A fronte dell'assenza della dimensione regale del Popolo di Dio nelle pubblicazioni teologiche postconciliari, l'autore si è interrogato se il concilio presenti unicamente in termini funzionali la regalità, oppure, se e in che termini, essa possa esser rintracciata come dimensione del soggetto ecclesiale riscoperto dal Vaticano II quale Popolo di Dio. I risultati raggiunti in questa ricerca mostrano quanto ancora poco è stato fatto per porre al centro dell'ecclesiologia e della prassi ecclesiale l'esistenza cristiana, categoria attraverso la quale LG presenta la regalità. Uno sviluppo coerente della teologia del "Popolo di Dio" in prospettiva regale, infatti, implica una configurazione della sintassi ecclesiale propria dello "stile sinodale". Solo in esso il Popolo di Dio potrà essere restituito ad una soggettualità regale, nella quale la centralità riconosciuta alla vita teologale sosterrà anche quella sacerdotale e quella profetica.
Calendario ufficiale in inglese che ordina le celebrazioni liturgiche della Messa e della Liturgia delle Ore per tutto l'anno 2023.
Questo libro permette di ripercorrere l'ultimo decennio italiano ed europeo, letto sotto il prisma ecclesiale e politico da un osservatore attento e penetrante. La migliore cultura del cattolicesimo politico si innerva in un riformismo di forte impronta liberale, facendo dell'autore, Giorgio Armillei, un testimone instancabile del messaggio della Chiesa conciliare e un protagonista dell'impegno per le riforme istituzionali avviato dalle battaglie referendarie degli anni Novanta. In quest'ottica, l'aggiornamento nella Chiesa va di pari passo con quello nella società e il cambiamento delle regole istituzionali si afferma come la priorità politica da perseguire. Con un formidabile ottimismo dell'intelligenza, l'autore legge nella globalizzazione una chance mondiale da non sprecare nella regressione sovranista e nelle nostalgie stataliste, in cui si incontrano opposti estremismi, errori speculari. Se la linea di frattura destra-sinistra oggi non è più esaustivamente ed esclusivamente rappresentativa del quadro politico in gioco, quale chiave di interpretazione nuova può definire le nostre scelte progressiste e dirci da che parte stare? La risposta di Armillei, con il rilancio della polarità apertura-chiusura, può non essere condivisa da tutti, ma va da tutti ascoltata e discussa come un contributo di grande coerenza e profondità.
Tra memorialistica e storiografia, con una scrittura limpida che unisce il rigore del saggio e la piacevolezza della narrazione e attraverso i profili di quattordici studiosi italiani e stranieri, il libro disegna il ritratto di una generazione di storici che nell'ultimo mezzo secolo hanno contribuito al rinnovamento della ricerca storica nei metodi e nei contenuti, in particolare nel settore della storia religiosa e sociale del Medioevo. Segue una lunga intervista all'Autore nella quale la ricostruzione di un percorso individuale diventa racconto corale di una parte significativa di storia della società e della cultura italiana dal secondo dopoguerra ad oggi.
La galassia testuale che trae origine dalla figura dell'apostolo Pietro rappresenta uno degli ambiti di studio più affascinanti e fecondi offerti dal cristianesimo delle origini. Scritti canonici e apocrifi si intrecciano nel tentativo di costruire, a partire dalle diverse memorie relative a Pietro, una silhouette sempre cangiante. Il volume prende in esame tale groviglio di opere e questioni aperte, approfondendo l'analisi di un breve testo in copto rinvenuto sul finire del XIX secolo, capace di svelare orizzonti inconsueti sul periodo iniziale dell'evento cristiano. L'Atto di Pietro - narrazione incentrata sulla figlia dell'apostolo, concupita da un ricco possidente - permette di addentrarsi nelle origini non solo della dogmatica cristiana, ma anche della faticosa formazione dell'identità religiosa dei primi credenti in Cristo, svelando una nuova ipotesi intorno all'organizzazione ecclesiale e agli orientamenti teorici dei primi seguaci cristiani a Roma.
Nel pensiero di Gustavo Bontadini è sempre rimasto saldo l'equilibrio tra due elementi concettuali spesso visti in opposizione tra loro: l'affermazione della metafisica come «opera della ragione» e quella della «scelta esistenziale» che l'uomo compie nel dare un senso unitario alla propria vita. A differenza degli altri studi sul filosofo, il volume di Messinese considera il pensiero metafisico del filosofo all'interno di un più ampio orizzonte, superando così l'immagine riduttiva che talvolta ci si è fatta del suo pensiero. Bontadini ha offerto una perspicua chiarificazione circa la questione dei rapporti tra scienza e fede e ha prodotto essenziali considerazioni riguardo a temi ancora oggi di grande importanza nel dibattito religioso e culturale, quali la «demitizzazione» della fede cristiana e l'«ellenizzazione» del cristianesimo. In entrambi i casi, il filosofo fu sempre fautore di una conciliazione tra la fede cristiana in Dio e la concezione della realtà propria dell'uomo moderno. La proposta che ne è emersa è di una «filosofia cristiana» per il nostro tempo.
«Un titolo pregnante e promettente, quello che Romano Guardini ha assegnato a una ricca raccolta di saggi, di trattati, di conversazioni culturalmente ambiziose sulla scia di quanti in Germania e altrove hanno sviluppato il concetto goethiano di Bildung, di formazione. Per l'autore, nel 1923, assumeva un'importanza cruciale l'applicazione delle sue idee pedagogiche generali, messe alla prova nel cantiere educativo del Castello di Rothenfels e nella creazione dell'associazione giovanile Quickborn, all'ambito della liturgia cattolica. Da tale necessità nacque Formazione liturgica che si proponeva - scavando più a fondo rispetto a Spirito della liturgia (1918), con un processo fenomenologico e inserito in una prospettiva di antropologia metafi sica - di mostrare come la liturgia abbia fondamenti incrollabili nella natura dell'homo religiosus, per giungere poi a una piena espansione nell'area della grazia "soprannaturale", una sfera di gratuità "positiva", quella della fede rivelata, al cui centro è l'incarnazione del Verbo di Dio, di Cristo.» (dalla premessa di Giulio Colombi)
Tra la Conferenza di Helsinki nel 1975 e il crollo dell'Urss nel 1991, due attori transnazionali dotati di missioni universaliste, quali il comunismo e la Chiesa cattolica, si sono confrontati con la questione dei diritti umani. L'avvento di Gorba?ëv segna un passaggio fondamentale, liberando il tema dalle logiche della guerra fredda. Il suo rapporto con Sacharov appare emblematico, così come è significativo il suo dialogo con Giovanni Paolo II. Il volume mostra come i diritti umani non abbiano semplicemente sostituito le ideologie universaliste ma siano stati un terreno di conflitto e contaminazione per tutte le culture politiche e religiose in Europa, nel mondo comunista e cattolico, ma anche nella socialdemocrazia e nel cristianesimo riformato.
Quarantasette interviste con domande fondamentali, non di rado scomode, per tutti ineludibili, dalle cui risposte dipendono orientamenti e stili di comportamento anche opposti, che riguardano il senso della vita, l'esistenza di Dio, la figura di Cristo. Dopo la «trilogia» su Gesù di Nazaret e il dirompente Scommessa sulla morte, torna un altro classico di Vittorio Messori. Il cronista Messori ha raccolto in questo volume anni di colloqui con grandi intellettuali, protagonisti indiscussi del XX secolo. Interrogando i personaggi più differenti, da Umberto Eco a Jean Guitton, da Elémire Zolla a Giulio Andreotti, da Claudio Magris a Divo Barsotti, da Eugène Inoseco ad André Frossard... l'Autore attinge al mondo della politica e a quello della cultura, incontra sacerdoti e agnostici per scandagliare le ragioni della fede o della sua assenza.
Come sottolinea padre Ermes Ronchi nella Prefazione, «l'immagine di Maria appare e scompare nella storia della Chiesa e nella riflessione teologica come al ritmo di misteriose maree dello spirito» e anche in questo libro «santa Maria riappare, accompagnata dai testi sapienti e competenti di Micaela Soranzo, scortata da un corteo di opere d'arte». Il quarto volume della collana L'arte racconta la Bibbia mantiene l'approccio alle raffigurazioni artistiche già felicemente sperimentato nei precedenti volumi: all'evocazione del testo biblico o degli apocrifi - fonte antica di devozione mariana e di ispirazione artistica - segue la presentazione dei modelli iconografici, per descrivere poi l'ambientazione della narrazione pittorica, i suoi protagonisti e gli elementi simbolici utilizzati. L'autrice ci guida a cogliere la straordinaria ricchezza teologica e simbolica delle raffigurazioni artistiche della vita e del mistero di Maria, «questa donna, fra tutte - ricorda ancora padre Ronchi - la più nominata, la più conosciuta, la più dipinta, la più scolpita, la più cantata e invocata».
Le emergenze storiche e esistenziali del tempo in cui viviamo ci pongono di fronte alla necessità di modificare i nostri stili di vita e di riflettere sui comportamenti che adottiamo. Le virtù cardinali in particolare consistono negli abiti morali che predispongono la persona a operare il bene, agendo in maniera responsabile. Prudenza, giustizia, fortezza e temperanza - a ciascuna delle quali è dedicato un capitolo di questo libro - costituiscono il "cardine" su cui ruota la porta per entrare in una vita morale pienamente vissuta, capace di preparare il terreno all'avvento di Dio nel nostro cuore e anche a renderci in grado di realizzare il Suo progetto.