarità (dalla scuola dell'infanzia, alla scuola primaria e alla secondaria di primo grado). Offre esemplificazioni di buone procedure relativamente a "temi caldi" quali: l'identificazione precoce delle difficoltà e la certificazione; l'utilizzo degli strumenti compensativi e delle misure dispensative; la stesura e l'applicazione di un PDP; la progettazione individualizzata (dai bisogni alla didattica inclusiva); le relazioni (con la Sanità, il territorio, le reti di scuole, le famiglie). Un volume per muoversi in modo competente e agile sulle tematiche dei BES, utile per rispondere ai problemi ricorrenti su come e cosa fare.
Una strada notturna, per andarsene da una città di perdenti e solcare la terra, spinti da una speranza e una promessa. Basta ascoltare il capolavoro di Bruce Springsteen "Thunder Road" per trovarvi tutti i temi del suo grande romanzo americano. "The Boss", che da ragazzo "odiava la scuola", può farla amare grazie a questo percorso che evidenzia nelle sue canzoni i tanti riferimenti utili alla didattica: la geografia, l'ancoraggio alla storia, il debito verso poeti, scrittori, filosofi... Così, il maestro del rock diventa un vicino di banco che molto può insegnare sulla vita. Prefazione di Antonio Spadaro.
L'agire educativo è un oggetto di studio ancora da "svelare" in molte sue caratteristiche e implicazioni didattiche. Un "oggetto" che va acquisendo sempre maggiore centralità nel disegno progettuale e politico di civiltà sociale e inclusiva che l'Europa si è dato. Il volume intende proporre il paradigma di una nuova didattica dell'educazione come sapere professionale che, assumendo l'apporto di alcune linee di ricerca avanzate sul tema dell'azione educativa, sia capace di rispondere alle domande dei contesti nei quali cresce la domanda di educazione e di presenze educative professionalmente preparate (servizi educativi per minori, per disabili, per tossicodipendenti, per anziani, domiciliari, territoriali, scolastici): chi sono io educatrice/educatore? Quali sono i tratti che distinguono la professionalità educativa da quella dello psicologo o dell'assistente sociale? Quali sono i metodi educativi? Chi è legittimato a supervisionare/valutare l'azione educativa? Che differenza c'è fra educatore e pedagogista? E che posto ha la ricerca nella formazione dell'educatore e del pedagogista? In un tempo in cui gli istituti educativi (compresa la Scuola) subiscono tensioni verso la medicalizzazione di ruoli e pratiche, formare competenze educative capaci di temperare la tendenze alla delega terapeutica di casi spesso risolvibili con approcci soltanto educativi appare un compito indifferibile.