"Attraverso l'universo" racconta l'avventura umana, la musica e l'arte dei Beatles. L'educazione al femminile, la spiritualità soft, lo sguardo sull'uomo e sul mondo sono grandi temi che con profonda leggerezza il gruppo ha saputo trasformare in meravigliose canzoni senza tempo, riuscendo a toccare gli aspetti più profondi dell'essenza umana fino a creare un'originale punto di contatto con il divino. Quanto prodotto da John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr ha rivoluzionato la società nel nome di un nuovo umanesimo sonoro. È ormai giunto il momento di non parlare più «dei» Beatles ma «di» Beatles, considerando a tutti gli effetti i Fab Four come importante materia di cultura popolare. Ecco l'anima pop dei Beatles, per chi li ha visti e per chi non c'era.
Con il rapido aumento delle aspettative di vita, la quantità di persone che vivono abbastanza a lungo da essere affette da Alzheimer e da altre forme di demenza è cresciuta in maniera significativa. Questo comporta che un numero sempre maggiore di figli adulti si occupi di genitori che stanno perdendo la memoria e la capacità di rapportarsi con il mondo. Questo libro si concentra sulla dimensione onnipervasiva della malattia nelle persone che cercano di gestire un parente affetto da demenza. È stato concepito per aiutare ad affrontare la nuova situazione in cui si trova la famiglia, con l'obiettivo di riconsiderare il ruolo di chi si prende cura, in modo da ridurre lo stress e fornire un aiuto migliore al paziente, cercando al tempo stesso di non compromettere la qualità della vita di tutto il nucleo familiare. Con competenza e precisione gli autori hanno scritto un libro utile sia ai familiari e ai caregiver di persone con demenza sia agli operatori specialisti del settore.
Questo volume affronta il tema dell’Intelligenza Artificiale (IA) a partire dal messaggio di Papa Francesco: Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana. Nei sei saggi, proposti dai docenti della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana (UPS), si esplorano questioni legate all’uso responsabile delle IA, alla trasformazione digitale, alla ricerca scientifica, all’arte, nonché ai rischi e all’etica delle IA generative.
Si parte da una riflessione sociologica sull’importanza di riscoprire la nostra umanità nell’utilizzo delle intelligenze artificiali, seguita da un’analisi approfondita del ruolo dell’IA nella pubblicità e nel copywriting. Si approfondiscono poi le implicazioni etiche della trasformazione digitale e dell’IA nella ricerca scientifica, con particolare attenzione ai rischi e alle opportunità che queste tecnologie comportano. Un contributo successivo esplora il legame tra intelligenza artificiale, arte ed estetica, mentre un altro affronta i rischi e l’etica delle IA generative, focalizzandosi sul caso degli audio deepfake. Infine, viene analizzato l’uso dell’espressione “Intelligenza Artificiale” nei media, offrendo una panoramica della percezione pubblica di questa tecnologia.
È un’occasione di riflessione, un invito a non accontentarsi, un’opportunità per aprire nuove frontiere al pensiero comune, per chiunque sia interessato all’IA e alle sue implicazioni sociali, offrendo un’analisi articolata di un tema di cruciale importanza per il nostro tempo.
L'amore è un bisogno dell'uomo: un legame che mette insieme due persone facendo trovare a ognuno sicurezza nell'altro. La sorgente dell'amore si lega alla percezione del proprio limite, della fragilità umana. Non riguarda solo «lui» e «lei», esiste anche tra fratelli, tra padre e figlio, tra madre e figlio. C'è nell'adolescenza, diverso da quello che nasce nella vecchiaia. Domina la convinzione che l'amore appartenga alla magia, che sia promosso da «un colpo di fulmine», da «un'attrazione fatale», fino all'immagine di due mezze mele che per caso costituiscono, nell'unione, un frutto unico. Ma è una mitologia da superare. Questa Lettera è rivolta a tutti, giovani e adulti, e mostra che un «vero» amore è una costruzione e richiede la verifica di condizioni che emergono dall'esperienza quotidiana. Non si riducono all'attrazione o alle emozioni di una «sera indimenticabile». Non basta un semplice contratto, ma occorre godere della condivisione e ancor più del compromesso, inteso come saper trasformare due idee diverse in un'unica visione: una risorsa sottovalutata ma necessaria, affinché la relazione d'amore disegni una storia esistenziale che gode del presente, ma senza dimenticare il futuro, come lo spazio dei desideri. Solo così si perpetua quella «forza straordinaria che è parte inestricabile dell'umano».
Che cosa hanno in comune il cannocchiale di Galileo Galilei e la bacchetta magica di Harry Potter? Per scoprirlo, il volume, in una nuova edizione completamente rivista e ampliata, ci accompagna in un viaggio ai confini fra scienza, magia e fantasia, dove incontreremo Newton lettore appassionato di Nicolas Flamel, Kant alle prese con l'esistenza degli spiriti, Coleridge immerso nella letteratura di viaggio e Frankenstein affascinato dai segreti dell'alchimia e della chimica. Tutto questo insieme a molte altre storie, da Atlantide all'Antartide, e a tanti straordinari personaggi, da Einstein a Lovecraft, tra ippogrifi e pietre filosofali, profezie e leggi naturali.
Si dice fosse stato Numa Pompilio, all'alba della storia, a dettare alle matrone di Roma l'obbligo del silenzio, imponendo loro di non prendere la parola, in assenza dei mariti, neppure per le cose necessarie. A questa regola obbedisce anche la letteratura dei Romani, nella quale le voci femminili sono sempre filtrate dagli autori, rigorosamente uomini, cui è riservato in esclusiva il privilegio della scrittura. Nel ripercorrere le tappe di quella straordinaria esperienza culturale, il libro mette invece al centro le donne e ne fa le protagoniste di un racconto spesso sorprendente, in ogni caso diverso, che vede testi da sempre familiari svelare aspetti inediti e lasciar affiorare sfumature destinate altrimenti a rimanere nascoste. Capitolo dopo capitolo, viene così tracciata la mappa di un'avventura intellettuale aperta a chiunque voglia guardare con occhi nuovi a una vicenda letteraria che ha segnato in modo indelebile la cultura dei millenni successivi.
Possiamo considerare una lattina un resto archeologico? E cosa ci racconta della nostra civiltà? Cosa rende rilevanti luoghi e oggetti al punto da riconoscerli come siti o reperti archeologici? A partire da dieci oggetti - ad esempio una busta per la spazzatura, una lattina, un furgone Ford Transit, una bottiglia di plastica, una penna USB, un ammasso di detriti in orbita - in dieci brevi capitoli, l'archeologia mette a disposizione il suo sguardo e i suoi metodi per affrontare alcuni fra i principali temi del passato contemporaneo: dall'industrializzazione alla produzione dei rifiuti, dai conflitti mondiali alla diffusione dell'automobile e dei trasporti di massa, dagli orrori dei totalitarismi alle migrazioni non documentate, dalla Guerra fredda all'affermarsi della civiltà digitale, dall'esplorazione dello spazio all'industria cinematografica.
Un libro-reportage sul ghetto di Borgo Mezzanone, tra Foggia e Manfredonia, dove vivono circa 2.000 braccianti, soprattutto nordafricani, che lavorano nei campi 12-13 ore al giorno per pochissimi euro l'ora. Sono loro gli schiavi del nuovo millennio. L'autore, che è andato nel ghetto e ha incontrato i migranti, racconta la loro vita reale, fatta di estrema miseria, sfruttamento, violenza e intimidazioni. Nel ghetto i caporali trovano sempre braccia da sfruttare, ma i migranti sono sfruttati anche dai loro connazionali. Qui la mafia nigeriana gestisce il business della droga e della prostituzione, di cui si servono anche gli italiani. Una denuncia delle reali condizioni di vita dei migranti.
Nel 2013 la vita politica italiana ha vissuto una vera e propria rivoluzione: nelle aule parlamentari è entrata una quota di eletti privi di esperienze politiche pregresse mai vista in passato. Le ripercussioni sul piano linguistico sono state enormi: se il tradizionale, astruso "politichese" della prima Repubblica era già stato soppiantato, a partire dal 1994, da un linguaggio più colloquiale e comprensibile, la xvii legislatura (2013-2018) ha visto l'affermazione di quello che si può definire "socialese", cioè un lessico adatto alla diffusione attraverso i social network, che accarezza, e spesso fomenta, le consuetudini più deteriori della comunicazione. Dal 2018, sul sito Treccani viene analizzato ogni quindici giorni un termine emergente di questa neopolitica. Basandosi sui risultati di tale osservatorio, Michele Cortelazzo ha individuato le tendenze linguistiche degli attuali politici, a iniziare dai leader - veri protagonisti di questa fase politica incentrata sulla personalizzazione -, ricostruendo la storia di tecnicismi, di modi di dire (chi ci mette la faccia, chi non vuol mettere le mani nelle tasche dei contribuenti, chi ci ragiona sopra...), di nuove parole politiche - vaghe come cambiamento; tipiche di una parte (patriota) o dell'altra (campo largo); nate per mascherare le idee proprie o manipolare quelle altrui, per denigrare gli avversari, per mostrare competenza, per creare un consenso emotivo (quante ruspe e mangiatoie...) - e di non pochi anglicismi (come 'recovery' o 'underdog').
Lo studio ci rende liberi, originali, migliori. Il primo modo che abbiamo di accedere alla conoscenza, da bambini così come da adulti, è osservare la realtà che ci circonda. Contemplando un panorama o una rosa, un tempio o un dipinto, un cielo stellato o una poesia impariamo infatti a cogliere i rapporti tra le cose e a entrare in contatto con il mondo intorno a noi, sino a esplorarne gli spazi più remoti e nascosti. Ma impariamo anche a sviluppare un rapporto sincero e profondo con noi stessi, a riporre fiducia nell'altro, a esercitare la libertà. Nicola Gardini porta la parola «studiare» fuori dalle aule scolastiche, spogliandola dei significati deteriori oggi più in voga: affrancato dal senso del dovere e dell'imposizione, lo studente si fa studioso, finalmente pronto ad accogliere il dono di infinite possibilità. "Studiare per amore" ci offre l'esaltante occasione di scoprire ciò che crediamo di sapere da sempre e invece conosciamo molto poco, con la promessa che, quando volteremo l'ultima pagina, saremo in grado di guardare fuori e dentro di noi con occhi completamente nuovi.
Ci troviamo sempre più vicini a una soglia critica nella storia della nostra specie: molto presto l'intelligenza artificiale sarà tutto intorno a noi, organizzerà le nostre vite, gestirà attività complesse e le principali strutture di governo. Vivremo in un mondo dove sarà possibile stampare il dna, dove il dibattito su agenti patogeni ingegnerizzati e armi autonome sarà all'ordine del giorno, dove dotarsi di assistenti robot sarà lo standard e dove l'energia non mancherà. La realtà di domani è questa, eppure nessuno di noi è pronto ad affrontarla. Cofondatore della pionieristica società di intelligenza artificiale DeepMind, parte di Google, Mustafa Suleyman è stato al centro di questa rivoluzione. Il prossimo decennio, sostiene, sarà caratterizzato da una vera e propria ondata di nuove e potenti tecnologie in rapidissima evoluzione. L'onda che verrà mostra come il cambiamento che ci attende genererà un'immensa ricchezza, ma al tempo stesso rappresenterà una minaccia per l'ordine globale. Oggi, mentre i nostri fragili governi vanno incontro al disastro come sonnambuli, l'umanità si trova di fronte a una prospettiva inquietante. Riusciremo a tracciare una via di fuga?
L'intelligenza artificiale sta vivendo una stagione di grandi successi. Alle disillusioni degli inizi sono subentrati, all'alba del XXI secolo, progressi spettacolari che tuttavia sono ben lungi dall'essere adeguatamente compresi: l'intelligenza artificiale rimane infatti, in buona sostanza, qualcosa di opaco. Di più: nonostante la sua straordinaria avanzata, la distanza che la separa dall'obiettivo che si è prefissata, quello di riprodurre l'intelligenza umana, non accenna a diminuire. Per superare questo enigma, secondo Daniel Andler è necessario venire a capo di un altro: quello dell'intelligenza umana. Essa è qualcosa di sostanzialmente diverso dalla capacità di risolvere qualsiasi tipo di problema, ma qualifica tramite il suo giudizio il modo in cui gli esseri umani fronteggiano le situazioni di qualsiasi genere nelle quali si vengono a trovare. L'intelligenza è un concetto irriducibilmente normativo, non diverso dal giudizio etico o estetico, ed è per questo che per noi è qualcosa di inafferrabile. Un sistema artificiale «intelligente» non conosce le situazioni, ma soltanto i problemi che gli sottopongono gli operatori umani. Ed è solo sotto questo aspetto che l'intelligenza artificiale può superarci. Di fatto essa è in grado di risolvere una varietà sempre più ampia di pressanti problemi. E questo dovrebbe restare il suo obiettivo; non quello, del tutto incoerente, di cercare di uguagliare, o addirittura superare, l'intelligenza umana. L'umanità ha bisogno di strumenti affidabili, potenti e versatili, e non di pseudo-persone provviste di una forma disumana di conoscenza.