"Quelli delle ong ti uccideranno!", si è sentito dire l'autore. Ma lui non è d'accordo. Ritiene che siano invece le ong, con la loro strategia sempre più appiattita sulla ricerca di fondi, ad andare verso il suicidio. Denuncia quindi, tra il saggio e il racconto, le ipocrisie dell'attuale cooperazione non governativa. Ma, soprattutto, formula una proposta di rilancio, consapevole che volontari internazionali possiamo essere tutti, anche rimanendo a casa. Occorre però rispolverare molti valori messi da parte troppo in fretta perché considerati obsoleti. E ci vuole l'umiltà di farsi aiutare dagli africani, che quei valori hanno saputo conservarli meglio. Solo così riusciremo a uscire dalla situazione di sottosviluppo dell'armonia in cui ci siamo cacciati. Una prospettiva ribaltata, dunque: smettiamola di giocare ai soccorritori buoni, e riconosciamo di avere anche noi bisogno degli altri. Pronti a scoprire con gioia che quanti ci sembravano soltanto "poveri" possono invece rivelarsi "diversamente ricchi". A loro va lasciato lo spazio economico per accedere a una vita meno disagiata, mentre noi dobbiamo recuperare una quotidianità meno ansiogena. Vivere con armonia il presente, rivalutando quanto di buono è emerso nel passato, è il miglior modo per guardare con fiducia al futuro. È questo il senso di "Ripartire da ieri".
Il motore che funziona a pipì, brevettato da quattro adolescenti nigeriane; la città di Ifrane (Marocco), secondo centro urbano più pulito al mondo; Vuya, il tablet made in Sudafrica che si ricarica con la luce del sole; il pepe bianco di Penja, la spezia camerunese più pregiata della terra; il primo corso per donne imam lanciato in Mauritania, antidoto all'estremismo religioso; Natnael Berhane, ciclista eritreo in fuga dalla dittatura e nuova stella del ciclismo afro. Con la sua vivace penna di cronista Eyoum Nganguè ci fa conoscere un'altra Africa rispetto a quella dei soliti cliché. Una terra di donne e uomini che costruiscono una società migliore grazie a fantasia, talento e inventiva. L'Africa vanta mille vicende di bene spesso (e purtroppo) a noi sconosciute. In questa carrellata spiccano numerose storie al femminile che raccontano un continente intriso di speranza e capace di futuro: scrittrici e fumettiste, modelle e attrici, esploratrici e cuoche di fama internazionale. Grazie a Nganguè vediamo l'Africa da una prospettiva diversa. E ci nutriamo di un "afrottimismo" che ribalta tanti (e ormai vecchi) luoghi comuni.
Questo volume raccoglie le relazioni dell'Atto Accademico del SIMI svoltosi nel 2013, che ha avuto come titolo "Non di solo pane. Mobilità umana e sviluppo": scenari possibili. La scelta del tema è stata motivata da una serie di interessanti coincidenze. Nel 2012 ricorreva il 40° anniversario della pubblicazione del rapporto del Club di Roma "I limiti dello sviluppo (The Limits to Growth)", una ricorrenza che aveva riacceso il dibattito intorno al concetto stesso di sviluppo. Il 5 agosto 2013 il Santo Padre, papa Francesco, aveva voluto intitolare il suo messaggio per la 100ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore, evidenziando così il suo personale interesse verso il nesso tra migrazione e sviluppo. Le profonde trasformazioni causate dai processi di globalizzazione, la proliferazione dei processi di regionalizzazione, la sorprendente escalation della tratta e del traffico di esseri umani e i drammatici attentati terroristici contro l'Occidente industrializzato hanno, nel bene o nel male, apportato nuovi elementi alla discussione sulla relazione tra migrazione e sviluppo. Sono così entrati in gioco nuovi fattori quali la sicurezza nazionale e quella personale, l'inalienabilità dei diritti umani indipendente dallo status migratorio, la corresponsabilità internazionale nel governo dei flussi migratori, le dinamiche transazionali delle collettività migranti, il brain drain (furto di cervelli) e altri ancora...
Un «manifesto dell’accoglienza degli stranieri» in cinque capitoli: Vincenzo Passerini, già leader della Rete e assessore provinciale dell’Istruzione del Trentino, ha dedicato il suo impegno politico agli ultimi, e dopo la politica – tra volontariato in Africa e la presidenza del Punto d’Incontro fondato da don Dante Clauser per dare pasti e dignità ai senzatetto – ha proseguito la lotta culturale e sociale per un’eguaglianza vera tra «noi» e «loro», in fuga dalla guerra e dalla miseria, e in cerca di rifugio nel nostro Paese. Da Nord a Sud, la tentazione dell’egoismo e la prospettiva della fraternità.
I cinque capitoli: Spezzare le catene; Praticate l’ospitalità (potreste accogliere degli angeli); Costruire la convivenza; «Violenti e immorali»: albanesi di oggi? No, trentini di ieri; Ci salveranno i figli di un Dio minore.
Un «manifesto dei migranti»
di bruciante attualità
L'economia capitalista ha messo a repentaglio la sopravvivenza del pianeta e condannato miliardi di individui a una vita disumana, persone classificate come poveri assoluti, e nessuno sa quanti siano esattamente. Inutili come consumatori e come lavoratori, non si sente il bisogno di contarli: "Sono solo avanzi, scarti, di cui sbarazzarsi". Francesco Gesualdi non usa mezzi termini, descrive senza giri di parole le conseguenze sociali e ambientali di un sistema che dà importanza solo ai soldi e antepone la ricchezza alla felicità. Ma ora che il pianeta è sull'orlo del collasso si tratta di capire come recuperare la situazione, come garantire a tutti un'esistenza dignitosa riducendo il consumo di risorse e la produzione di rifiuti. La soluzione è cambiare prospettiva, rifondare l'economia sui valori che questo sistema ha sempre rinnegato: equità, inclusione, solidarietà, comunità, sostenibilità. Solo trasformando la pietra scartata in pietra d'angolo potremo salvarci. Va ripensato il ruolo del mercato e dell'economia pubblica, del lavoro salariato e dell'autoproduzione. Ricordandoci che in economia non esistono nuove leggi da scoprire, ma solo nuove miscelazioni da sperimentare.
Le acque del Mediterraneo sono diventate sotto i nostri occhi "cimiteri sotto la luna", per riprendere il titolo della famosa opera di Georges Bernanos. Ai confini dell'Europa si muore e sembra non fare più scandalo. "Erano uomini e padri di famiglia, erano donne e madri, erano giovani, ragazzi, bambini. Erano un popolo. Fratelli. Provenivano dall'Africa sub sahariana: dal Mali e dal Ghana, dal Sud Sudan e dalla Nigeria, dove la fame, l'odio, la violenza avevano già provato la loro nascita, la loro crescita, la loro vita. Erano uomini e donne già sfiniti, in fuga dalla guerra di Siria, della Somalia e dell'Eritrea, della Palestina, alla ricerca della libertà religiosa che non c'è in Bangladesh o in Pakistan".
"Penso che un giovane non si accontenti di sapere che le cose esistono, ma vuole sapere perché esistono. [...] La ricerca di senso è il lievito della gioventù. Allora c'è da chiedersi [...] come sia possibile che un'intera generazione sia stata abbandonata a se stessa, abbia trovato chiusa la porta del futuro. Una società che non si cura dei giovani è una società che non si cura della propria storia e del proprio avvenire, ripiegata nei suoi egoismi e nelle sue paure. Che cosa è importante dare ai giovani? Relazione, ascolto, opportunità. Quando gliele dai rispondono a meraviglia, e penso ad esempio a quelli - migliaia ormai - che trascorrono volontariamente parte delle vacanze nei terreni confiscati ai boss delle mafie, a dare una mano e a maturare una coscienza sociale. [...] Sono decenni che è in crisi il modello educativo autoritario, [...] e non è un male che lo sia. Si cresce insieme esercitando l'autorevolezza, che presuppone credibilità. I giovani non hanno bisogno di qualcuno che dica loro che cosa fare, ma che faccia insieme a loro e poi, al momento buono, si metta in disparte, per lasciare che imparino a camminare con le loro gambe, nella libertà e nella responsabilità".
Uno sguardo originale sulle domande della vita, una lettura spirituale delle periferie e della povertà: concreto e umano, e allo stesso tempo sapiente, "Elogio dei poveri" è un libro che si legge con piacere. In un tempo i cui i poveri fanno paura e di fronte ai quali spesso si reagisce con disprezzo e violenza, questo volume rivela un segreto dell'umanesimo cristiano: a partire dai poveri si può umanizzare il nostro tempo. Il volto del povero, in queste pagine, assume il profilo familiare dell'anziano, del disabile, del condannato a morte. La riflessione dell'autore non è speculazione teorica, ma ha la concretezza di una ricca esperienza di incontro e di amicizia con i più poveri, maturata nella Comunità di Sant'Egidio. Non è messo a tacere il grido di dolore che proviene da chi è escluso, vittima della cultura dello scarto. Dal rapporto premuroso con i poveri, affinato dalla frequentazione delle pagine della Bibbia, giunge un messaggio di speranza per tutti.
Si tratta di un diario senza date nel quale l'autore racconta - con grande forza, passione e in uno stile brillante - la sua esperienza di volontario del VIS tra i bambini, gli adolescenti e i giovani emarginati a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia. I racconti che si susseguono sono molto veri e, nella loro drammaticità, aiutano il protagonista a riscoprire il senso della vita, il significato dell'essere cristiani oggi. Attraverso questo diario, l'autore ripercorre tappe e passaggi salienti della sua esperienza; descrive la fatica di essere accolto in determinati contesti, la fatica di... scalfire la durezza degli emarginati; l'aggressività dei bambini diventati vecchi prima di aver potuto diventare persone adulte... E, insieme alle tante delusioni, racconta le piccole-grandi conquiste: il sorriso sbocciato improvviso negli occhi di un bimbo, le confidenze ricevute di un adolescente, gli spaccati d'animo di molti, scoperti con sorpresa.
Da maggio a ottobre si svolge a Milano l’EXPO 2015 sul tema : Nutrire il pianeta. Il prof. Piero Barberi presenta un saggio sulle tematiche della lotta alla fame e sulle disparità alimentari che ancora affliggono molte parti della terra con dati aggiornati e analisi accurate sulle cause e con ragionate ipotesi di affronto di questa vera e propria piaga in vista della sua risoluzione.
Temi principali trattati:
• L’alimentazione nelle religioni
• Il nutrirsi nella Bibbia
• La situazione attuale: la fame nel mondo, la crisi dell’acqua potabile, la speculazione alimentare, il problema ecologico, demografia e fame, il debito.
• La morale sociale: la destinazione universale dei beni, la solidarietà, gli interventi di Benedetto XVI e di papa Francesco, gli interventi politici mondiali.
• Qualche iniziativa, lo spreco alimentare
Prof. Piero Barberi è docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Continuiamo ad assistere passivamente ai naufragi di tanti nostri fratelli disperati, incapaci di opporci a una legge nazionale che prevede il rigetto di chi approda sulle nostre coste. Se tale è il modo di comportarsi, non è il caso di domandarci con don Mazzolari se per caso "il cristianesimo abbia esaurito la sua funzione storica?". Dobbiamo avere il coraggio di prendere atto di un deterioramento estremo dei rapporti sociali a causa della mancanza di un'etica condivisa e di batterci per un tipo di convivenza caratterizzata dal rispetto della dignità di ogni essere umano, la quale potrà essere realizzata solo quando saremo in grado tutti di avvertire "il senso dell'altro" che vive accanto a noi o lontano da noi; quando avremo raggiunto quel modo di essere e di agire che Senner definisce "sociabilità". Nessuna soluzione potrà essere prospettata limitatamente al nostro piccolo mondo nazionale. La globalizzazione ha prodotto una interdipendenza tra i vari Stati, nel bene e nel male, e perciò i problemi dovranno essere affrontati in un'ottica globale.
Breve guida ad una verità spesso sottaciuta: la condivisione è essenziale per sconfiggere la povertà nel mondo. EXPO 2015 mette a tema la questione dell'alimentazione. Da sempre il cristianesimo insiste sulla destinazione universale dei beni del creato. Solo iniziando con una vera condivisione si può pensare di sconfiggere lo scandalo della fame e riuscire a vivere tutti meglio.