Una scelta può cambiare il destino di una persona... o annientarlo del tutto. Ma qualsiasi essa sia, le conseguenze vanno affrontate. Mentre il mondo attorno a lei sta crollando, Tris cerca disperatamente di salvare tutti quelli che ama e se stessa, e di venire a patti con il dolore per la perdita dei suoi genitori e con l'orrore per quello che è stata costretta a fare. La sua iniziazione avrebbe dovuto concludersi con una cerimonia per celebrare il proprio ingresso nella fazione degli Intrepidi, ma invece di festeggiare la ragazza si è ritrovata coinvolta in un conflitto più grande di lei... Ora che la guerra tra le fazioni incombe e segreti inconfessabili riemergono dal passato, Tris deve decidere da che parte stare e abbracciare completamente il suo lato divergente, anche se questo potrebbe costarle più di quanto sia pronta a sacrificare. Il secondo romanzo della saga "Divergent". Età di lettura: da 13 anni.
Figlio di una madre devota e di un padre inaffidabile, Theo Decker sopravvive, appena tredicenne, all'attentato terroristico che in un istante manda in pezzi la sua vita. Solo a New-York, senza parenti né un posto dove stare, viene accolto dalla ricca famiglia di un suo compagno di scuola. A disagio nella sua nuova casa di Park Avenue, isolato dagli amici e tormentato dall'acuta nostalgia nei confronti della madre, Theo si aggrappa alla cosa che più di ogni altra ha il potere di fargliela sentire vicina: un piccolo quadro dal fascino singolare che, a distanza di anni, lo porterà ad addentrarsi negli ambienti pericolosi della criminalità internazionale. Nel frattempo, Theo cresce, diventa un uomo, si innamora e impara a scivolare con disinvoltura dai salotti più chic della città al polveroso labirinto del negozio di antichità in cui lavora. Finché, preda di una pulsione autodistruttiva impossibile da controllare, si troverà coinvolto in una rischiosa partita dove la posta in gioco è il suo talismano, il piccolo quadro raffigurante un cardellino che forse rappresenta l'innocenza perduta e la bellezza che, sola, può salvare il mondo.
In quel maledetto taxi, lanciato come un proiettile per le strade di Città del Messico, Jason Bourne non ha perso solo una cara amica. Stretta fra le sue braccia c'è il corpo senza vita di Rebeka, l'unica donna che abbia mai amato. Non importa a che prezzo, non importa con quali rischi o conseguenze: Rebeka avrà la vendetta che merita. Il suo assassino non può farla franca. Ma Bourne non è l'unico a essere assetato di sangue. Anche la sensuale ed esotica Maricruz Encarnaciòn pretende la testa di chi ha ucciso suo padre, il torbido Maceo, l'eminenza grigia che gestiva dall'alto i più pericolosi e feroci cartelli della droga messicani. Nel frattempo, dall'altra parte del mondo, il ministro cinese Ouyang Jidan, marito di Maricruz, sta combattendo una guerra senza esclusioni di colpi per aggiudicarsi il favore del Politburo e dettare le nuove linee guida per il governo della Cina. "La vendetta di Bourne" è una partita cieca con il destino, una corsa furiosa e disperata verso il lato più oscuro del potere dove nessuno è disposto ad arrivare secondo. Perché perdere vuol dire morire.
Per quanto possa sembrare strano, Paul Auster e J. M. Coetzee non si erano mai conosciuti di persona. Quando nel 2008 finalmente si incontrano, tra i due nasce un'amicizia tanto improvvisa quanto profonda. Decidono così di rimanere in contatto nonostante la grande distanza fisica che li divide: Auster vive a Brooklyn e Coetzee in Australia. Ma lo faranno in modo assolutamente peculiare, almeno per il mondo d'oggi fatto di e-mail e social network: si scriveranno delle lettere. Opponendo al "tempo zero" della comunicazione digitale la lentezza ponderata della scrittura su carta, con i suoi ostacoli e le sue idiosincrasie (una lettera si può perdere, una mail no; una lettera si può interrompere e coprire più giorni, una mail di solito la si spedisce immediatamente; una lettera costa la fatica della mano che stringe la penna, dell'occhio che decifra la calligrafia...), Auster e Coetzee dischiudono uno spazio di riflessione e approfondimento sempre più raro. In questo carteggio, che ha l'ariosa disponibilità al caso e all'incontro dei migliori romanzi di Auster e la radicalità di pensiero dei libri di Coetzee, i due scrittori affrontano qualsiasi argomento si offra loro: la comune passione per lo sport, la natura del genio, la difficile arte di tenere in piedi un matrimonio, la crisi finanziaria e la situazione in Medio Oriente, quanto l'uso dei cellulari abbia influenzato la narrativa, l'avvento degli e-book... Ma è un altro l'argomento privilegiato dei loro scambi, l'amicizia.
I racconti, ci dice Doctorow, sono intraprendenti. Si presentano all'autore senza essere stati sollecitati, si impongono con i loro personaggi e le loro ambientazioni, obbligano a mollare tutto e mettersi a scrivere, prima che svaniscano come un sogno. Dai sobborghi di New York al Midwest, dall'Ovest selvaggio fino all'Europa. Dall'Ottocento a un indeterminato futuro. Storie non accomunate né dai tempi né dai luoghi, ma piuttosto dall'irriducibilità dei loro protagonisti: tutti individui che, per una ragione o per l'altra, si trovano segregati e in conflitto con il proprio ambiente originario, impegnati in una lotta personale contro il mondo che li circonda. Un uomo, alla fine di un giorno di lavoro qualsiasi, decide di sottrarsi alla comoda vita di borghese upper-class e si trasforma in un mendicante che rovista tra la spazzatura nello stesso quartiere benestante dove abitava prima. Uno studente decide un po' per posa un po' per curiosità di andare a lavorare come lavapiatti, e prima di accorgersene si ritrova sposato a una bellissima bionda dell'Est europeo e legato a doppio filo a un'impresa criminale. E poi c'è una difficile relazione di coppia che precipita nel momento in cui un perfetto sconosciuto entra in casa e afferma di essere cresciuto in quelle stanze... In questi racconti misteriosi, Doctorow mette in atto l'esercizio che gli riesce meglio: si pone all'altezza dei propri personaggi, conosce il loro ambiente, le paure e frustrazioni di ognuno di loro, e li segue...
L'umanità cantata da Tess Gallagher è quella che abita un quotidiano che all'improvviso si apre verso l'infinito. Vedove, uomini soli e annoiati, cittadine in cui non succede nulla, vite qualsiasi - e per questo uniche rivoluzionate dall'emergere di una crisi improvvisa, da uno scoppio di violenza rivelatrice, da un incontro con un amico o uno sconosciuto che diventa epifania. Come il racconto della visita di Norman, un amico cieco, che insegna alla coppia di protagonisti quanto da temere non sia la cecità fisica ma "la cecità al mondo dei sogni": lo stesso episodio alla base di "Cattedrale", il racconto del marito della Gallagher, Raymond Carver. "Viole nere" riunisce tutto il meglio della produzione narrativa e poetica di Tess Gallagher, restituendo al lettore italiano un'immagine completa del vasto universo creativo e sentimentale della poetessa statunitense. Le poesie presentano il testo inglese a fronte.
Dalle grandi praterie annerite da immense mandrie di bisonti, agli smisurati ranch di proprietà di un pugno di allevatori che regnavano come monarchi assoluti su schiere di vaqueros, al paesaggio arido e desolato punteggiato dalle torri dei campi petroliferi, la storia del Texas occidentale è la storia di un susseguirsi di massacri, la storia di una terra strappata di mano più e più volte nel corso delle generazioni. E inevitabilmente anche la storia dei McCullough, pionieri, allevatori e poi petrolieri, è una storia di massacri e rapine, a partire dal patriarca Eli, rapito dai Comanche in tenera età e tornato a vivere fra i bianchi alle soglie dell'età adulta, per diventare infine, sulla pelle dei messicani e grazie ai traffici illeciti fioriti nel caos della Guerra Civile, un ricchissimo patròn. Ma se Eli McCullough, pur sognando la wilderness perduta, non esita ad adattarsi ai tempi nuovi calpestando tutto ciò che ostacola la sua ascesa, suo figlio Peter sogna invece un futuro diverso, che non sia quello del petrolio che insozza la terra e spazza via i vecchi stili di vita, e non può che schierarsi con trepida passione dalla parte delle vittime. La storia, però, la fanno i vincitori, ed ecco allora Jeanne, la pronipote di Eli, magnate dell'industria petrolifera in un mondo ormai irriconoscibile, in cui di bisonti e indiani non c'è più neanche l'ombra, e i messicani sono stati respinti al di là del Rio Grande...
Lorca ha quattordici anni, molti sogni e un solo grande amore: una madre distante come le stelle nel cielo, con una carriera di chef che sembra essere più importante di qualunque cosa, anche della figlia. È per questo che da un po' anche Lorca sperimenta in cucina: per stupire la madre, e farsi regalare quell'attenzione di cui ha bisogno come dell'aria. E così, giorno dopo giorno, inforna croissant, miscela ingredienti, impara i nomi di aromi e spezie. Finché, ascoltando i discorsi della madre, scopre che esiste un piatto speciale, dal nome difficile e dal sapore delicatamente speziato, che la mamma ha assaggiato solo una volta, tanti anni fa, e mai più riprovato. Si chiama masgouf, ed è un piatto che arriva dall'Iraq. Lorca decide che è con questa misteriosa ricetta che riconquisterà sua madre, riportandole il sapore di quei giorni perduti. Ed è così, cercando qualcuno che conosca l'Iraq e i suoi piatti a base di menta, curry, zafferano, che Lorca incontra Victoria: una vecchia signora di Baghdad, che dà lezioni di cucina... Tra le due nasce un legame speciale, un'amicizia che colora le loro giornate e va ben al di là di quella ricetta che ormai, per Lorca, assomiglia più a una formula magica. Ma Victoria ha in serbo per lei molte sorprese: perché custodisce un segreto doloroso e inafferrabile, che le toccherà entrambe molto da vicino.
"Questa stanza è come la mia anima: sporca e disordinata". L'anima di Arthur Maxley è opaca, stretta nell'incertezza della giovane età e in una biografia familiare amara, dove la protezione dei genitori si è polverizzata quando era ancora un ragazzino. Arthur spende la giornata estiva che fa da cornice a questo romanzo breve a San Francisco: qui ci sono le feste di Max Evartz, dove si beve troppo, e l'amico Stafford Lord, sempre in ritardo e terribilmente lamentoso, un giovane viziato da sogni irrealizzabili. Ma non sono le frequentazioni quanto i pensieri ad affollare la mente di Arthur, frammenti di ricordi di un'infanzia che ha al centro una voragine, una madre perduta senza sapere quale sia stata la causa e un padre, uomo d'affari sempre in giro per i continenti, il quale proprio in questo giorno è in città e propone al figlio un incontro. Ed è allora che le parole non si trovano e quelle che vengono pronunciate sono troppo poche e deboli, in un dialogo che non concede nulla al rapporto tra un genitore e un figlio. È a partire da Luisant's, un club immerso nelle strade della metropoli, che consuma la notte e la delusione, un cocktail dopo l'altro con una donna che diventa compagna di solitudini e seduzioni.
Fuggire dall'Accademia dei Vampiri sembrava l'unica strada per una vita "normale". Ma Lissa, principessa di una delle più nobili casate di vampiri, e Rose, sua migliore amica e guardiana, vengono ritrovate e riportate fra le mura del college. Dietro l'apparente ritorno alla normalità si nasconde una lotta senza regole per il controllo del potere, di cui Lissa è l'ignara custode. I pettegolezzi, gli sguardi curiosi, le malignità sono i nemici più facili da sconfiggere. Il pericolo reale si mostra solo quando decide di colpire. Lissa pagherà con la vita, se Rose non sarà capace di proteggerla.
Sono tempi duri per Mickey Haller. La crisi picchia sodo e, nonostante i crimini non siano diminuiti, pare che nessuno, nemmeno i delinquenti più incalliti, possa più permettersi un avvocato. E così, per far quadrare il bilancio, non gli resta che imboccare un'altra strada in un settore che purtroppo, sempre a causa della crisi, ha avuto una vera e propria esplosione, quello dei pignoramenti delle abitazioni. Sembra che la gente, infatti, oltre a non avere i soldi per pagare un avvocato, non abbia neanche quelli per restituire le rate del mutuo contratto con le banche per l'acquisto della casa. Quello di Lisa Trammel è il primo caso di cui Mickey Haller si occupa e anche se finora è riuscito a evitare che la banca le sequestri la casa, lo stress e la sensazione di aver subito un'ingiustizia l'hanno profondamente segnata. Comunque Lisa non è una donna facile. Combattiva, ficcanaso, è stata persino diffidata dall'avvicinarsi all'istituto di credito che minaccia di lasciarla senza un tetto sopra la testa. Le cose si complicano, e di molto, quando viene accusata di aver ucciso Mitchell Bondurant, il dirigente che segue la sua pratica. Per Mickey significa tornare a quello che ha sempre fatto, cioè occuparsi di diritto penale, ma se pensava che difendere Lisa fosse una passeggiata, si sbagliava di grosso. Non solo scoprirà delle verità sconvolgenti sulla sua cliente, ma, al momento del verdetto, prenderà delle decisioni che capovolgeranno radicalmente la sua vita.