Un francescanesimo come azione pastorale intraecclesiale. A partire dalla testimonianza di Francesco d'Assisi e dal carisma che tutt'oggi si tramanda, il francescanesimo si qualifica come agire pastorale. Fraternità, povertà, missionarietà, pace, dialogo, obbedienza, ecologia, minorità, sono tra i temi che vengono affrontati in questo volume, per mettere in risalto i contenuti dell'azione teologico pastorale incarnato dallo stesso carisma francescano. Papa Francesco, con un magistero dal sapore tutto francescano, a partire dal suo nome, e in modo del tutto speciale dalla sua profetica azione, ha ridato al carisma francescano la possibilità di riscoprire i suoi intrinsechi valori, per riproporli in maniera rinnovata e affascinante. In tal modo, il carisma e l'azione francescana non sono un carisma e una proposta spirituale e pastorale di parte, ma un patrimonio ecclesiale e universale, riconosciuto da tutti, ma, soprattutto, da tutte le parti, dentro e fuori la Chiesa, e additate come modello da recuperare per «nuovi stili di vita» (Laudato si', 202) e generare una «fraternità e amicizia sociale» (Fratelli tutti, 2).
Della vita di Isacco della Stella si sa talmente poco che il teologo Louis Bouyer lo definì «il grande mistero tra i cistercensi». Inglese di nascita, studiò probabilmente in Francia, dove divenne monaco, prima presso l'abbazia di Cîteaux, in Borgogna, e poi all'abbazia dell'Étoile, nei pressi di Poitiers, della quale nel 1147 fu nominato abate. Alcuni anni prima della sua morte fondò, assieme ad altri monaci, una nuova abbazia sull'isola di Ré, al largo di La Rochelle. Figura rimasta all'ombra dei grandi autori cistercensi della prima generazione, oggi sta lentamente riguadagnando il posto che merita, grazie all'attenzione di diversi studiosi e alla comparsa di numerose traduzioni dei suoi scritti. Autore di cinquantacinque sermoni e di alcuni trattati in forma di lettera, fra i quali il più famoso è senza dubbio il De Anima, Isacco fu capace di fondere in modo mirabile nella sua spiritualità le due prospettive della ragione e del sentimento, che compongono insieme la sostanza e il linguaggio della fede, in una sintesi di grande modernità. Domenico Pezzini ne propone in questo volume una lettura «linguistica», concentrando l'analisi su alcuni sermoni. Una prospettiva che permette di apprezzare la grande versatilità con cui sono affrontati gli argomenti di volta in volta prescelti: dallo scavo di singole parole-chiave raggruppate attorno a un tema, alla profondità condensata in brevi paragrafi, a discorsi più articolati organizzati in due o più sermoni, che nell'insieme formano veri e propri trattati in miniatura di antropologia teologica, teologia della vita comunitaria, mariologia e preghiera. Prefazione di Elias Dietz.
Siamo un'umanità che per un verso è in trappola e per l'altro in fuga. Un'umanità che, nella condizione più agiata, conosce al massimo il turismo, ma che ha perso la cognizione del viaggio e certamente, almeno in larga parte, anche la percezione del valore del pellegrinaggio, della ricerca, dell'incontro, dell'attesa di una svolta. Un pellegrinaggio non è un viaggio qualsiasi, non è esperienza di pura conoscenza di luoghi particolarmente importanti per la loro storia religiosa o il loro valore artistico. Esso ha, paradossalmente, le caratteristiche che lo inseriscono nella prospettiva di un'esperienza di ritorno. Non si tratta di un ritorno al passato. Non bisogna pensare a una dinamica regressiva di rifiuto della vita e della storia. "Tornare" non significa "tornare indietro", bensì risalire all'essenziale, a ciò che ci riguarda profondamente e ci invita a una condizione più vera.
Le età della vita è il tema che due autori, Erich Erikson e Romano Guardini, hanno trattato secondo diversi approcci: psicologico evolutivo il primo, filosofico, teologico il secondo. Ad accomunare le riflessioni dei due autori la prospettiva della "vita come vocazione". L'esistenza dell'individuo, compresa come passaggi di età in età, è il contesto esperienziale della risposta responsabile a un progetto, insito nella vita stessa. Ogni individuo è chiamato ad agire secondo libertà, dando luogo a una propria istanza morale ed etica. Proprio nella ricerca della risposta si attua il processo di formazione dell'identità, il "chi sono", nella quale sono coinvolte tutte le dimensioni della persona: psicologica, sociale, morale e religiosa. Il confronto tra i due autori permette di definire le età della vita, secondo prospettive ermeneutiche proprie. L'esistenza di ogni individuo diventa il contesto di risposta «a ciò che non è ancora», plasmando l'identità propria. In Erikson l'identità coincide con la personale realizzazione secondo un'etica universale; in Guardini lo sviluppo dell'identità corrisponde alla definizione di "persona", secondo una visione antropologica cristiana.
Bernardino da Siena (al secolo Bernardino degli Albizzeschi, 1380-1444), è stato un francescano e teologo italiano, appartenente all'Ordine dei frati minori. Nacque a Massa Marittima in provincia di Grosseto, l'8 settembre 1380, dalla nobile senese famiglia degli Albizzeschi, dove il padre Tollo era governatore, e lo stesso giorno venne battezzato nella cattedrale. Rimasto orfano a 6 anni, si trasferì a Siena dove frequentò gli studi e visse agiatamente, curato dalle zie. Dopo aver vestito l'abito a ventidue anni, iniziò un'intensa attività come predicatore girando e predicando con forbito linguaggio per tutta l'Italia settentrionale. La sua predicazione fu così incisiva da essere sprone di forte rinnovamento per la Chiesa cattolica italiana e per tutto il movimento francescano. Nelle sue prediche insisteva sulla devozione al Santissimo Nome di Gesù. Si ritiene che grazie a lui il Cristogramma JHS sia entrato nell'uso iconografico comune e sia divenuto familiare alla gente. Infatti ai fedeli che ascoltavano le sue prediche venivano fatte baciare delle tavolette di legno incise con il monogramma JHS, sormontato da un Crocifisso e attorniato da un sole d'oro in campo azzurro, al centro del cerchio del sole le tre lettere JHS. Il sole ha dodici raggi che san Bernardino, in relazione al nome Gesù, così descrive: I Rifugio dei peccatori; II Vessillo dei combattenti; III Medicina degli infermi; IV Sollievo dei sofferenti; V Onore dei credenti; VI Splendore degli evangelizzanti; VII Mercede degli operanti; VIII Soccorso dei deboli; IX Sospiro di quelli che meditano; X Aiuto dei supplicanti; XI Debolezza di chi contempla; XII Gloria dei trionfanti. Fu proclamato santo nel 1450 da papa Niccolò V, appena sei anni dopo la morte avvenuta a L'Aquila, il 20 maggio 1444.
«Ho amato questa rilettura dantesca che fa salva la carne - che personalmente ritengo una formidabile macchina di preghiera - anche nel più alto dei cieli e la avvalla come strumento di elevazione in vita. Non è la carne ma il peccato che ci affonda. La lingua stessa di Dante è fortemente terrena, quasi fisicamente masticabile, anche quando esprime concetti elevati. La metrica fa il resto, con la capacità antica del verso e della rima di trasfigurare il mondo e di fissarne l'immagine nella memoria. Anche l'amore per il Divino, l'indicibile e l'incorporeo, passa attraverso un essere umano in carne e ossa, Beatrice, una donna, cioè il simbolo stesso dell'alterità e dell'inconoscibile per l'altro sesso. Allo stesso modo, le porte della Grande Luce sono aperte da Maria, il ventre che ha concepito. In un monastero femminile milanese ho visto un affresco di epoca giottesca dove a porgere la mela non è Eva ma Adamo. Il Medioevo di Dante era assai meno sessuofobo di quanto si creda. Non posso dunque che ringraziare don Pretto per avermi restituito il Paradiso, inteso non solo come luogo "altro- nella geografia dantesca dell'Oltremondo, ma come frutto finale del sofferto cammino interiore iniziato nella "selva oscura-». (Dalla Prefazione di Paolo Rumiz). Postfazione Claudio Gugerotti.
Questo quarto volume della Collana Quaderni di Studi è stato redatto riunendo i contributi che sono stati esposti nella annuale Settimana di formazione per la vita consacrata, svoltasi nel mese di luglio 2020, avente per tema “Farsi prossimo. La compassione quale esperienza corporea e spirituale”. Esso è rivolto a tutti coloro che svolgono un ministero ecclesiale e a coloro che si occupano di formazione permanente nella vita religiosa maschile e femminile. Il testo affronta e si propone di rispondere, in una prospettiva interdisciplinare, alla domanda su cosa implichi il farsi prossimo, soprattutto in questa nostra società che è sempre più malata di individualismo, utilitarismo, egoismo e frenesia. Il Vangelo pone la compassione al centro del suo annuncio: Cristo è l’Icona della compassione del Padre. Per tale motivo, tutti i cristiani e in particolar modo i consacrati e le consacrate sono chiamati a “farsi prossimi”, in un costante cammino di crescita umana e spirituale. Questo perché essi vivono e aiutano a vivere la spiritualità cristiana, apportatrice di significato, fecondità e gioia, incarnandola nei loro diversi carismi, ponendosi al servizio dell’umanità a cui lo Spirito Santo li invia nei modi più diversi, sempre a imitazione di Gesù, il Figlio di Dio il quale, mosso dalla compassione è giunto ad offrire la Sua stessa vita.
Dal 1999 l’Istituto Superiore di Scienze Religiose (ISSR) Regina Apostolorum svolge la missione di formare persone consacrate e laici interessati allo studio e all’approfondimento delle scienze religiose a livello universitario. Oltre al programma accademico delle lauree in Scienze Religiose, l’ISSR Regina Apostolorum offre un corso di perfezionamento in Teologia spirituale e un diploma in Psicopedagogia e formazione per la vita consacrata. L’Istituto è anche impegnato nella formazione permanente della vita consacrata maschile e femminile, mediante un corso annuale semestrale, un corso estivo e una giornata studi annuale.
Il testo fa innanzitutto il punto dell’insegnamento della Chiesa, ossia dei Papi e della Congregazione per la Vita consacrata, su una delle tre forme di vita o stati che compongono la Chiesa, facendo la distinzione tra stato di vita nella Chiesa e stato di vita della Chiesa. Si vuole, quindi, mettere in evidenza che i tre stati di vita, quello dei fedeli laici, quello dei ministri ordinati e quello della vita consacrata sono tutti e tre essenziali e immancabili nella Chiesa, così come l’ha voluta il Signore Gesù.
Si espongono, poi, di conseguenza, le caratteristiche fondamentali dello stato di vita consacrata attraverso temi quali la consacrazione, la profezia, la missione, la liturgia, l’escatologia, la spiritualità la santità e i riferimenti suggestivi alla Trinità, alla vita di Gesù, alla beata Vergine Maria e a S. Giuseppe. Un invito a rendere grazie a Colui che dona ogni bene alla Chiesa e nella Chiesa e ad apprezzare il grande insegnamento e contributo del magistero ecclesiale per una ecclesiologia integrale e inclusiva, senza cedere a trionfalismi o vittimismi.
La Chiesa cattolica è in crisi. Oltre ai numerosi e gravissimi scandali legati al denaro e al sesso che mettono in causa la credibilità della Chiesa e della sua gerarchia, una profonda rimessa in discussione del contenuto della fede divide i cristiani stessi. Per alcuni questa crisi è dovuta alla necessità di una rivoluzione dottrinale senza la quale il messaggio evangelico sarà inaccettabile per l'uomo moderno; per altri è semplicemente il segno catastrofico di una perdita di fede. Di certo la Chiesa ha già conosciuto momenti di decadenza morale estrema e crisi dottrinali gravissime. Comunque sia, senza tentare di precisare la natura esatta della crisi che attraversa oggi la Chiesa e che taluni ritengono essere segno degli ultimi tempi profetizzati da Gesù Cristo e dagli apostoli, una cosa è certa: essa costringerà i cristiani a spingersi più in profondità nella fede. Se san Paolo ha potuto dire nella Prima lettera ai Corinzi che «è necessario che ci siano delle eresie affinché coloro che resistono siano più saldi», possiamo legittimamente pensare che Dio permette che la Chiesa sia scossa affinché la vita cristiana sia più profonda e più intensa. Infatti, quando l'uomo è messo alle strette, è costretto ad andare all'essenziale, cioè a quello che conta più di tutto. Ma che cos'è l'essenziale nella vita cristiana? È questa la domanda che la crisi del mondo e della Chiesa ci pone e a cui questo libro cerca di rispondere.
È notevole l'interesse di Giovanni Crisostomo al tema della parrhesia. Non solo per la frequente ricorrenza del termine nella sua produzione omiletica, ma soprattutto per la ricchezza contenutistica che egli le riconosce. Erede della semantica politica, che indicava nella parrhesia il diritto del cittadino ateniese a parlare liberamente nell'ekklesía, e di quella filosofica, che v'individuava invece la qualità di chi sapeva dominare le proprie passioni, il Padre antiocheno la legge alla luce della rivelazione biblica. Con la parrhesia egli perciò definisce da un lato il dialogo confidente con Dio da parte del discepolo di Cristo, e dall'altro la franchezza dell'annuncio kerygmatico così com'era stato condotto agli inizi del cristianesimo. Da vescovo di Costantinopoli, commentando il libro degli Atti, egli ha fatto largo uso della parrhesia, che i testimoni del Risorto avevano ricevuto in dono a Pentecoste per avviare e portare nel mondo l'annuncio della vittoria di Gesù Cristo sulla morte. In queste cinquantacinque Omelie, le uniche in lingua greca dei primi dieci secoli che ci siano giunte in forma integrale sugli Atti degli Apostoli, il predicatore fa risaltare le doti della franchezza apostolica presentandola come modello di evangelizzazione per ogni stagione ecclesiale.
Il volume è frutto di una preziosa collaborazione tra docenti della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, i proff. Bolis, Chiodi, Romanello, Rota Scalabrini, e dell'Università di Padova, il prof. Da Re. Le differenti prospettive, filosofiche e teologiche, assumono come unico tema di riflessione il discernimento, la discretiospirituum, nel suo originario rapporto con la phrón?sis aristotelica e la prudentia tomista, nell'intento di mettere in luce la ricchezza di tale processo virtuoso.