È da più di un millennio che la tradizione cristiana legge la passione di Gesù con la categoria sacrificale:‘’Cristo ci ha redenti con il suo sangue’’,‘’ci ha liberati dal peccato con la sua morte’’,‘’ha espiato con la sua sofferenza la colpa umana’’,‘’è morto sulla croce per salvare il mondo’’. Espressioni entrate profondamente nel linguaggio teologico, liturgico e catechetico che spesso hanno creato l’immagine di un Dio crudele e violento che, per essere placato nella sua collera, ha mandato a morire il figlio.
In questo libro toccante, disarmante, scritto con la passione della fede cristiana e con la lucidità della intelligenza antropologica moderna (Elmar Salman, dalla prefazione) Carmine Di Sante opera un radicale ripensamento di queste categorie e, alla luce degli studi più recenti, propone una chiave diversa. Partendo dalle fonti evangeliche, la passione di Gesù è riletta come evento di nonviolenza e di perdono — nel senso di dono all’ennesima potenza — con cui Gesù, in obbedienza al Padre, sottrae alla violenza la pretesa di essere la parola ultima e sovrana dell’umano, inaugurando così i tempi nuovi della fraternità e della pace come possibilità affidata alla responsabilità indeclinabile di ognuno.
Il più importante libro del grande teologo eretico, la prima riflessione, originale e dirompente, su un Cristianesimo senza Chiesa.
Prendendo spunto da alcune suggestioni di Benedetto XVI sull'immaginario cristiano della ragione il libro propone il cristianesimo come forza trainante della cultura europea a venire.
Si tratta di riprendere quel gesto del pensiero mediante il quale il cristianesimo fu capace di riscattare dall'oblio la tradizione filosofica greca, ormai ridotta al fantasma della propria grandezza, e aprire quegli spazi in cui sono state possibili le ideazioni più alte dell'Europa: dall'idea di libertà, con la sua autonomia, alla forma democratica della convivenza civile.
Il volume dà avvio a una collana di scritti di autori europei (teologi, filosofi, storici) culturalmente e scientificamente rilevanti, in cui ciascuno di essi, a partire dalla propria prospettiva, mostra il contributo che un pensiero cristiano competente può portare alla configurazione di un rilancio umanistico della cultura europea.
Sommario
Introduzione. I. IL LOGOS SENSIBILE. 1. Lo choc del Logos incarnato. 2. La gnosi, il dogma e l'ethos. 3. Il corpo-mondo e lo spirito-vita. 4. Liberare la finitezza? Nietzsche. 5. Il disponibile infinito di Dio. 6. Il lavoro dell'affezione. Hegel. 7. Logos della libertà nello Spirito. 8. La ragione astratta e la storia. II. L'AFFEZIONE CREATRICE. 9. La libertà vive nei legami, sempre. 10. Il 'nodo d'oro' della pro-affezione. 11. L'alterità e l'apertura non bastano. 12. Deus Trinitas. L'affezione creatrice. 13. La Ragione e il lavoro dell'affezione. 14. Il gemello inquietante di Kierkegaard. 15. Il Dis-ponibile, l'essere-personale. 16. La Pneumatologia, oltre l'ontologia.
Note sull'autore
PIERANGELO SEQUERI è professore ordinario di Teologia fondamentale nella Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale e docente incaricato di Estetica del sacro presso l'Accademia delle Belle Arti di Brera (Milano). È membro della Commissione Teologica Internazionale. Professore invitato in diverse università, in Italia e all'estero, è autore di numerosi saggi di carattere filosofico e teologico. Tra le sue opere ricordiamo: Il Dio affidabile. Saggio di teologia fondamentale, Queriniana, Brescia 42006; L'idea della fede. Manuale di teologia fondamentale, Glossa, Milano 2002 (traduzione spagnola, francese, portoghese); Il timore di Dio, Vita e Pensiero, Milano 32009; L'umano alla prova. Soggetto, identità, limite, Vita e Pensiero, Milano 2002; Musica e mistica. Percorsi nella storia occidentale delle pratiche estetiche e religiose, Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2005; con S. Natoli Non ti farai idolo né immagine, il Mulino, Bologna 2011; Contro gli idoli postmoderni, Lindau, Torino 2011; Ritrattazioni del simbolico. Logica dell'essere-performativo e teologia, Cittadella, Assisi 2012.
L’umanesimo cristiano, mentre accoglie dalla fede l’assoluta valorizzazione della persona, offre questo suo esito al confronto con i saperi, per mostrarne l’intrinseca logicità e pregnanza di senso. Incontrando le scienze e la cultura al crocevia segnato dalla centralità della persona, la fede propone la verità dell’uomo e della sua dignità come fine a cui ogni sapere può tendere, per integrarsi nell’orizzonte della sapienza che, nella sua essenza, è riflesso del Logos eterno. Sulla centralità della persona, un gruppo di teologi si confronta in questo volume con esperti di filosofia, medicina, sociologia, estetica, scienze della natura, scienze giuridiche, antropologia. Ogni intervento è leggibile come unità in sé compiuta. Al contempo il messaggio unitario e globale dell’opera resta in primo piano, come punto di arrivo verso cui tutti i contributi intendono convergere: la persona umana è criterio che regola mezzi e obiettivi della tensione delle scienze verso il sapere.
Descrizione dell'opera
«Inutile negarlo, il cristianesimo si trova in affanno nel contemporaneo. […] Viviamo in una stagione non facile, dove nessuno sembra avere le abilità per tenere la barra del timone. Non la politica, non la religione e neanche il potere economico che le ha soppiantate nel governo del mondo. In tutto questo, quelli più attrezzati navigano a vista; per gli altri è notte fonda. […] È come se tutti fossimo in attesa di una parola» (dall'Introduzione).
Le pagine del volume vorrebbero essere una semplice introduzione a un itinerario di riappropriazione di una gioia possibile, perché noi siamo destinatari di una parola che non guarda ai tempi passati, solo apparentemente più facili e più lineari, ma che vuole costruire con noi un mondo abitabile da tutti. È la parola che si è fatta carne, dimora ospitale dell'amore di Dio nella storia dell'uomo.
Sommario
Introduzione. I. E si fece carne. II. Vivere da Figlio. III. Nascere per fede. IV. La notte di Giuseppe. V. Visitare la parola. VI. Un'idea di cristianesimo.
Note sull'autore
MARCELLO NERI (Milano 1965) è professore invitato presso la Facoltà teologica dell'Università di Graz (Teologia fondamentale e Religious studies) e membro del Comitato scientifico del Forum Junge Theologie di Klagenfurt. Collabora con la rivista Il Mulino ed è redattore della rivista Il Regno. Per le EDB ha pubblicato: La testimonianza in H.U. von Balthasar (2001), Nell'acqua e nello Spirito. Riflessioni per il battesimo dei nostri bambini (2008), Il corpo di Dio. Dire Gesù nella cultura contemporanea (2010), Il monte e la senape. Meditazioni sul Simbolo apostolico (22012).
L'Introduzione alla sapienza è una piccola opera, presentata qui per la prima
volta in versione italiana e cinese con l’originale latino, rappresenta una sorta di compendio del pensiero vivesiano. Pubblicata nel 1524, essa conobbe un enorme successo. In essa traspare l’afflato pedagogico e cristiano di Vives. Tra gli argomenti eterogenei, il filo conduttore è la sapienza come discernimento, ossia retto giudizio
di valore. Il sapiente attribuisce ad ogni realtà il suo peso specifico, in relazione con la vera giustizia. Il tradizionale primato dell’anima sul corpo non snatura in un disprezzo dualistico verso le realtà materiali, ma orienta piuttosto, in chiave
“personalistica”, la ricerca del sano giudizio verso le virtù e la religione. Ed è per questo che la figura di Gesù Cristo assurge a centro o chiave di volta di tutto l’edificio. Le realtà, anche le più concrete e familiari, ricevono dagli insegnamenti dell’unico Maestro la loro determinazione ultima e la carità cristiana illumina tutto il convivere umano, dal modo di parlare al contegno verso gli altri e verso se stessi.
Afflitti da una profonda crisi culturale che si declina a livello europeo come ‘perdita di identità’ e a livello sociale e familiare come ‘emergenza educativa’, la lettura di Vives costituisce un valido contributo per attingere con discernimento al patrimonio classico e cristiano. La pubblicazione gioverà anche a far recuperare quei principi educativi che sono stati alla base del vero progresso dell’Occidente. Ragione e fede, sapienza umana e rivelazione divina, lungi dal contrapporsi, sono integrati secondo la migliore tradizione cattolica. Senso comune, dottrina biblica, proverbi grecolatini
e massime dei filosofi sono messi a servizio di un’unica sapienza di vita che esalta la scienza personale, la dignità umana, la vera fraternità e l’armonia tra esistenza terrena e destino nell’Aldilà. Tutto ciò fa di questo scritto un tassello irrinunciabile
di una ideale ‘Biblioteca della civiltà dell’amore’.
Juan Luis Vives (1492-1540) è il maggiore esponente spagnolo dell’umanesimo rinascimentale. Poco conosciuto in Italia, lo scrittore valenziano è un esempio di vero europeo, come i suoi amici Erasmo da Rotterdam e Tommaso Moro. Eredi della triplice fonte della civiltà occidentale (Atene, Roma e Gerusalemme) questi autori esprimono il meglio della cultura europea che sapeva congiungere razionalità critica, senso della giustizia e spiritualità religiosa. Pure la vicenda personale del Vives, che lo portò successivamente a Parigi, Lovanio, Londra, Oxford, Breda e soprattutto
a Bruges, documenta, dal punto di vista geografico, la sua europeità. Tra le sue opere ve ne sono alcune filologiche (lavori su Cicerone, Virgilio e Aristotele) e altre prettamente religiose (il Trionfo di Cristo, la Meditazione sulla Passione e la sua apologia sulla Verità della fede cristiana). Egli si occupò pure di giustizia sociale e di organizzazione della beneficenza (Il soccorso dei poveri) e fu un pioniere della letteratura pacifista in un’Europa dilaniata da guerre fratricide (Concordia et discordia humani generis e De Europae dissidiis). Ai temi dell’esistenza concreta, della morale familiare e sociale l’umanista ispano-fiammingo – noto come pedagogista ed educatore ‑ rivolge la sua attenzione con due trattati sulla vita coniugale (L’educazione della donna cristiana e I doveri del marito) e il suo celebre De disciplinis. In ogni ambito il suo ideale si esprime con queste parole: dignità, spiritualità, temperanza, operosità.
La bellezza ha da sempre costituito un elemento privilegiato nella vita dell’uomo anche per i massimi problemi dell’esistenza: è infatti in grado di parlare di noi stessi, della vita, di Dio, come nient’altro.
La bellezza conosce tuttavia anche derive manipolative e seducenti, ben note a chi opera nel mondo degli affari, dell’informazione, della pubblicità. Nel libro si indagano i molteplici e controversi aspetti di questa tematica affascinante, raccogliendo il ricco contributo offerto dai saperi più diversi: l’estetica, la filosofia, la Bibbia, ma anche la psicologia, la letteratura e la storia.
Questa caratteristica “poliedrica” della bellezza viene mostrata anche dalla varietà dei capitoli che scandiscono il libro, accogliendo le sollecitazioni di discipline e autori che a diverso titolo si sono occupati di essa: pur provenendo da contesti sociali e culturali differenti, essi concordano nel riconoscere alla bellezza una dimensione più grande dell’uomo, non ultimamente “afferrabile”.
Tale ingresso in una dimensione più grande può avere a sua volta notevoli ripercussioni circa la relazione con Dio: non a caso essa ha trovato proprio nella bellezza artistica uno dei luoghi privilegiati della Sua manifestazione, associandola ad una pienezza che ogni uomo desidera e di cui fa esperienza solo in alcuni fugaci momenti.
La bellezza non è un mero optional, né un lusso superfluo: essa è indispensabile per una vita degna di questo nome.
Autore
P. Giovanni Cucci è laureato in filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dopo l’ingresso nella Compagnia di Gesù ha compiuto gli studi di teologia a Napoli presso la Facoltà S. Luigi. Successivamente ha conseguito la licenza in psicologia e il dottorato in filosofia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. È professore di filosofia e psicologia all’Università Gregoriana di Roma e a Padova. Esercita l’attività di psicologo e scrive sulla rivista La Civiltà Cattolica. Tra le sue pubblicazioni: Ricoeur oltre Freud. L’etica verso un’estetica, Cittadella, 2007; La forza dalla debolezza. Aspetti psicologici della vita spirituale, Adp, 2011 (trad. in spagnolo); Il fascino del male. I vizi capitali, Adp, 2012; Esperienza religiosa e psicologia, Ldc-La Civiltà Cattolica, 2009; Il sapore della vita, Cittadella, 2009; (con H. ZOLLNER), Chiesa e pedofilia. Una ferita aperta. Un approccio psicologico-pastorale, Ancora, 2010 (trad. in spagnolo, portoghese, polacco, croato, ucraino); (con A. MONDA), L’arazzo rovesciato. L’enigma del male, Cittadella, 2010; La maturità dell’esperienza di fede, Ldc-La Civiltà Cattolica, 2010; P come perdono, Cittadella, 2011.
In questo trentunesimo volume della collana «Pubblicazioni dell'Istituto Paolo VI» sono raccolti gli Atti dell'XI Colloquio Internazionale di Studio, svoltosi a Concesio (Brescia) nei giorni 24-25-26 settembre 2010 sul tema «Verso la civiltà dell'amore. Paolo VI e la costruzione della civiltà umana». Il tema della civiltà dell'amore fu sempre caro a Giovanni Battista Montini, che, durante il pontificato, si dedicò con particolare impegno e con fede incrollabile al suo sviluppo teologico, magisteriale e pastorale, in una lucida e realistica visione di un mondo sempre più indifferente ai veri valori, sempre più incapace di superare il ristretto ambito personale per ispirarsi alla legge dell'amore, per la realizzazione della quale Cristo si fece uomo e morì sulla croce. Paolo VI cercò di dialogare con questo mondo, senza sovrastarlo, e di esserne un interlocutore paterno e illuminato. L'articolazione del Colloquio si svolge secondo due linee principali, quella storica e quella teologica, e ci guida lungo un cammino che inizia nella prima metà del Novecento dalla «civiltà cattolica», fin verso le varie modulazioni della «civiltà cristiana» (De Giorgi), per approdare, dopo Pio XI, alla ricerca della «civiltà dell'amore» (Veneruso). Questa, necessariamente, deve essere costruita su una «civiltà umana» nella sua accezione più profonda e completa (Durand), formata da uomini in quanto persone e in quanto esseri sociali (Sesboüé). In tale prospettiva una particolare importanza assunsero nel magistero di Paolo VI l'enciclica Populorum progressio e i Messaggi per la Giornata della Pace che egli stesso istituì (Joblin), dove si evince che il superamento armonico del contrasto tra religione e secolarizzazione, nell'interpretazione cristiana della transizione occidentale (Sequeri, conduce alla realizzazione di un nuovo legame sociale, la «civiltà dell'amore» appunto.
C'è sicuramente qualcosa di miracoloso, a pensarci bene, nel ritmo del tempo di Gesù e della sua rivelazione. Una rivelazione che si fa quasi tutta per strada: a passo d'uomo. Per prendere la misura dell'uomo, e assimilarne tutti i dettagli, il Figlio incarnato visse anni e anni fra le donne e gli uomini del fazzoletto di terra che aveva scelto. Perché la sintonia e l'assimilazione dell'umano vogliono tempo. Il tempo lavora l'anima e fa la differenza. Allo stesso modo, la Chiesa ha le sue stagioni migliori quando accetta di andare a passo d'uomo. Non più veloce, non più piano. Cercando di avere tenuta di strada, sguardo acuto sul solco e mano ferma all'aratro. Se vuole capire la terra deve abitarla, riconoscerne i profumi, saperne la vita. Nel trovare, o ritrovare, questa sapienza partecipe e senza affanno ci guidano i testi di PierAngelo Sequeri qui raccolti. Testi spesso molto brevi, che accompagnano occasioni del tempo dell'uomo e del cristiano, mettendole in risonanza con i tempi di Dio. Perché se il discepolo, il testimone viandante, va a passo d'uomo, seguendo il suo Signore, cammin facendo imparerà l'uomo. Saprà decifrare segni per altri impercettibili. Segni in cui si formano legature di Dio che sfidano il tempo. Autentici miracoli o piccole tracce. E a volte, le due cose coincidono.
Qual è il Dio vivente? Per Elizabeth Johnson è quello che si illumina di un nuovo significato ed è capace di accendere nuovi aneliti di fede nei diversi contesti della vita contemporanea. Ma soprattutto è un Dio degli umili, intravisto dagli oppressi nella sofferenza e nella miseria. "A partire dalla metà del xx secolo", scrive l'autrice, "si è assistito a un rigoglioso rinnovamento delle intuizioni su Dio. In tutto il mondo, gruppi diversi di cristiani, spinti da particolari congiunture storiche, hanno colto aspetti del Dio vivente da angolature nuove e inaspettate". Johnson ci accompagna così in un viaggio intenso attraverso le teologie più contestate: scopriamo che c'è una teologia dei latinos e dei neri, delle donne, di chi lotta per la liberazione, di chi dialoga con le altre religioni e con la scienza, e persino una teologia "ecologica". Questo saggio che incrocia la riflessione teologica con gli studi post-coloniali e il femminismo, la teoria sociale, la ricerca storica e la lotta per la liberazione, proponendo anche una nuova interpretazione della Trinità, ha scosso l'opinione pubblica mondiale e ha portato alla condanna di suor Elizabeth da parte dei vescovi degli USA.
Chi sono “le vecchie zie”? Sono il simbolo di coloro che, con pazienza, intelligenza e fede, ricostruiranno il mosaico della Tradizione. Tassello per tassello, figura per figura, senza la necessità di troppa teoria e senza sentirsi in dovere di giudicare i compagni di strada. Rifacendosi al titolo di un celebre pamphlet di Leo Longanesi, Gnocchi&Palmaro mostrano come saranno proprio loro, “le vecchie zie” a indicare quale sia la strada giusta per porre riparo ai disastri che il neomodernismo ha portato dentro la Chiesa cattolica. E, dicono i due autori, lo potranno fare per il semplice fatto che vivono di Tradizione, quindi hanno il privilegio di evitare di perdere tempo a parlarne. Con questo nuovo libro, che inaugura la collana “I libri del ritorno all’Ordine” da loro diretta per Fede & Cultura, Gnocchi&Palmaro susciteranno come sempre scompiglio e più di una reazione scomposta in campo progressista. Ma questa volta sapranno essere urticanti anche nei confronti di certo tradizionalismo e certi tradizionalisti. Per fare veramente “ritorno all’Ordine”, bisogna prima avere il coraggio e la lucidità di fare chiarezza anche nel proprio campo.
Nell'attuale linguaggio dominante, costituito prevalentemente da un lessico economico e quantitativo, non ricorre mai l'espressione "purezza di cuore". Nella nostra società secolarizzata sono scomparsi i "puri di cuore" ai quali è promessa la futura visione di Dio (Mt 5,8)? A questa domanda cercano di rispondere Salvatore Mannuzzu e Goffredo Fofi, che si confrontano, in modi diversi ma ugualmente liberi da pregiudizi ideologici e da dogmatismi religiosi o laicisti, con la sesta beatitudine. Il personaggio creato da Mannuzzu, un ottuagenario cristiano senza qualità, si misura con la parola evangelica, ne esplora la valenza teologica alla luce dei Salmi e della grande tradizione filosofica cristiana; confessa, in un coraggioso e spietato diario dell'anima, la sua tormentosa e tormentata ricerca di una purezza del cuore, ahimè perduta con i lontani e irrecuperabili natali dell'infanzia. Fofi analizza le ragioni storiche e sociali della perdita della purezza di cuore, causata dalla mutazione antropologica avvenuta con il passaggio dalla civiltà contadina alla civiltà industriale e poi all'attuale, disumanizzata, società dei consumi; solo nell'Italia pre-industriale, arcaica e pasolinianamente innocente, ormai irrimediabilmente scomparsa, in certe personalità straordinarie come Elsa Morante e Aldo Capitini e in alcuni personaggi dei romanzi di Tolstoj e Dostoevskij, si possono ritrovare i puri di cuore.