La personale esperienza carceraria di Massimo Mila è consegnata in queste lettere alla madre, nel riuscito tentativo di creare un ponte tra il dentro e il fuori: una sorta di zattera su cui si carica tutto il fardello accumulato nelle lunghe ore di inazione. Più di altri compagni di carcere (Foa, Bauer, Rossi, Giua), l'universo che le lettere di Mila dischiudono è privato, personale, poco incline a occuparsi delle cose del mondo: specchio del carattere di un uomo che "è abituato a vivere molto di più di ciò che ha dentro di sé, che di quanto è al di fuori", e che quindi "non è così sensibile ai mutamenti esteriori della vita come lo è chi è abituato a stimare sopra tutto i beni esterni".
Uscito negli Stati Uniti nel 1975 questo libro è uno dei monumenti della storiografia contemporanea. In Italia venne pubblicato nel 1979 e manca nelle librerie da molti anni. Nel frattempo l'autore ha pubblicato una nuova edizione con una nuova introduzione. Il volume riprende la seconda edizione americana e, con il consenso dell'autore, è stata anche in parte snellita.
E' la nuova edizione, aggiornata al 1998, di un libro fortunato. Con questa nuova edizione l'autore ha fatto avanzare la narrazione fino a tutto il 1998, rimaneggiando e integrando gli ultimi due capitoli, e ha aggiunto una lunga appendice di discussione storiografica che ripercorre le principali linee interpretative emerse dalla produzione storica recente dedicata all'Italia repubblicana.
Il libro è diviso in due parti. Nella prima Prodi presenta una riflessione generale sul significato del lavoro storico, poi passa in rassegna i tratti essenziali che definiscono, ai vari livelli, l'età moderna; un terzo capitolo, opera di Angelozzi, traccia un sintetico profilo della storiografia in età moderna. La seconda parte, curata dalla Penuti, s'incarica invece di un doppio compito: essa fornisce da un lato le indicazioni di massima per iniziare e organizzare uno studio concernente l'età moderna, e dall'altro si presenta come autentico saggio bibliografico che, in stretta connessione con la prima parte del volume, fornisce una selezione di titoli su tutti gli aspetti rilevanti della moderna.
Il volume indaga sulle stragi compiute dai crociati a danno delle comunità ebraiche in Germania nel 1096 e a Gerusalemme in occasione della conquista della città nel 1099: episodi di feroce antisemitismo che costituiscono quasi un preludio delle persecuzioni che gli ebrei hanno subito in età medievale e moderna.
L'autore attraversa cento anni di storia italiana, dall'assassinio di re Umberto I alle inchieste giudiziarie di Tangentopoli, riproponendoli "in diretta", come un testimone che vi abbia assistito o facendo parlare le pagine dei più famosi scrittori e inviati speciali del tempo. Seguendo il filo della memoria collettiva, Collura propone il romanzo di un paese che non finisce di stupire e che nei vizi, come nelle virtù, non si smentisce mai.
Il libro, in cui non mancano notizie inedite che alcuni leggeranno come rivelazioni sensazionali, è basato sull'analisi dei fondi versati all'Archivio centrale dello Stato dal Ministero dell'interno, opportunamente verificati con quante più fonti possibili. Circostanze avverse, cedimento dinanzi ai ricatti, esaurimento delle spinte ideali, convinzione dell'irrimediabile sconfitta dell'antifascismo, profferte d'impunità: le storie personali danno corpo a una complessa umanità insieme strumento e vittima di un governo poliziesco.