Il XX secolo, e in particolare il periodo successivo al Concilio Vaticano II, ha visto l'ingresso delle donne in teologia, sia per quanto riguarda la ricerca e la produzione scientifica, sia per quanto riguarda il loro inserimento nelle istituzioni accademiche. Le teologhe italiane hanno conseguito i più alti gradi accademici, hanno prodotto ricerche scientificamente rilevanti, insegnano nelle Università e negli Atenei Pontifici, nelle Facoltà e negli Studi Teologici distribuiti su tutto il territorio nazionale. Sebbene l'apporto delle donne abbia raggiunto ormai proporzioni significative non è stata ancora realizzata una ricognizione della loro produzione e della loro presenza nelle istituzioni scientifiche. Chi sono le teologhe italiane? Quante di esse insegnano nelle realtà accademiche? Di cosa si occupano? Quale accoglienza la loro produzione incontra in un campo di plurisecolare monopolio maschile? È stato quindi necessario tracciare un quadro ragionato, sia per quanto riguarda la cosiddetta teologia femminista, sia per ogni altro tipo di produzione teologica femminile. Altrettanto indispensabile si è rivelata sulla consistenza effettiva della collocazione delle donne nelle istituzioni accademiche. La ricerca si presenta suddivisa in due sezioni. La prima consiste in una panoramica della produzione teologica femminile in Italia. La seconda si presenta come una mappatura della presenza delle donne insegnanti all'interno delle istituzioni accademiche.
André Léonard ci spiega come la speranza trascendente non è slegata dalle “liberazioni” a cui l’essere umano aspira anche qui sulla terra.
Il testo affronta, con chiarezza e sicurezza, anche il tema scottante delle difficoltà create alla fede e alla speranza dalla filosofia, dalle scienze materialistiche e dalle nuove “religioni” di stampo new age.
destinatari
Un libro destinato a lettori credenti o persone in ricerca, accessibile anche a un pubblico non specializzato.
l’autore André Léonard, già professore a Lovanio e ora vescovo di Namur, ha pubblicato diversi testi di carattere spirituale. È autore poliedrico, che si distingue per chiarezza e sicurezza nella dottrina, sia teologica che filosofica e scientifica, perfino matematica. Con San Paolo ha pubblicato: Il fondamento della morale: Saggio di etica filosofica (2001).
Il libro
“Era un uomo!” dice Amleto a Orazio a proposito del padre defunto. Ma che cosa fa di qualcuno “un uomo”, qual è la caratteristica che, persino di fronte a un nemico mortale, ci fa sentire in presenza di un “vero uomo”?
Per Vito Mancuso, tutto dipende dalla sincerità verso di sé. Le menzogne che impediscono alla nostra vita di essere autentica sono la conseguenza inevitabile delle menzogne che diciamo a noi stessi. È la verità verso di sé la fonte di ciò che trasforma una vita disordinata e falsa in una vita autentica.
L'autore
Vito Mancuso è docente di Teologia moderna e contemporanea all’Università San Raffaele di Milano ed editorialista di Repubblica. Nelle nostre edizioni ha pubblicato L’anima e il suo destino (2007), che è diventato un best seller, tradotto in molte lingue, e un caso editoriale.
LA FEDE HA MOTIVAZIONI OGGETTIVE O E' UN ATTO "CIECO E ASSOLUTO"? GESU' CRISTO "VERO DIO E VERO UOMO" E' UN'INVENZIONE DEI VANGELI? LA SCIENZA RIUSCIRA' MAI A SPIEGARE PERCHE' C'E' QUELLO CHE CI CIRCONDA E NON PIUTTOSTO IL NULLA? C'E' UN DESTINO CHE ATTENDE L'ANIMA AL TERMINE DELLA VITA? RACCOGLIENDO LA SFIDA DEI NUMEROSI TESTI CHE IN QUESTI ULTIMI ANNI SI SONO PROPOSTI DI METTERE IN DISCUSSIONE LA DIMENSIONE SPIRITUALE CHE DA MILLENNI ACCOMPAGNA L'UMANITA, QUESTO LIBRO INTENDE MOSTRARE CHE DIO PER PRIMO HA CREDUTO NELL'UOMO, CREANDOLO E PONENDOLO AL VERTICE DELL'UNIVERSO, E CHE PROPRIO PER QUESTO MOTIVO LO HA RESO LIBERO DI SCEGLIERE SE RICAMBIARE IL SUO AMORE.
DIO AL LIMITE
Prospettive per un cristianesimo di soglia di Giuseppe Mazza.
In che termini il limite può essere interpretato come locus theologicus e struttura di rivelazione? Che cosa ci dicono le dinamiche del confine e della soglia sulla verità cristiana e sul cristianesimo stesso come processo ed evento? In che senso è oggi plausibile ripensare la dimensione-limite dell’identità cristiana, in seno a un universo culturale in cui lo «scandalo» dell’assenza divina sembra alimentare solo l’indifferenza religiosa, nella prassi come nel pensiero? È ipotizzabile un cristianesimo come esperienza-limite, magari al limite stesso del cristianesimo ufficiale o tradizionale? A porsi simili domande non è solo il pensiero della fede: oscura ma non disattendibile, una provocante seduzione del limite continua a pungolare, sotto molti aspetti,la riflessione contemporanea. Questo libro ne raccoglie la sfida,nel tentativo di offrire una meditazione coerente sul concetto di cristianesimo alla luce della fenomenologia (ed esperienza religiosa) del limite e del passaggio. La consapevolezza che pervade queste pagine si riassume nella più consolante delle professioni di fede: Dio si dà nel passaggio. Nel suo libero fluire aspetta e ospita,invitando l’uomo a convegno nella concretezza fangosa dello spazio e del tempo. Da Dio a uomo, dal rivelarsi al divenire, il passaggio si fa breve: si fa limite.
DESTINATARI
Studenti e studiosi di telogia.
AUTORE
Giuseppe Mazza è docente di Teologia Fondamentale e di Comunicazioni Sociali presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Svolge un’intensa attività di ricerca a livello internazionale,collaborando con gruppi di studio e istituzioni universitarie in Europa e negli Stati Uniti. Il suo ambito di interesse comprende la riflessione critico-teologica sulla postmodernità, le teorie del limite, l’incarnazione, la comunicazione religiosa e quella pastorale. Ha all’attivo un cospicuo numero di pubblicazioni di carattere scientifico, edite in varie lingue. Per San Paolo ha già pubblicato Incarnazione e umanità di Dio. Figure di un’eternità impura (2008) e, con Giacomo Perego, l’ABC dei vangeli apocrifi (2006).
Il contrasto tra il credente, secondo cui il mondo dei corpi (umani e non umani) è stato creato da Dio, e l'ateo, secondo cui il mondo stesso è increato, sembra essere irriducibile. In che modo, allora, potrebbe essere irrefutabilmente riconosciuta l'esistenza di Dio? Occorre ammettere, da un lato, che non possiamo premettere l'esistenza del mondo alla nostra conoscenza di esso, poiché, senza questa, il mondo stesso non potrebbe per noi esistere; d'altro lato, che non possiamo premettere la nostra conoscenza del mondo alla sua esistenza, poiché, senza di esso, la nostra non potrebbe essere conoscenza del mondo medesimo. Si ha, quindi, che esistenza e conoscenza del mondo non si possono separare, poiché l'essere dell'una è quello stesso dell'altra. Ora, vi sono ragioni per poter escludere che le concezioni iniziali del progresso conoscitivo umano possano avere per oggetti dei corpi. Il problema da risolvere, quindi, diventa quello di stabilire come si siano avute o si abbiano le condizioni grazie a cui ogni essere, capace di pensare, è potuto o potrà giungere a concepirsi esistente (e, in pari tempo, a conoscersi), secondo un corpo tra altri corpi, esigendo, tra l'altro, che questi siano esistenze autonome, permanenti, indipendenti da quel suo stesso concepire. Ebbene, si deve necessariamente ammettere che, a fondamento di tutto ciò, deve stare quell'essere eterno e creatore che chiamiamo Dio.
Una delle domande di fondo poste dall'attuale dibattito sull'identità culturale dell'Europa è se il cristianesimo, storicamente radicato in un Occidente sempre più secolarizzato e sollecitato dal problematico incontro con altre fedi e civiltà, riuscirà a conservare la sua dimensione profetica, e se l'Occidente laico potrà ancora riconoscere nella parola di Gesù un punto di riferimento etico e spirituale privilegiato. Sul futuro della democrazia e sul ruolo del cristianesimo - e, in Italia, della Chiesa cattolica - due acuti osservatori del nostro tempo, lo storico Ernesto Galli della Loggia, di formazione laica, e il teologo Camillo Ruini, si confrontano in un serrato contraddittorio ricco di spunti di riflessione e acute intuizioni. Un sintetico excursus dall'illuminismo ai giorni nostri, necessario per individuare i momenti più significativi nell'evoluzione dei rapporti tra società civile e istituzione ecclesiastica, introduce all'analisi della situazione del nostro paese, dove il cattolicesimo ha trovato la sua massima espressione politica nei quarant'anni di governo della Democrazia cristiana e dove il Concordato rappresenta tuttora un motivo di scontro ideologico. Nella discussione entrano inevitabilmente questioni decisive per la nostra epoca, e spesso oggetto di roventi polemiche, come i limiti da porre alla scienza e alla tecnologia nella manipolazione della natura, o le istanze etiche che discendono da concezioni della vita e della morte agli antipodi.
C’è un interrogativo che attraversa la ricerca contemporanea: se il messaggio cristiano sia capace o meno di una nuova narrazione del mondo. La fede cristiana non è al riparo dalla necessità di doversi riformulare, soprattutto se intende suscitare ancora una volta l’interesse per un’interpretazione differente dell’esistenza, dell’uomo, della religione, dell’etica. L’invito, pertanto, è riscoprire il Vangelo come un «pensare altrimenti», in maniera interessante, sorprendente, ma anche impegnativa. Il cristianesimo stimolando a non farsi illusioni e invitando la ragione a non allinearsi su strategie di falsa sicurezza, indica, nella vicenda di Gesù Cristo, un punto di appoggio che legittima la ricerca di felicità, aprendola all’ascolto e incontro con l’altro. Assumere lo stile di Gesù, farlo diventare norma di vita, ispirarsi all’originalità delle comunità cristiane, vuol dire toccare il mistero dell’uomo e quello di Dio, per immettere nella storia la nostalgia di un diverso modo di essere uomini e donne.
Destinatari
Studenti di teologia e filosofia. Operatori in ambito educativo.
Autore
Carmelo Dotolo è professore straordinario di teologia delle religioni presso la Pontificia università urbaniana e professore invitato alla Pontificia università gregoriana e al Marianum. È presidente della Società Italiana per la ricerca teologica (SIRT) e membro del Gruppo europeo di ricerca teologica (GERT) dei missionari comboniani. Tra le sue pubblicazioni più recenti: La rivelazione cristiana. Parola, evento e mistero, Milano 2002; Un cristianesimo possibile. Tra postmodernità e ricerca religiosa, Brescia 2007; Abitare i confini. Per una grammatica dell’esistenza, Massa 2008.
Il tema unificante è la realtà della fede. Intorno a questo nucleo fondante si scandiscono le tappe del saggio. Apre una lettura attenta e frizzante del tempo che la comunità credente oggi si trova a vivere (Kairologia). La seconda parte ("Il pensiero nuovo") è dedicata ad un ripensamento del cristianesimo sotto le condizioni post-illuministe. La terza ("Lo stile") è dedicata a perlustrare la decisa fedeltà che la religione cristiana intende professare al corpo e alla corporeità. Chiudono tre congedi in cui l'incontro di Illuminismo e cristianesimo viene ricondotto e riletto alla luce del gesto originario dello spirito umano: il gesto dell'ospitalità.
"La missione dei cristiani in un mondo laico è quella di ricordare che la finalità della storia, la finalità della vita e la finalità della politica è sempre la stessa: operare per la riconciliazione". Su queste premesse, tratte dalla prefazione di Arturo Paoli, il libro analizza le contraddizioni e i conflitti, spesso duri e profondi, in atto da tempo all'interno della Chiesa Cattolica, tra la gerarchia, con il mondo clericale che la sostiene, e il variegato "popolo cattolico" - fedeli, sacerdoti e religiosi - che nella pratica e nel pensiero hanno posizioni diverse e contrastanti rispetto alla dottrina ufficiale. Si tratta di un vero e proprio "scisma", seppur silente, non dichiarato, perché non è dato spazio alla sana controversia e al dialogo. I I dissidenti, soprattutto teologi e sacerdoti, pagano con l'emarginazione e l'esclusione. L'autore analizza i fondamenti teologici/biblici/comunicativi e i processi che sostengono questo tipo di Chiesa, e conclude indicando piste di lavoro e di comunicazione ecclesiale per una nuova comunità-chiesa dove il dialogo e la profezia permettano un rinnovamento nel segno della Fede, della Speranza e della Carità.
Una teologia della creatura oggi non può non guardare, a occhi spalancati, dentro il cuore pulsante del vivente. L’idea che un filo d’erba possa vibrare di sensibilità entrando in viva relazione con il mondo umano emerge dalla novella di Luigi Pirandello, Canta l’Epistola.
E solo una teologia come quella di Paolo De Benedetti è capace di cogliere la creaturalità di una bellezza deperibile e inerme come quella di un filo d’erba. Non in virtù di una sensibilità ecologica estesa anche alle cose inanimate – un sentimento pur lodevole che oggi però è abbastanza diffuso, almeno nelle anime più avvertite – ma in virtù di una precisa lettura della Parola biblica, che interpreta la storia a partire dal basso, dall’infimo, dal perdente.