"Ogni minaccia alla dignità e alla vita dell'uomo non può non ripercuotersi nel cuore stesso della Chiesa, non può non toccarla al centro della propria fede." Il magistero di Giovanni Paolo II riguardante le tematiche che ruotano intorno ai tre grandi nuclei etici e sociali - il bene comune, la difesa della vita e la costruzione della pace - apre ampi fronti di riflessione e approfondimento in ordine a una politica che voglia perseguire il bene autentico e la promozione integrale dell'uomo. Al centro di ogni attività dev'esserci sempre, infatti, la persona umana, con la sua dignità e i suoi inviolabili diritti, con le sue aspirazioni e le sue speranze di poter realizzare in piena libertà la propria vocazione e le proprie attitudini. È su questo che la Chiesa, nella sua testimonianza a Cristo, insiste per lo sviluppo dell'uomo e il progresso dei popoli, prodigandosi per essere "sale e lievito" della società.
I diritti, quelli individuali e sociali, sono la misura della qualità di una società. È su questo principio che Stefano Rodotà ha costruito la sua vita di studioso, di politico e di intellettuale pubblico. Lo sviluppo della tecnica e i rischi di disumanizzazione della vita, la dignità umana, l'impatto delle nuove tecnologie sull'esistenza delle generazioni presenti e future, la questione dei beni comuni, il diritto al cibo, l'identità in Rete: su questo si riflette e si discute pagina dopo pagina in questo libro. Oltrepassando la prospettiva strettamente legata al diritto positivo, Rodotà riflette all'interno di visioni che hanno una natura culturale e morale. Non a caso al centro pone sempre la persona umana, la sua dignità, il valore della solidarietà. In questo nostro tempo di tumulto, come lo definisce l'autore, «i principi guida devono essere ricercati in una dimensione irriducibile all'economia, prendendo le mosse dal sistema complessivo, fondato sul riconoscimento primario contenuto nell'articolo 1 della Carta dei diritti: La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata».
Il XIX è stato il secolo europeo. Il XX il secolo americano. Il XXI sarà il secolo asiatico? L'Asia si sta affermando come un sistema multipolare che va dall'Arabia Saudita al Giappone, dalla Russia all'Australia, estendendosi ben oltre il cosiddetto Estremo Oriente. In questo contesto, la Belt and Road Initiative, il grande progetto volto al rafforzamento delle infrastrutture e della cooperazione tra i paesi dell'Eurasia, è il primo passo mosso dalla Cina nella creazione di una nuova Via della Seta. Tuttavia, pur vedendosi riconosciuto lo status di potenza globale, la Cina non detiene un ruolo egemonico all'interno del sistema asiatico. Non si tratta più infatti, sottolinea lo studioso di relazioni internazionali Parag Khanna, di sapere chi sia il numero uno a livello mondiale, ma di capire quali sono i pilastri del nuovo ordine globale e come si stanno ridefinendo i loro rapporti: da una parte, la Cina rappresenta il motore principale nel processo di formazione del megasistema asiatico; dall'altra, le strategie militari ed energetiche, così come il governo tecnocratico e il conservatorismo sociale di impronta asiatica stanno necessariamente riorientando gli Stati Uniti e l'Europa. Il secolo asiatico metterà in discussione l'ordine unipolare occidentale, produrrà una fase di transizione del potere, ma non avrà come inevitabile conseguenza uno scontro tra le maggiori potenze quali Stati Uniti e Cina. Ripercorrendo in una prospettiva asiatica la storia interna del megacontinente e il rapporto con l'Occidente, Khanna indaga il significato del fenomeno geopolitico e culturale chiamato "Asia", fino ad affrontare il tema di un'ineludibile "asianizzazione del mondo". Il futuro si prospetta dominato da una multipolarità globale, che non vedrà l'imporsi della Cina né il sostituirsi dell'Asia agli Stati Uniti e all'Europa.
Il volume si concentra in maniera particolare sul periodo centrale degli anni della Guerra fredda, dal 1961 al 1978. La definitiva composizione di alcune essenziali questioni, quali la riparazione dei danni di guerra e l’atteso rientro in patria degli italiani trattenuti in Albania al termine del conflitto mondiale in un regime di semi-prigionia, aveva senza dubbio contribuito ad abbassare i toni del confronto tra i due Paesi, allora ideologicamente contrapposti. Il riavvicinamento intrapreso e la pur stentata collaborazione finì comunque per contrassegnare l’apertura di una nuova fase politica che avrebbe portato al raggiungimento di un equilibrio più stabile nel Mediterraneo centrale. Questi alcuni temi trattati dagli studi raccolti nel libro: i numerosi tentativi messi in atto dall’Italia di aprire canali di collaborazione con il regime di Tirana attraverso la costruzione di relazioni culturali; il mutamento avvenuto nel corso degli anni, per effetto delle evoluzioni politiche interne ed internazionali, delle posizioni sostenute dal Partito Comunista Italiano e dal Partito del Lavoro d’Albania; il processo di avvicinamento, avvenuto negli anni Sessanta, tra il Partito del Lavoro d’Albania e il Partito Marxista-Leninista d’Italia; le drammatiche persecuzioni religiose messe in atto in Albania nei confronti delle fedi storicamente presenti nel Paese; la presenza in Italia dei fuoriusciti anticomunisti albanesi.
In "Fuoco e furia" Wolff aveva descritto la prima fase dell'amministrazione Trump. Con "Assedio" ha scritto un reportage altrettanto esplosivo su una presidenza sotto attacco su quasi ogni fronte. La cronaca di "Assedio" comincia all'avvio del secondo anno della presidenza Trump e termina con la consegna del rapporto Mueller, rivelando un'amministrazione sempre più sotto il torchio degli inquirenti e un presidente via via più suscettibile, imprevedibile e vulnerabile.
Con questo libro, ripubblicato in una nuova edizione rivista e ampiamente aggiornata dall'autore, il linguista e scienziato cognitivo George Lakoff si è imposto all'attenzione del grande pubblico raccontando come nasce e si afferma un pensiero di destra o di sinistra, a partire dalle parole che usiamo ogni giorno. È illuminante leggere la trama profonda che si nasconde dietro molte espressioni diventate di uso comune: «padroni a casa nostra», «politica degli sgravi fiscali», «ondata migratoria»... Ognuna di queste, infatti, rimanda a una struttura o cornice (frame lo chiama l'autore) che rappresenta un'idea di mondo, in politica e non solo. La mente, spiega Lakoff, funziona metaforicamente. Sono tantissimi gli esempi che l'autore riprende dalla vita quotidiana, dai discorsi dei politici, mostrando come un linguaggio populista, intollerante e intriso di retorica possa diventare vincente. La vera sfida è nelle parole. Una politica diversa, dalle tasse al riscaldamento globale, dalla salute all'istruzione, può nascere solo attraverso parole diverse e da un modo di esprimersi più diretto, non reattivo ma propositivo. Perché "Non pensare all'elefante!" significa questo: non usare le stesse parole dei tuoi avversari, o finirai con l'evocare le stesse idee, rinforzandole. Questa nuova edizione offre al lettore una guida e numerose applicazioni pratiche, un utilissimo strumento per chiunque abbia a cuore la cosa pubblica e desideri contribuire a un cambiamento, con convinzione e competenza. Prefazione di Gianrico Carofiglio.
Qual è il senso dell'Europa?
«Per Ida Magli l'Europa-UE era il problema antropologico centrale, nostro e del nostro tempo: il vivere dell'essere umano – e tanto più di un popolo – in una comunità creata artificialmente. E il problema antropologico sfociava necessariamente nella politica» – Giordano Bruno Guerri
Scritto nel 1997, questo libro audace e provocatorio è un documento che ripercorre uno dei passaggi chiave nella storia della seconda repubblica. Dopo il Trattato di Maastricht agli italiani è stato chiesto un grande sforzo per aderire alle direttive comunitarie: sacrifici economici, nuove tasse, compressione dei consumi. Ida Magli, voce fuori dal coro in un momento storico di europeismo convinto di tutta la classe politica, sollevava numerosi dubbi sul progetto: siamo sicuri che l'Europa sia quel paradiso terrestre promesso? Il tenore di vita è davvero destinato a migliorare? E la disoccupazione? E la cultura delle minoranze? E la nostra identità? Qual è, in sostanza, il senso dell'Europa? Domande alle quali a distanza di più di vent'anni si può provare a dare qualche risposta.
Il libro affronta dapprima il divario nord-sud come nodo cruciale e irrisolto nel nostro paese, poi l’evolvere della politica italiana negli ultimi quattro anni con i governi Renzi e Gentiloni, e quindi con quello M5S-Lega che - a giudizio dell’autore - rappresenta con la Brexit il maggior fattore di rischio della costruzione europea, fuori dalla quale l’Italia sarebbe probabilmente meno libera e meno democratica. Infine, guardando appunto all’Europa, Felice si concentra sulla crisi dell’umanesimo liberale che ne costituisce la sostanza, chiedendosi con preoccupazione se si sia spezzato quell’eccezionale colpo d’ala, nel benessere e nei diritti, che fin qui ha accompagnato l’emancipazione umana.
Emanuele Felice è professore ordinario di Politica economica nell’Università Gabriele d’Annunzio di Pescara. Con il Mulino ha pubblicato «Divari regionali e intervento pubblico. Per una rilettura dello sviluppo in Italia» (2007), «Perché il Sud è rimasto indietro» (nuova ed. 2016), «Ascesa e declino. Storia economica d’Italia» (nuova ed. 2018) e «Storia economica della felicità» (2017). È editorialista della «Repubblica».
Scritto con un agile stile giornalistico, questo libro ricostruisce il decennio 1948-1957 che pose le basi della nascita delle Comunità europee, attraverso gli occhi e la storia personale dei suoi principali protagonisti, Jean Monnet, Robert Schuman, Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi e Paul-Henri Spaak. I cosiddetti “padri dell’Europa” prendono vita in un racconto avvincente che permette al lettore di diventare testimone dei valori, delle relazioni personali, degli accordi e delle discussioni private che hanno caratterizzato gli anni cruciali della rinascita europea. Un intreccio indispensabile per capire l’Unione europea di oggi e le decisioni che da Bruxelles interessano circa 500 milioni di cittadini. I fatti, i dati e le conversazioni qui presentati sono il risultato di un lavoro approfondito di ricerca basato sui discorsi e le memorie lasciate dai padri dell’Europa, sui giornali dell’epoca, sugli archivi, ma anche, su una serie di interviste a parenti e amici nei Paesi d’origine dei protagonisti.
Da sempre l’umanità ha desiderato la pace, da sempre l’ha considerata lo stato ideale cui aspirare: filosofi e poeti ne hanno cantato le lodi, sovrani e imperatori si sono vantati di aver trasformato le proprie terre in regni prosperi e pacifici. Eppure, se osserviamo la nostra storia, la realtà è stata assai diversa: la violenza ci ha accompagnati fin dal sorgere delle prime civiltà e tutti gli imperi del passato, da Roma alla Cina, hanno combattuto per gran parte della loro esistenza. Nel corso dei secoli ogni società umana, dal più piccolo villaggio al più grande stato nazionale, ha dovuto decidere come considerare i propri vicini: se alleati, potenziali nemici o avversari dichiarati.
Jonathan Holslag ripercorre in un unico, monumentale volume tre millenni di storia, dall’Età del Ferro ai nostri giorni, narrando la nascita delle prime città stato, la trasformazione di piccole entità politiche in grandi potenze, l’ascesa e la caduta degli imperi dal Mediterraneo al Medio Oriente, dal subcontinente indiano all’Asia orientale. Con il respiro delle grandi narrazioni epiche, Holslag rivela la complessa rete di elementi che da sempre hanno influenzato le relazioni internazionali: la posizione geografica, le tratte commerciali, il controllo amministrativo e militare dei territori, la propaganda e l’uso politico della religione, oltre alle arti della diplomazia e della guerra, delle tregue e dei tradimenti.
Storia politica del mondo non è solo l’affascinante racconto della lunga strada che ha condotto l’umanità fino al presente: è il testo essenziale per chiunque voglia capire a fondo l’origine dei conflitti tra i popoli che tuttora insanguinano la nostra convivenza sul pianeta. Un’opera che rivoluziona la nostra prospettiva sul passato e sul presente; una storia che nessuno oggi dovrebbe ignorare
Jonathan Holslag è professore di Politica internazionale all’Université libre di Bruxelles e al Nato Defense College di Roma. Tra le sue opere ricordiamo Trapped Giant: China’s Military Rise (2011) e The Silk Road Trap: How China’s Trade Ambitions Challenge Europe (2019).
La società globale sta vivendo un momento storico di grande interesse e di palesi trasformazioni. Visioni del mondo diverse si confrontano e si scontrano, la dinamica delle relazioni politiche va incontro a profondi cambiamenti, mentre si vanno imponendo progressivamente nuovi equilibri. L'Atlante geopolitico Treccani si ripropone anche quest'anno come strumento per leggere e interpretare questa realtà in continuo mutamento, mantenendo intatti quelli che - sin dalla prima edizione del 2012 - sono i suoi punti di forza: rigore nell'analisi, chiarezza nell'esposizione dei temi, immediata fruibilità dei contenuti, ricchezza del corredo di grafici, mappe e tabelle. In questa edizione, i saggi tematici della sezione Mondo e tendenze affrontano questioni di grande rilevanza nel dibattito odierno: dai nuovi assetti dell'ordine internazionale ai destini della democrazia liberale, dalle spinte centrifughe dei movimenti autonomisti e indipendentisti alle prospettive del commercio internazionale con il rischio del ritorno al protezionismo, dalla comunicazione politica dei populismi ai percorsi dell'accoglienza, dell'inclusione e dell'integrazione, dalla geopolitica del Mediterraneo al futuro dell'America Latina, dai rapporti tra sport e politica allo spazio cibernetico inteso come quinto dominio delle operazioni militari, sino alle diverse sfide che attendono la Russia da un lato e l'Unione Europea dall'altro. Ampio spazio resta riservato agli Stati, con schede che ne ricostruiscono la storia recente, gli sviluppi politici interni e il ruolo nello scenario internazionale; approfondita la ricognizione delle organizzazioni internazionali, mentre l'appendice dei dati permette di valutare ancor più nel dettaglio e in prospettiva comparata i cambiamenti in corso. L'edizione 2019, nuovo risultato della condivisione delle competenze tra l'Istituto della Enciclopedia Italiana e l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), presenta anche quest'anno i contributi di eminenti studiosi ed esperti tra cui Francesco Palermo, Vittorio Emanuele Parsi, Gianfranco Pasquino, Nadia Urbinati, Anna Zafesova.
Chiedersi se Matteo Salvini sia fascista non è solo un esercizio inutile, è un grave errore. Perché vuol dire cercare quello che non c’è. Il fascismo è finito con Mussolini. Quella che non si è mai spenta è la fiamma culturale e ideologica che lo ha alimentato.
“È arrivato il momento che il complotto venga smascherato.”
“Salvini ha operato come agente d’influenza al servizio di un governo straniero, quello di Vladimir Putin, il più antidemocratico e aggressivo leader della storia europea contemporanea.” - Claudio Gatti
Grazie allo straordinario racconto di una gola profonda e ad altre testimonianze esclusive, l’autore rivela l’identità e la storia dei principali protagonisti di una macchinazione senza precedenti. A condurla è stato un manipolo di persone che, dopo aver metabolizzato fascismo e nazismo, con una strategia classificabile come postnazista ha saputo trarre vantaggio da debolezze e difetti della democrazia liberale per egemonizzare il dibattito culturale e prendere il controllo di quello politico. Quella qui raccontata è la più sorprendente operazione di infiltrazione politica della storia della Repubblica italiana. Un progetto di restaurazione del vecchio pensiero reazionario a vocazione autoritaria e plebiscitaria, dissimulato però come una formula nuova che supera i vecchi schemi politici attraverso un veicolo diverso da tutti gli altri: la Lega Nord. Matteo Salvini oggi, come Umberto Bossi ieri, non ha sposato il pensiero postnazista. Ha fatto di peggio: l’ha cinicamente usato per emergere e rimanere al centro dell’attenzione nazionale.