Rudy è un cantante lirico tanto bravo quanto determinato, il candidato alla vittoria del talent show più importante d'Italia. Ma un giorno, rimasto per caso da solo, incontra Mimì, cantante dell'altra squadra, e se ne innamora perdutamente. Accanto a lei depone la corazza e si riscopre fragile, fallibile, perché è costretto ad ammettere che ci sono cose che non può controllare. Mimì infatti è malata, di un male misterioso che le cova dentro minacciando il suo percorso verso il successo e forse addirittura la sua vita. Accanto a loro, nella scuola di "Amici", un gruppo di giovani artisti pieni di passioni e sentimenti. Come Musetta, ballerina dai sogni disordinati, che torna nella casa dopo l'eliminazione e ritrova Marcello, il cantante più impetuoso del gruppo, che non riesce a perdonarle di averlo lasciato per un ricco produttore cinematografico. Tra amicizia e rivalità, gelosia e ambizione, si avvicina il giorno del verdetto. La paura di veder sfumare i propri sogni inasprisce i rapporti tra i ragazzi e persino la malattia di Mimì. Cosa riserva loro il destino? L'amore può davvero vincere ogni cosa? Alfonso Signorini cala nel contesto contemporaneo della scuola di "Amici" una storia ispirata alla "Bohème" di Giacomo Puccini.
Edizione speciale per il ventesimo anniversario
L’esordio del rivoluzionario collettivo di scrittori italiani che ha cambiato le sorti del romanzo storico, diventato fin da subito un classico della letteratura avventurosa.
«Un colpo di scena letterario. Una straordinaria avventura storica di fede e di rivolta» - la Repubblica
«Q è un romanzo formidabile. Tutti gli aspetti che rendono attraente la lotta politica sono trasmessi con tono elettrizzante» - El País
Q torna in libreria in un’elegante edizione cartonata, con sovraccoperta, titolo in rilievo e un’introduzione inedita degli autori.
Anno Domini 1555. Sopravvissuto a quarant’anni di lotte che hanno sconvolto l’Europa, un eretico dai mille nomi racconta la sua storia e quella del suo nemico, Q. Predicatori, mercenari, banchieri, stampatori di libri proibiti, principi e papi compongono un grande affresco che si estende dalla Germania di Lutero al regno anabattista di Münster, dai mercati di Anversa alle città italiane insidiate dall’Inquisizione.
Maria è un nome segreto, un gioiello fuori dal tempo. Mettersi sulle tracce di un nome è sempre un'avventura, non esistono mappe né percorsi prestabiliti. Alessandro Zaccuri inizia questo viaggio da solo, punta il suo compasso sulle Marie dei Vangeli e da lì si muove per scrivere la sua preghiera del nome. Parte da una Maria ragazza senza volto, che balla su una pubblicità degli anni Ottanta, si ritrova con la madre sorridente e sofferente, e passando da Giulietta incontra la Maria di West Side Story, incrocia Borges, Giotto, Lippo e poi Kurtz e Achab, per arrivare infine alla Marie di Le Corbusier sulle vetrate della Notre-Dame-du-Haut. E mentre invoca e ripete questo nome, vive il dubbio, lotta contro i sette demoni e dissemina il suo rosario in luoghi imprevedibili, trasformando il suo e nostro viaggio in una benedizione, invisibile e leggera.
Palermo, 1847. Lucia Salvo ha sedici anni, gli occhi come «due mandorle dure» e una reputazione difficile da ignorare: nella sua città, Siracusa, viene considerata una «babba», ossia una pazza. La nomea le è stata attribuita a causa del «fatto», ovvero il ricorrere di improvvise e violente crisi di epilessia. Per volontà della madre, speranzosa di risanare le sorti della famiglia, Lucia viene mandata a Palermo a servizio presso la casa dei conti Ramacca. Il Conte figlio, incallito donnaiolo, è alla ricerca di una donna che per una volta gli sfugga, dandogli l'impressione che la caccia sia vera e che il trofeo abbia capitolato solo per desiderio. O, meglio, per amore. Quando il nano Minnalò, suo fedele consigliere, gli conduce Lucia, il Conte figlio le si accosta perciò con consumata e indifferente esperienza, certo che la bella siracusana non gli opporrà alcuna resistenza. La ragazza, però, gli sferra un morso da furetto. Un morso veloce, stizzito, che lo fa sanguinare e ridere stupefatto.
Il silenzio del sabato ci conduce in un’esplorazione lirica e commovente dell’identità femminile e disegna lo straordinario ritratto laico di Maria nei momenti che la storia non ci ha raccontato, per donarci, oltre l’eccezionalità della sua esperienza, la cifra universale di cosa significa essere donna, madre.
Una madre compie un lungo viaggio per arrivare al giorno in cui suo figlio sarà ucciso. Sa da sempre – da quando il segreto della sua gravidanza le è stato svelato e ha scoperto che avrebbe dato alla luce un uomo destinato a mutare le sorti di tutti gli altri – che questo momento sarebbe giunto: seppur ineludibile, rimane il viaggio più duro, verso cui mai avrebbe voluto incamminarsi. Il figlio le chiede di stargli accanto e di dargli coraggio anche in quest’ultimo passo. Lui, che più di tutti gli altri può, chiede aiuto a lei per portare a compimento la missione del Padre. Così la donna, ai piedi della croce, accompagna il lungo addio dell’uomo; è con lui mentre viene portato nella tomba, è lì mentre viene chiusa: si ostina a ricordare tutto ciò che è avvenuto, mentre nel ricordo si mischiano le sensazioni del suo essere stata prima bambina, poi giovane e sposa, con in grembo la gioia più grande. Quaranta ore passano tra la morte e il momento in cui suo figlio risorgerà, quaranta ore in cui respiriamo accanto, dentro, le emozioni di una madre dalla forza inesauribile, che saprà credere fino in fondo e in questa fede trovare le ragioni della sua perdita e la guarigione dal suo dolore.
Nel 1953 Alberto Carocci e Alberto Moravia fondano "Nuovi Argomenti", da allora la rivista è rimasta un punto di riferimento per il mondo intellettuale e letterario italiano. In tutti gli anni di attività si sono alternati alla direzione i principali protagonisti della scena culturale italiana, da Pasolini a Sciascia, da Bertolucci a Siciliano, fino all'impegno attuale di Dacia Maraini. Negli ultimi anni "Nuovi Argomenti" ha saputo dimostrare la sua straordinaria vitalità scommettendo su molte delle voci più interessanti della nuova generazione di scrittori, tra le quali quelle di Alessandro Piperno, Roberto Saviano e Paolo Giordano.
L'esistenza di un uomo qualunque trasformata in un incubo indecifrabile. Una realtà, o un delirio, che il lettore vive assieme al protagonista, mentre davanti ai suoi occhi sfilano personaggi formidabili, comici e drammatici, che Vitali tratteggia con maestria unica. Conservando, anche nei momenti piú oscuri, il suo sguardo accogliente nei confronti dell'estrema vulnerabilità della specie umana.
Ls notte della cometa è il libro della svolta di Sebastiano Vassalli verso il “romanzo storico” e il personaggio di Dino Campana è quello che ha impegnato la sua energia intellettuale e creativa più di qualunque altro.Nella fase preparatoria del suo “romanzo-verità”, Vassalli agisce da storico per un verso, frequentando archivi e biblioteche, e per l’altro si comporta da giornalista di reportage o d’inchiesta viaggiando, annotando, raccogliendo testimonianze scritte e orali. Ma nell’atto della scrittura Vassalli non teme di colmare con l’immaginazione i vuoti e le lacune di una biografia dalle ampie zone oscure.Nel ricordare il suo primo approccio giovanile ai Canti Orfici, Vassalli ammette di non aver “mai creduto, nemmeno per un attimo, nella favola del ‘poeta pazzo’”. È da qui che parte, per narrare la storia di un “demente” (tra virgolette) perseguitato dalla famiglia, dalla sua cittadina, dalla comunità scientifica, dalle autorità di polizia, infine dalla società letteraria: la vicenda del poeta vittima designata di una congiura. Come dice Vassalli: “Ma se anche Dino non fosse esistito io ugualmente avrei scritto questa storia e avrei inventato quest’uomo meraviglioso e ‘mostruoso’, ne sono assolutamente certo. L’avrei inventato così”.Perché l’avrebbe inventato proprio così? Perché in tutta “evidenza” il Babbo Matto è, con il Sebastiano de L’oro del mondo, il personaggio più autobiografico tra i tanti che Vassalli ha narrato, per questo non avrebbe potuto che raccontarlo così e per questo non se n’è mai liberato.Paolo Di Stefano
All'inizio è solo un bambino come tanti, nato in Senegal da un padre pugile che vive nel mito di Muhammad Ali e che sogna per il figlio un futuro importante. Poi quel bambino, il nome dato in onore del campione che per ben due volte riesce a incontrare, un pugile lo diventa davvero, costretto dal padre a durissimi allenamenti a ogni ora del giorno e della notte, chiuso in una palestra, piegato dai colpi quando tutti i suoi amici sono per strada a giocare. Ma come Ali comprende ben presto la via che gli ha aperto il padre è l'unica alternativa possibile a una vita segnata dalla criminalità e dalla droga. In breve tempo il ragazzo, ormai campione del Senegal, vede crescere in sé il desiderio di superare i confini di un Paese sempre sull'orlo del baratro. Da qui il viaggio verso la salvezza, la terra promessa. Dopo qualche mese in Francia, il visto che sta per scadere, Ali decide di andare in Italia e di provare a cercare lì la realizzazione di quel sogno che insegue da sempre. Non è facile, in un Paese di cui non conosce la lingua, senza il permesso di soggiorno, né una casa in cui stare, guadagnando qualche spicciolo per sopravvivere facendo l'ambulante sulle spiagge. Ma la sua tenacia e il desiderio inarrestabile di tornare sul ring lo guidano attraverso un percorso di crescita e lo portano dove voleva. Grazie all'incontro con Federica, una donna italiana conosciuta in treno e divenuta poi sua moglie, e agli amici di Pontedera, la piccola città che lo ha accolto, Ali potrà ricominciare a combattere e a vincere, e si troverà esattamente dove suo padre lo immaginava fin da bambino: sul tetto del mondo.
Dancing Paradiso è un locale notturno di una crudele metropoli, dove “non bisogna essere buoni per entrare / prendono anche le carogne / e qualche volta le fanno cambiare”. È in quel locale che un angelo custode – “Angelo angelica” – tenta di far confluire i cinque protagonisti di questa narrazione in versi: Stan, il pianista triste, che prepara un ultimo concerto per Bill, l’amico batterista morente in ospedale, Amina, giovane profuga che ha perso la madre passando il confine. Ed Elvis, un grottesco obeso hacker chiuso in casa da anni, forse mitomane, forse assassino, La poetessa Lady raffinata e ubriacona, ossessionata dal suicidio. Cinque “creature della notte / senza un rifugio nel mondo / mannari senza luna”, di cui a poco a poco, mentre si avvicina la serata al Dancing, scopriamo la storia grazie al racconto condotto per loro voce. Assoli malinconici, struggenti, comici, crudeli, furibondi. Costretti alla solitudine, ciascuno di loro sembra aver perso ogni speranza. A vegliare perché possano incontrarsi, perché possano unire voci e musica in un racconto polifonico che indichi una possibile via di salvezza, l’angelo/a caduto dal cielo per stare con gli uomini, un angelo straccione dalle ali sporche di fango, lui stesso solo fra i soli.
Jonathan ha 31 anni nel 2016, un giorno qualsiasi di gennaio gli viene la febbre e non va più via, una febbretta, costante, spossante, che lo ghiaccia quando esce, lo fa sudare di notte quasi nelle vene avesse acqua invece che sangue. Aspetta un mese, due, cerca di capire, fa analisi, ha pronta grazie alla rete un'infinità di autodiagnosi, pensa di avere una malattia incurabile, mortale, pensa di essere all'ultimo stadio. La sua paranoia continua fino al giorno in cui non arriva il test dell'HIV e la realtà si rivela: Jonathan è sieropositivo, non sta morendo, quasi è sollevato. A partire dal d-day che ha cambiato la sua vita con una diagnosi definitiva, l'autore ci accompagna indietro nel tempo, all'origine della sua storia, nella periferia in cui è cresciuto, Rozzano - o Rozzangeles il Bronx del Sud (di Milano), la terra di origine dei rapper, di Fedez e di Mahmood, il paese dei tossici, degli operai, delle famiglie venute dal Sud per lavori da poveri, dei tamarri, dei delinquenti, della gente seguita dagli assistenti sociali, dove le case sono alveari e gli affitti sono bassi, dove si parla un pidgin di milanese, siciliano e napoletano. Dai cui confini nessuno esce mai, nessuno studia, al massimo si fanno figli, si spaccia, si fa qualche furto e nel peggiore dei casi si muore. Figlio di genitori ragazzini che presto si separano, allevato da due coppie di nonni, cerca la sua personale via di salvezza e di riscatto, dalla predestinazione della periferia, dalla balbuzie, da tutte le cose sbagliate che incarna (colto, emotivo, omosessuale, ironico) e che lo rendono diverso.
La nuova edizione del romanzo dedicato a Chiara d’Assisi con l’intento di raccontare al grande pubblico la storia della prima discepola del Poverello.
Dopo Francesco (ripubblicato da Edizioni Terra Santa nel 2018, con prefazione del card. Gianfranco Ravasi), viene proposta anche la nuova edizione del romanzo dedicato a Chiara d’Assisi, scritto da Fabbretti con l’intento di raccontare al grande pubblico la storia della prima discepola del Poverello.
Appena dodicenne, Chiara assiste al gesto di Francesco di spogliarsi dei vestiti per restituirli al padre Bernardone. Conquistata da quell’episodio, qualche anno dopo fugge di casa per imitare Francesco e fondare l’ordine femminile delle “povere recluse”, denominate in seguito “clarisse”.
Un racconto povero e avvincente in cui si avvertono echi del tema della donna nella Chiesa che, nel dopo Concilio vissuto da Fabbretti – ma ancora oggi –, dovrà cercare una nuova e finalmente centrale collocazione.
«Sognava un sogno più alto e profondo, vivere tutta per Cristo, povera come lui, ma anche libera. Libera come quel pazzo di Francesco».