Esiste oggi un'identità dei romani? "Ma che domande fai?", direbbe qualcuno, "certo che esiste: ci sono la pajata, il Colosseo, Totti, il Papa, il gusto della battuta, Alberto Sordi...". Questa rappresentazione retorica può accontentare solo il turista o qualche politico a caccia di slogan. È vero invece che, se i romani de Roma sono ormai una piccola minoranza, l'identità romana - liquida, leggera, appiccicosa, onnipervasiva, chiacchierona, facile da acquisire come slang e come appartenenza - assale chiunque vada a vivere nella Capitale e si fa veicolo di egemonia sull'immaginario italiano. Quali sono i suoi simboli? Quali sono i tratti di cultura popolare che danno fondamento alla romanità contemporanea? E quali sono i "tipi" che oggi la rappresentano? Come si mischiano il vecchio e il nuovo romano nel frullato mediatico veicolato dalla televisione e dal cinema? Cosa distingue il tifoso laziale da quello romanista? È meglio parlare di romanità o della sua volgarizzazione pop e mediatica, il "romanismo"? I romani sono come i "Cesaroni", come i personaggi dei Vanzina, come le rifattone di Dagospia, come le ragazzine della bira&calippo, come il coatto dei film neorealisti, come i quarantenni depressi raccontati da Muccino? È vero che gridano tutti come in "Mangia, prega, ama!" e pranzano con la coda alla vaccinara? Utilizzando gli strumenti del reportage, dell'analisi mediologica e di costume, Angelo Mellone cerca di cerca di capire se esiste uno "spirito romano".
L'Africa sub-sahariana è la culla dell'umanità ma della sua storia conosciamo più che altro dei grandi luoghi comuni, che rimandano l'immagine esclusiva di un continente subalterno, condannato all'arretratezza. Dalla preistoria alla colonizzazione, alla difficile indipendenza di oggi, nel ritratto che delinea questa accurata sintesi emergono invece l'autonomia dell'Africa, la sua influenza sul resto del mondo, la sua straordinaria vitalità. Una lettura che aiuta a comprenderne il presente ma anche le prospettive future.
Se in passato il maschile come polo dominante del mondo era definito generalmente in termini di prevaricazione e violenza, oggi nel discorso sugli uomini coesistono immagini contrastanti: padri teneri, compagni premurosi e responsabili, ma anche narcisi ossessionati dalla cura di sé, esseri smarriti e depotenziati, in ansia per una virilità fattasi incerta. Che ne è allora dell'identità degli uomini? Questo libro spezza il silenzio sul tema e fa il punto sulle trasformazioni dell'esperienza maschile nei suoi diversi aspetti, al di là degli stereotipi, vecchi o nuovi.
Non avremo mai uno sviluppo solido e un'Italia più civile se nel Mezzogiorno non ci sarà una svolta e non si avvierà una crescita capace di autosostenersi. Nella difficilissima congiuntura presente non è più possibile sottrarsi a un interrogativo che vale il nostro futuro: perché non abbiamo saputo sciogliere il nodo del mancato sviluppo meridionale? Uno dei più attenti conoscitori del nostro Sud risponde che il problema non è economico e non dipende dalla carenza di aiuti, bensì dall'incapacità della classe politica locale di creare beni e servizi collettivi. La scarsa cultura civica, quel familismo amorale che proprio al Sud è stato "scoperto", non è soltanto il retaggio di una storia remota, ma anche il frutto di ieri e di oggi, lasciato marcire dalla politica locale tollerata dal centro. Come spezzare questo circolo vizioso? Contro una visione salvifica del federalismo e un malinteso autonomismo, bisogna porre vincoli severi all'uso clientelare della spesa e delle politiche locali attraverso un controllo più stringente da parte dello stato centrale e dell'Unione europea.
"Mai più": il processo di unificazione europea dopo la seconda guerra mondiale aveva un obiettivo semplice, trasformare i nemici in vicini di casa. Ora che questo miracolo si è compiuto, la ricerca della pace non sembra più in grado di mobilitare i popoli europei. C'è un bisogno impellente di nuove fondamenta, perché in questo momento nell'Unione si sovrappongono tre diversi processi distruttivi che si rafforzano l'un l'altro: xenofobia, islamofobia e ostilità nei confronti dell'Europa. La malattia non è la crisi dell'euro. E non è nemmeno la scarsa volontà di rafforzare l'unione politica o l'assenza di un movimento civico comune. Tutti questi sono soltanto sintomi. È il grande traguardo degli "Stati Uniti d'Europa" che rende i suoi stati membri dei rivali, capaci di mettere in dubbio il reciproco diritto all'esistenza. Fino a quando l'alternativa sarà tra Europa e Stati nazione, senza la possibilità di una terza via, il solo pronunciare la parola "Europa" suonerà come una minaccia e scatenerà paure ataviche.
In modo sempre più diffuso ci si chiede quali siano il ruolo e la funzione della famiglia, se cioè sia ancora una risorsa per la società o se invece non sia diventata un ostacolo all'emancipazione degli individui e all'avvento di una società più libera, egualitaria e felice. È una sopravvivenza del passato o è un'istituzione che decide del nostro futuro? Questo volume intende rispondere a tali interrogativi con un'indagine originale. Nella prima parte vengono esposte e commentate le conoscenze disponibili a livello internazionale. Nella seconda parte, invece, sono presentati i risultati di una ricerca sociologica condotta su un campione rappresentativo della popolazione residente in Italia. Nel complesso, l'indagine evidenzia che le famiglie stanno vivendo un processo di profonda morfogenesi. Ciò che emerge è che la destrutturazione della famiglia non migliora la condizione esistenziale delle persone, ma spesso la peggiora: se la famiglia, pur articolata in modi diversi, viene depotenziata, le persone diventano socialmente deboli e aumentano la loro richiesta di assistenza. In sintesi, la ricerca dimostra che nelle dinamiche familiari si originano i beni e i mali relazionali che condizionano la vita delle persone. Questa indagine è "un viaggio dentro e attorno al genoma sociale della famiglia", alla scoperta delle ragioni per le quali la famiglia è e rimane la fonte primaria della società anche in condizioni di crescente globalizzazione.
Fra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Novanta l'Italia cambia due volte pelle, corpo, anima. Prima scopre la partecipazione, l'egualitarismo, la modernizzazione della sensibilità e della cultura, il femminismo; poi si riconosce nell'individualismo, nella micro imprenditorialità, nel diritto al consumo e nella seduzione del benessere e della moda. Diviso in due parti, una dedicata agli anni 1967/1977 e l'altra al periodo 1978/1994, questo volume racconta la costruzione di due immaginari, il secondo dei quali si sovrappone al primo e alla fine è vittorioso. La domanda di fondo è: "com'è stato possibile passare dalla contestazione al riflusso?". La risposta è da cercare in un'analisi trasversale del racconto dei media di quegli anni (stampa, cinema, fumetti, radio e televisione) e attraverso l'individuazione di alcuni eventi traumatici di diverso impatto (dal suicidio di Tenco e i fatti di Vermicino alle stragi, dall'allunaggio ai campionati del mondo di calcio del '70 e del '92) e di alcuni personaggi cruciali, insieme politici e mediatici, come Sandro Pertini.
A partire dall'attuale crisi finanziaria, e sollecitato dalle domande di Citlali Rovirosa-Madrazo, Zygmunt Bauman esamina alcuni dei temi morali e politici più urgenti del nostro tempo: dal terrorismo internazionale e dal fondamentalismo religioso al declino dello Stato-nazione, alle minacce del riscaldamento globale, a cosa accade delle nostre vite. "Se si potessero paragonare le teorie sociali o i teorici della sociologia alle attrezzature di cucina, Zygmunt Bauman sarebbe sicuramente uno dei coltelli più taglienti. Tuttavia la sua lama, come la maggior parte delle lame, è a doppio taglio. Se si cerca di imparare a utilizzarlo senza farsi male si finirà puntualmente per affettarsi un dito e inondare di sangue le cipolle senza riuscire ad arrivare al cuore di esse per la semplice ragione che non esiste. Bauman riesce a far apparire simili a cipolle i tanti e complessi strati della storia e la saga della filosofia occidentale. Mentre sfida il capitalismo, Bauman sfida anche il comunismo: e questa è forse un'altra buona ragione per leggere la sua opera in tempi di recessione. Bauman insorge contro la Chiesa e contro lo Stato che ama definire "inseparabili fratelli siamesi" - senza mostrare alcun segno di nostalgia né dell'una né dell'altro. E come se non bastasse, sembra sfidare la scienza o, più precisamente, conserva verso di essa fiducia e rispetto, ma sospetta del suo flirt con il mercato".
Quando i ghiacci si sciolsero tra 15.000 e 8.000 anni fa e il livello del mare si alzò, l'acqua coprì più di 25.000 chilometri quadrati di terra abitabile alterando radicalmente la forma del mondo. Con l'aiuto della più sofisticata tecnologia computeristica per disegnare il modificarsi delle coste, l'autore scopre impressionanti conferme degli antichi miti. E così indossa la muta e si immerge alla ricerca di resti che, incredibilmente, sono esattamente dove gli antichi testi li indicano.
Le relazioni di amicizia sono una componente fondamentale della nostra vita quotidiana. I sociologi per lungo tempo ne hanno sottovalutata l'importanza ma dagli anni ottanta, soprattutto nella letteratura sociologica anglo-americana, si sono moltiplicate le ricerche centrate sull'amicizia come punto di osservazione dal quale osservare i cambiamenti nella vita delle persone e nei legami interpersonali. Queste ricerche mostrano come i legami amicali siano un importante punto di riferimento per analizzare non solo le scelte morali e intersoggettive degli attori sociali, ma anche le metamorfosi dei loro modelli relazionali; L'amicizia è sia un modello di comportamento etico sia un processo relazionale interattivo che muta parallelamente al mutare delle biografie personali e dell'organizzazione generale dei rapporti sociali. Il presente volume si occupa dell'amicizia nell'età adulta. Nel merito, il testo indaga come e in che termini l'amicizia sia importante nel caso di passaggi biografici impegnativi e in momenti di crisi che modificano le traiettorie esistenziali delle persone; affronta il tema dell'amicizia nell'età adulta ponendolo in relazione alla differenza e alla costruzione dell'identità di genere; si sofferma sul rapporto fra amicizia e coppia ma anche sui legami di amicizia in ambito lavorativo.
Partendo dalla ricostruzione critica del modello di sviluppo affermatosi negli ultimi vent'anni, il libro approfondisce le origini culturali e sociali della crisi in atto. Il tema viene affrontato a partire da una domanda di solito rimossa: come mai, dopo un lungo periodo di crescita, i paesi occidentali si ritrovano indebitati, invecchiati, disuguali e depressi? Al di là degli aspetti finanziari ed economici, la crisi segna la fine del tecno-nichilismo. Per quanto faticosa, difficile e rischiosa, la crisi tuttavia è anche un'opportunità. Il problema non si risolve semplicemente attraverso interventi tecnici, ma tornando a chiedersi che cosa sia la crescita. Ciò è possibile a condizione però di mettere in discussione l'immaginario della libertà che si è affermato nei paesi occidentali, imprigionato in una concezione radicalmente individualista. Iniziando da qui si può cominciare a declinare diversamente il rapporto tra economia e società, superando un'economia basata sul consumo per entrare in un'economia basata sul valore.